Creatività e cultura per vedere oltre le difficoltà

Anche quest’anno è stata realizzata una delle iniziative del progetto appartenente a Cultura Libera Tutti promosso dal team di educatori e animatori con disabilità del Centro Documentazione Handicap, Andrea e Tatiana, insieme a quattro classi di prima media delle scuole di Altedo, frazione di Malalbergo, svoltasi nei giorni 2 e 11 Febbraio in collaborazione con il museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

Le classi di bambini, oltre a osservare i modelli delle macchine industriali e a ripercorrere la storia e l’evoluzione della città di Bologna nei secoli, hanno provato a simulare alcune operazioni che regolarmente una macchina esegue, diventando tutti insieme una vera e propria catena di montaggio. Ispirandosi alla macchina che produce tortellini (quasi 5000 all’ora!), presente all’interno dell’esposizione del museo, si sono disposti in linea e, cronometro alla mano, hanno cercato di emulare gli ingranaggi della macchina, producendo tortellini…di carta. Nonostante l’impegno però, la produzione di tortellini è stata decisamente poco consistente.

Dopo questa attività, si è parlato della ruota, invenzione importantissima per l’uomo e che ancora oggi si rivela indispensabile in innumerevoli situazioni. L’occhio accorto di alcuni bambini ha notato, oltre alle ruote degli ingranaggi delle macchine, anche quelle che compongono le carrozzine di Andrea e Tatiana, ausilio, per loro, indispensabile. Infine, si è ragionato sul rapporto uomo-macchina: le macchine e i motori sono ormai quotidianamente presenti nella vita dell’uomo ma allo stesso tempo devono essere impostate, programmate e controllate dall’uomo stesso per farle funzionare ed ottimizzarne la produzione.

L’incontro conclusivo si è tenuto a scuola il giorno 20 febbraio e la domanda che abbiamo posto ai bambini è stata la seguente: come si collegano le visite al museo insieme ad Andrea e Tatiana con l’incontro di oggi nella vostra scuola? Dopo un’animata riflessione, il nesso è stato individuato: come l’impiego della ruota e delle macchine industriali è stato, nel corso della storia, un ausilio fondamentale che ha permesso all’uomo di produrre oggetti più rapidamente, di agevolare il lavoro fisico e in poche parole di vivere meglio, così le ruote che fanno parte delle carrozzine di Andrea e Tatiana agevolano la loro vita e quella di altre persone portatrici di disabilità.

Per far comprendere ai bambini in maniera divertente cosa significa essere in possesso di un deficit fisico, abbiamo proposto un gioco di ruolo: un bambino alla volta ha provato a comunicare ad un suo compagno, unicamente con l’utilizzo e il movimento di una parte del corpo (piede, dito, occhi, ecc), una determinata azione da eseguire, senza quindi avere la possibilità di parlare e gesticolare “normalmente” ma anzi cercando di farsi comprendere tramite un codice di linguaggio creato ad hoc (ad esempio due movimenti del piede per dire sì, uno per dire no). Infine, l’incontro si è concluso con l’illustrazione di alcuni ausili portati da Tatiana per dimostrare che con un pizzico di ingegno e volontà è possibile ridurre alcune difficoltà. “È stato entusiasmante mostrare alcuni degli oggetti che uso quotidianamente e che sono stati anche progettati e costruiti da mio padre. Altri esempi di ausili che vengono comunemente impiegati sono una maschera di ferro posta sopra la tastiera del computer che agevola la digitazione o una tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto che permette solamente puntando gli occhi di formulare intere frasi” – dice Tatiana, animatrice del CDH.

Ma qual è la differenza tra deficit ed handicap ?

Un esempio lampante di deficit può essere un difetto di vista, mentre l’handicap è la difficoltà che ne deriva nel riuscire a vedere correttamente ciò che ci sta intorno: persone, testi, oggetti, ecc. Gli ausili che quindi aiutano le persone a colmare difetti fisici, come gli occhiali della maestra e di alcuni bambini o le ruote che fanno parte delle carrozzine di persone con disabilità, non fanno altro che compensare un deficit fisico, che comunque rimane presente, eliminando la difficoltà che ne consegue ovvero l’handicap.

“L’entusiasmo e la partecipazione dei bambini,” – dice Andrea, animatore del CDH – “sia durante la visita al museo sia durante l’incontro nella loro scuola, mi ha particolarmente colpito in quanto abbiamo introdotto un argomento a primo impatto complesso, delicato e forse lontano dai loro interessi e dalla loro quotidianità”. “Attraverso dei giochi e delle attività coinvolgenti credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo, quello di far conoscere a dei bambini, futuri adulti di questa società, la ricchezza e le risorse che possono derivare dalla diversità e, nello specifico, dalla sfera della disabilità”.

Non vediamo l’ora di ripetere al più presto questo incontro e di avere collaborazioni sempre più frequenti con le scuole!