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Alla scoperta dell’altro con la comunicazione accessibile alla Scuola Primaria Don Minzoni

Sara Foschi, Luca Cenci, Vita Castrignano, Sara Gabella, Francesca Aggio, Elisabetta e Sonia a tu per tu i bambini della scuola primaria Don Minzoni di Bologna tra libri e giochi, pregiudizi da sfatare e sfide da superare, alla scoperta dell’accessibilità e dei suoi linguaggi. Ce ne parla Sara!

“Martedì 28 gennaio c’è stato il primo percorso con la classe quarta B don minzioni. 

All’inizio dell’incontro abbiamo fatto la presentazione dicendo il nostro nome e le due immagini che avevamo scelto. 

In quel percorso erano presenti: Sara Foschi, Luca Cenci, vita Castrignano, Sara Gabella, Francesca Aggio, Elisabetta, e Sonia.

Nella seconda parte dell’incontro si è trattato il tema del pregiudizio infatti dovevamo mandare a Luca Cenci in Whatsapp delle foto con cui ognuna delle partecipanti praticavano alcuni sport per far capire ai bambini che non è scontato che noi pur essendo disabili non possiamo fare sport, perché ognuno di noi pratica sport in maniera differente. 

Francesca Aggio alla fine della attività ha detto che dà piccola le piaceva molto andare a giocare a Tennis. 

Successivamente Luca ha condotto il gioco Uguali e diversi, che consisteva nel dire cinque cose uguali e cinque cose diverse tra me e Luca. 

Di seguito Luca ha dato ai bambini e alle loro maestre dei libri e ha chiesto a loro quali differenze avessero notato tra quelli tradizionali e quelli accessibili, Francesca Aggio ha spiegato che i libri in simboli servono per tutte le persone che hanno difficoltà nella comprensione della lettura, inoltre per far capire ai bambini per noi la parola “Accessibilità” a 360°non esiste. 

Perché per noi quella parola ha la funzione di creare un mondo più giusto e migliore per tutti. 

Dopo Luca ha condotto il gioco delle  “parole svedesi” prima senza il simbolo e poi con il simbolo per fargli capire ai bambini e alle loro maestre quanto per noi sia fondamentale il simbolo quando ci troviamo davanti a un libro non tradizionale e per far capire ai bambini che anche ai normodotati può capitare di essere in difficoltà. 

Poi Luca ha fatto vedere il video del sole per fargli capire che se andassimo in qualunque paese del mondo e disegnassimo una palla gialla con dei raggi intorno tutti posso capire che stiamo parlando del sole. 

Inoltre Sara Foschi ha condotto il gioco “Indovina la frase” consisteva nell’individuare le frasi senza i simboli e nel provare a riconoscere i simboli non evidenti all’interno della frase. 

Prima di salutarci noi insieme ai bambini abbiamo creato la storia in simboli della classe quarta B che poi gliela porteremo a scuola ai bambini. 

Ci siamo salutati e dopo abbiamo fatto il gioco del “mille +uno” Consisteva del dire che la persona che cammina ha bisogno per fare tutto mentre la persona in carrozzina di uno in più. 

Per me l’incontro è andato bene, anche se quando Luca ha chiesto alla classe se avessero delle domande da fare alle partecipanti, loro non s ci hanno fatto delle domande perché noi in quell’incontro abbiamo già portato la nostra esperienza.  Questo probabilmente anche perché dopo 2 ore di attività i bambini di 8 anni sono un po”stanchi!”.                                                                                                                                                                                                        

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando lo sport ti cambia la vita

Rossella Placuzzi, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, racconta la sua esperienza con lo sport e la scherma, sua grande passione insieme all’arte, attraverso cui mettersi alla prova, divertirsi e dare il meglio di sé.

Lo sport mi ha cambiato la vita – racconta Rossella- perché mi ha dato continue soddisfazioni anche al di fuori di quella che era la mia classica routine tra scuola e famiglia, così, già da adolescente ho cominciato a sperimentarmi in altri campi.

Il mio sport preferito è la scherma in carrozzina, passione che una volta ha voluto condividere con i colleghi del CDH, invitandoli, ad Expò Sanità, nel 2022, a provare tutta l’attrezzatura e a mettersi in gioco insieme a me e all’Associazione Zinella Scherma di San Lazzaro di Savena (BO).

Partecipo spesso a gare e di recente, proprio insieme alla Zinella, ho vinto la gara a squadre ai Campionati Italiani Assoluti di scherma paralimpica, nella categoria C sono arrivata al terzo posto con Monia Bolognini!

Come spesso mi succede, ho pianto e mi sono emozionata moltissimo, mi succede quando riesco a raggiungere obiettivi stupendi, come vincere una medaglia e sentirmi realizzata come persona.

Lo sport è tosto, è bellissimo ma, secondo me, nello sport a volte è difficile gestire le emozioni per le ansie da prestazione che ci sono e allora si può piangere e urlare per sfogare la tensione che hai in corpo.

Detto ciò, lo sport mi ha fatto crescere, nella conoscenza delle mie abilità e potenzialità e in quello che il mio corpo sa fare. Prima avevo paura di conoscerle ma adesso mi è passata del tutto e accetto le emozioni anche quelle che mi fanno essere un po’ triste.

A volte succede che durante lo sport mi vengano degli spasmi e mi condizionano un po’ perché spesso succede che sono tesa e di conseguenza devo un po’ uscire dal palazzetto dove mi alleno.

Essere consapevole delle difficoltà, però, non significa non poterle affrontare perché, se io mi conosco e mi accetto come sono, anche quando giocherò sarò più contenta e fare il mio dovere di atleta si trasformerà in un’altra emozione”.

Fare sport fa bene, parola di Rossella!

 

 

 

 

Insieme per conoscere “La vita di Vita”!

Vitaliya Castrignano, per tutti Vita, è la più recente leva del Progetto Calamaio, il gruppo educativo integrato di educatori e animatori con disabilità della Cooperativa Accaparlante e del Centro Documentazione Handicap di Bologna.

Di documentazione, infatti, Vita se ne intende…Vi state chiedendo che cosa ha in mano?

Quello che Vita ha in mano e ci ha da poco presentato è un bellissimo progetto che nell’estate del 2021 l’ha vista protagonista con la collaborazione dell’ITE Gaetano Salvemini di Bologna e la Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.  

Insieme a loro la nostra nuova collega è diventata così protagonista di una vera e propria piccola graphic novel, dal titolo La vita di Vita, attraverso cui Vita ha ripercorso la sua storia autobiografica, dalla nascita e la scoperta della propria disabilità in Ucraina, all’arrivo in Italia fino al difficile incontro con la scuola e il successivo percorso di emancipazione grazie alla musica e all’incontro con compagni e figure educative differenti.

Cresciuta con nonni in Ucraina, a 10 anni Vita raggiunge la mamma in Italia per lavoro, dovendo sostenere il distacco dalla famiglia d’origine e la perdita del Nonno Vito, parallelamente alle continue entrate e uscite in ospedale che segnano definitivamente la diagnosi di tetraparesi spastica e l’impossibilità di camminare. Nel corso del difficile percorso di accettazione, alle medie Vita non si sente purtroppo sostenuta, subendo frequenti atti di bullismo e chiudendosi a riccio con paura. Unica via di uscita e sollievo è la musica, in particolare il gruppo Il Volo, fondamentale per accompagnare la sua ricerca di fiducia in sé stessa.

Alla scuola superiore, tra alti e bassi, le cose miglioreranno quando Vita capirà che è lei in prima persona a dover mettere in atto il cambiamento e che lo sguardo che gli altri hanno su di lei cambierà solo se lei per prima cambierà lo sguardo che ha su di sé.

Intelligente, simpatica e sensibile Vita non passa inosservata e l’incontro con un gruppo educativo parrocchiale che le propone di lavorare come educatrice, insieme al rinnovato supporto di compagni e insegnanti, farà la differenza.

Alla fine, la graphic novel si conclude con una bellissima carrellata di immagini e sogni di Vita da grande, che si presenta come “più matura, con uno stile un po’ più mio–dichiara- in futuro mi vedo fare un lavoro che mi piace, tra i libri che amo, ad esempio, mi vedo provare cose nuove. Mi vedo felice, con le persone che amo. Mi vedo più saggia, di esempio per i miei fratellini. Ho perdonato per quello che ho sofferto. E non mi sento più in colpa di niente”.

Vita, sei nel posto giusto! Felicissimi di averti con noi!

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La Vita di Vita è un progetto di Maria Ghidi, con le parole di Vitaliya Castrignano, il supporto alla narrazione di Alice Galano, le illustrazioni di Matilde Fiore, la sceneggiatura, il lettering e l’impaginazione di Marco Emilio Bonaccini.

V.I.A Libera alle emozioni! La parola ai genitori dopo il percorso di Vita Autonoma Indipendente Libera del Progetto Calamaio

Siamo partiti dalle splendide parole e immagini suggerite dall’albo “Labirinto dell’anima” di Anna Llenas (Gribaudo, 2019) per metterci in dialogo ed entrare delicatamente in contatto con le emozioni dei genitori dei giovani con disabilità protagonisti del percorso di Vita Autonoma Indipendente Libera che quest’anno ha coinvolto il Progetto Calamaio all’Ostello di Combo, Bologna.

Per farlo ci siamo come sempre messi tutti sullo stesso piano, educatori, genitori, disabili e non, scegliendo le emozioni più semplici e più difficili da gestire, ciascuno a suo modo, ispirati dalle bellissime immagini di Llenas che abbiamo trasformato in carte.

Non sempre infatti sappiamo qual è davvero il significato di un’emozione e nella condivisione abbiamo cercato di scoprirlo entrando al fondo della nostra intimità, complice un forte clima di fiducia che ha permesso di accogliere lacrime, risate, incertezze ed empatia senza paura.

Distacco, voglia, paura del nuovo, futuro, libertà, condivisione, cura, alleggerire…Così, dopo l’incontro con le emozioni, ecco le parole chiave emerse, vere e proprie parole-bussola su cui sostare o su cui costruire le nostre prossime tappe volte all’affiancamento della realizzazione di un progetto di vita personalizzato per i nostri colleghi con disabilità sperimentandoci ancora e insieme in percorsi di autonomia nella città.

Essere insieme è importante perché, se è indispensabile che i genitori sappiano che “non si può diventare grandi se non ci si riesce a pensare grandi” – come ci ricorda la psicologa Rosanna De Sanctis di Associazione d’Idee, parte integrante, durante l’anno, di questo percorso- parlare di totale autonomia significa “parlare di totale isolamento. Nessuno può essere totalmente autonomo se non c’è la presenza dell’altro. Ciascuno può essere autonomo in relazione al progetto di vita che si costruisce e la costruzione di un progetto di vita è un percorso, come quello che state facendo. Ogni famiglia ha delle fasi in questo percorso, tappe scandite anche da questi momenti, momenti importanti di conforto e cura”.

E per non concludere e fare tesoro di questi momenti, scegliamo ora di salutarci con la parola “gratitudine”, prendendo ancora una volta in prestito il libro di Anna Llenas.

“La gratitudine è una delle emozioni più belle e significanti che ci siano. Significa dare valore e riconoscimento a una cosa o a un favore che ci hanno fatto. Essere riconoscente per quello che la vita e le persone ti danno è una delle ricette più semplici della felicità”.

Che dire, abbiamo appena cominciato!

Grazie a tutte e tutti.

 

La mia V.I.A Libera!

Ripercorriamo, attraverso lo sguardo di Sara Foschi, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio e partecipante del percorso di Vita Indipendente e Autonoma V.I.A Libera, alcuni momenti della festa del 6 giugno della Coop.Accaparlante e dell’incontro pubblico di restituzione “V.I.A Libera. Incursioni ed esperienze di vita autonoma indipendente libera” che l’ha accompagnata.

“Finalmente, al CDH, c’è stata ci la festa dei 20 anni della Cooperativa Accaparlante!

La prima parte si è svolta nella nostra sede, al Pilastro, con l’incontro sul progetto Via libera e i partecipanti del progetto, tra cui io, hanno raccontato l’esperienza di autonomia svolta a Combo insieme agli educatori nella seconda settimana di gennaio e di maggio 2024.

In quel momento anche alcuni genitori hanno raccontato la loro esperienza nella settimana di maggio senza i loro figli.

Insieme a noi c’erano degli ospiti del Comune e dei docenti universitari che ci hanno aiutato a confrontarci.

La seconda parte della festa si è svolta al ristorante- pizzeria Porta Pazienza dove ci siamo divertiti e c’è stato tanto pubblico, lì c’era anche della buona musica e l’aperitivo.

Quante emozioni, mi sono anche commossa davanti al pubblico! Cosa posso dire di quella settimana a Combo? Io sono stata libera in quella settimana di scandire il tempo come volevo perché nella vita quotidiana non lo faccio mai.

E mia mamma? Con lei ho sempre condiviso tutto. Beh, è andata in vacanza da sola, per la prima volta, da quando sono nata.

All’inizio avevamo paura ma siamo state entrambe contente ed entrambe vogliamo ripetere questa esperienza, ciascuna con il proprio spazio, ciascuna a modo suo”.

Per ulteriori info sul progetto:

https://shorturl.at/4VM23

 

 

 

 

 

 

 

 

Utile, divertita, affaticata…Euforica!

Irene, tra le più giovani leve tra gli animatori con disabilità parte del gruppo integrato del Progetto Calamaio, ci racconta una delle sue prime esperienze di animazione e incontro a scuola a confronto con le ragazze e i ragazzi del Liceo Scientifico Statale “A.B Sabin” di Bologna.

“Quante emozioni e pensieri sparsi dopo questa esperienza!

Consapevolezza, perché mi sono messa in gioco, il fatto di essermi massa in gioco mi ha fatto sentire utile, divertita, affaticata, euforica

Ho provato anche fatica e stanchezza, quando dovevo convincere, all’interno di un gioco, i ragazzi a uscire dalla stanza. La fatica di capire perché non uscivano non sapevo come farli uscire, alla fine ho urlato!

Durante il secondo incontro animazione però a quel punto mi sentivo preparata. C’era un po’ di caos ma ho pensato di fare attenzione ai giochi e dividere due azioni: giocare o pensare.

Non era facile, il caos mi distraeva.

Nel gioco di ruolo che ho condotto però ho pensato di parlare, di ignorare il resto, e di giocare. Alla mi sentivo meno affaticata ed è stato diverso da come me lo aspettavo”.

Avanti tutta Irene, è solo l’inizio!

Ph. Marco Sarti- Progetto Calamaio

Formazione per bibliotecari alla Biblioteca Classense di Ravenna!

Rossella Placuzzi, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio racconta la sua esperienza da co-conduttrice con la collega animatrice Sara Gabella alla formazione rivolta al personale dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna, nell’ambito di un ampio progetto in collaborazione con l’Istituto F. Cavazza di Bologna.

Il percorso, ad uso interno, è nato per implementare l’accessibilità della Biblioteca su vari livelli: accoglienza, implementazione del sito con linguaggi attenti alle buone pratiche e accessibili, redazione di testi specifici in versione Easy To Read.

Ecco che cosa ci racconta Rossella:

“La mattina di lunedì 19 febbraio 2024 abbiamo preso il treno: io e le mie colleghe ci siamo svegliate presto, per arrivare in stazione, abbiamo fatto colazione al bar e poi preso il treno. Arrivate a Ravenna abbiamo fatto una piccola visita alla tomba di Dante Alighieri da fuori poi siamo arrivate alla bellissima Biblioteca Classense di Ravenna

Quando siamo arrivati, abbiamo iniziato la formazione ai bibliotecari attraverso una presentazione che ha visto ognuno di loro dire il proprio nome e di cosa si occupano. Infine, ci hanno espresso la sensazione provata fin qui.

Subito dopo siamo passati ad attività concrete e ludiche come, ad esempio, la classica associazione di idee, un nostro cavallo di battaglia! Abbiamo scelto 4 parole: bambino, libro, estate e persona con disabilità. Ad ogni parola andava associato un termine che gli si confacesse; alle prime tre parole sono stati abbinati termini di gran lunga positivi, mentre all’ultima parola maggiormente negativi.

La cosa che è andata un po’ male, devo ammettere è stata una piccola incomprensione tra me e la mia collega Sara perché io ho preso un po’ troppo spazio e non l’ho fatta parlare, cosa che non va bene quando si fa formazione insieme e stiamo imparando a destreggiarci.

Invece tra le cose che sono andate bene c’è stato il nostro modo di rispondere alle domande che i bibliotecari ci hanno fatto, entrambe abbiamo risposto a tutto!

Dopo abbiamo cercato un posto dove mangiare e abbiamo mangiato cose tipiche della Romagna, poi un giro in città e poi abbiamo preso il treno e siamo tornate a casa…soddisfatte!”

Scopri qui le formazioni del Progetto Calamaio per operatori socio-culturali e aziende: https://www.accaparlante.it/progetto-calamaio/48-formazioni

Una vera sfida

Rossella Placuzzi, animatrice del Progetto Calamaio, appassionata d’arte e abile spadaccina, partecipante e vincitrice di numerosi tornei di scherma in carrozzina, ci racconta ora la sua prima esperienza di vita indipendente all’ostello di ComBO, in Bolognina, vissuto insieme agli educatori e ai colleghi con disabilità del gruppo. Una vera sfida, un modo completamente diverso, per lei, di mettersi in gioco nel quotidiano.

IL PRIMA – Rossella, che cosa ti immagini di trovare a ComBO e in quest’esperienza?

Non ho mai provato a fare  un‘ esperienza simile fuori casa e in autonomia perché dormire fuori mi mette in ansia. Sono anche spaventata di non riuscire a fare cose che abitualmente faccio da sola come ad esempio vestirsi e andare  in bagno. 

Visualizzando l’ostello sulla mappa ho notato che e molto vicino a dei parchi che vorrei visitare. 

Da questa esperienza mi aspetto di viverla con più tranquillità e meno ansia perché sarà una bella  cosa da vivere in compagnia di amici e  colleghi. 

Le mie  paure sono: dormire fuori casa , andare in bagno, vestirmi da sola e spero di non incontrare spazi chiusi. 

Durante l’esperienza mi piacerebbe molto girare per il centro,  fare shopping  di vestiti con la mia compagnia e cenare in un ristorante giapponese. 

Giornata ideale: entrare nell’ostello, sistemare i bagagli, visitiamo il centro, quando e ora di mangiare andiamo in un ristorante giapponese. Dopo aver pagato il conto usciamo dal ristorante e facciamo una passeggiata per digerire la cena.

IL DOPO – Come è andata?

L’esperienza di ComBO è stata STUPENDA perché ora sono consapevole delle mie capacita e abilità. Sono andata a ComBO, in autobus con Emanuela Elie Sandra Irene e Ermanno  poi siamo scesi dall’ autobus e abbiamo camminato per un bel po’ ComBO è un ostello situato dietro la stazione dei treni di Bologna  

Per me ComBO è stata un’esperienza molto bella,  non ero da sola ero con i colleghi. 

IO sono riuscita a dare all’ingresso la mia carta di identità, sono riuscita ad aprire la porta dell’ostello poi sono riuscita a stare una notte fuori casa senza genitori. 

Mi sono divertita un sacco la sera perché siamo andati a mangiare una pizza tutti insieme  io ero in stanza con la Manu, la ssandra e Irene e in un’altra c’erano Ermanno e  Elie e poi ci hanno aiutato anche Anna e  Mavi due ragazze esterne al progetto.

E io  sono riuscita  a fare delle cose… come ad esempio sono uscita completamente  dalla mia “ zona di comfort “,  per me e stato un momento di crescita mia personale ed emotiva, pensavo che fosse difficile fare questa cosa invece  non e stato difficile perché io faccio parte del gruppo CALAMAIO  

Per me è stata una riscoperta di me stessa certe situazioni difficili le ho sapute gestire molto bene  

Per la prima volta ero felice per le cose che sono riuscita a fare e ringrazio tantissimo la Sandra e Manu  

Io penso che nelle cose che si fanno ci vuole impegno passione amore …. Nelle cose che si fanno. 

Abbiamo fatto tardi, le ore piccole, però ci siamo divertiti. 

 Un’esperienza importante perché un’ esperienza di autonomia completa . 

Penso che adesso io sia più consapevole di quello che riesco a fare. 

Un ringraziamento speciale al gruppo Calamaio, sono orgogliosa di farne parte. 

 

 

 

Una ComBO di esperienze

Andrea Mezzetti, animatore del Progetto Calamaio, pittore, appassionato di musica, arte, fotografia e spritz ci racconta in un ironico botta e risposta la sua prima esperienza di vita indipendente all’ostello ComBO di Bologna.

Fare la spesa, cucinare, godersi un caffè al bar, condividere tempi e spazi ma rispettare anche i propri gusti, bisogni e desideri.

Una piccola, grande sfida quella intrapresa a “Una ComBo di esperienze” resa possibile dagli educatori del Progetto Calamaio e dalla fiducia delle famiglie dei partecipanti, un impegno che ci chiama a stare e lavorare sul presente, la cosa più importante per concepirsi nel futuro.

Andrea, se pensi alla tua esperienza trascorsa a ComBo, quali parole chiave ti vengono in mente?

Emozione, timore, ansia, un pochino. Chiaramente perché, ha ragione l’educatore, ansia perché non sapevo se potevo fumare in pace, pigiare in santa pace, bermi quello che volevo..ecc.ecc, diciamo soddisfare le mie “cagatine”, i miei vizi.

La più grande difficoltà?

Francamente di difficoltà non mi sembra di averne riscontate, sarà che non voglio vederle, forse, po’ esse

Quella Cosa che hai imparato/sperimentato e che ti porti a casa.

Francamente…non so, presumo niente, come sempre, non ce la posso fare, sono bravo vero??

I momenti più piacevoli?

Direi il primo o il secondo giorno che ci siamo fermati in un barretto molto carino.

E quelli meno?

Ho paura di non averne riscontrati, ripeto, sarò io che non voglio vederne, probabile.

Tornato a casa, quali sensazioni, quali emozioni, quali pensieri dopo il rientro e il ritorno alla “normalità”?

Pessima sensazione, mi piaceva stare là. C’era anche quello scoppiato di CamCam (collega con disabilità del Progetto Calamaio) con me e stavo veramente BENE.

E adesso? Idee, desideri, suggestioni sul futuro. Qual è il prossimo passo?

Un’idea potrebbe essere, anche se NO, cavolo dico. Francamente non so, abitando poi in provincia, diciamo “lontano”, non conosco bene le possibilità che ci possono essere in tutta Bologna, ma…chissà…Quest’esperienza aggiunge un ma.

 

 

 

 

 

 

 

A Pesaro con Re 33!

Emanuele Protti, tra i più giovani animatori del Progetto Calamaio, si sta cimentando in tantissime esperienze in direzione dell’autonomia, del tempo libero e della vita indipendente proprio come i ragazzi della sua età.

In stretto legame con il gruppo educativo, Emanuele è stato anche co-conduttore del ciclo di formazione di un nuovo gruppo Calamaio a Pesaro, cimentandosi in particolare sulle letture animate e sui modi per mettersi efficacemente in relazione gli uni con gli altri. Qui ci racconta come è andata:

“Ieri il giorno 14 dicembre 2022 Io Sandra, Marco Benedetta e Tiziana siamo andati a Pesaro in un centro sociale vicino al centro della città. 

Eravamo 30 persone che lavorano in una cooperativa tipo la nostra, persone che avevo già conosciuto a maggio più i colleghi di lavoro  con carrozzina e non con problemi gravi  che lavorano con loro,  insieme  cioè agli educatori educatrici  di questa cooperativa. Le persone erano di varie età e poi c’era una ragazza di nome Giulia, una ragazza con un anno in più di me e senza carrozzina.

All’ inizio ci siamo presentati, ognuno  con il suo nome di persona e dopo noi quelli di Bologna del CDH abbiamo fatto un’ animazione con il titolo Re 33 e a tutti quanti è piaciuto molto e hanno fatto l’applauso. 

Dopo l’animazione insieme agli altri la Sandra  ha parlato sulla formazione di lavoro in generale e  sulla differenza tra handicap e deficit. L’ho trovato interessante anche se avevo molta fame.

Dopo tutti quanti  abbiamo mangiato dentro una sala del centro sociale. Io ho mangiato dei pezzi di pizza margherita e focaccia molto buoni.

Dopo pranzo abbiamo fatto pausa per un’ora abbiamo chiacchierato  con tutti quanti di Pesaro. Alle 15 abbiamo ricominciato e noi del CDH abbiamo dato un esercizio da fare a quelli di Pesaro: li abbiamo divisi in tre gruppi e a partire da 4 immagini/figure dovevano creare una storia e fare un’animazione.

Noi di Bologna dovevamo vedere e votare il lavoro più bello ma abbiamo commentato tutti insieme le varie animazioni. 

Alla fine abbiamo salutati tutti quanti di Pesaro sia educatori ed educatrici che i colleghi di lavoro. 

Siamo ripartititi nel tardo pomeriggio e per le 19 siamo arrivati a Bologna.

E stato molto bello e divertente avevo voglia di tornare a Pesaro e stare con loro insieme. 

Mi sono divertito molto perché mi piace molto stare con loro in compagnia e dare il mio contributo.

Spero di rifare un’altra volta questo tipo di formazione”.