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Traduttrice professionista con il laboratorio “Librarsi”

Oggi Francesca, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio ci racconta l’incontro con le bambine e i bambini della primaria dell'”Istituto Comprensivo Januzzi-Mons. Di Donna” di Andria.

Insieme a Luca Cenci, educatore e conduttore di “Librarsi”, laboratorio di traduzione in simboli CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) ha parlato di che cos’è e come nasce un libro accessibile, mentre tutti volevano saperne di più su Francesca, il suo lavoro e le sue passioni.

Tra un racconto e l’altro si sono soffermati anche su quelli di Rodari, incontrati nella realizzazione del libro in CAA “Giacomo di cristallo e altre storie”, edito da Edizioni la meridiana nella collana “Parimenti proprio perché cresco”.

Un momento reso possibile dal percorso della Biblioteca Itinerante a cura di Edizioni la Meridiana, nell’ambito di Lettori alla Pari .

“La classe è sempre stata molto interessata a quello che gli veniva proposto – racconta Francesca- si notava la loro attenzione. Gli abbiamo chiesto, per cominciare, se sapevano leggere e loro hanno risposto di sì, quel punto li abbiamo fatti riflettere su quello che voleva dire veramente, facendoli vedere testi in inglese o altre lingue, per poi chiedere loro se sapessero leggere anche in altri modi.

A quel punto abbiamo deciso di mostrare anche libri che loro non avevano mai visto come i tattili e il libro modificato spiegandogli la funzione e l’importanza di questo mezzo e a che cosa e per chi serve, per lo più utilizzato dalle persone che hanno difficoltà di lettura e le persone dislessiche che non riescono a comprendere bene il testo. Successivamente abbiamo continuato l’incontro facendo un’attività facendogli indovinare delle parole in svedese senza utilizzo del simbolo per far loro comprendere l’utilità di questo e che soprattutto mettersi nei panni di chi ha bisogno di alcuni strumenti per leggere e capire.

È stato bello parlare con loro e raccontargli delle mie passioni, dal tennis alla pet therapy, che contribuisco a diffondere anche ad altre persone con disabilità con l’aiuto dei miei Labrador. Vederli interessati a quello che faccio e al mio lavoro mi ha dato molta soddisfazione”.

 

Con Tiziana, dentro l’universo di Marc Chagall

Lo scorso autunno il Progetto Calamaio si è cimentato in un percorso di autoformazione dedicato all’arte, immergendosi, questa volta, nell’universo di Marc Chagall.

Tiziana Ronchetti, animatrice con disabilità del gruppo, ci racconta come è andata a partire da alcune elementi chiave al centro della poetica dell’artista. Così Tiziana ci porta passo per passo anche dentro le sue scoperte, intuizioni e  ricordi dentro e fuori l’incontro con la pittura.

” Il laboratorio arte di quest’anno – spiega Tiziana– è stato sull’artista Chagall. Qualche anno fa siamo andati come gruppo a visitare la mostra a Bologna. Abbiamo trovato degli elementi che si collegano al nostro lavoro, i tre elementi sono: Sogno, Fiaba e Realtà e che li ritroviamo anche in tanti dipinti dell’artista. Manu, Barbara, Camilo, Rossella e Andrea sono i conduttori di questo laboratorio. Ora vi condurrò nel nostro viaggio intorno all’arte e al mondo di Chagall proprio a partire dai tre elementi”.

IL SOGNO

Il conduttore dell’incontro sul  sogno è stato Camilo, dopo averci spiegato del perché ha scelto il sogno siamo passati all’attività che consisteva nel scegliere un dipinto di Chagall e rispondere a delle domande sul sogno. Nel secondo incontro dovevamo             rappresentare un nostro sogno. Io come mio sogno, ho rappresentato le montagne dipingendo il foglio tutto di verde, perché era un sogno che facevo da bambina, camminare sulle montagne. Ho scelto come modalità di disegno la pittura a tempere.

Il motivo del perché molte volte tra tutte le modalità di espressione io confido che sia la pittura come anche la scrittura, perché molto spesso è difficile esprimere quello che provo. Parto proprio da me. La pittura e scrittura, mi aiutano a esprimere più facilmente le mie emozioni.

Nel laboratorio ricordo, in un incontro, forse in uno dei primi fatti, abbiamo avuto l’onore di vedere alcuni video sulla vita e i dipinti di Chagall. molti dipinti ricordo, facevo fatica a capire cosa volesse rappresentare l’artista, ma un dipinto che mi ha colpito molto è stato il dipinto che Chagall ha dedicato alla moglie deceduta “gli amanti in blu” e mi fa pensare che se il pittore ha fatto dei dipinti di sua moglie, sono dipinti tutti ispirati dall’amore che il pittore provava per lei. Abbiamo notato che tutti i dipinti di Chagall hanno colori molto vivaci e i colori che predominano sono il rosso e il blu.

LA FIABA

Il primo incontro sulla fiaba la conduttrice è stata Rossella. L’incontro sulla fiaba, è stato svolto così, Manu ci ha letto una fiaba di “La Fontaine” che si chiama “La canna e la quercia”. Chiagall ha illustrato tutte le fiabe di La Fontaine. Poi abbiamo visto tutte le illustrazioni delle fiabe. Mi sono piaciuti, perchè per le illustrazioni ha usato una tecnica molo simile a quella dei cartoni animati. Ho notato che nelle illustrazioni delle fiabe di La Fontaine, Chagall non usa i colori vivaci ma sono in bianco e nero. È stato molto interessante! Rossella e Manu ci hanno spiegato un’attività che si fa con le “carte di Propp” che rappresentano alcuni personaggi e elementi caratteristici di una fiaba. Tramite questo strumento, in gruppo abbiamo creato una storia con i personaggi e gli elementi dello scrittore “La Fontaine”:

Durante l’incontro le conduttrici ci hanno fatto  una domanda:  cosa c’entra il nostro lavoro con LaFontaine?

Ragionando insieme siamo arrivati a capire che può centrare perché la fiaba è uno strumento che usiamo con il nostro progetto Calamaio nelle scuole.

La storia che è venuta fuori da questa attività è molto creativa, l’abbiamo  intitolata “La volpe e l’ubriacone”.

Nell’incontro successivo Manu ha chiesto a noi del gruppo di pescare un bigliettino dove c’erano scritti i personaggi e gli elementi che fanno parte della storia inventata e abbiamo rappresentato ognuno un personaggio disegnandolo o dipingendolo.

A me è venuto fuori il biglietto della cuoca Focaccina e la mia rappresentazione del disegno l’ho svolta in questo modo, metà pennarelli e metà ad acquarelli.

Mentre  svolgevo l’attività del mio disegno ho voluto fare uno sfondo con gli acquarelli chiedendo consiglio a Barbara su come fare lo sfondo. Sotto consiglio di Barbara dato che il personaggio era la cuoca Focaccina mi ha consigliato di disegnare come sfondo delle focacce.

Io  avevo difficoltà a disegnare le focacce, perciò Barbara  me ne ha disegnata una. Ho sfruttato il suo disegno come modello per aiutarmi. Con il suo esempio è stato più facile riuscire a disegnare le focaccine, fino a che c’era spazio nel foglio. Per colorare le focacce ho usato i colori  il rosso e il giallo. Quando non c’era più spazio ho concluso il mio sfondo facendo delle sfumature azzurre, ho cercato di fare verde chiaro e viola chiaro sempre usando gli acquarelli. Io adoro dipingere.

LA REALTA’

All’inizio di questa fase dell’ laboratorio temevo fosse più difficile . Poi quando ho capito in specifico di quale realtà si concretizzava. Mi sono più tranquillizzata. Pesavo che la realtà fosse riguardo a  qualcosa di personale. Avendo questo pensiero, avevo inizialmente paura. In questa fase dell’ laboratorio d’arte.

Nell’ incontro realtà: ci saranno due incontri, sul tema della realtà. Le attività rispetto a questo tema svolte ieri, realtà si intendeva come e dove, nei dipinti di Chagall; era scoprire e capire e indovinare.  Rivedendo i suoi dipinti, quali erano gli elementi realistici.  Questa era la prima attività del primo incontro realtà. La seconda attività è stato un gioco ci siamo divisi in squadre i conduttori del gioco avevo delle domande sui dipinti e sulla vita di Chagall e sulle sue passioni. Ed era un gioco anche a punteggio. Emanuela Marasca ci ha accennato cosa avremmo fatto nel prossimo incontro sulla realtà e ci ha detto: che avremmo fatto un dipinto sulla realtà.

A primo impatto mi è venuta un po’ di paura e ho pensato, “ oddio cosa dovremmo dipingere sulla realtà, non avrei mai pensato che sulla realtà ci deve essere un dipinto. Ma poi all’ uscita del laboratorio ho pensato, “ Va bè c’è lo spiegheranno loro al prossimo incontro. E capirò meglio cosa intendeva l’Emanuela Marasca.

 

UN ACQUERELLO, PER NON CONCLUDERE

 La volta precedente quando ci è stato detto: che avremmo fatto un altro incontro sulla realtà a parte lasciarmi andare: nell’ procedimento del laboratorio; devo essere molto sincera, non né avevo la minima idea di cosa avremmo fatto durante  l’incontro successivo.  Ma cercavo di metabolizzare che attività sarebbe stata svolta. Ma non era quello che pensavo.

Oggi dopo che ogni uno di noi con il tempo necessario ha riepilogato il laboratorio d’arte. L’attività successiva, era rappresentare disegnando una tappa della nostra vita. Il tema sulla realtà di oggi era, tre momenti: il lavoro, il tempo libero, e la famiglia.

Mi era venuto in mente di rappresentare, la mia seconda vita: solo che dentro di me  non ero pronta a fare questo tipo di rappresentare questo disegno. Devo dire che non ci ho girato molto intorno.

Perciò  come membro famigliare ho disegnato il mio cane Dory. Facendoli lo sfondo, verde color prato mischiando Bianco Verde scuro e verde chiaro e disegnandoli anche il suo gioco preferito che è la palla. La palla ho mischiato Bianco azzurro, e blu e per colorare il mio cane, ho usato un colore particolare che adesso non me l’ho ricordo bene con precisione, poteva essere oro, color sabbia e il giallo. E come nei dipinti successivi sempre per la passione per pittura ho usato gli acquarelli.

 

 

 

 

 

 

  

 

Scelgo, dunque sono

Lo scorso 14 febbraio 2022 (sì, proprio il giorno di San Valentino!), gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio sono stati coinvolti in un percorso di formazione interna molto atteso…

Ancora una volta ci siamo ritrovati in cerchio, in un piccolo gruppo, a parlare di affettività e sessualità, un aspetto della vita e un nodo, si sa, spesso cruciale per tutti, troppe volte taciuto, rimosso o edulcorato, soprattutto nella relazione con la disabilità.

Sentirsi liberi di parlare di piacere e desiderio schiettamente d’altronde non è facile per nessuno, ognuno di noi ha il proprio, personalissimo, modo di guardare al tema ed è condizionato dal vissuto, da limiti esterni, culturali, familiari, fisici e interni.

Eppure, ogni tanto, osare si può e lasciarsi andare è possibile, come ci ha dimostrato la consulente sessuologa ed educatrice sessuale Valeria Fischetti, quando il contesto è quello giusto: sereno, ironico, protetto e rispettoso delle esigenze e dell’identità di ciascuno.

Così il gruppo, ormai giunto al quarto incontro, ha iniziato lentamente a interrogarsi su di sé, le parole, il proprio corpo, tutto ciò che ruota attorno alla sfera della sessualità e dell’affettività e soprattutto su come affrontare le cose in ambito relazionale, come esplicitare la propria volontà e i propri bisogni a chi ci circonda.

“Come faccio a dire che non voglio fare qualcosa con una persona?”, “Cosa faccio se l’altra persona non mi ama?”, “Come faccio a chiedere di stare un po’ da sola a mia madre?”, queste alcune delle domande che hanno intavolato la discussione.

A quest’ultima domanda Francesca Aggio, animatrice con disabilità, risponde: “secondo me si potrebbe chiedere di essere lasciata sola per poco tempo, per poi chiederne sempre di più, così da abituare sia i genitori che se stessi”.

Dopo aver riflettuto sul concetto di “piacere”, per molti legato al benessere corporeo nella quotidianità o alla relazione con l’altro (un massaggio, essere accarezzati sui capelli, cucinare, degustare, toccarsi, percepire, abbracciare, guardare delle foto, aver cura di qualcuno), il gruppo ha sperimentato un momento di rilassamento e di ascolto, a partire da un’attività corporea, diretta da Valeria.

Bendati, tutti i partecipanti sono stati massaggiati attraverso degli oggetti apparentemente semplici e ordinari come un grattino di legno, una piuma, degli spazzolini, un massaggiatore professionale, un pennello da barba e delle arance.

La musica ha accompagnato il contatto con gli oggetti indirizzati delicatamente verso zone sensibili, come l’inizio del senso, del fondo schiena, il collo e le mani, per accendere l’attenzione verso qualcosa di mai veramente preso in considerazione.

Molte persone, all’interno del gruppo, hanno ammesso di non sapere che cosa sia esattamente il piacere fisico, non avendolo mai sperimentato, o, ancora prima, a non sapere che cosa piace o che cosa no.

La consapevolezza è estremamente importante, perché è ciò che ci fa crescere, e, nella sfera sessuale, è ciò che precede scelta e consenso.

Essere dipendenti dalle scelte che i genitori fanno a nome del loro bene è ancora una delle costrizioni più sentite dalle persone con disabilità, perché limita il loro diritto di scegliere e di conoscere.

Altre volte, però, questi limiti diventano nostro malgrado comodi cuscini su cui adagiarsi, dimenticandosi di ascoltare ciò che si vuole veramente per la paura di soffrire e di non riuscire ad affrontare le nostre difficoltà.

Iniziamo così un viaggio alla scoperta di noi stessi e sappiamo che non sarà un cammino facile ma insieme e grazie all’aiuto di Valeria, siamo certi che da qualche parte approderemo, liberi di essere, liberi di scegliere, anche a poco a poco.

L’arte è in tavola!

Che cosa unisce arte e cibo? A rispondere ci hanno pensato Rossella, Elie e Manu, animatori ed educatori del Progetto Calamaio, che da bravi appassionati di entrambi gli ambiti si sono trasformati in veri Arcimboldi, dedicando ai colleghi un laboratorio sul tema. Qui Rossella ci racconta per filo e per segno come è andata, dando così il via a una rubrica tutta sua!

La mia passione e il desiderio di fare conoscere l’arte ai miei colleghi mi hanno spinto l’anno scorso a ideare una mia “rubrica d’arte”, che di tanto in tanto presento all’interno del gruppo Calamaio. Lo scorso anno era basata sulla vita di alcuni artisti, quest’anno ho avuto la brillante idea di unire l’arte a un “qualcosa”. Pensando a quel “qualcosa” insieme a Manu, ci è venuto in mente di unire l’arte al cibo. Prima di tutto perché all’interno del nostro gruppo ci sono molti appassionati di cucina a cui piace molto mangiare, in secondo luogo perché l’arte e il cibo sono legati da tempo immemore. Da quando l’uomo ha cominciato a sentire il bisogno di rappresentare la propria vita, inevitabilmente il cibo ne ha fatto parte. Dalle scene di caccia dei graffiti preistorici e dei geroglifici egizi, alle opere più venerate del Rinascimento, fino a quelle più moderne della pop e della eat art.

Ho iniziato a fare delle ricerche approfondite e ho scelto degli artisti partendo dal 1500 ad oggi che hanno rappresentato il cibo nella propria arte. Insieme a Elie, un tirocinante, abbiamo creato un powerpoint con artisti e opere del calibro di Arcimboldo, Van Gogh, Paul Gaugin, Pablo Picasso, Matisse, Frida Kahlo, Andy Wharol, Vanessa Beecrooft e Will Cotton.

È stato interessante scoprire come nel corso degli anni il modo di rappresentare l’arte è cambiato, dalle nature morte di Van Gogh, Gaugin, Matisse, passando per L’ultima cena di Frida Kahlo, una rivisitazione particolare e inusuale della rappresentatissima Ultima Cena, capolavoro di Leonardo, fino ad arrivare ai nostri giorni, dove gli artisti rappresentano nelle loro opere, delle vere e proprie performances, come ad esempio le opere di Will Cotton che presentano scenari costituiti interamente da pasticcini, caramelle, zucchero filato e gelati.

(cit.)“Questi dipinti riguardano un luogo molto specifico”, dice Cotton, “È un’utopia in cui ogni desiderio è soddisfatto tutto il tempo, il che significa in definitiva che non ci può essere desiderio, come non c’è desiderio senza mancanza”.

Abbiamo scoperto anche delle interessanti curiosità, come ad esempio sotto l’opera di Van Gogh Natura morta con frutta e castagne 1886,è nascosta un’altra opera La donna con sciarpa, perché Van Gogh spesso riutilizzava delle tele già dipinte. Oppure, avreste mai pensato che un’opera di Picasso è stata venduta a New York alla modica somma di 4.226.500 dollari? Ebbene sì è l’opera  Corbeille de fruits et bouteille, un’opera datata 29 dicembre 1937 realizzata a Parigi.

Dopo la presentazione abbiamo pensato a un laboratorio sull’arte e il cibo molto singolare, ogni partecipante aveva la possibilità di creare la sua opera d’arte, avendo come tavolozza di colori, i colori di frutta e verdura: banane, kiwi, mandarini, pomodori, carote, insalata, olive… Abbiamo dato ampio spazio alla nostra fantasia e sono venuti fuori dei veri capolavori. Ognuno poi ha dato un nome alla sua opera.

Il cibo crea aggregazione e unisce la gente in un modo piacevole e ha la capacità di evocare qualcosa negli occhi dell’osservatore.

E ora se avete voglia create anche voi la vostra opera d’arte e dategli un nome…Poi inviateci le foto a calamaio@accaparlante.it , potremmo così organizzare una vera e propria mostra con i vostri capolavori!

Grazie a tutti e alla prossima rubrica!

Rossella Placuzzi

Emanuela Marasca

Elie Smaily

Volo con te – Accaparlante e Panta Rei x Bet She Can

Volo con te è un libro-progetto che apre un dialogo tra generazioni e stimola la crescita personale e relazionale di tutti, promuovendo la consapevolezza e la libertà di scelta, temi cari a BET SHE CAN.

BET SHE CAN è un progetto che si rivolge in particolare alle bambine e alle ragazze nella fase della preadolescenza – tra gli 8 e i 12 anni – con l’obiettivo di accompagnarle nel loro percorso di crescita attraverso strumenti di supporto allo sviluppo della consapevolezza di ciò che sono (talenti e potenzialità) e di ciò che vogliono essere, fino alla libertà nelle loro scelte e azioni.

La storia, coinvolgente ed emozionante, pensata da Sabina Colloredo e accompagnata dalle sgargianti illustrazioni di Marco Brancato, racconta di due amiche che partono per un viaggio alla ricerca di Diego e che in realtà, attraverso questa ricerca, entrano in contatto con la profondità di se stesse. Lungo il cammino troveranno sorprese e ostacoli che si riveleranno fattori determinanti per il loro percorso di crescita.

Volo con te, nato anche dalle riflessioni e dall’ascolto dei vissuti dei  due focus group che hanno coinvolto genitori e bambini, è stato prodotto in collaborazione con la casa editrice Carthusia Edizioni.

Per questo progetto abbiamo collaborato insieme a Panta Rei, cooperativa che gestisce in convenzione con l’istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia quattro servizi educativi in città e il Servizio di Supporto alle Attività Pomeridiane (SAP) nei nidi a gestione diretta comunale. L’esperienza maturata in questi anni da Panta Rei, nasce da un’incubazione d’impresa quadriennale da parti di Reggio Children che negli anni di start up ha seguito insieme al Comune di Reggio Emilia la Formazione pedagogica e gestionale delle socie fondatrici.

il 7 e il 14 ottobre abbiamo incontrato due classi di quarta e quinta elementare del distretto del Pilastro, accogliendoli nella sala centrale del Centro Documentazione Handicap in via Pirandello 24.

Dopo la lettura del libro abbiamo cominciato a parlare di pregiudizi e stereotipi, delle etichette con cui di solito definiamo e categorizziamo le altre persone, spesso anche senza accorgercene. I bambini e le bambine delle classi che abbiamo incontrato ci hanno stupito riportando esperienze personali, andando a toccare nel vivo l’argomento, dimostrando come sia un tema che ci colpisce sin dalla tenera età e di quanto sia importante affrontarlo.

L’incontro si è concluso con la costruzione di un areoplanino di carta in cui bisognava scrivere sopra il proprio sogno cercando di svincolarsi dai limiti dettati dalla società in cui viviamo, per poi fargli prendere il volo… nella speranza che questa metafora si trasformi in realtà.

“Ma sapete da dove nascono gli stereotipi? Dalla paura, la paura del diverso e dell’ignoto che creano un’insieme di emozioni negative che si innescano quando ci si trova davanti a persone con caratteristiche differenti rispetto alle proprie, come il colore della pelle, il credo religioso o l’orientamento sessuale.”

Tiziana Ronchetti, animatrice del Gruppo Calamaio

IL PARTITO DEGLI SCOMODI

Due settimane fa, in vista delle elezioni comunali di Bologna, abbiamo organizzato una giornata dedicata alla conoscenza e alla scoperta dei partiti e delle diverse coalizioni in gioco incontrando esponenti di diverse fazioni e capendo quali fossero le modalità di voto. Abbiamo parlato del ruolo del Sindaco e dei suoi consiglieri, dell’importanza che hanno sulle scelte e i cambiamenti di una città e quindi di quanto rilevante sia votare. Tra le chiacchiere sono poi uscite fuori le nostre esigenze, quello che per noi sarebbe importante fare per rendere la città come la vogliamo noi… nasce cosi:

IL PARTITO DEGLI SCOMODI

Scarica il file e fai conoscere il PARTITO DEGLI SCOMODI! Cerchiamo gente nuova che si unisca alla nostra battaglia, siete tutti e tutte benvenuti/e!

Liceo Artistico F. Arcangeli x Cultura Libera Tutti – ecco il nuovo logo!

Realizzare l’accessibilità culturale vuol dire diventare, attraverso la sperimentazione e la frequentazione dei linguaggi dell’arte e della cultura in generale, spettatori e cittadini partecipi del nostro tempo. Secondo questa logica è nata la rete “Cultura Libera Tutti” (http://culturaliberatutti.accaparlante.it/) , una rete di lavoro reale e non solo nominale, perché basata sulla condivisione di un lavoro comune che ha permesso a tutti i soggetti coinvolti di allargare i singoli orizzonti lavorativi. La positiva collaborazione che la Cooperativa Accaparlante (http://www.accaparlante.it/) ha messo in atto attraverso percorsi specifici con alcuni musei dell’Istituzione Bologna Musei, quali MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (http://www.mambo-bologna.org/), Museo Civico Archeologico (http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico), Museo del Patrimonio Industriale (http://www.museibologna.it/patrimonioindustriale), oltre a ITC Teatro – Compagnia Teatro dell’Argine (https://www.itcteatro.it/site/lang/it-IT/page/1/) e Teatro Testoni Ragazzi – Compagnia La Baracca (https://www.testoniragazzi.it/doc.php?iddoc=10&lang=it) ha fatto emergere la volontà di compiere un’azione più ampia e trasversale, che si è tradotta nella possibilità di costruire una rete significativa di realtà diverse ma impegnate culturalmente sul territorio e nella realizzazione sperimentale di un percorso formativo che ha come tema centrale l’accessibilità culturale.

Grazie alla collaborazione fra la rete Cultura Libera Tutti e isArt Liceo Artistico Arcangeli di Bologna (https://www.liceoarcangeli.edu.it/drupal/) attraverso un progetto di alternanza scuola-lavoro, il progetto CLT ha un nuovo logo. Il percorso condiviso con i ragazzi e con l’insegnante ha attraversato diverse tappe.

Era innanzitutto necessario che gli studenti potessero conoscere da vicino il progetto. Hanno così partecipato ad alcuni incontri di Cultura Libera Tutti all’interno dei diversi musei, dove si sono potuti rendere conto dei contenuti e della modalità con cui operatori museali e animatori del Progetto Calamaio incontrano i bambini e i ragazzi delle scuole per parlare di diversità unita ad arte, cultura, teatro, storia, tecnologia, ecc.

Alla luce quindi dell’esperienza fatta, hanno svolto un articolato lavoro in classe e hanno elaborato delle bozze di disegni che esprimessero ciò che avevano visto e sentito – sia a livello uditivo che emotivo – durante i momenti che abbiamo condiviso. I bozzetti sono poi stati trasformati in disegni esecutivi, che i ragazzi hanno poi reso definitivi con la rielaborazione informatica.

I disegni sono davvero tutti bellissimi e per questo ci teniamo che siano tutti visibili nella nostra galleria dedicata. Sceglierne uno solo è stato difficile e abbiamo dovuto votare con molta attenzione.

Da oggi il logo di Cultura Libera Tutti è…..

  • D’AMBROSIO – vincitore/rice del progetto

Di seguito trovate tutte le proposte fatte dai ragazzi e ragazze dell’Arcangeli:

  • ARNOFI
  • AURELI
  • BETRARINI
  • CARUSO
  • COTRINO
  • FERRARI
  • HALL
  • MAZZETTI M.
  • MATVEEVA
  • MAZZETTI G.
  • MISSO
  • MONACO
  • ORNO
  • PILATI
  • PROGRESSI
  • QUAQUARELLI
  • RISI
  • TALIANI
  • VENTURI
  • VERGANI

Tutti Chef a Porta Pazienza

Per quattro venerdì siamo stati cuochi nella cucina del ristorante-pizzeria Porta Pazienza, guidati dal simpatico Chef Nino. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Circolo La fattoria e il ristorante etico-sociale Porta Pazienza, grazie al Bando Carisbo con il quale è venuto a crearsi il progetto “Tutti alla Pila”. Su il grembiule, mani in pasta e tanti cibi succulenti!

Abbiamo sfornato pizze, biscotti, rollò e sfogliatelle. Ad ogni incontro si arrivava al ristorante e si trovava la tavola apparecchiata con tutti gli ingredienti e gli strumenti necessari per lavorare. Nino e i suoi collaboratori ci spiegavano cosa dovevamo fare e ci aiutavano. Mentre i nostri cibi cuocevano noi ci siamo dilettati in chiacchiere, giochi e relax. La nostra giornata si concludeva sempre con un buon pranzo tutti insieme!

“Nino mi ha insegnato a cucinare. Quando abbiamo fatto la pizza, nella mia ci ho messo tanto di quell’origano che era nera! Ma l’ho mangiata tutta!!” Lorella

“Mi è piaciuto fare la pizza: ero felice e contenta. E’ piaciuta tanto anche a mia mamma!” Federica

“La cosa che mi piace più di tutte è impastare anche con il mattarello, la pizza è stata la mia preferita perché mi piace un sacco.” Filippo

“Mi è piaciuto quando ho toccato la pasta, inoltre mi è piaciuto quando abbiamo fatto delle chiacchere e quando abbiamo fatto i biscotti con le formine” Rossella

“Mi è piaciuta la pizza e giocare fuori dal ristorante.” Sara

Speriamo di poter rifare questa bellissima esperienza, intanto ci siamo segnati le ricette e le proveremo nella nostra cucina del Cdh!

IN CUCINA CON FILIPPO E LUCA

Di Filippo Neri Del Nero

Impara a cucinare, prova nuove ricette,

impara dai tuoi errori,

non avere paura,

ma soprattutto divertiti.

(Julia Child)

Io sono Filippo e mi piace tanto cucinare. Cucinare per me è una grande passione, che ho scoperto al CDH. È un’attività che ho iniziato in settembre con Patrizia, un’educatrice, e ho scoperto che mi piace molto. Nonostante le restrizioni date dal Covid19 sto continuando questa esperienza anche con altri colleghi, tra cui Luca, rispettando tutte le norme igieniche necessarie per preparare i miei manicaretti. Sono molto contento di poter cucinare e imparare tante ricette nuove al CDH.

Il primo piatto che ho realizzato è stata la pasta con il pesto: io e Patrizia abbiamo cucinato un pesto particolare utilizzando le foglie di ravanello. Il piatto ha avuto molto successo tra i miei colleghi del CDH.

La mia più grande soddisfazione è stata quando eravamo tutti chiusi in casa e facevamo laboratori a distanza. Io, Tristano e Giulia abbiamo cucinato ognuno da casa sua, ma insieme, la concia per l’arrosto e la pizza. È stato molto bello perché ho potuto fare assaggiare ai miei genitori quello che ho cucinato. Oltre alla cucina ho la passione per l’orto e mi piace vedere le piante che germogliano. Posso anche utilizzare i frutti che coltivo all’orto del CDH per creare i miei piatti di stagione. Con Patrizia abbiamo infatti realizzato, usando i prodotti dell’orto, crostini con pomodoro e cavoli e frittata con cime di rapa.

Appena sarà possibile comincerò un corso di cucina alla Fattoria di Masaniello qui al Pilastro. Mi piacerebbe imparare a cucinare la pasta con il pesce e anche i dolci. In futuro vorrei tanto cucinare una volta al mese e mi piacerebbe, se finisse completamente l’emergenza Coronavirus, invitare tutti i vecchi tirocinanti e servitori per fare assaggiare i miei manicaretti.

Sara, il teatro e la forza del gruppo – l’importanza della cultura!

Nel mese di novembre abbiamo guardato il film “Il premio”, film il cui regista e sceneggiatore è Alessandro Gassman. Lo abbiamo scelto in omaggio a Gigi Proietti scomparso da poco, era attore teatrale e televisivo, un regista, un comico e anche presentatore attivo più o meno dal 1960. In particolare apprezzavo la sua comicità in ambito teatrale, come nel monologo “La Telefonata”.

Il film “Il Premio” è una commedia e Proietti interpreta il ruolo di un famoso scrittore che viene insignito del premio Nobel per la letteratura ed è in partenza per Stoccolma per ritirare il riconoscimento. Ad accompagnarlo in questo viaggio, che sarà pieno di sorprese, ci saranno figli e compagni di una vita.

La visione del film ci ha portato a riflettere sul gioco di squadra. Ci capita spesso di avere  bisogno di fare gioco di squadra, anche per me quando sono a teatro con i miei compagni quando dobbiamo collaborare e affidarci l’uno all’altro.

Il mio interesse per il teatro è iniziato grazie a degli amici che seguivano un corso di teatro a Granarolo. Loro me ne hanno parlato e mi hanno chiesto se volevo provare a farlo anch’io. Ho accettato e siamo andati a vedere insieme uno spettacolo della compagnia. Da quella sera ho deciso di frequentare il corso. Il mio gruppo è formato da circa 20 persone e sono l’unica persona in carrozzina che lo frequenta. Mi sono appassionata sempre più al teatro in questi ultimi cinque anni, quando faccio teatro mi sento tranquilla, carica e concentrata, mi fa divertire. Ero curiosa di imparare in un ambiente in cui mi sento accolta, in un contesto in cui mi sento libera di esprimermi per come sono senza giudizi.

Un po’ come diceva Proietti il teatro è:

“[…] il classico luogo dove questo non succede, perché so che non c’è ne una cosa giusta e ne una cosa sbagliata mentre stiamo lavorando a teatro.” ( Proietti)

Con il gruppo teatrale con cui lavoro facciamo le prove presso l’ITC, con cui collaboriamo come Accaparlante al progetto “Cultura libera tutti”. L’ITC è il teatro comunale di San Lazzaro, gestito dalla Compagnia Teatro dell’Argine. Un altro spazio dedicato alle attività laboratoriali è ITC Studio. ll’ITC per me non è solo un luogo in cui si fa teatro, ma anche uno spazio dove ci si può divertire e creare delle relazioni umane molto forti.

Durante il periodo del Lockdown il digitale (zoom, meat e i social network) ci ha permesso di continuare l’attività laboratoriale anche se a distanza. Non è stata la stessa cosa perché la relazione umana che si crea in presenza è importante ed è anche per questo che mi dispiace siano state sospese le attività teatrali, a me questa cosa ha scombussolato in quanto teatri, cinema e musei sono luoghi in cui si crea bellezza. La politica considera teatri e cinema luoghi insicuri di questi tempi, ma non è così. Le persone che attraversano questi spazi si prendono “cura” di noi, sia tramite gli spettacoli sia rispettando le norme di sicurezza covid-19. Andare a teatro è anche un modo per divertirsi, stare insieme e creare relazioni. Per questo ci si va anche se c’è distanziamento.

“[…] nessuno basta a se stesso […] ogni premio, ogni successo non ha senso se non è frutto di una condivisione.” (Discorso finale “Il premio”).

Sara Foschi