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UNA PILA DI STORIE

Nel libro “IL PILASTRO, storia di una periferia nella Bologna nel dopoguerra”, Giovanni Cristina scrive: “Il Villaggio del Pilastro è un complesso di edilizia pubblica sorto negli anni ’60 all’estrema periferia nord-orientale di Bologna. Probabilmente noto al pubblico per essere stato accostato a episodi di criminalità, il Pilastro è stato rappresentato, spesso in maniera stereotipata, come un quartiere degradato, “meridionale” e pericoloso”. Rispetto agli anni ’60 sicuramente questo quartiere è molto cambiato, nonostante ciò, non nascondiamo che la prima volta che abbiamo visto lo spazio che ci avevano assegnato da Acer in via d’annunzio 19/a, a primo impatto abbiamo pensato: “Ma dove siamo capitati!?”. Questo era il 2018. Ora siamo nel 2021 e questo “dove siamo capitati”, letto inizialmente in modo negativo, per noi si è trasformato in un’occasione per rivalutare la PILA, così battezzata dal nostro gruppo, e la zona in cui si trova. Noi siamo il Gruppo Calamaio, formato da educatori e animatori con disabilità che lavora con le scuole di ogni ordine e grado, per sensibilizzare bambini, ragazzi e adulti al tema della disabilità, diversità e inclusione. I nostri incontri sono caratterizzati da grande entusiasmo e carica. Da qui nasce il nome LA PILA, intesa come una batteria carica e per noi quel luogo era pieno di energia da sfruttare. Per questo nel 2019 ci siamo insediati stabilmente e abbiamo iniziato a vivere quel luogo abitato da culture diverse. “LA PILA, una carica di diversità”, questo il nome completo di questo progetto, si pone l’obiettivo di avere uno spazio inclusivo e di condivisione sociale e culture con il territorio. Rivolto a bambini, adolescenti, adulti e anziani. Uno spazio si inclusivo e aperto, perché chiunque poteva e può entrare, incuriositi dalla nostra presenza e di quei personaggi diversi, per scambiare due chiacchiere, giocare, raccontare e ascoltare. Proprio da queste chiacchiere e interazioni sono nate idee per far si che questa “PILA” non smettesse mai di essere carica.

Purtroppo, a causa della pandemia, la nostra presenza alla PILA è stata interrotta a malincuore.

Nel mese di settembre 2020 abbiamo ricominciato a rivivere lo spazio, con un piccolo gruppo di educatori e animatori con disabilità, svolgendo laboratori di giardinaggio e relazione con cittadini, proponendo giochi e caffè (a volte salato!). Con l’arrivo dell’estate, con la fine della scuola e l’inizio dei campi estivi siamo riusciti a diventare un punto di incontro per i bambini e le loro mamme dei palazzi limitrofi, riuscendo a instaurare una relazione di scambio sociale e culturale. Da questi incontri è nata l’idea di provare a partecipare al Bando Bologna Estate 2021, con il desiderio di incontrare più bambini possibili. Il progetto “Una Pila di Gazebo” si è svolto nei pressi della Pila, nel parco Piazza Lipparini, con cadenza settimanale alternando varie attività come animazioni condotte dai nostri educatori e animatori con disabilità del Progetto Calamaio, incontri di rugby con l’associazione i “Cinghiali” e percorsi tematici sul territorio in collaborazione con le case di quartiere. Una volta al mese “Storie Per Tutti”, un progetto del Centro Documentazione Handicap, ha proposto letture accessibili per le famiglie e per i bambini di tutte le età. Collaborando insieme ai centri estivi delle cooperative “Quadrifoglio” e “Il Circolo La Fattoria” siamo riusciti ad accogliere un grande numero di bambini. Ricominciare a fare le attività del Calamaio per questi giovani protagonisti è stata per noi una grande soddisfazione dopo questi anni di pandemia e assenza dalle scuole.

Nel 2020 è nata una collaborazione con i ragazzi di Luna APS, grazie ai quali proponiamo attività di tempo libero rivolte a ragazzi e adulti con disabilità. Abbiamo proposto diversi laboratori: “Luna Sfuocata”, incentrato sulla fotografia; “Luna Tattoo”, laboratori di disegno con la presenza di tatuatori professionisti e il mitico “Luna Spritz”, aperitivi a base di Spritz, musica e balli aperti alla comunità. Queste attività hanno portato ulteriore vita alla zona nei pressi della Pila, riuscendo anche in questi casi a interagire con i bambini e le loro famiglie, creando una piacevole atmosfera di gioco e scambio reciproco.

Il Centro Documentazione Handicap e la Pila ovviamente non si fermano qui e continueranno a essere presenti sul territorio Pilastro portando quello che sanno fare meglio: inclusione giocando e divertendosi!

Seguite le pagine “Associazione Centro Documentazione Handicap“, “Tutti Alla Pila” e “Luna APS” per restare aggiornati e non perdere le nostre attività.

Indi Mates – Coinquiline per scelta

Giovedì 21 ottobre abbiamo avuto il piacere di incontrare Elena Rasia e Margherita Pisani, le protagoniste del progetto Indi Mates, un’esperienza di vita indipendente nella città di Bologna nata da un annuncio Facebook nel quale Elena ricercava una persona con cui andare a convivere. La particolarità che rende questa storia diversa dalle altre è che Elena è una ragazza in carrozzina che viveva in una frazione di Marzabotto, quindi lontana dal centro e dalla vita che sognava, limitata nella libertà di scelta a causa delle difficoltà di movimento che comporta vivere in una zona di montagna, diventando “vittima” dell’organizzazione dei genitori.

Questa esperienza nasce da qui, da un’esigenza che conosciamo molto bene, la voglia di uscire di casa e di essere indipendenti. Indi Mates infatti è un progetto di convivenza, Elena non cercava un’amica ma una coinquilina che potesse aiutarla in orari prestabiliti in cambio di alloggio; infatti questa situazione è anche a vantaggio di Margherita, la quale non paga l’affitto, andando così incontro anche alle sue esigenze risolvendo uno dei grandi problemi della città metropolitana di Bologna, la ricerca di una casa.

Ovviamente non è tutto rose e fiori e anche in casa Indie Mates si litiga e si discute. Le ragazze ribadiscono l’importanza del rispetto degli spazi e del saper riuscire a capire quando è il caso di disturbare o meno l’altra persona. Un incontro di grande intensità che ha portato i nostri animatori a diversi dubbi e riflessioni sull’argomento:

“L’incontro con Elena e Margherita è stato parecchio interessante e mi ha colpito molto la determinazione di Elena, una spinta a fare di più. Però ovviamente ogni situazione è soggettiva e avrà bisogno un percorso diverso: per esempio ora non posso permettermi di pagare un affitto… figuriamoci due! Come fare? prima il lavoro e poi la casa, penserò a come risolvere tutto passo dopo passo”

CAMILO DE LA CRUZ, animatore del Gruppo Calamaio

“È stato molto stimolante perché mi ha dato molti spunti interessanti e mi ha fatto conoscere un modo per riuscire a cercare una casa e vivere da sola. Penso che sia un’esperienza fantastica e che Elena sia una persona molto forte e coraggiosa, determinata a raggiungere i suoi obiettivi. Personalmente mi frena la paura del nuovo, sono sempre stata abituata a essere assistita dai miei genitori e non ho mai fatto un esperienza fuori casa, ma sto cominciando ad incuriosirmi sempre di più..”

FRANCESCA AGGIO, animatrice del Gruppo Calamaio

IL PARTITO DEGLI SCOMODI

Due settimane fa, in vista delle elezioni comunali di Bologna, abbiamo organizzato una giornata dedicata alla conoscenza e alla scoperta dei partiti e delle diverse coalizioni in gioco incontrando esponenti di diverse fazioni e capendo quali fossero le modalità di voto. Abbiamo parlato del ruolo del Sindaco e dei suoi consiglieri, dell’importanza che hanno sulle scelte e i cambiamenti di una città e quindi di quanto rilevante sia votare. Tra le chiacchiere sono poi uscite fuori le nostre esigenze, quello che per noi sarebbe importante fare per rendere la città come la vogliamo noi… nasce cosi:

IL PARTITO DEGLI SCOMODI

Scarica il file e fai conoscere il PARTITO DEGLI SCOMODI! Cerchiamo gente nuova che si unisca alla nostra battaglia, siete tutti e tutte benvenuti/e!

Gita al MAST

Il gruppo Calamaio ha pensato di organizzare diverse uscite sul territorio di Bologna nel mese di luglio. Una fra queste, è stata la visita alla Fondazione MAST che ospita la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse, curata da Urs Stahel.
Ecco la testimonianza di Tatiana Vitali, una delle nostre fantastiche animatrici.

Mercoledì 7 Luglio una parte del gruppo Calamaio è andata a vedere la  mostra di Richard Mosse, una mostra fotografica e di video.
Le foto sono meravigliose e allo stesso tempo commoventi perché l’artista già nella prima sala racconta di luoghi poveri del mondo e della guerra. Inoltre ci fa scoprire come si vive in Congo attraverso una pellicola ad infrarossi che trasforma tutto nelle tonalità del rosa, i colori sono talmente rilassanti che se non c’è qualcuno a raccontarti le fotografie non si riesce a capire cosa c’è dietro

Subito dopo si entra in un’altra sala nella quale si cambia immediatamente atmosfera e colore, l’artista in questo caso ci racconta della migrazione. In una lunghissima fotografia in bianco e nero, intitolata “Skaramagas”, da una parte si vede la città con le sue luci e dall’altra le persone nei campi profughi. Solo dopo abbiamo scoperto che la foto è composta da una serie di scatti e questo mi ha meravigliata perché all’inizio sembrava una foto unica.

Anche le ultime fotografie che parlano dell’ambiente mi sono piaciute molto, come quella del lago pieno di coccodrilli e della trivella. Sono fotografie piene di dettagli, se non ti avvicini o se non hai una guida è difficile notarli invece è bellissimo quando li scopri.

Ho notato che vicino le foto non ci sono didascalie, ma forse è stata una scelta dell’artista per farci entrare di più nel racconto.

La foto che mi sono portata a casa è quella del Congo perché racconta come si vive in quel luogo usando degli effetti che fanno diventare i colori leggeri e magici.

I video, invece, sono stati molto forti, per fortuna non ero da sola. In uno dei video che raccontava delle migrazione ho visto una scena con del fuoco ed è stato impegnativo guardarlo perché oltre alle scene anche i suoni erano molto forti, non come rumore ma come significato, ad esempio ho sentito il rumore di una pistola.

Il mio pensiero è che la mostra vada vista perché ti fa pensare e ti fa conoscere delle cose che in tv o nei giornali non sempre vengono raccontate in modo reale. Inoltre essendo delle fotografie artistiche aiutano ad entrare in un altro mondo e a porti delle domande.

Al Museo della Musica

Agosto, tempo di ristoro e di un po’ di meritato relax, anche per chi come noi sta continuando a lavorare, cercando di bilanciare il consueto impegno a favore dell’inclusione con attività più distensive e piacevoli per alimentare il proprio benessere, già messo a dura prova dal periodo di quarantena.

A volte poi, le cose più belle stanno a un tiro di schioppo, proprio come le bellezze del patrimonio artistico delle nostre città. Quale migliore occasione allora, proprio ora che siamo ancora limitati negli spostamenti, per riscoprire le meraviglie che abbiamo accanto?

Nel nostro caso ci hanno pensato Andrea, Camilo, Marco e Diego, animatori con disabilità ed educatori del Progetto Calamaio che si sono diretti al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, questa volta non in veste di mappatori (anche se un’occhiata all’accessibilità ci scappa sempre) ma di semplici visitatori.

Un vero e proprio mondo è quello che si è aperto davanti a loro, fatto di strumenti musicali, modellini, ritratti, manoscritti e storia, di cui ogni stanza del museo custodisce il segreto, mentre alla biblioteca continuano a rivolgersi studiosi e musicisti di tutto il mondo. Merito del patrimonio di opere teoriche e letterarie, composizioni destinate a servire nella pratica dell’arte e una collezione di libretti d’opera di tutto rispetto, magistralmente ordinati nel catalogo di Gaetano Gaspari, bibliotecario del Liceo Musicale (di cui fu allievo anche Rossini) dal 1855 al 1881, ora consultabile anche online.

Andrea ci ha racconta come è andata con alcune, rapide, impressioni a caldo:

Inizio partendo dal fatto che l’edificio, che si chiama Palazzo Sanguinetti, è stato riaperto al pubblico dopo un lungo restauro che ne ha fatto il fiore all’occhiello di epoca napoleonica, possiamo quindi capire che è un edificio particolare, situato in via Strada Maggiore. La biblioteca della musica di Bologna, molto interessante, affascinante, e direi quasi, forse anche senza il quasi, didattica, chiaramente sull’ambito musicale in quanto pieno di strumenti musicali, documenti ed anche qualche dipinto, cioè parecchi dipinti rappresentanti i volti di artisti vari.

A farci conoscere e scoprire le stanze è stata Linda, educatrice museale che ci ha spiegato, mostrato e descritto alcune opere che offriva il museo. Tra i tanti oggetti interessanti che ci ha mostrato, ricordo bene del flauto più piccolo del mondo e un modellino rappresentante il teatro comunale di Bologna, con annessa spiegazione dell’utilizzo dell’epoca.

Oltretutto è un museo da me già visitato, in passato, per mappatura, con i miei colleghi Emanuela e Massimo. Per quanto riguarda l’accessibilità del museo, io, sinceramente, e credo tutto il gruppo, non abbiamo avuto problemi, è presente l’ascensore, un po’ strettino per la mia carrozza, però alla fine ce l’ho fatta, e così gli altri del mio gruppo”.

Che dire, non ci resta che cominciare a guardarsi intorno… Nel frattempo qui ci chiediamo: chi di voi, con o senza disabilità, riuscirà quest’anno ad andare in vacanza? Quali destinazioni avete scelto? Cosa è cambiato nella vostra organizzazione? Quali difficoltà e sorprese avete incontrato?

Raccontatecelo scrivendo a calamaio@accaparlante.it, proveremo a raccogliere i vostri “diari di viaggio d’emergenza”!

Andrea Mezzetti e Progetto Calamaio

Grazie, Maestro!

Lo scorso 6 luglio se ne è andato un grande artista italiano del Novecento: il compositore, musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore Ennio Morricone.

Noto al grande pubblico per le colonne sonore di film che hanno fatto la storia del cinema del nostro paese, nel 2007 ricevette un Oscar alla carriera, e nel 2016 lo vinse per la colonna sonora di The Hateful Eight di Tarantino.

Tra le sue collaborazioni più famose ricordiamo C’era una volta il West (1968) di Leone, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Petri, Sacco e Vanzetti di Montaldo, Il buono, il brutto, il cattivo (1966) e Per un pugno di dollari (1964), sempre di Leone, Teorema (1968) di Pasolini, C’era una volta in America (1984), ancora di Leone, Nuovo cinema paradiso (1989) e La leggenda del pianista sull’oceano (1998) di Tornatore, solo per citarne alcune.

A rendergli omaggio ci pensa ora il nostro Mario Fulgaro, poeta, formatore e animatore con disabilità del Progetto Calamaio, che con il suo sguardo, come sempre profondo e intelligente, ci spiega perché il Maestro è entrato nel cuore di tanti:

“L’arte figurativa suscita grande emozione se riesce a trasmettere intrinseche suggestioni. Se a questa, poi, si aggiungono altre tecniche di “animazione”, nasce un collage in grado di imprimere maggiormente, nello spettatore, tutto il valore che si vuole esprimere. Sempre più spesso, infatti, si cerca di associare più forme d’arte, per risaltare il significato più profondo dell’opera esposta. Così, la cinematografia unisce in sé più stili, più immagini, più incanti. L’arte musicale è quella che, per antonomasia, riesce, più di tutte, ad avere un canale più diretto con le corde dell’anima.

Un’immagine, una sequenza di immagini, un ventaglio di immagini in movimento, smorfie ed espressioni visive hanno un carico emotivo di eccezionale valenza e di sorprendente significato. Tutto è da custodire nei cassetti più gelosi della memoria, nulla va perso perché impresso, indelebilmente, nel proprio animo. È lì che l’arte musicale di Ennio Morricone opera, lasciando ricordi emotivi di altissimo spessore.

Tutto viene esaltato all’ennesima potenza, divenendo legame indissolubile tra arte visiva, arte fotografica, arte espressiva, arte emotiva e l’arte più intima e nascosta tra le sensibilità vibranti della psiche umana. Ennio Morricone è riuscito a coniugare la sua nobile arte con quella altrui, esaltando il tutto in un sodalizio perfetto”.

Mario Fulgaro

Dammi tre parole…

Stranezza, curiosità, contentezza, assonnato, lucertola, spaesato, entusiasmo, compagnia, dialogare, tristezza, emozionato, pernacchie, amore, felicità, compagnia, balotta, sorrisi, rampante, energia, stranezza, caffettino, tranquillità, gioia, agitata, gioco, libertà, speranza, insicurezza, sorriso, impatto, gratitudine, finalmente….

Così gli educatori, le volontarie del Servizio Civile e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio hanno descritto, a partire da tre parole, il loro rientro nella sede di lavoro, al Centro Documentazione Handicap di Bologna.

Nonostante ci siano ancora tante restrizioni e ci si veda a piccoli gruppi, divisi tra uomini e donne per ragioni di igiene e sicurezza, la voglia di stare insieme e di continuare a dare sfogo alla nostra creatività prevale come sempre su tutto.

Insieme abbiamo ricominciato a progettare e a lavorare sull’accessibilità alla lettura, a prenderci cura del nostro orto su terrazza e, naturalmente, a divertirci!

Non bisogna tuttavia negare che in ciascuno di noi è rimasta un po’ di preoccupazione verso il futuro e il desiderio di normalità resta molto forte.

Contraddizioni di un periodo complesso, come ci spiega Lorella, storica animatrice con disabilità del Calamaio, che usa le tre parole per raccontare un’esperienza personale ma comune a tanti suoi colleghi:

“SPAESATA – Dopo essere restata a casa dal Calamaio dal 9 marzo, sono rientrata a lavorare il 16 giugno ed ero alquanto spaesata perché mi ero disabituata a stare in gruppo. La cosa che mi dispiace più di tutto è di non poter rivedere il gruppo al completo, sia degli animatori che degli educatori. Pensare che entro il 31luglio non potrò rivederli tutti insieme mi fa sentire molto triste. Però sono contenta perché mi hanno dato la possibilità di venire almeno a giugno e luglio al Calamaio, se mi fosse andata peggio sarei ritornata a settembre…

EMOZIONATA- Non vedevo l’ora di tornare perché non ce la facevo più a starmene a casa, devo dire che quest’anno di vacanze me ne sono fatte, la stanchezza non l’ho sentita difatti ad agosto andrò nelle mie amate Marche, non per riposarmi dal lavoro, piuttosto per vedere i miei parenti marchigiani, visto che a Pasqua non siamo potuti andare giù a causa del virus.

ALTERATA – Sicuramente mi sento così per questa situazione assurda, che vorrei finisse presto, vorrei ritornare alla normalità, ma purtroppo so già che ne avremo fino alla fine dell’anno sempre se ci va fatta bene…”.

 

Insomma, ancora un po’ confusi ma felici di essere tornarti e di non sentirsi soli…

E, come dice il nostro motto: #quarantenanopanic, #finalmenteinsieme!

 

Lorella Picconi e Progetto Calamaio