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Autore: Progetto Calamaio

PERFORMING GENDER…CORPO COME STRUMENTO DI CONOSCENZA DI SE’

Lo scorso 9 Novembre, al Centro Documentazione Handicap di Bologna, il Progetto Calamaio ha aperto le porte del laboratorio On the road, dedicato alla conoscenza e consapevolezza corporea, tra limiti, risorse e benessere, al gruppo internazionale di giovani danzatori del progetto PERFORMING GENDER-Dance Makes Differences, un progetto a cura di Gender Bender International Festival.

Cinque coreografi di cinque paesi, provenienti da Italia, Inghilterra, Slovenia, Spagna e Olanda  insieme ad altrettanti dramaturg della danza per oltre 50 danzatori e danzatrici coinvolti,  impegnati per due anni in una ricerca performativa legata al tema del genere e degli orientamenti sessuali, ora protagonisti con noi  di un viaggio alla scoperta di sé. Uno scambio intensissimo che ha profondamente coinvolto dal punto di vista fisico ed emotivo gli animatori con disabilità quanto gli educatori e gli artisti presenti.
 
L’incontro è stata l’occasione per sperimentare alcune delle attività proposte in questi anni dall’équipe del Progetto Calamaio sul tema della consapevolezza corporea e un modo per offrire ai danzatori un confronto con corpi che esulassero dalla loro consueta preparazione atletica e artistica.  Un viaggio alla scoperta del proprio corpo, sui limiti che riconosciamo e non, sul piacere che esso può darci e quello che invece non percepiamo, sulle risorse che abbiamo e quelle ancora sconosciute.

Ecco come Mario Fulgaro, uno dei nostri animatori con disabilità, ci restituisce il valore e l’importanza della creazione di un contesto di fiducia prima di iniziare l’attività, che, scopriremo, sarà condotta da lui e dal resto del gruppo educativo del Calamaio:

“È sempre bello incontrare gente nuova per condividere, tutti insieme, esperienze lavorative e, a più largo spettro, personali. L’originalità e l’ironia sono i principali strumenti per rompere ogni indugio e mettersi in gioco, in modo più amichevole ed intimo possibili. Come avviene nella vita di tutti i giorni, quando persone, sino ad allora sconosciute l’una all’altra, si incontrano, è solito presentarsi.

Una presentazione nominale sarebbe già un primissimo passo in avanti per entrare in diretta comunicazione, ma il tutto rimarrebbe, alla fin fine, ancora per un po’ di tempo relegato alla sfera formale delle consuetudini. Si sente l’urgenza di non perdere del tempo prezioso in sciocche formalità, vissute e rivissute all’infinito. L’obiettivo è creare da subito un clima avvolgente, in grado di fondere le individualità in un unico “corpo”. È giusto, allora, cercare di associare, ad uno stile convenzionale di conoscenza reciproca, un qualcosa di più personale ed inedito, che riesca a centrare l’obiettivo. Così oltre al nome di ognuno, si chiede di presentarsi esplicitando quale sia l’animale più amato. Pretesto, quello dell’animale preferito, solo all’apparenza banale, ma che in realtà aiuta le specificità di ognuno ad essere condivise e ad avvicinarsi per confrontarsi e mettersi già in discussione. Ai soliti animali domestici, quale il gatto o il cane, spicca la preferenza del cavallo, per chi pratica ippoterapia per esempio, anche e soprattutto per diletto. Si inizia a conoscere sé stessi in funzione degli altri. Questa è, infatti, la potenza della conoscenza reciproca.”

Insieme a lui Tiziana Ronchetti, altra animatrice con disabilità, che ora ci conduce all’interno dell’azione a partire dal suo personalissimo vissuto:

Quando sono entrate tutte queste persone nuove a svolgere questo laboratorio con noi, mi sono sentita emozionata. La prima attività è stata svolta dalla Tatiana, io invece ho partecipato guardando dal di fuori i soggetti direttamente coinvolti. Tatiana non solo è stata un’animatrice, ma ha anche educatrice e in questo ruolo l’ho vista molto concentrata. Successivamente siamo passati all’attività dello specchio, dove sono stata io a condurlo ed ho 

provato piacere. Al tempo stesso però, come mia prima attività ero molto concentrata ad aiutare la mia partener con il suo primo contatto su di me, dato che ho visto e sentito che lei inizialmente aveva un po’di timidezza nel toccarmi. Al suo primo impatto, aveva descritto solo la parte superiore del mio corpo. Quando mi ha chiesto se poteva toccarmi anche la parte inferiore del mio corpo, io ho accettato, tanto che ho provato piacere nel farmi toccare. Anche nell’attività del massaggio ho provato molto piacere, sia nel farlo che nel riceverlo. Mi è piaciuto davvero molto quando la mia Partener si è appoggiata interamente con il suo corpo stretto al mio. L’ho abbracciata e lei ha abbracciato me. Per me, questo stretto contatto, è stato come se avessi vissuto più o meno un rapporto sessuale. Ed ecco perché per me questa attività mi ha dato un’emozione fortissima.”

Ad accompagnarla ecco le voci di Stefania Mimmi:

“L’attività che ho svolto è stata a pancia su, le braccia su ed ho fatto finta di guidare. Questa attività l’ho fatta con Tristano e mi sono sentita bene. Una sola differenza, piccola ma molto importante, è stata il rapportarsi con una donna. “Significa avere a che fare con un corpo diverso dal mio, non solo con una persona che ha una forza diversa dalla mia, ma anche con la delicatezza di una persona di sesso femminile, entrando così in contatto sempre più profondo grazie alla sua delicatezza. Ci siamo rispettati entrambe e successivamente siamo arrivati ai saluti finali. Lo specchio è stato per me un ottimo tramite per accorciare le distanze create in un primo contatto visivo, per poi arrivare a sentire la nostra pelle entrare in un contatto fisico superando le barriere iniziali.”        

E di Tatiana Vitali:

“Se sono riuscita a sopravvivere a quest’esperienza così intensa è anche perché, insieme ai miei colleghi, ho partecipato a un percorso di tre anni proprio su questo tema. Credo che, grazie a questo percorso, io sia riuscita ad assumere una maggior consapevolezza del mio corpo, infatti tra di noi educatori e animatori si è creato un clima di fiducia reciproca e io non ho avuto problemi ad accogliere, seminuda, i ballerini. Questa attività noi l’avevamo già vista al Mambo in un video che mostra appunto questa performance.  Durante il laboratorio, si è creato dunque un calore dovuto alle attività stesse e alla complicità che si è creata tra di noi man mano che passava il tempo. Nelle attività della descrizione allo specchio io ho cercato di descrivermi il più vero possibile, mentre i danzatori non hanno parlato della mia disabilità e del fatto che io sono storta, forse non volevano offendermi, ma io so benissimo di avere un corpo storto.

Durante l’attività della danza io ho deciso di staccarmi dalla carrozzina perché volevo essere più libera, quindi ho danzato per terra insieme alla mia partner, una ballerina molto sensibile e delicata. Mi sono lasciata andare e abbiamo pian piano trovato il nostro modo di danzare. Io mi sono sentita coccolata, lei mi muoveva tutto il corpo in modo delicato. Questa è stata un’esperienza indimenticabile, c’è stato molto contatto fisico, se lo dovessi descrivere con un’immagine mi viene in mente una farfalla che vola libera. Durante il laboratorio di danza si è creato un clima di fiducia che ha permesso a tutti noi di arrivare all’ ultima attività del massaggio in modo molto tranquillo e rilassato. I danzatori non hanno avuto difficoltà a farsi massaggiare da me, anzi credo che abbiano provato piacere, e io sono stata contenta di riuscire a trasmetterlo. In conclusione il laboratorio Gender Bender mi ha portato a conoscere ulteriormente il mio corpo e quanto posso fare sentendomi bene.”

E voi, pensate di conoscere perfettamente il vostro corpo? 

 

A SCUOLA NEL MONDO CON LA LEGGE 517…UNA MOSTRA SUI 40 ANNI DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA

Bologna 07/11/2017 – Lunedì 9 ottobre è stata inaugurata, presso la sede del Centro Documentazione Handicap, la mostra dedicata ai quarant’anni della legge per l’integrazione e l’inclusione scolastica, la legge 517, che eliminò le classi differenziali dal sistema scolastico italiano.

Con l’aiuto dei nostri educatori ed animatori, siamo riusciti a far rivivere questo corso del tempo, dal 1977 al 2017, attraverso un percorso suddiviso in decenni, tra libri, oggetti, parole e, ad ogni periodo, corrisponde un’installazione. In ogni installazione sono collocati libri significativi, stralci di testi, percorsi bibliografici, fotografie e oggetti che ricordano quella decade.

La primavera segna

 l’inizio delle lotte per la nascita della legge sull’integrazione e l’inclusione scolastica; l’estate corrisponde ad un momento di “raccolta dei frutti”, dei fervori degli anni precedenti; l’autunno è la stagione della stabilità delle “conquiste” della legge; l’inverno in cui tutto sembra più statico, ma altro non è che terreno fertile per nuovi progetti e nuove primavere.

 

Una delle nostre animatrici, Francesca, ci lascia una sua riflessione riguardante la mostra: <<Durante un laboratorio, ci hanno divisi in gruppi e ci hanno distribuito dei fogli su cui erano scritte delle parole, come: vicinanza, rottura, recuperabilità, obbligo, diritto che corrispondono al primo decennio. In seguito, abbiamo selezionato degli oggetti che secondo noi si legavano alle parole. La seconda sala corrisponde alla stagione dell’estate dove con nuove parole e oggetti è stato allestito il secondo decennio dal 1987-1996. Le parole scelte sono state: tecnologia, insegnante di sostegno, comunicazione, supporto, noi le abbiamo attribuite agli oggetti: lavagnetta, radio, valigia. Nella sala del terzo decennio (1997-2006) le parole individuate sono: abilità, curiosità, unicità, altre professioni. Secondo me questa legge è stata molto importante sia dal punto di vista professionale e che personale e grazie a tutto ciò, oggi sono più capace di conquistarmi le cose, ho più fiducia in me stessa e soprattutto anche nelle altre persone>>.

Un altro importante pensiero ce lo lascia la nostra animatrice Sara: <<Per i 40 anni sulla legge per l’inclusione scolastica, mi ha colpito molto il video iniziale della mostra. La mostra del progetto Calamaio parla di inclusione e integrazione scolastica e del lungo percorso che è avvenuto dal 1977 fino a oggi. Angelo Errani, che collabora con il nostro progetto, ci ha detto che nella vita bisogna sempre lottare per andare avanti. Nell’ultima sala c’erano le nostre interviste video e in particolare mi è piaciuta l’intervista di Diego Centinaro perché è molto bella e significativa per tutti noi>>.

Anche il nostro animatore Mario ci ha lasciato una bellissima riflessione avendo avuto un ruolo attivo ne

lla mostra: <<Quando si decide di intraprendere un lungo ed impegnativo viaggio, si ha sempre da fare i conti con le proprie potenzialità da spendere, fissando, a grandi linee, gli obiettivi da raggiungere. La grande voglia di cambiamento, per migliorarsi e perfezionare ciò che è ininterrottamente perfettibile, funge da sprono ad andare avanti senza alcun indugio. Si rigonfia il petto di coraggio e fiducia, non c’è niente da temere ma tutto da scoprire ed abbracciare. Il ticket di partenza per il nostro itinerario cade, metaforicamente, in una primavera rigogliosa di aspettative. Viene accantonata l’idea di dividere gli studenti con disabilità, i protagonisti del viaggio, in “classi differenziali”, per cominciare a parlare di integrazione trasversale. La legge del 1977, infatti, segna uno spartiacque nel continuum legislativo, avviato con la riforma Gentile del ’23 e integrato nel corso degli anni da altri provvedimenti. Si inizia a comprendere che ogni importante tappa rappresenta, al contempo, un punto d’arrivo e un nuovo punto di partenza, in vista di un futuro sempre più accogliente nei confronti delle istanze della società. Altre stagioni, infatti, avrebbero segnato, da lì in poi, il cammino da percorrere, lastricandolo di successi e di fasi riflessive. Oggi si festeggiano i quarant’anni dalla legge 517/1977 ed è tempo di fare un punto chiarificatore sui buoni risultati ottenuti, non perdendo mai di vista gli obiettivi ancora da raggiungere.>>

La mostra è stata organizzata nel contesto della seconda edizione del Festival “Specialmente in Biblioteca”, la rassegna di eventi e iniziative per fare conoscere le Biblioteche specializzate di Bologna. Si tratta di un progetto nato due anni fa, dall’incontro di dieci biblioteche bolognesi, con l’intenzione di lavorare insieme ed elaborare e promuovere progetti comuni di promozione e comunicazione.

La mostra, che resterà aperta fino al 3 dicembre, vuole quindi raccontare, far capire e portare avanti la storia di questo percorso di inclusione scolastica che dura ormai da 40 anni.

 

 

LE SCUOLE MEDIE “FARINI” INCONTRANO IL CDH

Entusiasmo, energia e positività sono stati i sentimenti che hanno accompagnato l’incontro delle Scuole Secondarie di primo grado “Farini” di Bologna, al Centro Documentazione Handicap. L’evento, avvenutosi presso la Cooperativa Accaparlante in via Pirandello 24, consisteva in animazioni educative che mettono al centro l’incontro con la diversità, con l’obiettivo di mettere in contatto i ragazzi partecipanti con la Comunicazione Aumentativa Alternativa e la scrittura in simboli, attraverso giochi e attività espressive e creative per favorire un’esperienza positiva e didattica. Mediante educatori ed animatori con disabilità, c’è stata la sperimentazione di un linguaggio che ha aiutato ad instaurare relazioni positive, attraverso le quali superare pregiudizi e differenze, per sviluppare competenze rispetto alla scrittura e alla traduzione di libri in simboli CAA.

All’inizio dell’incontro c’è stata una presentazione sull’organizzazione e svolgimento del Centro Documentazione Handicap, da parte del dottor Claudio Imprudente in cui ha stretto relazioni con i partecipanti. Come? Comunicando…dice Claudio: <<non parlo ma comunico>>, attraverso una tavola di plexiglass, incrociando lo sguardo della persona che ha di fronte, indicando le lettere; <<non cammino ma mi muovo>>, con l’aiuto di una persona, continua Claudio. Inizialmente i ragazzi erano un po’ perplessi, ma grazie alle qualità di Claudio nel metterli a proprio agio, si sono subito lasciati andare nelle varie attività preposte e nel relazionarsi con la disabilità. Titti, Danae, Sara, Manuela, Luca erano gli animatori presenti a condurre l’incontro.

Divisi in 5 gruppi, il tema principale su cui verteva l’incontro era l’accessibilità a 360°. Attraverso la presa visone di libri accessibili a varie esigenze (libri tattili, libri modificati in simboli, audiolibri, ecc.), i ragazzi partecipanti sono stati inseriti in questo contesto e in conclusione costruire, con l’aiuto dei nostri animatori, un libro tattile, ovvero libri dedicati principalmente per persone non vedenti.

Alcune delle nostre animatrici disabili hanno voluto lasciarci delle loro riflessioni, come per esempio la nostra cara Titti dice: <<La mia attività con i ragazzi è stata la creazione di un libro tattile e, dando dei validi consigli, mi sono sentita molto partecipe e coinvolta. Mi piace sempre ascoltare i discorsi di Claudio Imprudente, per me lui è un esempio di crescita>>.

Un altro gruppo è stato condotto dalla nostra Danae, animatrice di origine sud-americana: <<ero in un gruppetto di ragazze in cui abbiamo progettato insieme una storia selezionando il materiale adatto. Alla fine abbiamo raccontato, attraverso la costruzione di un libro tattile, la storia, sin da piccolo, di Claudio Imprudente. Sono molto felice di come è andata l’attività, soprattutto perché ho visto le partecipanti molto entusiaste nel fare questo lavoro>>.

Sara, l’animatrice più giovane della Cooperativa Accaparlante, ci dice: <<La cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la riflessione, fatta insieme a Claudio, sul discorso dell’aiuto, sul bisogno di ognuno, perché in fondo tutti abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri. E’ stato molto interessante lavorare sul progetto del libro tattile, per me questi incontri sono molto importanti perché si lavora sull’accessibilità>>.

Alla fine dell’incontro si è notato che il disagio iniziale era passato in secondo piano, anche la disabilità. Perché con quella disabilità ci abbiamo giocato tutto il tempo e l’abbiamo fatta diventare un’occasione per entrare nella relazione con noi e non la causa di una distanza.

L’obiettivo di questo incontro era quello di coinvolgere e divertire i ragazzi delle scuole secondarie sul tema dell’accessibilità, intesa per tutti gli esseri umani, abbattendo barriere architettoniche attraverso giochi, idee e presentazioni, così da offrire ai partecipanti il contatto diretto con la diversità e gli strumenti utili ad affrontare le difficoltà anche legate alla didattica, che favoriscono una reale inclusione di tutti i soggetti coinvolti. Per quanto ci riguarda noi scegliamo il divertimento, la festa, l’allegria e la mettiamo in relazione con l’handicap, la difficoltà, la disabilità.

FUTURO SEMPLICE – FUTURO INCLUSIVO…IL CDH AL FESTIVAL FRANCESCANO!

Bologna, 03/10/2017

Dal 21 al 24 settembre scorso, la città di Bologna ha accolto per il terzo anno consecutivo la IX edizione del Festival Francescano, tenutosi in Piazza Maggiore.

La struttura del Festival prevedeva tre giorni di iniziative culturali, spirituali, artistiche e didattiche, svolte tra la gente per favorire il dialogo e l’incontro, in linea con i valori e con la testimonianza dei Francescani.

Anche i nostri colleghi, nonché animatori del Centro Documentazione handicap, Danae, Diego e Tatiana, hanno partecipato al Festival Francescano, presso il Chiostro di San Giuseppe, portando con sé un progetto di temi legati alla diversità, alla disabilità e all’inclusione. L’intento di queste attività era di coinvolgere le scuole, proponendo attività di animazioni per bambini, dai più piccini delle scuole d’infanzia e ai bambini delle scuole elementari.

Il nostro caro Diego ci ha lasciato questa sua testimonianza: <<Ho affrontato alcuni temi importanti con i bambini di quarta e quinta elementare. La prima parte consisteva nel raccontare una storia, la storia di Re 33, animandola con l’aiuto dei bambini in cui io avevo il ruolo del Re. Nel mezzo dell’incontro abbiamo fatto il gioco del “uguali o diversi”, che consiste nella massima attività di inclusione e conoscenza di se stessi e degli altri, scoprendo in cosa ognuno di noi si eguaglia o si distingue. Mi ha colpito molto la perspicacia dei bambini nel capire subito le regole delle attività, mi sono trovato bene con il gruppo. Partecipare al Festival Francescano mi ha fatto molto piacere, mi sono divertito con i bambini, è stata una giornata costruttiva e un’esperienza assolutamente da ripetere>>.

Anche la nostra cara animatrice Danae ha voluto lasciarci alcune delle sue riflessioni riguardanti le attività svolte all’interno del Festival: <<ho incontrato una classe della scuola d’infanzia ed una classe delle elementari, in cui abbiamo affrontato temi sulla diversità, non tanto discutendone a parole, ma giocandoci su. Le attività svolte sono state molto interessanti, ma quella che mi ha colpito di più è stato lo “smonta e rimonta”, che consiste nel smontare e rimontare i pezzi di una carrozzina per disabili e successivamente farla collaudare ai piccoli partecipanti; è stato il punto in cui i bambini si sono maggiormente divertiti, facendo impennate e sgommate. Era la prima volta che conoscevo questo posto, sono stata davvero bene. E’ stato interessante anche perché ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con bambini di nazionalità diversa dalla mia. Alla fine dell’incontro abbiamo dato la possibilità ai bambini di porci delle domande e colmare tutte le loro curiosità riguardanti la diversità e la disabilità>>.

Sappiamo quanto al giorno d’oggi sia articolato affrontare temi di questo genere, ma vedere le facce dei bambini felici, divertiti, coinvolti in tutte le attività svolte, sentire nell’aria un sentimento di gioia e unione, percepire l’apertura a ciò che riserva il mondo esterno, soprattutto quando si è bambini, risulta tutto molto più facile e divertente. Il modo in cui i bambini hanno affrontato queste attività, e come i nostri educatori siano riusciti a portare splendidamente a termine i progetti, sta a dire che molte barriere (mentali) sono state abbattute e lo sguardo dei bambini oltrepassava la semplice vista della disabilità e della diversità.

Anche questa volta siamo riusciti a toccare nel cuore di molti bambini, insegnati, genitori, ecc. lasciando un segno permanente e superando lo stereotipo della diversità,  come solo noi, con le nostre doti speciali, sappiamo fare.

Un futuro semplice è quello che San Francesco e Santa Chiara che ci hanno ispirato: <<semplice non vuol dire facile. Un futuro di pace, fraternità, giustizia, essenzialità, dialogo, integrità del creato, da costruire ogni giorno, sin da bambini>>.

E voi, quale futuro desiderate e volete costruire?

Ricomincia la scuola…Al Calamaio parlano i bambini!

"Cari Claudio, Sandra, Tiziana, Luca e Emanuela, anche se voi siete venuti per un giorno, sicuramente  mi mancherete tantissimo… Mi avete fatto vivere un'esperienza magnifica e finalmente  ho capito cosa vuol dire diversità, vi voglio tanto bene e spero di rivedervi altre volte.      

Mi è piaciuto tanto il gioco dei travestimenti di Re 33 e lì ho capito tutto di cosa vuol dire essere diversi…

In questi tre giorni, giocando e divertendoci siete riusciti a insegnarci  i valori della diversità e della disabilità. Non vi dimenticherò mai. Ringrazio Luca, Claudio, Tiziana, Sandra, Emanuela, grazie per averci dedicato tutto questo tempo e per  averci insegnato cose importanti in modo piacevole!   

Vi auguro un buon viaggio e grazie di tutto per avermi fatto divertire un sacco!

Alessio".

Un tempo li chiamavano "i remigini", i bambini dai cinque anni in su che si apprestavano a iniziare il primo giorno di scuola di prima elementare. Quante emozioni e che tremarella! Il grembiule, i libri, i quaderni e gli astucci, il confronto con le maestre e i maestri, i compagni di classe, il tempo speso fuori casa liberi dallo sguardo di mamma e papà.

Non c'è scuola senza incontri, scambi e relazioni, il Progetto Calamaio lo sa bene, e soprattutto non c'è scuola  senza "diversità".

Ma che cos'è la "diversità"? Bella domanda! "Una parola che ne racchiude tante altre- risponde il nostro collega con disabilità Mario Fulgaro-  e che per questo non ci stancheremo mai di esplorare con le nostre animazioni e percorsi".

Paura e difficoltà ma anche divertimento, scoperta, creatività, sono le chiavi con cui gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio vogliono continuare a macchiare la realtà della scuola, nell'incontro diretto con i gruppi classe, i bambini e gli insegnanti dalla prima infanzia fino all'università.

Animazioni, letture animate, percorsi tematici o a tappe, formazioni e approfondimenti specifici resteranno il nucleo delle nostre proposte che vogliono permettere a tutti di conoscere la diversità attraverso il contatto diretto con la persona disabile, con noi protagonista di giochi, riflessioni e risate con cui imparare a superare con leggerezza le difficoltà.

"Progetto Calamaio ogni macchia è un guaio!" Lo sanno bene i bambini che quando lo incontrano non lo dimenticano più, proprio come qui sopra ci ha raccontato Alessio, dieci anni, non più un remigino ma un bambino della scuola primaria dell'I. C di Olbia che dopo averci incontrato a scuola, in Sardegna, ha voluto subito condividere con noi il suo nuovo punto di vista.

Se anche voi volete vivere l'esperienza di Alessio e degli oltre diciassettemila bambini, ragazzi, educatori e insegnanti che abbiamo incontrato in questi anni ecco qui le nostre proposte per la scuola di quest'anno:

Animazioni educative

Libri come ponti

Cultura Libera Tutti

Libro Modificato

Il Progetto Calamaio ha sede a Bologna, in via Pirandello 24, nel Quartiere Pilastro. Come sempre il nostro gruppo di nomadi incalliti è disponibile a raggiungere le vostre classi in tutte le parti d'Italia e non solo.

Quest'anno però vi proponiamo una novità, si chiama Un giorno al Cdh e vi permetterà di portare nella nostra sede le vostre classi per passare un'intera giornata con noi e vivere esperienze di incontro e formazione, esplorando i libri accessibili della nostra Biblioteca Ragazzi, i giochi di Gog e Magog e tante altre sorprese!

Che dire, quest'anno al Calamaio parlano i bambini e anche la diversità diventa la parola più contenta… Di spiegare al mondo intero la bellezza di un pensiero!

Buon anno scolastico a tutti!

 

 

 

Sport e solidarietà vincono al Trocia Beach: nel dubbio esagera!

Si è chiusa sui campi di sabbia di Correggio (Reggio Emilia) del Circolo Tennis e nella Piscina Comunale l’edizione numero 15 del Trocia Beach, il torneo di beach volley dedicato a Marco “Trocia” Ferrari e che incarna i valori con cui Marco viveva e in cui credeva: gli amici, il divertimento, lo sport. Grazie al suo esempio di grande forza, nella vita e durante la malattia, il torneo ha ereditato il suo modo d’essere e ha conquistato con energia e trasparenza il pubblico non solo della pallavolo emiliana, tanto da contare oltre 300 iscritti in quest’ultima edizione e non mancano originalità e goliardia nel dare il nome alle squadre! Ve ne citiamo alcune: Kinder tette al latte, Le Missbronzo, I Pocnurmel, Sparapalle, Fecce Tricolori, GIin-Tonicy, Mai una gioia, Turbo-Lenti, Volley ma non posso, e tante altre.

Sulla sabbia si sono sfidati atleti di tutte le età e tutte le estrazioni (compresi alcuni rappresentanti della serie B) e di provenienza extra provinciale. La comunità che circonda il Trocia Beach ogni anno si allarga di amici e sponsor e quest’anno ha raggiunto più che mai la consapevolezza di aver costruito una realtà straordinaria fatta di persone ed emozioni vere il cui obiettivo comune è raccogliere fondi mettendo insieme sport, divertimento, gioco e solidarietà: dal 2003 ad oggi sono stati raccolti oltre 120 mila euro da donare in beneficenza. Il ricavato da sempre è stato devoluto all'associazione Siamo Con Te, che fornisce supporto ai malati oncologici e alle loro famiglie (e che fu vicina a Marco e alla sua famiglia durante la malattia). Con il passare degli anni parte del ricavato è stato destinato anche ad altre realtà come la Fondazione Dopo Di Noi che lavora con i ragazzi con disabilità e le loro famiglie per il raggiungimento di importanti spazi di autonomia, e come la nostra Cooperativa, che grazie a questo aiuto, da 7 anni può portare il Progetto Calamaio nelle scuole correggesi, incontrando centinaia di bambini e decine di insegnanti.

Durante l’evento di quest’anno la coop Accaparlante era presente fisicamente e rappresentata da Giovanna e Annalisa, che hanno potuto vivere direttamente il clima festoso che ogni anno si respira al Trocia Beach. È stata l’occasione di presentare in poche parole la nostra realtà lavorativa e in quale modo vengono utilizzati gli aiuti che riceviamo grazie ai ragazzi del Trocia. “… uno sballo, siamo state benissimo insieme a Tristano, il nostro collega e al gruppo dei ragazzi”. Così Annalisa descrive quella giornata.

Il festoso week end si è concluso con gli Amici di Trocia travestiti da buffi pirati che hanno portato in campo i bambini per un momento dedicato a loro con il tradizionale tiro alla fune sotto la rete. Insomma… tanti bei momenti accompagnati da gioia e lacrime di commozione, ma sempre nel cuore il motto del torneo “Nel dubbio esagera!” come diceva sempre Marco “Trocia” Ferrari.

Saluti da IT.A.CÀ!

Mario e Lucia intervistano Fabrizio
In occasione della nona edizione di I.TA.CÀ, il primo Festival  in Italia dedicato al Turismo Responsabile, il Progetto Calamaio ha incontrato Fabrizio Marta, viaggiatore con disabilità e autore del blog Rotellando su "Vanity Fair".

Ascoltare i suoi racconti è stata davvero un’iniezione di coraggio e di bellezza, un vero e proprio contagio che ci ha subito fatto venire voglia di preparare le valige!

Qui un ritratto di Fabrizio direttamente estratto dal nostro diario di bordo, a cura del poeta-animatore Mario Fulgaro:

Ipotizziamo che l’idea di viaggiare da soli o, per meglio dire, in compagnia solamente dei propri bagagli a mano, possa balenare periodicamente nella mente di ognuno; ipotizziamo sempre che questo “ognuno” sia un disabile in carrozzina e, giacché ci troviamo, ipotizziamo pure che questa voglia di evadere e sperimentarsi si spinga fino a toccare mete transnazionali, per raggiungere paesi oltreoceano.

Il viaggiatore inizia il suo racconto…

Una televenditrice sciorinerebbe a tal proposito un elenco schizofrenico di luoghi lontani e allettanti da raggiungere, così da propinare al nostro viaggiatore con disabilità un pacco regalo già bello e pronto, in pieno stile “No Alpitur”.

C’è qualcuno tuttavia che ha immaginato una possibilità diversa, pensando per esempio, di programmarsi un viaggio da sé e di personalizzarlo di volta in volta a seconda delle proprie esigenze, gusti, abilità, deficit e risorse.

Un’idea assai allettante per tutti ma spesso, lo sappiamo, irta di talmente tanti intoppi e di difficoltà da rendere il sogno della partenza estremamente lento e faticoso.

Un bell’esempio però ci arriva da Fabrizio Marta, giornalista e disabile in carrozzina, che vuoi per lavoro vuoi per vocazione, si è sempre sentito interpellato in prima persona su questi temi e, per questo motivo, altrettanto pronto a partire per qualsiasi tipo di “avventura itinerante”.

“Ci vuole tanta voglia di sperimentarsi e un po’ di coraggio!” è l’insegnamento che emerge direttamente e indirettamente dal semplice dialogo con Fabrizio, nato durante la partecipazione del Progetto Calamaio alla nona edizione di I.TA.C.À, il primo Festival del Turismo Responsabile in Italia, ormai divenuto un appuntamento fisso del nostro Maggio bolognese.

Il pubblico ascolta assorto…
Ad ascoltarlo viene spontaneo scavare nella propria coscienza per scoprire ogni volta quanto illusori siano tutti i timori e le perplessità sulle proprie capacità organizzative. L’autostima ne guadagna istantaneamente e così scopriamo che dalla Sicilia alle Alpi il territorio nazionale è sempre più mappato da “eccitanti” viaggi, si iniziano a scoprire le diverse usanze delle regioni italiane.

Osserviamo le immagini proposte, i video, le cartoline di viaggio.

Una volta esplorato il Belpaese l’ipotesi iniziale di un viaggio oltreconfine si concretizza sempre più e l’Italia da sola inizia a non bastare. Per contenere appieno tutto il desiderio di evasione, occorre spingersi oltre, mettendo alla prova tutte le proprie energie. Non c’è disabilità che impedisca a questo punto!

La prima scelta potrebbe benissimo cadere su un paese lontano, ma dalla cultura quanto più simile, se non identica, alla nostra. Gli Stati Uniti sembrerebbero fare al caso nostro. Il passaporto assume sempre più il valore di un badge, per schiudere ogni porta e dare pieno sfogo alla “viaggite”, così come Fabrizio chiama questa sua incontenibile “smania” di viaggio, di sperimentazione, di curiosità tesa a conoscere il mondo, paragonando il tutto ad una sorta di sindrome. Non se ne può che sorridere e, di quello sguardo, sentirsi complici.

Gli Stati Uniti iniziano a non apparire più insormontabili nella loro tendenza alla magnificenza e grandezza, anzi, visti da vicino, diventano più umani e non solo sovraumani, come vorrebbe una certa iconografia hollywoodiana.

In Danimarca con un passaggio inaspettato…

Suscettibile anche di qualche giudizio valutativo, New York, agli occhi del nostro visitatore, inizia sempre più ad apparire come una mela da sgranocchiare con cautela ed accortezza. Infatti, rispetto all’Europa, dove l’atteggiamento della gente verso i disabili è più di premurosa attenzione, a volte anche asfissiante, negli USA il comportamento delle persone è più di consueto distacco: “Gli statunitensi presuppongono che ognuno sappia provvedere a sé stesso, senza bisogno di aiuto da parte di qualcun’altro!” afferma Fabrizio con nonchalance.

Come nei vasi comunicanti, se da una parte la Grande Mela perde un po’ di austera grandezza, dall’altra parte crescono la sicurezza e l’autostima di chi è in viaggio, sprezzante di ogni eventuale infortunio.

Durante un viaggio, lo abbiamo già sperimentato insieme, si avverte quasi sempre l’urgenza di immortalare, con delle foto o, più ancora, con qualche filmato, i ritagli migliori della propria esperienza, da condividere in un secondo momento, una volta ritornati alla “casa base” in Italia, con amici e conoscenti. Così, anche Fabrizio ci spiega perché ha cominciato a filmare e a fotografare i luoghi o monumenti, i frangenti salienti dei suoi spazi vitali di libertà. Chi lo ascolta, percepisce tutto questo e, come una scintilla che si accende dentro l'anima, ne è compiaciuto […].

A ritmo di musica! Con Manuela, che legge un racconto di Antonio Pascale sulle note di Mercato Sonato
Se siete curiosi di sapere come sono proseguiti i racconti di viaggio di Fabrizio, vi esortiamo a non perdere "Mi metto in proprio" il prossimo numero della rivista Hp-Accaparlante (n.11, anno 2017), dedicato alle più innovative attività imprenditoriali avviate da persone con disabilità.

L'incontro è stato inserito nell'ambito di Handyamo si parte!, rassegna sul turismo accessibile presso la Velostazione Dynamo di Bologna. Qui la Coop.Accaparlante e il Centro Documentazione Handicap hanno preso parte anche alla rete di soggetti che desidera mettere a disposizione della Città Metropolitana pratiche, percorsi di formazione e servizi a favore di un pieno e libero accesso per tutti ai luoghi di interesse, di svago e di cultura. 

Per saperne di più qui una breve videointervista.

Un grazie speciale a Fabrizio e buone vacanze a tutti!

 

 

 

 

 

L’unione fa la forza!

Il 7 giugno scorso al CDH c’è stata una serata un po’ speciale: al tramonto, sulla grande terrazza di via Pirandello 24, abbiamo organizzato una grande festa, per dare il nostro contributo al progetto “Storie per tutti”. È stata anche un’occasione per stare in compagnia, incontrare ex-colleghi e amici, ascoltare musica dal vivo e conoscere persone nuove, incuriosite dalle nostre attività. Miccia dell’iniziativa è stato il crowfunding online lanciato a inizio maggio per raccogliere fondi destinati a sostenere la terza edizione delle letture accessibili per bambini. Ancora non conoscete “Storie per tutti”? È un progetto di letture ad alta voce per bambini dai 3 agli 8 anni, raccontate attraverso l’utilizzo di diversi strumenti e modalità: scrittura in simboli, LIS, narrazioni polisensoriali, sollecitazioni tattili, uditive e olfattive e tanto altro. 

Noi del Calamaio, che non sappiamo stare mai fermi, ci siamo chiesti: come possiamo contribuire e dare forza al progetto? Ed ecco che è nata l’idea della festa in terrazza. Stuzzichini, bevande fresche e intrattenimento dal vivo ci hanno aiutato a raccogliere un bel gruzzoletto, che ci ha permesso di fare la nostra “offerta”. Ma mai ci saremmo aspettati ciò che è successo dopo qualche settimana. Il 7 luglio, infatti, si sono chiuse ufficialmente le donazioni online e con grande orgoglio siamo riusciti a raccogliere 10.200 euro, raggiungendo l’obiettivo del 255% rispetto alla soglia preventivata. Sono stati ben 370 i sostenitori che hanno creduto nel progetto.

Grazie a questo contributo quest’anno “Storie per tutti” raggiungerà anche i reparti di pediatria degli ospedali bolognesi e le biblioteche dell’appennino, per offrire a tutti i bambini un’esperienza indimenticabile. Noi “raccontastorie” crediamo che l’accesso alla cultura e all’arte in tutte le sue forme sia un diritto intoccabile e che esse debbano essere pensate prendendo in considerazione le diverse abilità. Vogliamo offrire ai bambini un’occasione inclusiva, rendendo lo spazio/tempo del racconto un momento piacevole e fruibile da tutti, anche da chi non accede al libro e alla lettura in modo convenzionale.

Anche questa volta siamo riusciti a contagiare tante persone con le nostre speciali macchie di colore, come solo noi sappiamo fare. Grazie davvero a tutti!

Inseguendo un goal!

Erba sintetica, tribune, spogliatoi, stipendi da migliaia di euro. Di che cosa stiamo parlando? Calcio, direte voi. Ora dimenticatevi di tutto questo e preparatevi a conoscere una manifestazione un po’ particolare, i Mondiali Antirazzisti. L’evento, che quest’anno festeggia il suo ventunesimo compleanno, è ormai un appuntamento fisso dell’estate emiliana. La prima settimana di luglio siamo tutti chiamati a scendere in campo per questo grande torneo inclusivo, che coinvolge grandi e piccini, uomini e donne, italiani e stranieri, disabili e normodotati. Tra una partita e l’altra si parlerà di cultura, uguaglianza e rispetto dei diritti, ma ci saranno anche tanta musica, concerti e spettacoli.Anche noi del CDH parteciperemo all’evento organizzato dal 5 al 9 luglio a Bosco Albergati, a Castelfranco Emilia, nel modenese. Per combattere il razzismo, il sessismo e, in generale, ogni tipo di discriminazione. E chi più ne ha più ne metta! L’idea nasce nel 1997 da Progetto Ultrà – UISP Emilia Romagna, con lo scopo di coinvolgere e contaminare realtà etichettate come contraddittorie. Nel corso degli anni i Mondiali si sono trasformati in un vero e proprio festival multiculturale, un’esperienza concreta di lotta alla discriminazione.

«Cosa pensate quando vedete una persona con disabilità? “Poverino, non può fare niente”. Vi sbagliate! Io sono riuscito a partecipare al torneo antirazzista e, per una volta, la musica è fortemente cambiata!» Così Mattias Fregni, animatore con disabilità del Progetto Calamaio, inizia a raccontare la sua esperienza. «Grazie al divertimento e alle regole universali del gioco, si è creata una dimensione parallela, priva di quegli ostacoli che di solito separano i popoli. Abbiamo corso, sudato ed esultato tutti assieme. Il mio ruolo è sempre stato quello del portiere. Posso controllare la situazione standomene buono e tranquillo ma all’occorrenza divento l’attore di punta, l’autentico salvatore della partita. Ecco perché amo il calcio. Quando vuole, è il gioco più inclusivo di tutti». La testimonianza del nostro collega Mattias riassume alla perfezione lo spirito di tutto il nostro gruppo di lavoro e, in questo caso specifico, anche sportivo.

Ecco i momenti in cui saremo coinvolti in prima “squadra”:

Giovedì 6 Luglio
15:30  Presentazione squadra/associazione
18:30  Cdh – Mukamurukoma

Venerdì 7 Luglio
12:30 Cdh – Dortmunder Union (GER)
15:30 Cdh – Recreativo Rosta Nuova
18:30 Cdh – Il Grinta

Sabato 8 Luglio
12:30 Cdh – Sportif Lezbon (TUR)

In attesa di ritrovarci tutti al Parco di Bosco Albergati, vi lasciamo con l’in bocca al lupo di Mattias: «il razzismo è quadrato, ragiona su schemi rigidi, ma il pallone è rotondo e smussa ogni spigolo. Buon calcio d’inizio a tutti!»

Un tuffo nel Calamaio

Estate, si sa, significa mare, spiaggia e divertimento. E chi resta a casa? Niente paura. L’inchiostro del Calamaio non va in vacanza. Anzi, si popola di creature straordinarie pronte a farvi trascorrere dei momenti indimenticabili. Da quest’anno, infatti, le attività del gruppo si sono arricchite di una nuova proposta: giochi di riscaldamento e di ruolo, letture animate, laboratori e canzoni rivolte ai bambini dei centri estivi di Bologna e provincia. Le attività, adattate a seconda dell’età dei partecipanti, vi permetteranno di trascorrere una giornata al CDH, per sperimentare una realtà diversa dal solito. Gli educatori e gli animatori disabili vi faranno conoscere storie divertenti, cantare seguendo il ritmo della chitarra e macchiare di tutti i colori dell’arcobaleno. Insomma, scoprirete cos’è la diversità!

Il progetto ha preso ufficialmente il via lo scorso martedì, quando gli spazi del Centro sono stati “esplorati e conquistati” da un gruppo di 52 bambini del centro estivo della Montagnola di Bologna. Bip-Bop, smonta e rimonta la carrozzina, gimcana a quattro ruote e tanto altro ancora hanno impegnato i nostri giovani “viaggiatori” alla scoperta della disabilità. Andrea, un animatore con deficit motorio, li ha subito accolti con una domanda: «voi lo sapete come mai la nostra Cooperativa si chiama Accaparlante? Perché l’H è una lettera muta!». E voi sapreste rispondere? Venite a conoscerci, non ve ne pentirete!