Cosa faccio a casa…
Il Progetto Calamaio, come sapete, non si è mai fermato davanti all’emergenza, coinvolgendo immediatamente gli animatori con disabilità del gruppo in molteplici attività per via telematica e seguendoli personalmente da vicino. Detto ciò, duro lavoro a parte, un po’ di tempo libero, anche quello più sano, è rimasto a tutti.
A volte, si sa, non sempre si è in grado di riempire gli spazi vuoti, si resta un po’ intontiti, soprattutto quando i nostri equilibri spazio-temporali risultano compromessi, ed è facile confondersi: come distinguere il sabato e la domenica dal resto della settimana? E le festività? Vale la pena celebrarle anche in quarantena come giornate uniche e speciali?
La risposta per noi ovviamente è sì. Darsi dei ritmi e distinguere il momento del lavoro da quello dello svago, della vita familiare e del benessere è fondamentale per il nostro equilibrio psico-fisico, disabili e non.
Ce lo spiega molto bene Mario Fulgaro, animatore con disabilità e poeta, che qui ci racconta come ha trascorso e vissuto a casa la propria Pasqua e Pasquetta, mantenendo i suoi gusti, la sua ironia e le sue passioni, insegnandoci ad adattarci al meglio anche alle nuove situazioni:
L’emergenza Coronavirus” ha azzerato gli stili di vita di tutti, compresi i miei. L’urgenza di dover stare a casa, dalla mattina alla sera, mi ha dato l’occasione di curarmi la nevralgia del trigemino, attraverso farmaci che mi danno tantissima sonnolenza e fiacca. La mattina mi sveglio molto tardi e mi alzo dal letto altrettanto tardi, si parla delle ore tredici o addirittura delle ore quattordici. Faccio direttamente una colazione/pranzo, dopodiché mi sdraio sul divano per guardare un po’ di TV (film, “Avanti un altro” di Bonolis registrato e grazie a quel santone di Ivan, il tecnico del Cdh, posso vedere dei film al PC collegato alla TV). Non ho avvertito il passaggio dei giorni di festa di Pasqua e Pasquetta che sono trascorsi come giorni normali. Avrei voluto tanto ripassare un po’ di francese e di inglese, ma le forze per realizzare tutto ciò mi sono venute meno, quindi ho preferito grattarmi la pancia. Mentre tutti si gettano a capofitto nelle proprie fameliche voglie culinarie, io ho preferito alzare la cornetta del telefono ed ordinare, takeaway, pizza o kebab, o povere pietanze a base di uovo, Simmenthal e ricotta (alla faccia dell’educatore Tristano!). Avrei voluto leggere il mio libro a carattere storico/politico ma le forze, ancora una volta, non mi sono venute per nulla in soccorso. Mayday Mayday! Mi stavo perdendo, quando all’improvviso si è aperta la porta di casa ed è apparso mio fratello Nazario con una colomba pasquale. Solo in quel preciso momento mi sono accorto che era Pasqua: “Cavolo, perbacco, cà me bonna accide! … non mi stavo accorgendo della Pasqua 2020, ma, d’altronde è tutto posticipato agli anni a venire!”.
La risposta perentoria di mio fratello non tardava a venire: “Mario, non imparerai mai a parlare in pugliese!”. A farmi compagnia tutto il tempo è rimasta, per sua disgrazia, la badante moldava, che ha festeggiato la Pasqua la settimana successiva, dandomi così l’occasione di recuperare. Il Lunedì dell’Angelo abbiamo allestito un frugale picnic sul tavolo della sala da pranzo. Persino Totò, vedendoci da lontano, avrebbe danzato sul pianerottolo con un ciuffo di spaghetti in mano, non azzardandosi, però, ad entrare in casa per non rischiare nessun contagio da Coronavirus. Si sarebbe rivisitato il film “Miseria e Nobiltà”, in chiave quarantena/Quaresima.
Mario Fulgaro