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Autore: Progetto Calamaio

La prima animazione non si scorda mai…

“La prima animazione non si scorda mai”… Gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio lo sanno bene, comprese quante emozioni frullano in pancia all’incontro con uno o più gruppi classe e i loro insegnanti. I momenti dei saluti e delle presentazioni sono sempre i più delicati, perché è lì che gli occhi sono tutti puntati su di noi ed è lì che, fin da subito, la persona con disabilità dovrà interfacciarsi, al pari dell’educatore, nell’accoglienza e nella creazione di un rapporto di fiducia con i propri interlocutori, alcuni dei quali, magari, non hanno mai conosciuto una persona con disabilità.

Che fare? Essere sé stessi, consapevoli delle proprie difficoltà e risorse, ma soprattutto divertirsi e rimboccarsi le maniche, come ci spiega la nostra Sara, che con l’entusiasmo che la contraddistingue ci porta dentro al suo primo incontro di animazione in veste di conduttrice, insieme a Francesca, Giulia, Barbara, Luca, Emanuela e Camilo, alle prese con un laboratorio dedicato al libro accessibile e modificato, rivolto alle ragazze e ai ragazzi delle scuole medie Saffi di Bologna:

“Due venerdì di febbraio al Cdh sono venute due classi delle Scuole Saffi a fare un percorso sul libro modificato e c’eravamo io, Francesca, Giulia, Barbara e Luca. Nel primo incontro c’erano anche Manu e Camilo.

Nel primo incontro ci siamo presentati con delle immagini importanti per noi. C’erano tante immagini e ognuno di noi e ogni studente doveva sceglierne tre e dire il proprio  nome e perché aveva scelto quelle foto; per esempio io ho scelto la foto della pizza perché mi  piace tanto.

Dopo con Luca abbiamo mostrato diversi tipi di libri  che erano in diverse lingue straniere e c’era anche un libro piccolissimo  e dei libri senza  parole e per finire il libro tattile.  C’erano anche libri in braille, il linguaggio per i ciechi.

Dopo che i ragazzi li hanno  guardarti un po’, noi abbiamo fatto  una domanda : riuscite a leggere questi libri ? Loro   hanno detto di no.

Dopo questa attività, abbiamo fatto  vedere come si usa il programma Sym Writer e poi abbiamo fatto vedere un video di Camilo che fa vedere  come lui usa il programma tramite un pulsante che ha in fronte.

Ultima attività della giornata  è stato un gioco: abbiamo diviso la classe in 2 squadre e con il programma Sym Writer loro dovevamo indovinare delle frasi che erano scritte solo con i simboli!! Abbiamo fatto le stesse attività con tutte e due le classi.

Nella seconda giornata gli studenti si sono divisi in gruppetti e con il nostro aiuto hanno creato dei libri tattili; io, Giulia, Francesca e Barbara abbiamo aiutato una bimba down che tornava a scuola dopo tanto tempo che era a  casa. 

Era la prima volta che facevo una animazione e mi è piaciuta molto. Seduta su una bella sedia con un’educatrice vicino, che se volevo mi dava la mano, mi sono concentrata molto sul quello che Luca mi diceva.

Inoltre ho rivisto una persona per me davvero speciale. Sapendo che venivano delle classi delle scuole Saffi mi aspettavo di vedere una prof di nome Mery, che è stata la mia maestra alle elementari, speravo tanto che ci fosse, volevo farle vedere il mio lavoro; invece al primo incontro non c’era e io ero un po’ triste.

Invece Mery è arrivata il venerdì successivo. E’ arrivata a metà mattinata e io quando l’ho vista sono impazzita di gioia . Così abbiamo lavorato insieme al libro tattile finché non sono andati via.

Spero di continuare  a fare le animazioni soprattutto con i bimbi  della materna, con cui mi diverto molto e mi trovo a mio agio.

Vi voglio bene CALAMAIO!!!!!!!!!!!!”

Sara Gabella

Dentro il Luna Farm!

Carissime amiche e amici,

come molti di voi sapranno alla fine del 2019 ha aperto i battenti il Luna Farm, il primo parco divertimenti in Italia a tema contadino dedicato ai più piccoli presso Fico Eataly World. Il progetto è a cura della casa costruttrice Zamperla, una delle maggiori aziende costruttrici di attrazioni a livello internazionale, che gestisce fra gli altri il Luna Park di Coney Island e Victorian Gardens a Central Park di New York, e che punta a coinvolgere, con attenzione sempre crescente, anche il pubblico di bambine e bambini con disabilità.

Uno degli obiettivi a tendere di Luna Farm è infatti implementare l’accessibilità del parco su tutti i fronti: comunicazione, accoglienza e fruizione delle attrazioni.

Una sfida complessa ma decisamente avvincente che ci ha visti coinvolti, insieme ad altre associazioni familiari con bambini con disabilità, in diverse fasi e compiti, tra cui quello di testare in prima persona le attrazioni della “fattoria”.

Protagonisti di questa nuova avventura del Progetto Calamaio sono stati Tristano, Emanuela, Luca, Khadija e Camilo, animatore con disabilità motoria che qui ci racconta passo per passo come è andata attraverso le sue precise osservazioni:

GIRAMISU

L’accessibilità per salire c’è: mi sono avvicinato con la carrozzina manuale, due operatori di Luna Farm hanno utilizzato un ausilio simile ad una panca composta da due piani, mi hanno trasferito sopra questo ausilio ed io mi sono trascinato entrando dentro questa giostra. Io sono entrato prima di Tristano. Lo spazio della giostra è piccolissimo e scomodo perché non c’è spazio abbastanza per le ginocchia (avendo io un problema con i piedi), questa è l’unica osservazione che ho da fare in merito all’accessibilità ed al comfort; dentro alla giostra c’era una cintura di sicurezza che ho trovato confortevole nell’utilizzo.

Ho trovato un po’ noiosa questa attrazione: gira solamente e basta, andava piano, quando era in cima però vedevo tutto dall’alto, il che non era male.

 

LA FABBRICA DEL MIELE

Questa attrazione è abbastanza accessibile, ho avuto anche in questo caso bisogno dell’ausilio giallo che l’operatore è andato a prendere: Luca e Tristano mi hanno dovuto sollevare per mettermi sull’ausilio, dopodiché mi sono trascinato nella seduta della giostra, nella quale erano presenti cinture di sicurezza che ho utilizzato per garantirmi di stare fermo. Nella giostra era prevista la possibilità di togliere momentaneamente un componente per farmi entrare, questo componente è stato poi rimesso a posto una volta che sono entrato. Durante il funzionamento non ho avuto alcun fastidio né scomodità; lo spazio era giusto e l’appoggio per i piedi era sicuro e confortevole.

La giostra era interessante perché non andava solo in tondo ma si spostava anche di lato.

 

MAIALI VOLANTI

In questa giostra l’entrata nel sedile posteriore è completamente sbagliata ed inaccessibile: riuscivo ad entrare solo lateralmente, quindi mi hanno dovuto sollevare Luca e Tristano che mi hanno posizionato nel sedile anteriore. Anche questa volta abbiamo usato l’ausilio giallo per spostarmi dalla carrozzina alla giostra. L’operatore mi ha assicurato al sedile tramite la cintura di sicurezza presente. Nel sedile anteriore c’è più spazio rispetto a quello posteriore. Durante il funzionamento mi sono divertito, non ho avuto alcun fastidio o scomodità. Di questa giostra mi è piaciuto il movimento.

 

SALTA FIENO

Anche in questa giostra ho utilizzato l’ausilio giallo per passare dalla carrozzina alla seduta della giostra. L’aiuto di Luca e Tristano questa volta è servito perché nella seduta era presente una “conchiglia”, una protuberanza di sicurezza presente nel sedile che non mi ha consentito lo scivolamento dall’ausilio alla seduta; inoltre era troppo vicina e quindi mi ha dato un po’ fastidio. Una volta che Tristano e Luca mi hanno posizionato sul sedile, un operatore mi ha assicurato con l’utilizzo della cintura di sicurezza. Il funzionamento del gioco (andare in su per poi essere lasciati cadere verso il basso) non mi ha dato alcun fastidio, anzi è stato molto divertente.

 

Aspetti comuni a tutte le giostre: i sedili erano molto rigidi, non c’erano accorgimenti (tipo cuscinetti o imbottiture) per rendere la seduta confortevole. Anche lo spazio delle sedute poteva essere più abbondante (in lunghezza piuttosto che in larghezza). Nelle strutture non ho avuto problemi di urti contro componenti, nessun fastidio relativo al funzionamento delle giostre, come vibrazioni, accelerazioni/decelerazioni troppo brusche, ecc. Non ho potuto fare altre giostre poiché non accessibili (non solo per i sedili ma per come è fatta e posizionata la giostra, con presenza di scale).

 

Nel complesso è stata un’esperienza meravigliosa perché era la prima volta nella mia vita che salivo su delle giostre. Sarebbe altrettanto meraviglioso rendere tutte le giostre accessibili ma so che, anche grazie al nostro contributo e a quello di altre persone con disabilità diverse dalla mia, ci lavoreranno per rendere il parco sempre più accogliente per tutti.

Grazie per questa bella esperienza!

Camilo De la Cruz

Il Diario di Anna Frank in CAA alla Biblioteca di San Giorgio di Piano

Lo splendido discorso che lo scorso giovedì 30 gennaio la senatrice Liliana Segre ha tenuto al Parlamento Europeo ha rinforzato tutti noi in direzione dell’impegno verso una cultura di pace e una società inclusiva.

Nel suo piccolo infatti il Progetto Calamaio era già entrato in azione, proprio il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria, felice di incontrare le ragazze e i ragazzi delle Scuole Medie di San Giorgio di Piano alla Biblioteca L.Arbizzani.

Attraverso l’esplorazione dell’edizione in CAA de Il Diario di Anna Frank, inbook realizzato dal Progetto Calamaio/Coop.Accaparlante e L’Arche Comunità l’Arcobaleno – Impresa Sociale – Bologna per la collana Parimenti, con i disegni delle Scuole Medie Saffi dell’istituto Comprensivo 11 di Bologna, abbiamo affrontato il tema dell’Olocausto dei Disabili, riflettuto sul valore della diversità e imparato a conoscere un nuovo strumento per leggere, scrivere e comunicare.

Protagonisti dell’incontro gli educatori Luca Cenci, Patrizia Passini e Tatiana Vitali, animatrice con disabilità che qui ci racconta per filo e per segno come è andata:

 

In occasione della Giornata della Memoria, lunedì 27 gennaio, siamo andati nella Biblioteca comunale di San Giorgio di Piano per realizzare due incontri con le classi prime delle Scuole Medie del paese.

Inizialmente ci siamo presentati ed abbiamo chiesto al gruppo cosa c’entriamo noi del Centro Documentazione Handicap con la Giornata della Memoria, chiedendo loro di associare una parola a questa giornata così importante.

Sono venute fuori parole centrate ed interessanti.

Alcuni di loro hanno capito subito l’importanza della nostra presenza. Nei campi di concentramento non c’erano infatti solo milioni di ebrei, ma anche zingari, omosessuali ed appunto disabili. Quindi tutti quelli considerati diversi.

Così abbiamo realizzato l’attività dell’uguali e diversi, dove giocando abbiamo dimostrato loro che non solo io Tatiana sono uguale e diversa da loro perché sono in carrozzina, ma tutte le persone sono sia uguali che diverse.

Più tardi abbiamo iniziato a raccontare loro come lavoriamo con il libro modificato e con la comunicazione aumentativa alternativa.

Ho raccontato il laboratorio “Librarsi” del martedì e abbiamo raccontato come è nata e partita l’idea di modificare “Il Diario di Anna Frank”, del lavoro con le scuole del nostro territorio e dei vari passaggi necessari per costruire un libro INbook (semplificazione, realizzazione immagini, scrittura in simboli, impaginazione).

Abbiamo spiegato come funziona il programma SymWriter e abbiamo fatto il gioco “Indovina la frase”, dove gli studenti dovevano indovinare il significato di una frase leggendo solo i simboli.

La giornata si è conclusa con la toccante lettura di alcune tra le più significative lettere del “Diario di Anna Frank”.

È stato davvero emozionante e commovente.

Entrambe le classi sono state molto attente e partecipative e vederli così emozionati durante la lettura del “Diario di Anna Frank” ci ha lasciato molto contenti.

Abbiamo anche riflettuto sul fatto che stavamo parlando di una loro coetanea, di una ragazzina di tredici anni che stava vivendo una situazione così drammatica.

E ci siamo detti che no, questa storia NON DEVE mai più ripetersi.

Tatiana Vitali

 

 

Bambini di farina

In Italia c’è un pane per ciascuna regione…Macché, per nostra fortuna ce ne sono molti di più, tutti diversi e, diciamocelo, tutti buonissimi!

Ed è proprio da qui, dall’innumerevole varietà dei pani che può nascere dalla stessa base di acqua e farina, che siamo partiti per dare il via al nuovo “Bambini di Farina”, il laboratorio interculturale su pane e diversità che ogni anno il Progetto Calamaio realizza per e con i ragazzi delle scuole medie Saffi di Bologna.

Così Barabara, Sara, Tristano, Filippo e Silvia, si sono cimentati insieme ai ragazzi in giochi e attività che hanno messo al centro le varietà di pani delle nostre regioni, per scoprirci tutti bolognesi d’adozione e custodi di saporite tradizioni, dal Nord al Sud, ma anche dentro e fuori dall’Europa.

Ed ecco che Khadija, cuoca provetta della giornata, ci conduce tra i profumi del Marocco, mentre Sara e Filippo, animatori con disabilità, ci raccontano come è andata:

“Mi è piaciuto il momento in cui abbiamo impastato il pane – spiega Sara – in cui ho messo in gioco la mia manualità pur non avendola molto sviluppata.

Mi ha fatto piacere anche quando Tristano ha chiesto ai bambini se io avrei potuto o meno impastare e come. A quel punto tutti hanno pensato a delle strategie che mi permettessero di farlo. Mi sono sentita un po’ in imbarazzo all’inizio, non ero molto in relazione con i bambini, si sono avvicinati solo dopo”.

“È stato molto bello condurre l’attività. Di solito lavoro sul libro modificato, che mi piace molto, e quindi in questo caso ero un po’ emozionato- aggiunge Filippo– perché era la prima volta. I ragazzi mi sono sembrati simpatici, mi hanno fatto qualche domanda e io ho risposto in maniera tranquilla. È stato bello impastare il pane”.

Volete scoprire come si fa il Batbout? Eccovi qui tutti i passaggi e altre gustosissime ricette di pani del mondo, un regalo della 1°A e della 1°C delle scuole Saffi!

 

Batbout -MAROCCO

200 g di Semola di grano duro

300 g di Farina tipo 00

250 g di Acqua

5 g di Lievito di birra fresco

9 g di Sale

5 g di Zucchero

1 cucchiaio di olio

In una ciotola capiente, setacciate la farina di semola di grano duro e la farina 00, dopo di che formate una fontana al centro e versate all’interno l’olio extravergine di oliva. In una tazza sciogliete il lievito di birra con qualche cucchiaio di acqua tiepida da versare anch’esso al centro della fontana.

Realizzati questi primi passaggi, iniziate ad impastare amalgamando al meglio gli ingredienti. Una volta fatto ciò, unite il sale all’impasto.

Continuate a lavorare l’impasto aiutandovi con le mani ed unite ma mano l’acqua tiepida ma senza esagerare, fino ad avere un impasto abbastanza umido che nelle mani dovrà risultare molto lavorabile e morbido.

Lavorate vigorosamente l’impasto per almeno 5 minuti, continuando ad aggiungere acqua se l’impasto lo richiederà.

Ad impasto pronto, dividetelo in quattro parti di uguale misura e fatene delle palline che appiattirete utilizzando i palmi, quindi sistematelo in una placca infarinata e copritelo, lasciandolo lievitare per almeno 120 minuti o fino al raddoppio.

Appena il pane sarà ben lievitato e dall’aspetto soffice, fate scaldare leggermente una padella, preferibilmente in pietra su fuoco basso, quindi adagiatevi dentro il pane e coprite con un coperchio e cuocete per circa sette minuti avendo cura di girarlo spesso in modo che non si bruci.

Quando il pane sarà pronto, toglietelo dalla padella e lasciatelo freddare.

 

Roast Paan – SRI LANKA

500 g di farina

7 g di sale

7 g di lievito

7 g di zucchero

7 g di olio d’oliva

300 ml di acqua tiepida

Sciogliere il lievito con un po’ di acqua tiepida

In un’altra ciotola, mescolare farina, sale, zucchero, olio, il lievito sciolto nell’acqua tiepida e l’acqua rimanente.

Lasciare riposare l’impasto

Prendere una teglia e spargere sopra un po’ d’olio

Prendere l’impasto e dividerlo in 8 parti uguali e sopra spargere un cucchiaio di burro sciolto mezzo cucchiaio di olio d’oliva e mezzo di farina.

Lasciare riposare per un’ora

Mettere in forno a 170° e lasciar cuocere l’impasto per 30-40 minuti.

 

Chapati – INDIA

 

260 g di farina per Chapati (in alternativa 160 g di farina integrale e 80 gr di farina 00)

Mezzo cucchiaino di sale fino

180 ml di acqua a temperatura ambiente

Ponete in una ciotola la farina.

Fate sciogliere il sale nell’acqua a temperatura ambiente e versatela successivamente nella farina poco alla volta

Con le dita o l’aiuto di un cucchiaio impasta acqua e farina e lavora l’impasto su una spianatoia per almeno 10 fino ad ottenere una pasta soda e liscia

Formate una palla, riponete l’impasto in una ciotola, coprite e lasciate riposare per 20 minuti.

Trascorso il tempo del riposo fate assumere all’impasto una forma allungata.

Dividete l’impasto in 8 pezzi e formate 8 palline, ognuna del peso di circa 50 g

Con l’aiuto di un mattarello stendete le palline e formate dei dischi sottili di circa 15 cm.

Fate cuocere i dischi di pasta, uno alla volta, su una padella antiaderente ben calda.

Quando i dischi cominciano a formare delle bolle, dopo circa un paio di minuti, girate i dischi e fate cuocere dall’altro lato.

Togliete il Chapati dal fuoco e mettetelo su un foglio di alluminio foderato di carta assorbente.

Chiudete il tutto per mantenere caldo e morbido il pane.

 

Buon appetito!

 

Sara Foschi, Filippo Neri Del Nero e i ragazzi delle scuole medie Saffi

Iniziamo l’anno con Cultura Libera Tutti!

Che cosa accomuna la disabilità a un’opera d’arte contemporanea? Come metterci in relazione con qualcosa o con qualcuno che non conosciamo e che ci appare incomprensibile? Che cosa pensiamo quando usiamo la parola “diversità?”.

Domande e lenti di ingrandimento con cui il Progetto Calamaio scende di nuovo in campo, per parlare e soprattutto per fare cultura accessibile nei musei, a teatro e a scuola.

Questa volta è toccato agli educatori e animatori con disabilità Andrea, Emanuela, Marco e Rossella, Sandra e Lorenzo, che hanno incontrato due classi di quinta elementare della scuola primaria A. Fresu di Villanova di Castenaso insieme agli educatori museali del museo MAMbo di Bologna, nell’ambito del progetto Cultura Libera Tuttti.

Un percorso interdisciplinare che da anni utilizza il patrimonio culturale per rimuovere barriere fisiche, psicologiche e pregiudizi, favorendo l’inclusione, stimolando la creatività e l’espressione personale.

Il primo incontro si è svolto per l’appunto presso il museo MAMbo: Andrea e Rossella, animatori con disabilità co-conduttori del percorso, si sono avvicinati, insieme ai bambini, a opere d’arte contemporanea interattive, “opere che – raccontano i conduttori – si potevano toccare in alcune parti o che si illuminavano alla pressione di un pulsante o addirittura ci si poteva addentrare per poi essere tu stesso parte dell’opera d’arte”.

Insieme ad Andrea e Rossella anche gli educatori Emanuela e Marco, Sandra e Lorenzo, e le educatrici del Mambo: Ilaria e Maria Anna, che hanno accompagnato le classi a riflettere sulle forme e i contenuti della collezione permanente, a trovare legami e collegamenti con la relazione con la disabilità, fino a invitarli a esprimersi come artisti partecipando ad un gioco che metteva al centro l’uso dei sensi.

“Ben presto i bambini – raccontano Andrea e Rossella – si sono accorti che all’appello mancava qualcuno. Eravamo noi che non potevamo svolgere la stessa esperienza se non grazie all’utilizzo di piccoli aiuti: un rialzo per poter disegnare, un oggetto da percepire più vicino e accessibile. Il gioco ha così portato i bambini a ragionare insieme sulle nostre diversità per affrontare certe azioni in un modo un po’ diverso dal solito.

Il secondo incontro, svoltosi una settimana dopo presso la loro scuola, collegandosi alla visita al museo, si è soffermato su due temi apparentemente distanti tra loro, l’arte e la diversità e sulle reazioni che di solito le persone hanno verso di essi”.

Come si collegano questi due concetti? Come l’ opera d’arte può suscitare nell’osservatore confusione, dubbio, incomprensione e talvolta disgusto così anche la diversità può allo stesso modo provocare timore, incertezza e soggezione nelle persone che la incontrano. La non conoscenza, l’ignoranza, portano inevitabilmente a sviluppare un pregiudizio nei confronti di quello che non si conosce o non si vuole conoscere.

È attraverso la curiosità, la voglia di conoscenza e di approfondimento che l’opera d’arte, così come ciò che è diverso, si svelano per il loro reale significato e diventano gradualmente comprensibili. Non suscitano più paura e dubbio ma diventano chiari e definiti; anzi, più ci si addentra al loro interno, più si trasformano in una fonte di ricchezza, consolazione, divertimento e consapevolezza.

“Per questi motivi – concludono Sandra, Lorenzo, Emanuela e Marco– è di fondamentale importanza che le attività di gioco e i temi trattati dell’inclusione e della diversità nelle scuole vengano affrontati direttamente da persone che vivono quotidianamente la propria disabilità come una forma di diversità: sono loro in prima persona che devono promuoverla, svelando ogni aspetto, positivo e negativo e fugando così l’indifferenza o addirittura l’odio che ancora troppo spesso si instaurano in ciò che non conosciamo”.

Nicola Spezia, Andrea Mezzetti, Rossella Placuzzi ed Emanuela Marasca

Una Storia di Natale

Oh! Che gioia! Cosa c’è di più bello di una fiaba da leggere sotto l’albero?

Se poi a scriverla ci ha pensato uno come Ermanno Morico, il divertimento è assicurato!

Ermanno, animatore con disabilità del Progetto Calamaio e scrittore, è infatti autore di uno spassosissimo libro di fiabe per bambini dal titolo “Il gErmanno Reale e altre storie”, edito da Accaparlante e illustrato da Stefania Baiesi.

Da questa raccolta il nostro avventuriero, così come lui ama definirsi, estrae una Storia di Natale ironica, dolce e travolgente che vi porterà direttamente in Lapponia, per incontrare chi lo avete già capito…

Tanti auguri e buon 2020 a tutt*!

In Lapponia, su un igloo in mezzo alla neve dove fa molto freddo, c’era un ragazzo di nome Ivo, che si era perduto e non sapeva dove andare. Così si chiese tra sé e sé,   guardando il cielo e inginocchiandosi su una larga lastra di ghiaccio: “Signore che cosa devo fare?”.

In quel momento passarono quattro renne con a bordo di una slitta un signore, con una lunga barba bianca e un mucchio di pacchetti regali da portare ai bambini, custoditi in un grande sacco di iuta. Era Babbo Natale in persona, che vedendo il ragazzo inchiodò la slitta e chiese: “che ci fai tu qui?”, lui rispose “sono solo e non so dove andare! Mi son perso!”. Babbo Natale non esitò a dirgli: “Salta su…mi potresti dare una mano con i regali di Natale, sai in due è meglio che one!”.

Il ragazzo saltò sulla slitta e..Hop! Dopo alcuni versi di Babbo Natale per incoraggiare le renne a prendere il volo, le renne iniziarono a scalpitare e a braitare come fossero tanti piccoli ruttini e così presero il volo.

Ivo era emozionato e dall’alto gli mancava il fiato, gli sembrava di toccare le stelle con un dito.

Non poteva credere di essere proprio sulla slitta del famoso Babbo Natale in persona, che tutti i bambini aspettano la notte di Natale. Ivo accompagnò in questo lungo viaggio Babbo Natale per consegnare i regali in giro per tutto il mondo, a chi ne ha più bisogno, in terra, sui grattacieli di New York, nel deserto, nelle montagne, sulle coste marine, nei paesi caldi, nei paesi freddi, un po’ di qua e un po’ di là… dappertutto, senza tralasciare nessun bambino.

Consegnarono un mucchio di pacchetti grandi e piccini alle famiglie, ma fecero anche molta fatica per viaggiare nelle case, sulle colline, sulle montagne e nelle campagne.

Quando finirono di consegnare fino all’ultimo pacchetto era ormai quasi mattina. Babbo Natale allora consegnò un regalo anche a Ivo, era un albero piccolino dentro a un vaso e gli disse: “questo albero è per te, mi raccomando abbine cura, innaffialo due volte alla settimana e vedrai che ogni anno il giorno di Natale fiorirà, così ti ricorderai di me”. Babbo Natale lo riaccompagnò a casa e Ivo, contento come una Pasqua, tornò subito a sistemare l’alberello sul balcone di casa sua.

 

La mattina di Natale si svegliò e andò subito fuori sul balcone per vedere se all’alberello era accaduto qualcosa… “Oh che meraviglia!!!” esclamò. L’alberello era già fiorito, fiori bianchi, rossi, blu, gialli, viola, sembrava un vero albero di Natale.

In Lapponia dalle sue parti è difficile vedere un alberello fiorito, ma Babbo Natale è magico e lui può tutto.

La gente del villaggio, incuriosita e saputo dell’alberello magico pieno di fiori, accorse da ogni parte del villaggio per vedere questa meraviglia.: “Bòn Nadèl!…Bòn Nadèl!” gridavano tutti in coro, ma proprio in quel momento si sentì in lontananza un forte starnuto : “Ehhh Tciùùù…Ehhh Tciùùù!!!”, tremava tutto il palazzo. Ivo e tutti gli abitanti del villaggio si voltarono e videro che era tornato di nuovo Babbo Natale, un po’ raffreddato e infreddolito, con le sue quattro renne.

In quel momento tutti i fiori dell’alberello si staccarono, spargendosi tutto intorno, tanto da mescolarsi fra loro, nascevano così nuovi fiori: besc, schiaffòn, caress, dùbàll…e chi più ne ha, più ne metta. Persino Babbo Natale si stupì di quell’atmosfera magica: “Ehhh Tciùùù…Eh Tciùùù!!!” con un altro starnuto il polline si sparse per tutta la Lapponia, trasformando il paesaggio innevato in un paesaggio colorato e profumato di primavera. L’ultimo fiocco di neve caduto dal cielo, mimetizzandosi con il polline, si appoggiò sul naso di Babbo Natale e, come di incanto, il raffreddore passò.

Ivo e la sua famiglia e tutti gli abitanti ringraziarono Babbo Natale per aver vissuto il più magico Natale della loro vita in Lapponia, poi tutti lo salutarono con canti e balli.

Babbo Natale poté così riprendere il suo viaggio per le sue meritate vacanze alle “Seychelles”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Accessibile, urbano e naturale. Bentornato Calamaiorto!

Dopo il successo dello scorso anno torna il Calamaiorto, l’orto accessibile su terrazza realizzato dal Progetto Calamaio con i ragazzi del laboratorio socioccupazionale Streccapogn.

Un orto accessibile, urbano e naturale che continua a dare i suoi frutti e ci invita ora ad accogliere una sfida in più: scegliere cosa mettere nel piatto.

Come? Ce lo spiegano qui, con entusiasmo e precisione Lorenzo Baldini, il conduttore del percorso, e Sara Foschi, animatrice con disabilità:

“Da quattro vasi di basilico e prezzemolo, a settembre 2018, è nata l’idea di provare una nuova esperienza, un orto al CDH: il Calamaiorto. Un progetto pionieristico che raggruppa tre caratteristiche per noi fondamentali: accessibile, urbano e naturale. In un anno abbiamo progettato su un terrazzo di circa 100 mq completamente spoglio, iniziando con un momento di immaginazione di “inverdimento” su questo spazio, continuando con basi di orticoltura, storia dell’orto, differenze tra i vari metodi di orticoltura, spesso e volentieri con analisi sulla sostenibilità delle nostre azioni quotidiane, per finire con la realizzazione vera e propria del nostro orto!

L’obbiettivo di questo progetto non era soltanto la crescita dei frutti ma soprattutto le sensazioni e le esperienze che l’orto e la sua cura potevano dare.

Abbiamo raggiunto degli obiettivi, alcuni personali e alcuni di gruppo: lavorare la terra, annaffiare e seminare sono obbiettivi personali che molti di noi hanno raggiunto.

Altri hanno raggiunto obiettivi diversi ma affini, come Sara, che ha tenuto un diario di gruppo, o  Federica che ha toccato le piante e sentito i profumi, Rossella che ha sollevato pesi senza aiuto, Andrea che ha documentato con fotografie e Camilo che è riuscito a controllare e dosare gli strumenti, finendo con Tatiana che non aveva mai toccato la terra né tenuto semi in mano.

Il lavoro di gruppo è stato fondamentale per scoprire che quello di cui abbiamo parlato poteva diventare realtà, osservando la crescita dei semi e delle piantine, il lavoro che stavamo facendo ha così catturato l’attenzione, e organizzandoci, aumentando in turni e aiutandoci reciprocamente nei vari lavori, abbiamo imparato a prenderci le nostre responsabilità nella cura delle piante.

Che cosa succederà quest’anno?

Beh, visto l’entusiasmo che c’è stato abbiamo deciso di portare avanti questo discorso mettendo qualche accento in più sulle abitudini alimentari di ognuno di noi. Cerchiamo tuttavia di non ragionare su tematiche estese legate al rapporto con il cibo o su problematiche come l’obesità etc, ma di ragionare e osservare insieme, mentre lavoriamo e produciamo, se c’è qualcosa che potremmo correggere, quali alimenti potremmo per esempio sostituire e quanti possono essere autoprodotti.

Come primo risultato questo laboratorio infatti ha restituito dei frutti concreti, un vero prodotto alimentare, al di là dell’importante esperienza sensoriale.

Questa volta vogliamo cercare di alzare l’asticella, iniziando spontaneamente a fare il paragone tra l’autoprodotto e il comprato al supermercato e grazie al nostro orto su terrazzo l’abbiamo potuto fare in maniera tangibile, assaporando, per esempio, i ciliegini coltivati da noi e trovando le differenze con gli altri.

Un paragone che abbiamo approfondito anche dal punto di vista energetico. Quanta energia cioè, ci siamo chiesti, abbiamo consumato per arrivare a produrre il ciliegino e quanta invece ne consuma un sistema industriale per arrivare a portare sulla nostra tavola il ciliegino? Abbiamo così approfondito la consuetudine di comprare e consumare e quello che invece può essere un downgrade a un livello non inferiore ma del passato, in termini di tempo, quando era normale autoprodursi certi alimenti.

Il risultato è sempre quello di un miglioramento non solo dal punto di vista qualitativo ma anche di esperienza, il che può portare a un certo grado di autonomia non solo motoria anche in termini di responsabilità e consapevolezza su ciò che mangiamo. Al centro resta il rafforzamento della libertà di scelta della persona, che si sviluppa a cominciare dall’imposizione commerciale per poi tornare a dire: ok, ho capito di cosa stiamo parlando, voglio almeno fermarmi per provare a pensarci e a dire sì o no su una o su un’altra possibilità di acquisto e su quello che mi piace o non mi piace”.

Su le maniche allora e cominciate a progettare, il riposo della terra è un momento prezioso in cui dare forma ai desideri e coltivare nuove idee!

 

 

 

 

Action Painting! Al Calamaio artisti per quattro incontri

Il concetto di arte, si sa, ha varie sfaccettature e può essere applicato in molteplici campi: scrittura, pittura, scultura, fotografia, musica… Si potrebbe dire che nel mondo dell’arte due sono i protagonisti principali, chi fa arte e chi la interpreta, e ai loro occhi, la stessa opera può acquisire innumerevoli significati.

L’arte, inoltre, in tutte le sue declinazioni, può sempre farsi strada all’interno della nostra sfera emotiva e personale e ci fornisce tutto ciò che è necessario per esprimere noi stessi, anche in modi e forme non ancora inventate e sperimentate.

Anche noi del Progetto Calamaio, già nel vivo delle attività in programma quest’anno, abbiamo provato a creare dei pezzi d’arte del tutto originali, cimentandoci in un ciclo di quattro incontri proprio su questo tema.

Ogni incontro si è focalizzato su un periodo artistico e su una determinata tecnica utilizzata da alcuni dei più grandi pittori e disegnatori degli ultimi secoli, partendo dall’Impressionismo, passando attraverso l’Espressionismo, il Surrealismo, l’arte fumettistica, per arrivare, infine, ad approfondire anche lo stretto rapporto che può intercorrere tra musica e pittura.

Ad accompagnarci in questo viaggio nel colore le vite degli autori più noti delle correnti artistiche esplorate, biografie che hanno finito per ispirare ognuno dei partecipanti i quali potevano scegliere la tecnica che più li aveva colpiti e riprodurla a proprio modo.

Così, dal dripping, che prevede di spargere sulla tela macchie di colore in maniera del tutto intuitiva e casuale, siamo arrivati al frottage, che consiste nello strofinare la matita su un foglio posto su una superficie non liscia.

Ed ecco qui che l’arte si è trasformata in un atto comunicativo ed espressivo tutto nuovo, un linguaggio con codici propri capace di sostituirsi a quello comune.

È accaduto anche agli animatori con e senza disabilità del gruppo, che in questo spazio hanno trovato il modo di riconoscere i propri stati emotivi e vissuti interiori, in direzione dello sviluppo della consapevolezza del Sé.

Lo hanno fatto non solo sull’onda del proprio stato d’animo ma attraverso tecniche e strategie pratiche che hanno consentito loro di affrontare i propri limiti e di valorizzare le proprie capacità.

I nostri Andrea e Camilo, animatori con disabilità, hanno avuto un ruolo da protagonisti nella realizzazione di questo laboratorio. Da anni infatti disegnano e dipingono e sono sempre all’erta su tutto ciò che avviene nel mondo dell’arte.

Andrea, per cominciare, ha condotto il primo incontro incentrato sull’Impressionismo e ci ha raccontato di come lui fin da piccolo si sia avvicinato a tale corrente artistica, mostrandoci alcuni dei suoi dipinti, tra cui l’albero dell’immagine che trovate qui in evidenza.

“È stata una vera soddisfazione esporre alcuni dei miei dipinti ai colleghi del CDH, sono felice che siano serviti come modello per ispirarli”, ha dichiarato l’artista…

Camilo ha invece condotto il terzo incontro incentrato sui fumetti, aiutandoci a soffermarci in particolare su alcuni artisti-autori quali David B., Hugo Pratt e Zerocalcare e anche lui ci ha mostrato alcune delle sue ultime fatiche, raccontandoci le modalità in cui è riuscito a realizzarle.

Tutti i partecipanti a fine laboratorio hanno detto la loro e c’è anche chi ha messo sottolineato delle difficoltà di pari passo con il piacere della sperimentazione… È il caso di Tiziana, che ci racconta “Devo dire che ho trovato un po’ di difficoltà a capire quale era il materiale giusto da poter far risaltare e quanto dovevo pressare con la matita colorata, però mi è piaciuto sperimentarlo. È stata una difficoltà divertente e piacevole. Nello svolgere il lavoro mi ha aiutato Manu, e con l’aiuto di Manu è venuto un bel lavoro.  […] Io ho scelto la pittura con gli Acquarelli. Ricordo che ero molto concentrata su di me e ho dipinto di getto quello che mi sentivo nel mio animo. I colori che ho scelto, sono stati il Blu scuro, Nero e Rosso e mi sono ispirata alla canzone “Monna Lisa” di Ivan Graziani, che secondo me rappresentava perfettamente i colori che avevo inserito nel mio quadro”.

Che ne dite, vi sono piaciuti i nostri schizzi?

Per i più curiosi: se la sete d’arte non è stata ancora placata vi invitiamo a non perdere la mostra di Chagall a Palazzo Albergati, visitabile fino all’1marzo 2020. Noi ci saremo!

 

 

 

Un “nuovo” giorno al CDH

L’estate è finita, l’autunno è in corso e così al Centro Documentazione Handicap si torna ad ospitare le classi di ogni ordine e grado con l’iniziativa Un Giorno al CDH.

Questa volta la giornata è stata la prima occasione per mettersi tutti alla prova dopo un mese di formazione ai nuovi animatori con disabilità e di ripasso per i veterani del Progetto Calamaio.

Al momento abbiamo avuto l’onore di ospitare una classe della scuola media dell’Istituto Comprensivo Carchidio- Strocchi di Faenza e la scuola materna Federzoni di Bologna, entrambe molto presenti e disponibili nel mettersi in gioco insieme a noi per conoscere la nostra squadra e quello che facciamo.

Ottima la prestazione degli animatori con disabilità e i ragazzi del servizio civile che si sono cimentati per la prima volta in questi incontri, ma lasciamo ora parlare Federica, animatrice con disabilità e Chiara, volontaria del Servizio Civile Nazionale:

“Tutto inizia velocemente, da entrambe le parti, c’era una grande paura di sbagliare. Federica si sentiva tremare le gambe ed io avevo il batticuore. Quando abbiamo visto quei bambini così piccoli è stata una sorpresa. Sembravano molto timidi, ma noi eravamo più tranquilli di loro perché avevamo animatori ed educatori che di queste esperienze ne avevano già fatte tante.

Per noi è stato un passaggio stupefacente. Al momento dell’animazione le paure si sono sostituite con la magia della storia. Federica, grazie alla voglia di riuscire, si è stupita della velocità con cui ha utilizzato e comunicato attraverso il tablet; ed io mi sono meravigliata di come, quando ti lasci trasportare dalla situazione con purezza, anche l’imprevisto diventa una cosa meravigliosa”.

Ma le emozioni sono forti anche per chi fa queste animazioni da tanti anni, come per Tiziana Ronchetti, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio ormai di lunga data, che scrive:

“Oggi io ho narrato il libro “Piccolo blu e piccolo giallo” nel ruolo di narratrice intorno ai bambini. Mi sono sentita emozionata, molto.

Io fin dall’ inizio ho cercato, e credo di esserci riuscita, di rompere il ghiaccio sorridendo allegramente e parlando con la mia collega Sandra. Mi è piaciuto tanto che i bambini si siano sentiti liberi, con la mia vicinanza, di darmi il loro contatto fisico. C’è stato un bambino che era molto coccolone. Quando nella storia i protagonisti hanno fatto il girotondo, io ne ho improvvisato la canzone”.

 

Un Giorno al Cdh è una mattinata che la Cooperativa Accaparlante offre alle scuole di ogni ordine e grado da passare insieme agli educatori e agli animatori con disabilità nella sede del Centro Documentazione Handicap di Bologna. Giochi e laboratori si accompagnano a una visita guidata all’interno delle aree del Centro e alla scoperta della Biblioteca specializzata, del libro in simboli, tattile o senza parole e, naturalmente, della diversità.

La proposta è gratuita per le prime 5 prenotazioni. Ancora 2 i posti disponibili, affrettatevi!

L’ARIA STA CAMBIANDO. Il Calamaio alla giornata per il pianeta

Nel giorno dedicato allo sciopero globale per i cambiamenti climatici, anche noi del Progetto Calamaio/Centro Documentazione Handicap di Bologna abbiamo fatto sentire la nostra voce.

Venerdì 27 settembre 2019 è avvenuto il terzo sciopero globale portato avanti da milioni di ragazzi sparsi per le principali città del globo, sull’esempio dell’attivista svedese con disabilità Greta Thunberg, per focalizzare l’attenzione pubblica sul sostegno del pianeta, sullo sfruttamento delle risorse terrestri e sull’inquinamento che stanno modificando anche la nostra vita quotidiana.

Una giornata che ci ha visti in prima linea, carrozzine comprese, il che, pur con qualche difficoltà, non ci ha di certo impedito di partecipare a questo momento così importante e prendere la nostra posizione.

Ecco come è andata:

Partecipare allo sciopero sul clima e alla manifestazione che si è svolta tra le vie del centro di Bologna, partendo da piazza San Francesco per arrivare in piazza Verdi, non è stato del tutto agevole e semplice. Il totale degli animatori con disabilità era di 11, di cui ben 10 in carrozzina, manuale o elettrica. L’organizzazione tra gli educatori, i volontari del servizio civile e gli animatori del CDH era stata già pensata da diversi giorni, a partire da come raggiungere il centro città, modificando il solito percorso dei trasporti o organizzandosi tramite mezzi pubblici. Infatti, alcuni di noi hanno preso l’autobus (per la prima volta!) dalla nostra sede mentre la maggior parte ha usufruito dei trasporti della pubblica assistenza.

Una volta incontrati in piazza San Francesco, abbiamo iniziato a seguire il corteo, o, per meglio dire, rincorrere, dato che era già partito lungo via Marconi. Tagliando per qualche stradina siamo riusciti a ricongiungerci al gruppo e da lì in poi abbiamo manifestato tutti insieme: la foto che vedete all’inizio dell’articolo ci è stata scattata in piazza dei Martiri.

Tutto il gruppo era emozionato nel partecipare alla manifestazione, per alcuni di loro questa esperienza è stata del tutto nuova.

Gli educatori hanno pensato a vari punti dove potersi fermare per brevi pause ma non ce n’è stato bisogno: le esitazioni nel nostro cammino sono state infatti poche e tutti noi siamo riusciti a raggiungere piazza Verdi, venendo trascinati dall’entusiasmo della folla. Qui, ci siamo concessi una lunga pausa, circondati da centinaia e centinaia di persone e da cartelloni, urla, voglia di farsi sentire. Siamo stati orgogliosi di poter contribuire ad una causa così importante. La nostra presenza qui era fondamentale perché i cambiamenti climatici riguardano ogni singolo individuo sulla terra.

La speranza è sempre la stessa: far emergere la nostra voce, insieme a quella di milioni di altre persone, senza che riecheggi nel vuoto”.

Andrea Mezzetti e Nicola Spezia

I momenti di condivisione collettiva, si sa, sono sempre una grande fonte di energia, una spinta a fare meglio. A volte però queste occasioni si riducono a eventi sporadici.  Il cambiamento climatico però non ce lo permette più, deve essere  tema al centro della nostra quotidianità. Ma cosa possiamo fare?

Come possiamo aiutare il nostro pianeta nella vita di tutti i giorni?

Gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio provano a rispondervi in concreto con un piccolo decalogo da tenere a mente durante i vostri viaggi e le vostre vacanze:

DECALOGO DEL VIAGGIATORE-TURISTA RESPONSABILE E SOSTENIBILE 

1.   Conoscere la comunità ospitante

2.   Conoscere usi e costumi

3.   Rispettare le religioni

4.   Mangiare cibi tipici del luogo

5.   Informarsi sulle leggi del paese

6.   Conoscere la cultura locale

7.   Informarsi sui mezzi di trasporto e luoghi accessibili

8.   Comprare souvenirs dagli artigiani del posto

9.   Alloggiare in case, alberghi e strutture che favoriscono l’economia del luogo

10.   Rispettare l’ambiente

 

Che ne dite, cominciamo?