Qui comincia l’Avventura…
Il laboratorio “Dove non sono stato mai. Il viaggio tra immaginario attese e possibilità” ci ha permesso di indagare le attese e i desideri che ognuno di noi porta con sé intorno all’idea di viaggio, per poi arrivare più concretamente a toccare con mano che cosa significa prepararsi per una partenza, come informarsi, cosa fare e a chi rivolgersi una volta arrivati a destinazione, e soprattutto che cosa significa farlo per chi ha una disabilità.
“Da dove vengo io” ci ha portati invece a tu per tu con le culture di altri paesi, dove abbiamo avuto modo di entrare in una casa d’invenzione, una tenda, ospiti proprio degli abitanti di quei luoghi dove mai avremmo voluto andare e che invece abbiamo scoperto di volta in volta ricchi di curiosità e risorse.
Oggi scegliamo di darci all’avventura, come esploratori di quello che ci circonda ma anche di quello che ci accade.
Lo abbiamo fatto con i nostri strumenti consueti, il gioco e l’immaginazione, ma anche con un’importante cassetta degli attrezzi, il bellissimo L’avventura di Giorgio Agamben (Nottetempo 2015), uno studio sul tema che ci ha aiutato a scandagliare le peculiarità del racconto, il nostro, perlustrando gli ambienti, riscoprendo la Storia, viaggiando nel tempo e sfidando il Fato con il Gioco dell’oca.
Ce ne parla con passione in nostro Mario Fulgaro, che un po’ filosofo e un po’ avventuriero lo è già di suo:
“La vita tutta, in tutti i suoi molteplici aspetti, rappresenta una quotidiana ed incessante avventura. Così, a seconda delle diverse circostanze, ci si può scoprire un abile “esploratore”, come quando si va a trascorrere un po’ di tempo in un luogo nuovo e, per forza maggiore, bisogna scoprire gli anfratti piacevoli del posto che ci ospita; oppure ci si può ritrovare ad indossare gli abiti di un ingenuo e curioso “ricercatore”, come quando si va a fare la spesa in un supermercato e, con aria smarrita, bisogna attivare tutte le proprie abilità, per capire in quale reparto e su quale scaffale si trova la maionese, di vitale importanza se si vuole ingrassare di qualche etto…solo?
La vita non esaurisce, in questo senso, la sua immensa abilità a variare i ruoli dei suoi personaggi principali. Esistono, comunque, elementi imprescindibili che appartengono ad ognuno, che ne caratterizzano l’essenza, come il dáimon, il genio che è in lui. Nel laboratorio avventura, poi, si è identificato il dáimon con il simbolo del Sole. Ecco perché piace a molti stare al sole, stella polare di ogni azione volta ad uno specifico obiettivo. Attenti all’insolazione, però!
La Luna rappresenta la tyche, ovvero il fato, il quale interviene sempre a ricordare la fragilità dell’uomo e i conseguenti cambiamenti che avvengono nel suo animo e nel suo corpo. L’uomo, in quanto parte integrante della realtà, scambia vitali informazioni con essa, arricchendo il suo bagaglio culturale di conoscenza epistemologica.
A questo punto, non può mancare il momento più intimo del “bacio”, equivalente in termini simbolici all’eros, cioè all’amore fisico e spirituale. Di tipologie di baci ce ne sono tante: per amicizia, per amore, per affetto parentale. Il bacio in sé possiede una forte carica energetica, pronta ad essere scambiata per saldare un legame di appartenenza.
Il “nodo” designa l’ananche, la difficoltà che ognuno può incontrare o vivere quotidianamente a causa di un suo deficit. Ci si confronta sempre con un impedimento di sorta, ma non bisogna mai abbattersi. Dopotutto come diceva Totò: “chi si ferma è perduto” e l’avventura ha l’urgente necessità di andare avanti […].
La memoria, il ricordo di ciò che si è vissuto conferisce l’ultimo tassello per dare completezza ad un’avventura. Il racconto che se ne può fare, infatti, è la dimostrazione di aver interiorizzato le esperienze fatte, dimostrando a sé stesso, prima di tutti, di aver arricchito il proprio bagaglio di conoscenze nuove. Come sostiene Agamben, “che piova, è qualcosa che accade, ma questo non basta a farne un evento; perché sia un evento è necessario che codesto accadere io lo senta come accadere per me!”
Nel laboratorio avventura, per ogni sua attività svolta, si è cercato di fare tesoro di tutti questi elementi e caratteristiche. In più, si è condito il tutto con la forza della fantasia e dell’immaginazione.
[…] Con questo spirito positivo, aperto verso il mondo, si procedeva tappa dopo tappa. Si sceglieva il proprio amuleto, dotato di cotanto potere magico e in grado di accompagnarci e proteggerci, lungo tutto il tempo della nostra avventura. Infatti il fato è sempre in agguato, per sovvertire ogni progetto di rilassante spensieratezza ed è giusto premunirsi di tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Se la vita appare come una partita a dadi, è più che giusto giocare con essi su un percorso a ostacoli, proprio come nel gioco dell’oca”.
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