Accessibile, urbano e naturale. Bentornato Calamaiorto!
Dopo il successo dello scorso anno torna il Calamaiorto, l’orto accessibile su terrazza realizzato dal Progetto Calamaio con i ragazzi del laboratorio socioccupazionale Streccapogn.
Un orto accessibile, urbano e naturale che continua a dare i suoi frutti e ci invita ora ad accogliere una sfida in più: scegliere cosa mettere nel piatto.
Come? Ce lo spiegano qui, con entusiasmo e precisione Lorenzo Baldini, il conduttore del percorso, e Sara Foschi, animatrice con disabilità:
“Da quattro vasi di basilico e prezzemolo, a settembre 2018, è nata l’idea di provare una nuova esperienza, un orto al CDH: il Calamaiorto. Un progetto pionieristico che raggruppa tre caratteristiche per noi fondamentali: accessibile, urbano e naturale. In un anno abbiamo progettato su un terrazzo di circa 100 mq completamente spoglio, iniziando con un momento di immaginazione di “inverdimento” su questo spazio, continuando con basi di orticoltura, storia dell’orto, differenze tra i vari metodi di orticoltura, spesso e volentieri con analisi sulla sostenibilità delle nostre azioni quotidiane, per finire con la realizzazione vera e propria del nostro orto!
L’obbiettivo di questo progetto non era soltanto la crescita dei frutti ma soprattutto le sensazioni e le esperienze che l’orto e la sua cura potevano dare.
Abbiamo raggiunto degli obiettivi, alcuni personali e alcuni di gruppo: lavorare la terra, annaffiare e seminare sono obbiettivi personali che molti di noi hanno raggiunto.
Altri hanno raggiunto obiettivi diversi ma affini, come Sara, che ha tenuto un diario di gruppo, o Federica che ha toccato le piante e sentito i profumi, Rossella che ha sollevato pesi senza aiuto, Andrea che ha documentato con fotografie e Camilo che è riuscito a controllare e dosare gli strumenti, finendo con Tatiana che non aveva mai toccato la terra né tenuto semi in mano.
Il lavoro di gruppo è stato fondamentale per scoprire che quello di cui abbiamo parlato poteva diventare realtà, osservando la crescita dei semi e delle piantine, il lavoro che stavamo facendo ha così catturato l’attenzione, e organizzandoci, aumentando in turni e aiutandoci reciprocamente nei vari lavori, abbiamo imparato a prenderci le nostre responsabilità nella cura delle piante.
Che cosa succederà quest’anno?
Beh, visto l’entusiasmo che c’è stato abbiamo deciso di portare avanti questo discorso mettendo qualche accento in più sulle abitudini alimentari di ognuno di noi. Cerchiamo tuttavia di non ragionare su tematiche estese legate al rapporto con il cibo o su problematiche come l’obesità etc, ma di ragionare e osservare insieme, mentre lavoriamo e produciamo, se c’è qualcosa che potremmo correggere, quali alimenti potremmo per esempio sostituire e quanti possono essere autoprodotti.
Come primo risultato questo laboratorio infatti ha restituito dei frutti concreti, un vero prodotto alimentare, al di là dell’importante esperienza sensoriale.
Questa volta vogliamo cercare di alzare l’asticella, iniziando spontaneamente a fare il paragone tra l’autoprodotto e il comprato al supermercato e grazie al nostro orto su terrazzo l’abbiamo potuto fare in maniera tangibile, assaporando, per esempio, i ciliegini coltivati da noi e trovando le differenze con gli altri.
Un paragone che abbiamo approfondito anche dal punto di vista energetico. Quanta energia cioè, ci siamo chiesti, abbiamo consumato per arrivare a produrre il ciliegino e quanta invece ne consuma un sistema industriale per arrivare a portare sulla nostra tavola il ciliegino? Abbiamo così approfondito la consuetudine di comprare e consumare e quello che invece può essere un downgrade a un livello non inferiore ma del passato, in termini di tempo, quando era normale autoprodursi certi alimenti.
Il risultato è sempre quello di un miglioramento non solo dal punto di vista qualitativo ma anche di esperienza, il che può portare a un certo grado di autonomia non solo motoria anche in termini di responsabilità e consapevolezza su ciò che mangiamo. Al centro resta il rafforzamento della libertà di scelta della persona, che si sviluppa a cominciare dall’imposizione commerciale per poi tornare a dire: ok, ho capito di cosa stiamo parlando, voglio almeno fermarmi per provare a pensarci e a dire sì o no su una o su un’altra possibilità di acquisto e su quello che mi piace o non mi piace”.
Su le maniche allora e cominciate a progettare, il riposo della terra è un momento prezioso in cui dare forma ai desideri e coltivare nuove idee!
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