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Autore: Progetto Calamaio

Un giorno al CDH con i bambini della Scuola Tempesta

Un giorno al CDH è una delle nuove proposte del Progetto Calamaio.

Le classi possono venire in visita alla sede del Centro Documentazione Handicap di Bologna e partecipare a un'animazione condotta dall'équipe di animatori del Progetto.

Questa mattina sono venuti a trovarci i bambini della Scuola Primaria L. Tempesta del Quartiere San Vitale – San Donato di Bologna.

Nel grande salone i bambini sono stati accolti da Tiziana,  Stefania, Sara, Tristano e Roberto.

Tiziana e Sara si presentano
La presentazione, come sempre esuberanteha rotto il ghiaccio e ha permesso a tutti di sentirsi a proprio agio, superando il primo imbarazzo che sempre si prova quando si arriva in un luogo nuovo e si incontrano persone che non si conoscono.

"Che merenda hai portato?"

"Qual è il tuo personaggio di Star Wars preferito?"

"Per che squadra tifi?"

Queste alcune delle domande che i bambini oggi hanno posto a Sara e Tiziana prima di immergersi nel mondo delle storie animate di Libri come ponti.

Al centro dei nostri incontri ci sono infatti sempre i libri, le fiabe e i racconti, ponti che permettono di raggiungerci e arrivare insieme in un luogo fantastico dove tutto è possibile.

Tristano (il lupo) e Tiziana (la pecora) durante la drammatizzazione

Ecco allora che Tristano e Tiziana si sono trasformati in Alberto (il lupo) e Pegra (la pecora), protagonisti della storia In una notte di tempesta.

Dentro una grotta buia, per proteggersi da un temporale, i due animali si conoscono senza però riconoscere le loro differenze. Chiacchierano, si sostengono, si raccontano sogni e desideri. Insomma diventano amici.

Una volta finito il temporale, si salutano e si danno appuntamento per il giorno dopo. Per riconoscersi una frase chiave: In una notte di temporale!

Chissà cosa succederà quando scopriranno di essere così diversi, o, per meglio dire, nemici naturali. La loro amicizia sarà più forte dell'istinto?

Finita la drammatizzazione della storia, cerchiamo di rispondere a questa domanda e cominciamo a ragionare insieme: come il lupo e la pecora, anche a noi capita di conoscere qualcuno che reputiamo diverso. Cosa ci succede? Abbiamo paura oppure siamo incuriositi? 

Stefania conduce il gioco Uguali o Diversi

Stefania, Sara e Tiziana,  per esempio, ci appaiono un po' più diverse.

Eppure… Eppure bastano poche domande e scopriamo che a Stefania piace andare al cinema, a Tiziana nuotare e a Sara danzare. Insomma, sì diverse ma allo stesso tempo uguali!

 

Ti piacerebbe far vivere alla tua classe un’esperienza simile a questa?

Ti interesserebbe scoprire giochi didattici e ausili per il superamento degli handicap?

Pensi che i libri e la lettura siano strumenti di apprendimento e crescita e vorresti far scoprire ai bambini una biblioteca accessibile a tutti?

Contattaci!

Possiamo organizzare visite al CDH, durante le quali l’equipe di animatori del Progetto Calamaio proporrà al gruppo giochi, canzoni, letture e laboratori sui temi scelti insieme.

Per ulteriori info e prenotazioni: Sandra Negri–sandra@accaparlante.it e Roberto Parmeggiani-roberto@accaparlante.it

Benessere in classe e al parco con il Progetto Calamaio e Associazione d’Idee!

Che cosa c'entra la disabilità con la parola benessere? E soprattutto che cosa ha a che fare con il parco di Villa Spada di Bologna?

I bambini e ragazzi delle scuole Avogli, XXI Aprile, Guinizzelli e Bombicci lo hanno scoperto insieme ad Associazione d'Idee e agli educatori e animatori con disabilità del Progetto Calamaio attraverso “Corpo, movimento e relazioni”, un percorso realizzato all'interno del progetto "Le città sane dei bambini e delle bambine" patrocinato dal Comune di Bologna, Dipartimento Benessere di Comunità – Settore Salute, Sport e Città Sana. Il percorso in due tappe ha condotto le classi a esplorare i concetti di corpo e movimento in relazione alla percezione e allo spazio, alla conoscenza dell'altro da sé e al riconoscimento dei propri limiti e risorse.

Tatiana e Tristano a Villa Spada con i bambini delle Scuole Avogli
Ad aiutarli ci hanno pensato Tatiana, Francesca e Andrea, che, affiancati da Tristano, Roberto e Luca, hanno portato l'esperienza di chi con il corpo e il movimento si confronta ogni giorno su quattro ruote, ma anche a cavallo, in piscina e giocando a tennis, dando così spazio a domande, scoperte e curiosità. Ad arricchire la profondità degli incontri gli interventi dell'educatore Giacomo Busi e della psicologa Rosanna De Sanctis di Associazione d'Idee, che con la proposta di un interessante questionario ci hanno fatto riflettere sul tempo che nella vita di tutti i giorni riserviamo al camminare e allo sport, alla natura e agli animali e soprattutto alla condivisione di queste attività.

E così, dopo esserci conosciuti e guardati per bene allo specchio, eccoci pronti a indossare insieme giacche e scarponi per una bella camminata all'aria aperta, immersi nella natura!

Rosanna conclude la camminata al Museo Storico della Tappezzeria
Ascoltare odori e rumori, toccare piante, alberi e perché no il terriccio sotto i piedi, verificare insieme se con la carrozzina è possibile sfidare fango, sassi e salite, che cosa implica la fatica per chi sulla carrozzina viene sballottato e per chi la spinge, fino ad arrivare al Museo della Tapezzeria dove Rosanna e Giacomo ci hanno raccontato qualcosa della storia di questo bellissimo parco, che vorremmo fosse davvero più accessibile a tutti.

Che dire, insieme a voi ci siamo proprio divertiti! Ma per noi c'è ancora di più.

Come le parole di Andrea Mezzetti e Francesca Aggio, alla loro prima esperienza di animatori con disabilità in classe, che così hanno partecipato a questa grande prova, tra paure e imbarazzi e la sorpresa di quanto è bello potersi confrontare e giocare con chi di peli sulla lingua ancora non ne ha! Ecco che cosa ci hanno raccontato:

I bambini si sono relazionati subito bene sia con me che con la carrozzina e non ho percepito momenti di freddezza fra di noi, cosa che all'inizio temevo un po'.

Uno di loro a un certo punto mi ha chiesto: “ma tu hai la colonna vertebrale?” e poi ancora “mangi?”. Lì mi è venuto da ridere e ho capito che le persone a volte pensano che i disabili facciano delle cose diverse dagli altri, che abbiano cioè bisogni diversi. Ho spiegato loro che non è così, che le difficoltà che alcuni di noi hanno non sono per forza tutte, e nel farlo mi sono divertita. Mi ascoltavano attenti. Abbiamo fatto alcuni giochi…Mi ha fatto molto piacere che mi abbiano chiesto se faccio sport e quale, così ho potuto parlare del tennis, che pratico da qualche tempo. Come loro ho avuto modo di esporre qualche mia paura…Per esempio il parco, per loro l'idea della camminata che ci hanno proposto era un grande gioco, per me no, il parco non mi fa sentire indipendente, devo essere sempre guidata da qualcuno, quell'ampiezza di spazio, se sono da sola, mi disorienta e mi spaventa perché non so dove andare. Nonostante ciò ho capito che nel parco mi posso comunque muovere. Mi ha fatto piacere avere la libertà di esporre questa mia paura. Ho imparato che quando fai l'educatore si possono raccontare ai bambini delle cose vere.

Francesca

Francesca, ma tu giochi davvero a tennis?

Prima di entrare in classe mi tremava la gamba, mi succede sempre quando sono agitato. Che c…ci sto a fare qui, mi chiedevo. Sapevo però che non ero da solo e che sarei entrato in classe con Luca per fare lo stesso lavoro insieme. I bambini mi hanno subito chiesto come ero finito sulla carrozzina, una domanda per me molto dolorosa, a cui in genere rispondo male, alzando il medio, dato che non sono nato con una disabilità ma ho avuto un incidente. Non mi sento disabile, non vorrei esserlo, non amo apparire. Ho capito però che le loro domande erano molto sincere, i bambini non volevano offendermi, volevano solo conoscermi e sapere qualcosa in più su di me. E' chiaro che fare delle domande è il primo modo. Ho risposto, “a tono”, mi ha detto Luca, scherzando, spiegando loro con chiarezza quello che mi andava di raccontare. Mi sono trovato bene nel farlo e credo di aver lasciato loro qualcosa, spero. Mi sono anche divertito.

Sul movimento non ho grossi problemi, giro bene con la mia carrozzina elettrica e vado a cavallo. Uscito dalla classe mi sono fumato una sigaretta, in quel momento per me era benessere. All'aria aperta eh!

Andrea

 

 

 

 

 

Trent’anni e non sentirli…E poi?

E poi?

Dopo questo convegno,

dopo queste parole così significative,

dopo questi sguardi emozionati,

dopo tutti questi ricordi,

insomma dopo questi intensi 30 anni di vita,

cosa rimane?

Cosa ci resta ancora da fare dopo le migliaia di chilometri che ci hanno portato ad attraversare l’Italia e non solo per poi indossare un cappello da capotreno o una pelliccia bruna e puf! portare i bambini e i ragazzi nel paese in cui la diversità è anche divertimento… Quanti incontri potremmo ricordare, quanti disegni, quante lettere, quanti abbracci ma anche quante partenze all’alba e ritorni in tarda notte, pranzi o cene in autogrill e quante lacrime ed emozioni e… insomma migliaia di animazioni, frutto di un tempo lento e curato, necessario per condividere le riflessioni, le storie personali, i laboratori che sono alla base del percorso che ogni persona con disabilità ha affrontato e affronta con coraggio e determinazione per poter entrare a scuola come animatore. Quanti laboratori, confronti, programmazioni, cerchi della vita hanno contribuito a formare un gruppo educativo aperto e inclusivo, pronto a valorizzare le singole abilità.

Quali altri personaggi potremmo mai inventare oltre alla Mummia bendata, la Signora dei fiori e il giovane puledro, protagonisti delle storie e delle canzoni che abbiamo scritto e cantato (cantato?) ma anche ballato e diciamocelo, fatto un gran casino, non solo a scuola ma anche in biblioteca, in teatro, in comune, all’università, per strada… sporcare i contesti, rompere gli schemi e offrire nuovi orizzonti, ecco cosa può fare la disabilità.

C’è poi il lunghissimo elenco delle persone che hanno permesso al Progetto Calamaio di affermarsi come uno dei più rivoluzionari percorsi per l’integrazione. Se sono normali non li vogliamo, diciamo spesso. E in effetti se ci pensiamo bene temo proprio che sia così! La normalità non ci interessa, preferiamo la giustizia che non è dare a tutti la stessa cosa ma a ognuno ciò di cui ha bisogno.

Poi ci sono le macchie. Quelle sparse in giro u po’ ovunque e quelle ritrovate sul colletto di una camicia o attaccate alla ruota di una carrozzina, simbolo di incontri che lasciano il segno, di relazioni che modificano la percezione dell’altro, che permettono di superare stereotipi e pregiudizi provocando in tutti quel cambiamento che è alla base di un’inclusione reale.

Ecco dopo tutto questo cosa rimane ancora?

Facce, sogni, idee, desideri, silenzi, pensieri, dolori… insomma rimaniamo noi, creature straordinarie ancora capaci di seguire e lottare per realizzare ciò in cui crediamo, testimoni di questa storia ma anche protagonisti di questo presente

E poi? Poi rimangono

tanti bambini ancora da macchiare

tante insegnanti con cui inventare soluzioni

nuove sfide a cui appassionarsi

animatori da coinvolgere

contesti da modificare

pregiudizi e stereotipi da superare

E rimanete voi con cui condividiamo tutte queste emozioni,

tutta questa felicità

e, speriamo, anche i prossimi 30 anni!

Quindi, non ci resta che dire:

Buon compleanno Calamaio!

 

Il testo che avete appena letto, a cura di Roberto Parmeggiani, sono le parole con cui abbiamo scelto di concludere il nostro convegno "Sostenere il cielo", durante il quale il 3 dicembre 2016, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità abbiamo celebrato i trent'anni del Progetto Calamaio.

L'immagine del disegnatore Attilio Palumbo che abbiamo scelto per rappresentarci è quella che vedete qui sopra, un uccellino a zampette all'aria, un'immagine ma anche un titolo che prendono spunto da una fiaba africana dove un valoroso guerriero masai incontra un uccellino capovolto: all'inizio lo crede morto, poi gli chiede perché sta in quella posizione. L'uccellino risponde "Ho sentito dire che il cielo sta per cadere e io mi sto preparando per sostenerlo!". Il guerriero masai si butta per terra a ridere: "Come puoi sperare di sostenerlo tu con quelle zampette che sembrano degli stecchetti di paglia?". Il passerotto non cambia posizione ma risponde: "Io faccio del mio meglio, e tu cosa fai?".

Una domanda che rivolgiamo anche voi, per proseguire insieme altri trent'anni a favore di una cultura della diversità, dell'inclusione e di pace.

Ma non siete curiosi di sapere quando tutto è cominciato? Ve lo racconta qui il nostro Geranio Claudio Imprudente!