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Mese: Aprile 2019

Qui comincia l’Avventura…

Il laboratorio “Dove non sono stato mai. Il viaggio tra immaginario attese e possibilità” ci ha permesso di indagare le attese e i desideri che ognuno di noi porta con sé intorno all’idea di viaggio, per poi arrivare più concretamente a toccare con mano che cosa significa prepararsi per una partenza, come informarsi, cosa fare e a chi rivolgersi una volta arrivati a destinazione, e soprattutto che cosa significa farlo per chi ha una disabilità.

Dentro la macchina del tempo

“Da dove vengo io” ci ha  portati invece a tu per tu con le culture di altri paesi, dove abbiamo avuto modo di entrare in una casa d’invenzione, una tenda, ospiti proprio degli abitanti di quei luoghi dove mai avremmo voluto andare e che invece abbiamo scoperto di volta in volta ricchi di curiosità e risorse.

Oggi scegliamo di darci all’avventura, come esploratori di quello che ci circonda ma anche di quello che ci accade.

Lo abbiamo fatto con i nostri strumenti consueti, il gioco e l’immaginazione, ma anche con un’importante cassetta degli attrezzi, il bellissimo L’avventura di Giorgio Agamben (Nottetempo 2015), uno studio sul tema che ci ha aiutato a scandagliare le peculiarità del racconto, il nostro, perlustrando gli ambienti, riscoprendo la Storia, viaggiando nel tempo e sfidando il Fato con il Gioco dell’oca.

Ce ne parla con passione in nostro Mario Fulgaro, che un po’ filosofo e un po’ avventuriero lo è già di suo:

“La vita tutta, in tutti i suoi molteplici aspetti, rappresenta una quotidiana ed incessante avventura. Così, a seconda delle diverse circostanze, ci si può scoprire un abile “esploratore”, come quando si va a trascorrere un po’ di tempo in un luogo nuovo e, per forza maggiore, bisogna scoprire gli anfratti piacevoli del posto che ci ospita; oppure ci si può ritrovare ad indossare gli abiti di un ingenuo e curioso “ricercatore”, come quando si va a fare la spesa in un supermercato e, con aria smarrita, bisogna attivare tutte le proprie abilità, per capire in quale reparto e su quale scaffale si trova la maionese, di vitale importanza se si vuole ingrassare di qualche etto…solo?

La linea del tempo

La vita non esaurisce, in questo senso, la sua immensa abilità a variare i ruoli dei suoi personaggi principali. Esistono, comunque, elementi imprescindibili che appartengono ad ognuno, che ne caratterizzano l’essenza, come il dáimon, il genio che è in lui. Nel laboratorio avventura, poi, si è identificato il dáimon con il simbolo del Sole. Ecco perché piace a molti stare al sole, stella polare di ogni azione volta ad uno specifico obiettivo. Attenti all’insolazione, però!

La Luna rappresenta la tyche, ovvero il fato, il quale interviene sempre a ricordare la fragilità dell’uomo e i conseguenti cambiamenti che avvengono nel suo animo e nel suo corpo. L’uomo, in quanto parte integrante della realtà, scambia vitali informazioni con essa, arricchendo il suo bagaglio culturale di conoscenza epistemologica.

A questo punto, non può mancare il momento più intimo del “bacio”, equivalente in termini simbolici all’eros, cioè all’amore fisico e spirituale. Di tipologie di baci ce ne sono tante: per amicizia, per amore, per affetto parentale. Il bacio in sé possiede una forte carica energetica, pronta ad essere scambiata per saldare un legame di appartenenza.

Il gioco dell’oca

Il “nodo” designa l’ananche, la difficoltà che ognuno può incontrare o vivere quotidianamente a causa di un suo deficit. Ci si confronta sempre con un impedimento di sorta, ma non bisogna mai abbattersi. Dopotutto come diceva Totò: “chi si ferma è perduto” e l’avventura ha l’urgente necessità di andare avanti […].

La memoria, il ricordo di ciò che si è vissuto conferisce l’ultimo tassello per dare completezza ad un’avventura. Il racconto che se ne può fare, infatti, è la dimostrazione di aver interiorizzato le esperienze fatte, dimostrando a sé stesso, prima di tutti, di aver arricchito il proprio bagaglio di conoscenze nuove. Come sostiene Agamben, “che piova, è qualcosa che accade, ma questo non basta a farne un evento; perché sia un evento è necessario che codesto accadere io lo senta come accadere per me!”

Nel laboratorio avventura, per ogni sua attività svolta, si è cercato di fare tesoro di tutti questi elementi e caratteristiche. In più, si è condito il tutto con la forza della fantasia e dell’immaginazione.

L’avventura…

[…] Con questo spirito positivo, aperto verso il mondo, si procedeva tappa dopo tappa. Si sceglieva il proprio amuleto, dotato di cotanto potere magico e in grado di accompagnarci e proteggerci, lungo tutto il tempo della nostra avventura. Infatti il fato è sempre in agguato, per sovvertire ogni progetto di rilassante spensieratezza ed è giusto premunirsi di tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Se la vita appare come una partita a dadi, è più che giusto giocare con essi su un percorso a ostacoli, proprio come nel gioco dell’oca”.

Creatività e cultura per vedere oltre le difficoltà

Anche quest’anno è stata realizzata una delle iniziative del progetto appartenente a Cultura Libera Tutti promosso dal team di educatori e animatori con disabilità del Centro Documentazione Handicap, Andrea e Tatiana, insieme a quattro classi di prima media delle scuole di Altedo, frazione di Malalbergo, svoltasi nei giorni 2 e 11 Febbraio in collaborazione con il museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

Le classi di bambini, oltre a osservare i modelli delle macchine industriali e a ripercorrere la storia e l’evoluzione della città di Bologna nei secoli, hanno provato a simulare alcune operazioni che regolarmente una macchina esegue, diventando tutti insieme una vera e propria catena di montaggio. Ispirandosi alla macchina che produce tortellini (quasi 5000 all’ora!), presente all’interno dell’esposizione del museo, si sono disposti in linea e, cronometro alla mano, hanno cercato di emulare gli ingranaggi della macchina, producendo tortellini…di carta. Nonostante l’impegno però, la produzione di tortellini è stata decisamente poco consistente.

Dopo questa attività, si è parlato della ruota, invenzione importantissima per l’uomo e che ancora oggi si rivela indispensabile in innumerevoli situazioni. L’occhio accorto di alcuni bambini ha notato, oltre alle ruote degli ingranaggi delle macchine, anche quelle che compongono le carrozzine di Andrea e Tatiana, ausilio, per loro, indispensabile. Infine, si è ragionato sul rapporto uomo-macchina: le macchine e i motori sono ormai quotidianamente presenti nella vita dell’uomo ma allo stesso tempo devono essere impostate, programmate e controllate dall’uomo stesso per farle funzionare ed ottimizzarne la produzione.

L’incontro conclusivo si è tenuto a scuola il giorno 20 febbraio e la domanda che abbiamo posto ai bambini è stata la seguente: come si collegano le visite al museo insieme ad Andrea e Tatiana con l’incontro di oggi nella vostra scuola? Dopo un’animata riflessione, il nesso è stato individuato: come l’impiego della ruota e delle macchine industriali è stato, nel corso della storia, un ausilio fondamentale che ha permesso all’uomo di produrre oggetti più rapidamente, di agevolare il lavoro fisico e in poche parole di vivere meglio, così le ruote che fanno parte delle carrozzine di Andrea e Tatiana agevolano la loro vita e quella di altre persone portatrici di disabilità.

Per far comprendere ai bambini in maniera divertente cosa significa essere in possesso di un deficit fisico, abbiamo proposto un gioco di ruolo: un bambino alla volta ha provato a comunicare ad un suo compagno, unicamente con l’utilizzo e il movimento di una parte del corpo (piede, dito, occhi, ecc), una determinata azione da eseguire, senza quindi avere la possibilità di parlare e gesticolare “normalmente” ma anzi cercando di farsi comprendere tramite un codice di linguaggio creato ad hoc (ad esempio due movimenti del piede per dire sì, uno per dire no). Infine, l’incontro si è concluso con l’illustrazione di alcuni ausili portati da Tatiana per dimostrare che con un pizzico di ingegno e volontà è possibile ridurre alcune difficoltà. “È stato entusiasmante mostrare alcuni degli oggetti che uso quotidianamente e che sono stati anche progettati e costruiti da mio padre. Altri esempi di ausili che vengono comunemente impiegati sono una maschera di ferro posta sopra la tastiera del computer che agevola la digitazione o una tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto che permette solamente puntando gli occhi di formulare intere frasi” – dice Tatiana, animatrice del CDH.

Ma qual è la differenza tra deficit ed handicap ?

Un esempio lampante di deficit può essere un difetto di vista, mentre l’handicap è la difficoltà che ne deriva nel riuscire a vedere correttamente ciò che ci sta intorno: persone, testi, oggetti, ecc. Gli ausili che quindi aiutano le persone a colmare difetti fisici, come gli occhiali della maestra e di alcuni bambini o le ruote che fanno parte delle carrozzine di persone con disabilità, non fanno altro che compensare un deficit fisico, che comunque rimane presente, eliminando la difficoltà che ne consegue ovvero l’handicap.

“L’entusiasmo e la partecipazione dei bambini,” – dice Andrea, animatore del CDH – “sia durante la visita al museo sia durante l’incontro nella loro scuola, mi ha particolarmente colpito in quanto abbiamo introdotto un argomento a primo impatto complesso, delicato e forse lontano dai loro interessi e dalla loro quotidianità”. “Attraverso dei giochi e delle attività coinvolgenti credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo, quello di far conoscere a dei bambini, futuri adulti di questa società, la ricchezza e le risorse che possono derivare dalla diversità e, nello specifico, dalla sfera della disabilità”.

Non vediamo l’ora di ripetere al più presto questo incontro e di avere collaborazioni sempre più frequenti con le scuole!

 

Un Geranio a “Un Prato di libri”

“Un Prato di libri” è il festival della lettura per bambini e ragazzi under 18, ospitato nella provincia di Prato, quest’anno dal 12 al 14 aprile. Una festa esclusivamente dedicata ai giovani e al loro rapporto con lo straordinario mondo dei libri, un mondo che non conosce barriere e vince ogni noia, consapevoli del fatto che, per mantenerne vivo il piacere e il valore, spetta a tutti noi un solido lavoro sull’accessibilità e la cultura inclusiva.

Nel prato si può trovar di tutto, semi di tutti i tipi, terra, lombrichi, radicchi, fiorellini, erbe vagabonde, erbacce spontanee o da curare. Ognuno nel prato trova il suo posto, il suo spazio e ci sta bene. A volte, nel prato,  nascono anche nuove parole e nuovi significati come quello di “bioDiversità”: il diritto all’essere te stesso, all’unicità, alla felicità per essere liberi di crescere nella diversità. Quest’anno il Progetto Calamaio ha partecipato al festival durante la giornata del 12 Aprile, con la presentazione del libro “Da Geranio a Educatore” di Claudio Imprudente, affrontando il tema dell’inclusione e della fragilità, insieme a bambini e insegnanti!

Così Claudio si è rivolto agli studenti, proponendo loro un’ironica riflessione sul concetto di “fragilità”:

“Mi accorsi con piacere dell’arrivo dei bicchieri di cristallo che attendevo da tempo. Sul pianerottolo, eccolo lì, il classico pacco di cartone marrone con la scritta “fragile”, da cui sono partite una serie di riflessioni.

In base a che cosa infatti definiamo un oggetto più o meno fragile? Dipende dalla consistenza, direte voi, dalla robustezza, dalla capacità di reggere agli urti e alle cadute, dall’aver bisogno o meno di particolare cura e manutenzione. Pensate poi all’azione che compiamo quando solleviamo un peso: ci abbassiamo, abbassiamo le braccia, le gambe, ma anche gli occhi e lo sguardo per prendere le misure con la fatica che, pensiamo, ci aspetterà. Ci dimentichiamo che ai pacchi più fragili è abbinata anche un’altra scritta: “tenere verso l’alto”, il che cambia completamente la prospettiva. Che fare allora? Guardare in basso o guardare in alto? Scegliere a volte non è del tutto immediato. 

Quando ci approcciamo alla fragilità insomma tendiamo a complicarci la vita. Ci dimentichiamo che esiste un equilibrio tra lo sguardo che sta in basso e quello che sta in alto e che è proprio lì in mezzo che la maggior parte delle nostre forze e possibilità si concentra. Prendere le misure a tu per tu con il pacco, alzarlo, abbassarlo, spostarlo, scegliere se e quando seguire le indicazioni della freccia è probabilmente il  modo più utile per non danneggiare il contenuto. 

Anche se… Lo sapevate che il cristallo può essere molto più resistente del vetro?”.

 

 

Ringraziamo veramente di cuore gli organizzatori per la bella giornata e per l’ottima organizzazione dell’evento in una città così accogliente.

Primo incotro C.L.T. con i ragazzi l’Istituto tecnico Agrario l’ITAC “Scarabelli Ghini”

Mercoledì 27 marzo è iniziato il percorso di C.L.T. insieme alle classi 1A e 1B dell’Istituto tecnico Agrario ITAC “Scarabelli Ghini” di Imola, incontro condotto dagli educatori Sandra Negri e Luca Cenci, gli animatori Camilo De La Cruz e Tatiana Vitali e i ragazzi del servizio civile Nicola Fittipaldi e Mariluz Arango Riveros. Come ogni C.l.t. siamo stati affiancati da un partner, in questa occasione dal “ITC” di San Lazzaro e, il primo incontro, è stato tenuto proprio nella aule del teatro dove sono stati svolti laboratori teatrali che affrontavano il tema delle relazioni. Attraverso attività di contatto fisico abbiamo portato le classi ad affrontare le prime difficoltà con il diverso, dal quale non si riconoscono per cultura e bisogni fisici. Lo scopo del laboratorio è quello di porli davanti a questo ostacolo, che è la diversità, per poi riuscire a superarla. Percorso che continuerà anche nei futuri incontri a scuola.

“Cultura Libera Tutti. La cultura non si subisce, si fa!” è un progetto in collaborazione con MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Civico Archeologico di BolognaMuseo del Patrimonio Industriale e ITC Teatro/ Compagnia Teatro dell’Argine.

Per saperne di più: http://culturaliberatutti.accaparlante.it