Il mio primo libro
Ecco che cosa si nasconde dietro alle bellissime illustrazioni del libro Il mio Afghanistan di Gholam Najafi, la nostra ultima pubblicazione per la collana in CAA Parimenti di Edizioni la meridiana, presentata lo scorso 30 aprile alla Fiera “Fa’ la cosa giusta” di Milano. Ce ne parla l’autore, Camilo De la Cruz!
Caro Camilo, la tua passione per il disegno non è certo una novità, ma è la prima volta che le tue
illustrazioni vengono pubblicate su un libro. Come ci si sente? Cosa hai pensato quando lo hai ricevuto?
Ammetto che inizialmente ero preoccupato, perché era la prima volta che ricevevo un incarico del genere.
Alla fine, però, mi sono ritenuto soddisfatto del lavoro che ho fatto, ho molto apprezzato il mio risultato
finale.
Nonostante tu abbia una disabilità motoria e sia fortemente condizionato nell’uso delle mani riesci
comunque a realizzare disegni complessi e ricchi di particolari. Come fai?
Ho studiato al Liceo Artistico e successivamente per un breve periodo all’Accademia delle Belle Arti, quindi
ho sempre avuto interesse ad approfondire il disegno. Ho avuto anche tanta passione per l’arte fin da
quando sono piccolo, assieme a tanto esercizio. Inizialmente disegnavo e scrivevo con i piedi, l’unica parte del mio corpo che riuscivo a muovere in modo completo. A seguito di due interventi che ho subìto, ho dovuto smettere di usare i piedi e ho iniziato ad usare le mani. Molti anni dopo l’intervento ai piedi ho iniziato anche a disegnare con la bocca.
In che modo le parole di Gholam Najafi ti sono state di ispirazione, viceversa, come hai adattato il tuo
stile e le tue immagini al suo racconto?
Ho provato molta empatia con la storia di Gholam Najafi: condividiamo una forte determinazione a
cambiare la nostra vita. Intendo dire che entrambi abbiamo adeguato le nostre capacità ai nostri bisogni,
usando tutta la nostra volontà.
Si capiscono le caratteristiche di Najafi dalla sua scrittura, mentre penso che si capisca molto di me dal mio
modo di disegnare.
Oltre che un appassionato di arte e canto, Camilo è anche un educatore. Come reagiscono le bambine e i
bambini che incontri a scuola quando ti vedono disegnare? Che cosa cerchi di restituire e trasmettere
loro?
Il disegno e l’arte sono universali: sono un metodo comunicativo per bambini e adulti. Io per avvicinarmi ai
bimbi uso il disegno, infatti ci scambiamo dei punti di vista su quello che rappresentiamo durante gli
incontri. Mi dà tanta soddisfazione vedere la loro meraviglia quando disegno: spesso infatti pensano che io
non sappia disegnare, ma poi si ricredono. Mi preme molto mostrare loro come il disegno sia per me uno
sfogo creativo.
I libri di Parimenti sono frutto del lavoro congiunto tra Edizioni la meridiana e un gruppo integrato di educatori e animatori con disabilità che partecipa al laboratorio permanente di traduzione in simboli “Librarsi” a cura del Progetto Calamaio.
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