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Autore: Progetto Calamaio

Il grande gioco inclusivo

Lo scorso week end abbiamo partecipato ad un evento molto speciale, dedicato alle persone, alle comunità e agli spazi locali: la Biennale di Prossimità. Con altre realtà provenienti da tutta Italia, siamo stati protagonisti della tre giorni bolognese, che quest’anno ha festeggiato la seconda edizione. Si è parlato di cittadinanza attiva, disabilità, aggregazione, imprenditorialità sociale e tanto altro. Venerdì pomeriggio e sabato mattina i nostri colleghi Luca e Giovanna hanno rappresentato l’associazione ai tavoli di discussione organizzati all’Urban Center in Sala Borsa. Sabato pomeriggio, invece, un gruppo di educatori, animatori con disabilità e volontari ha organizzato un grande gioco al Portico dei Servi, con l’obiettivo di coinvolgere quante più persone possibili in un’esperienza inclusiva. Come ci siamo riusciti? Parola d’ordine: niente regole, o meglio regole “work in progress”.

L’attività che abbiamo proposto a tutti i partecipanti è stata quella della palla-strada. Le due squadre, improvvisate tra i passanti, avevano a disposizione una palla per fare goal nella porta avversaria. Fin qui tutto normale, direte voi. Ma con noi niente è mai come sembra. Nel corso della partita, infatti, Tristano, il conduttore del gioco, si è divertito a mescolare un po’ le carte, inventando nuove regole in base al contesto. La nostra Stefania Mimmi, per esempio, capitanata da Giulia, è stata subito reclutata come portiere. Riuscite ad immaginarvi un lancio ad effetto che passi attraverso le ruote di una carrozzina?

L’obiettivo del gioco era proprio questo: coinvolgere e divertire tutti in modo attivo, valorizzando le qualità positive di ognuno. L’avrete capito, ormai, la nostra specialità è proprio questa: mischiarci, macchiare e scambiarci i ruoli l’uno con l’altro. Vi abbiamo incuriosito ma non siete riusciti a partecipare? Vi aspettiamo tra due anni alla prossima edizione della Biennale di Prossimità, per un’esperienza sempre più inclusiva! Da provare!

Vi lasciamo con una poesia nata dalle parole dei protagonisti stessi dell’evento, mentre riflettevano sul tema della disabilità e sulle sue connessioni con l’idea di prossimità.

«L’eccitazione del Possibile
Ogni cautela è lasciata
Qui si osa
l’eccitazione del Possibile
La Parola si affida al Simbolo
che supera l’Ostacolo
Il salto con l'asta
Il volo di maggio
che fa volare
i petali di rosa
dimenticato sull’asfalto
Aspettami
anzi vieni qui
Il Segreto del Tempo
ci sta chiamando»

Laura Coghi

Quando il bene entra in gioco…

Quest’anno, come di consueto, la grande famiglia del Calamaio si è arricchito di tante nuove collaborazioni. Nel corso dei mesi, ha potuto contare sul contributo di volontari, stagisti e giovani educatori desiderosi di partecipare alle attività del gruppo. Al termine del suo percorso Silvia, una giovane studentessa di pedagogia, ha deciso di congedarsi con una riflessione dedicata a tutti coloro che l’hanno accolta, accompagnata e sostenuta in quest’esperienza. Preparate il fazzoletto, perché – diciamo la verità – a noi una lacrimuccia l’ha fatta scendere. 

«L’altro giorno stavo riflettendo sulla parola BELLEZZA e mentre ripetutamente la recitavo nella mia testa, mi accorsi che stavo pensando a voi. Etimologicamente parlando la parola bellezza significa: qualità di ciò che appare o è ritenuto bello ai sensi e all’anima, è da questo che si genera connessione tra l’idea di bello e quella di bene. Ecco, sta tutto lì…lì in quella connessione fra bello e bene. Non è forse vero che se proviamo del bene nei confronti di una persona a noi cara, automaticamente ai nostri occhi risulta bella? Mi viene da pensare a una mamma e un papà con il proprio bambino, a due ragazzi che si amano, a due genitori, agli amici. Quando il bene entra in gioco e sprigiona la sua forza è in grado di valicare ogni ostacolo, anche quello fisico. Ebbene eccomi qui che scrivo a voi per ringraziarvi di tutto, perché quel bene di cui parlavo prima è subito entrato in azione e ha distrutto piano piano tutte quelle barriere che ci impediscono di vedere l’altro da un’altra prospettiva. Quel paio di occhiali che indossavo ad una sola gradazione, piano piano hanno iniziato ad andare oltre, per prima cosa cambiando montatura, poi provando lenti differenti, infine sono andati in profondità, valicando le cornici del superfluo e del superficiale ed è proprio in questa profondità che ho scoperto voi: una grande equipe che mi ha accompagnata, che ha lasciato un segno, posizionandosi nel mio cuore nella sezione “ricordi più intimi e preziosi”.
Grazie perché ognuno di voi è stato importante in questo mio percorso e mi avete insegnato tanto, molto più di tutti i libri letti e studiati finora. Volevo lasciarvi con queste righe scritte da un professore…righe illuminanti, che ho sempre riletto nei momenti difficili perché danno forza e speranza a tutti gli educatori un po’ addormentati o frustrati, a coloro che hanno perso la voglia di lottare e di mettersi in gioco, a chi si è fermato anche solo per un po' e a chi per sempre.
L’ “educatore dell'oltre” è in grado di coltivare il senso della propria “eccezionalità” e “irripetibilità”, evitando che esse vadano a discapito dei sentimenti e dei vissuti di eccezionalità e irripetibilità dei soggetti ai quali si rivolge. Egli sa cogliere il valore della propria differenza, senza spezzare i legami con il contesto sociale, consapevole che la persona può essere rispettata solo se, all’interno delle organizzazioni e dei contesti di cura, vige anche una cultura del rispetto reciproco che consenta agli operatori di concentrarsi realmente sui loro interlocutori, anziché piegarsi su di sé. L'educatore dell'oltre è “incompiuto e connesso con il mondo”, sa mettersi in ascolto più che fungere da modello e, quand'anche i suoi modelli vengano veicolati e proposti con forza, egli sa che devono poter essere rifiutati. L’educatore dell'oltre educa e vive con lo sguardo rivolto oltre questi ripari, perché l'educazione sia anche rifugio, non solo rifugio, anche dipendenza, non solo dipendenza, anche errore, non solo errore: apertura a un mondo, nel quale la paradossalità possa essere sciolta, perché esso offre, finalmente, più di una via d'uscita.

Un abbraccio a tutti voi animatori…unici e irripetibili. Vi voglio bene».

Silvia

Un’esperienza al CDH

Anche quest’anno abbiamo ospitato alcune studentesse del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno per l’esperienza di alternanza scuola-lavoro. Non vi raccontiamo niente, perché le loro parole rendono molto bene i bei momenti che abbiamo condiviso qui al Centro Documentazione Handicap.

"Caro lettore,
oggi volevo consigliarti un posto da visitare, non è un parco o un museo ma sono sicura che ti piacerà. In via Pirandello 24 a Bologna, proprio sopra il costoso Conad, c'è un posto, oserei dire quasi magico, dove le differenze si annullano, e tutti diventiamo parte integrante di un puzzle che, tassello dopo tassello, costruisce il Progetto Calamaio. Qui tutti vanno con grande gioia ed entusiasmo. Beh, forse non tutti: Andre, con la positività che lo contraddistingue, ti dirà che mento… ma tu vai al CDH di mercoledì che lui non c'è".
Giulia

 

"Sono stata felice di trascorrere le due settimane di alternanza scuola-lavoro al CDH perché ho potuto vedere un mondo lavorativo a me nuovo. Mi sono divertita molto perché si è creato un buon rapporto sia con gli educatori sia con le persone svantaggiate. È stata un’esperienza che in futuro mi piacerebbe rifare. Ah, dimenticavo! Io e le mie compagne torneremo il prima possibile a trovarvi".
Annalisa

 

"È sconvolgente vedere ritmi diversi dai nostri, più lenti, più noiosi a volte, ma è ancora più sconvolgente accorgersi che ci sono tante cose che con i ritmi frenetici delle nostre giornate non cogliamo. Che sia una parola o un sentimento, un passo in avanti o un dito sul foglio, un battito di ciglia o un sorriso, una risata o un silenzio, indecisione o paura, dolore, ricordi… tante piccole cose che non si vedono ma che bisognerebbe che tutti noi imparassimo a cogliere. Per vivere meglio. Per vivere bene. Per vivere in un mondo umano. È sconvolgente come le cose e le idee possano cambiare nel giro di due settimane, come tu possa entrare in un modo e uscire in un altro, come ogni cosa e ogni persona possa essere rivalutata…persino un'esperienza. Spesso ci si scherza sopra, spesso, una volta usciti, quel mondo non ti appartiene più; a volte però la vita, oltre che metterti davanti alle difficoltà, ti mette davanti alla realtà ed è utile umanamente, ma non solo; è utile perché ti fa incontrare persone stupende, persone che lavorano per gli altri e non dietro uno sportello o dietro una cattedra ma al loro fianco, persone che hanno affrontato la vita in modo diverso e che sono un grande esempio, che possiedono qualità e sensibilità che vanno oltre all’uso delle gambe o delle braccia, ma che parlano col cuore e arrivano al cuore…anche in poco tempo…anche in dieci giorni. E a me sono arrivati. Ho iniziato quest’esperienza come un progetto scolastico obbligatorio, ho cambiato idea giorno dopo giorno, ora dopo ora e ad oggi posso dire che è stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto, è un'opportunità che va colta e va data a tutti. Per questo io vi ringrazio".
Elisabetta

"Posso assolutamente affermare che questa alternanza è stata davvero speciale per me. Essere tutti i giorni a contatto con persone come loro mi ha fatto capire quanto sia importante la vita e come anche solo un piccolo gesto, ad esempio un sorriso o una parola, ti possa far cambiare prospettiva su tutto! Amo conoscere persone nuove e aiutarle in caso di bisogno perciò trovo che sia stata un’esperienza assai utile ed unica"!
Alessia

 

"Durante il progetto di alternanza scuola-lavoro sono stata ospitata per due settimane dalla cooperativa Accaparlante al pilastro. Un ambiente fantastico, pieno di lavoro e collaborazione. Per me è stata una bella esperienza che rifarei assolutamente".
Helen

Un’animazione molto speciale

Venerdì 5 maggio abbiamo fatta un’animazione all'asilo nido Spazio La chiocciola "un luogo accogliente dove le mamme, i papà e i loro bambini vengono ascoltati e sostenuti."

I bambini erano molto piccoli, 1 o 2 anni.

Come prima attività la presentazione! Io e Robbi avevamo due pupazzi: un ippopotamo io, un riccio lui.

Tiziana e l'ippopotamo Reginalda
Il mio ippopotamo si chiamava Reginalda e parlando con una voce strana – perchè so che ai bambini piacciono le voce camuffate – mi sono presentata e ho coinvolto i bambini che erano molto interessati ai due pupazzi.

Dopo la presentazione abbiamo cercato delle parole magiche per aprire la custodia da cui è uscita la nostra mitica chitarra. Abbiamo cantato la nostra canzone "C'era una volta" poi abbiamo letto L'onda di Suzy Lee, un silent book che ci ha trasportato al mare.

Manu, devo ammettere, è stata molto brava perché io, per esempio, nonostante abbia tanta fantasia non sarei riuscita a inventare una storia con un libro solo con le immagini. I bambini sono stati molto attenti.                       

Emanuela legge L'onda di S. Lee

A un certo punto un bambino ha indicato la mia carrozzina e ha detto: Ma è una bicicletta? In quel momento ci siamo guardati, con i miei colleghi, e abbiamo avuto la conferma di quanto sia importante permettere ai bambini di potersi approcciare alla disablità in maniera spontanea e libera.

Non servono tante parole, è l'incontro che può cambiare la percezione: una carrozzina diventa una bicicletta. A quel punto ho invitato i bambini ad avvicinarsi, a toccare e a scoprire i tanti segreti della mia carrozzina.

Che strana bicicletta…

Come terza attività siamo partiti con il trenino Arturo. Io ero la Signora Locomotiva e i bambini i vagoncini. Abbiamo superato difficoltà e visitato vari paesi tra cui quello del solletico, quello delle puzze e quello degli sbadigli. Durante il viaggio Robby ha detto: Chi vuole salire sulla Signora Locomotiva? Un bambino di nome Massimo è venuto volentieri in braccio a me. Questa cosa mi ha reso molto felice.

La Signora Locomotiva

Far incontrare la disabilità a bambini così piccoli è una sfida interessante!

Al Progetto Calamaio le sfide piacciono e sappiamo bene che si possono vincere solo insieme. Per questo, da tanti anni, giriamo l'Italia per incontrare, ovunque ci chiamino, bambini e ragazzi di ogni età con i quali condividere la sfida dell'inclusione.

L'equipe al completo!

(Tiziana Ronchetti)

Come si diventa Futuri Maestri?

Amore, guerra, crisi, lavoro, migrazione.

Cinque parole per raccontare il nostro tempo, cinque parole con cui confrontarsi per diventare grandi, guardare al futuro senza paura e fare del mondo un posto migliore.

Così il Teatro ITC di San Lazzaro di Savena (BO) ha pensato di partire per costruire Futuri Maestri, un grande progetto che in questi mesi ha coinvolto a Bologna e provincia oltre 1000 bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni, protagonisti di laboratori, visite e incontri con personaggi del mondo della cultura, dell'associazionismo e dell'informazione, dei veri e propri percorsi di “bellezza partecipata" a partire dal teatro, luogo di incontro e di conoscenza reciproca non solo tra spettatori e artisti ma soprattutto tra persone, cittadine e cittadini.

Anche il Progetto Calamaio è stato chiamato a rapporto dalla Compagnia dell'Argine per incontrare i futuri maestri di domani e insieme ai bambini delle scuole Pezzani e Fornace di San Lazzaro abbiamo scoperto che la conoscenza di tutte queste parole passa per una sesta, altrettanto importante e che per noi le comprende un po' tutte, la parola "diversità".

A spiegarci come ci hanno pensato Tristano, Tatiana, Lucia, gli educatori e gli animatori con disabilità del Calamaio, e Clio, attrice e acrobata di ITC Teatro, che hanno coinvolto la 3D e la 3B delle due scuole in un doppio percorso in due tappe, a partire dalle parole "amore" e "migrazione".

Grazie ai giochi  e ad alcuni esercizi di improvvisazione teatrale abbiamo esplorato con i bambini il significato di queste due tematiche, esortandoli a mettersi nei panni gli uni degli altri e a cambiare il loro punto di vista per scoprire che, come sempre, siamo tutti uguali e diversi, ognuno con i propri limiti e le proprie risorse.

Ecco cosa ci racconta la nostra collega con disabilità Tatiana,che con noi ha condotto molte delle attività proposte:

"Partecipare a questo percorso è stato per me molto divertente e intenso, i bambini, soprattutto alle scuole Fornace, erano tutti estremamente vivaci, il che mi ha stimolato a fare del mio meglio. Ho avuto modo con le mie difficoltà di movimento e di linguaggio di far toccare loro con mano che cosa sono il deficit e l'handicap, la mancanza e la difficoltà, e come quest'ultima si può ridurre, anche solo giocando in un altro modo. Alle Pezzani sono rimasti stupefatti quando Tristano, pallina di carta alla mano, ha spiegato loro che per fare tutti canestro alle volte basta modificare un gioco, cambiare le regole, e per esempio, avvicinare il cestino. Cestino vicino? Un punto! Cestino lontano? Due! E così via.

Mi sono piaciute molto anche le attività teatrali in cui ci ha coinvolti Clio. Dalla buffissima "guerra delle vocali" con "pace delle consonanti" ai giochi di improvvisazione collettiva, dove ognuno di noi aveva un ruolo preciso nella rappresentazione di qualcosa e nessuno veniva escluso. Il mio momento di gloria ammetto di averlo avuto quando una bimba è scoppiata a piangere perché un compagno le aveva rubato una battuta o, per meglio dire, un suono. Per rassicurarla è bastato farla sedere sulle mie gambe per un bel giro in carrozzina a tutta velocità! Mi sono sentita utilissima e sentirla rilassarsi accanto a me è stata una bella emozione.

Lo stesso alle scuole Fornace dove bambini che venivano da tanti paesi del mondo hanno imparato a conoscersi meglio tra loro attraverso il cibo, scoprendo quanti pani diversi ci sono solo in Italia e quanti bolognesi provengono in realtà da altre regioni. Alla fine abbiamo provato anche a comunicare senza parlare, dividendoci a coppie per invitarci a merenda. Si sono ritrovati tutti nella mia condizione e per farci capire abbiamo fatto tutti la stessa fatica. 

Ringrazio tutti per l'abbraccio nuvola che mi avete regalato alla fine del percorso, una vera emozione, e ai futuri maestri di domani dico: siate curiosi, giocate, non abbiate paura e non giudicate, è così che si diventa grandi e si costruisce una cultura di pace!".

E voi, che cosa trasmettereste ai Futuri Maestri di domani?

 

Sulle orme de “Le Scarpe di Pippo”

 

Valentina e Clarissa con le scarpe di Arianna Papini
Giornate intense per il Progetto Calamaio…A Bologna è in corso la Children's Book Fair 2017, la fiera internazionale del libro per ragazzi, un evento molto sentito dal nostro gruppo che ogni anno, zaini e borse alla mano, qui si reca in cerca di ispirazione ma anche per offrire al pubblico laboratori, incontri e percorsi pensati per avvicinare alla lettura tutti coloro che hanno delle difficoltà.

 

Così, in occasione di questa 57esima edizione, ne abbiamo pensata un'altra nelle nostre e vi aspettiamo in fiera il prossimo giovedì 6 aprile alle ore 17 per partecipare a “Il gioco di scrivere” un laboratorio di scrittura in simboli nell'ambito del percorso “LIBRI TUTTI Diversi”, promosso dall'Atelier Museo Tolomeo dell'Istituto dei Ciechi Cavazza Onlus.

Francesca con le scarpe di Agnese

 

Prima dell'incontro però date un'occhiata a queste foto…Di chi sono queste facce e soprattutto queste scarpe?

Lo sanno bene i protagonisti de “Le Scarpe di Pippo”, un progetto promosso dalla casa editrice Topipittori e dalla libreria Spazio bk di Milano, che ha visto impegnati gli educatori e gli animatori con disabilità del Calamaio, illustratori professionisti e i bambini delle Scuole Romagnoli nella realizzazione di opere con tecniche pittoriche diverse che hanno avuto per soggetto le scarpe dipinte dai maestri del colore di ieri e di oggi.

Annalisa con le scarpe di Tiziana
Le opere, di cui inizialmente non è stato dichiarato l'autore, sono state vendute in un'asta alla libreria e ristorante spazio ZOO a cinque euro l'una, permettendoci con il ricavato di acquistare presso lo spazio degli splendidi libri che hanno rimpolpato gli scaffali della nostra Biblioteca Ragazzi!

 

Ma non ci siamo fermati qui…A seguire insieme ai bambini delle Romagnoli i nostri educatori e animatori con disabilità hanno condotto un laboratorio dal titolo “Sulle orme de Le Scarpe di Pippo”, dove Mario, Pippo improvvisato, ha portato i bambini a scoprire in una caccia al tesoro a tappe, irta di sorprese e prove da superare, a che cosa servivano le scarpe ortopediche di Mimmi, insospettabile girovaga, quelle da tennis di Danae, ormai esperta lottatrice di danza, o ancora gli stivali di Tatiana, cavallerizza provetta pur con un grosso deficit.

Stefania al lavoro con i bambini delle Scuole Romagnoli

 

Una bel momento di gioco e scoperta per tutti noi, come ci racconta Lorella:

 

Io ho usato la tecnica dei pennarelli, perché mi riusciva più facile. E’ stata un’ attività molto bella, infatti vorrei rifarla, perché si fa qualcosa di diverso rispetto alle attività di tutti gli altri giorni. E’ stato molto emozionante con i bambini, perché abbiamo condiviso qualcosa di simile e vedevo in loro gioia nel fare questa attività. Poi ho chiesto ad un operatore se aiutava a disegnare il bambino che aveva entrambe le braccia ingessate perché non volevo che venisse escluso data la sua penalità.

Mario nei panni di Pippo
Alcuni disegni erano molto simili alle Opere ed è emerso che erano tutti uguali e diversi, ed era bello la diversità nei vari disegni, ed è bello vedere come le rappresentazioni erano diverse a seconda delle varie sfumature, di personalità. Il Laboratorio è stato bello proprio perché i nostri lavori sono stati fatti da operatori normodotati, disabili e bambini e maestre e verranno esposte e vendute in maniera anonima, così che, chi l’acquista non sa chi è l’autore”.

 

E infine, conclude Diego:

 

Quando abbiamo mostrato i disegni un po’ non mi è piaciuto perché mi vergognavo del mio, però mi è anche piaciuto perché mi piacevano molto i disegni dei bambini. Anche se ho visto che i bambini erano più bravi di me, ero felice per loro. Ci vuole un pochino d’armonia tra i disabili e bambini, quindi sarebbero necessari più laboratori che sperimentino questa integrazione”

 

Dall'arte alle scarpe, dal gioco alla scoperta della diversità. Ancora una volta a partire da un libro.

Emanuela, Lorella e Lucia allo spazio ZOO

 

I volti che vedete qui sopra sono alcuni di quelli di coloro che hanno acquistato le opere realizzate insieme. A voi scoprire l'identità degli artisti!

 

Buona fiera del libro a tutti!

 

 

 

Come un’amazzone. Racconto di un incontro al Museo Civico Archeologico di Bologna

Una domenica che non dimenticheremo quella passata con il Progetto Calamaio al Museo Civico Archeologico di Bologna!

L'occasione è stata una formazione co-condotta dai nostri educatori e dal Museo, nata nell’ambito del progetto Cultura Libera Tutti e rivolta ad un pubblico adulto.

A partire da una visita guidata sull’iconografia della ceramica attica abbiamo aperto insieme ai presenti una bellissima discussione sul tema della diversità, soffermandoci sui pregiudizi e sulle credenze che nel corso della storia ne hanno condizionato immagine e rappresentazione.

Ecco il punto di vista di Tatiana Vitali, educatrice e animatrice con disabilità, che insieme alla collega Lucia Cominoli e all'educatrice museale Anna Dore ha partecipato alla conduzione del percorso:

“Entrare nei teatri e nei musei con il progetto Cultura Libera Tutti per me vuol dire sempre avere l’opportunità di conoscere e di farmi conoscere. Essendo ipovedente per esplorare i musei, e il  Civico Archeologico in particolare, ho in genere bisogno di un aiuto in più perché i vasi greci su cui si concentra la prima parte della nostra animazione non sono per me facili da visualizzare.

Vivere l’atmosfera del museo equivale in questo caso per me a immergersi in un’atmosfera apparentemente un po’ scura, perché il legno delle teche e la scarsa illuminazione in principio non aiutano. Ben presto però tutto questo diventa un viaggio nella storia che per me passa soprattutto attraverso il racconto, grazie alle parole della nostra inseparabile guida, Anna Dore, che in questo luogo ci ha insegnato ad orientarci e a interpretare le bellissime opere che qui sono custodite, in particolare le figure ritratte sui vasi dell’Atene del V sec. A.C.

Io non conoscevo il mondo dell’antica Grecia, ma sono curiosa e mi piace imparare cose nuove. Mi piace soprattutto scoprire che in quello che incontro ci possono essere dei legami con quello che sono.

Io sono una persona a cui per esempio piace andare a cavallo e non mi aspettavo di trovare tra quei vasi una cavallerizza diversa da tutto quello che rappresentava il mondo che abbiamo definito scherzosamente “il club degli Ateniesi”: tutti belli, forti, tutti uguali e soprattutto tutti maschi, a cui allora spettava il diritto di occuparsi e discutere di politica, di filosofia o di strategie legate alla guerra e ai combattimenti.

In questo ambiente gli uomini uscivano, si occupavano delle cose del mondo. Le donne stavano nelle case, come serve o ad amministrarne la gestione domestica.

In questo caso invece con le Amazzoni, ecco il nome delle misteriose cavallerizze, tutto veniva ribaltato, le donne avevano scelto di stare fuori da questi schemi, guerriere che abitavano le distese aperte della Scizia, così come, ci ha raccontato Anna Dore, dicono le fonti classiche.

Anch’io, come le Amazzoni, uso il cavallo come spazio di libertà e nello stesso tempo mi sento in sicurezza, con Romina, la mia fedele compagna di avventure, c’è un rapporto di grande fiducia, lei mi aiuta a fare cose che non avrei mai pensato di fare mentre io collaboro alla sua cura, strigliandola, coccolandola e dandole da mangiare le carote di cui va ghiotta e che riesco a tenere in mano, a differenza delle mele.

Mi sono sentita amazzone anche quando, durante l’attività che abbiamo proposto al pubblico dopo la visita, si è attivato un bellissimo confronto sul tema diversità, che mi ha caricato di grande energia. Io e Lucia, la collega che ha condotto l’incontro con me, siamo state fortunate nel trovare davvero un bel gruppo di interlocutori. Mi è capitato persino di scegliere per caso come volontaria una signora australiana che come me aveva delle difficoltà di linguaggio, il che si è subito trasformato in un’occasione di gioco e di conoscenza reciproca.

La cosa che mi ha sorpreso di più è che il pubblico quando ha dovuto stabilire in che cosa io e la nostra compagna improvvisata eravamo diverse non ha parlato della mia disabilità ma di quanto io fossi più chiacchierona!

Da lì è stato facile partire per parlare di specchi, intercultura e i significati nascosti nelle parole deficit e handicap tra domande, battute e curiosità che mi hanno molto divertito".

Un percorso nell’inaspettato, per imparare che anche in ciò che non conosciamo e in chi è diverso da noi, proprio come nel "club degli Ateniesi" erano ritenuti le donne, i barbari e gli anziani, si nascondono spesso cose che ci riguardano da vicino: difficoltà, risorse, dignità e bellezza.

"Chissà, forse  è per questo-conclude Tatiana-che a chi partecipava ai simposi specchiarsi in un kylix colmo d'acqua e vino faceva così paura".

Ecco uno dei tanti segreti racchiusi nei vasi greci… Basta uno sguardo e anche la diversità si trasforma in uno strumento di cultura e di sapere!

 

 

 

 

 

Cultura Libera Tutti al Museo del Patrimonio Industriale

Inevitabile aprirsi alle nozioni di Fisica se ci si reca al Museo del Patrimonio industriale, dove la curiosità finisce col fare da traino centrale per spalancare la propria mente alla conoscenza di mezzi di locomozione semplici, come la bicicletta, o più complessi, come l’automobile. Niente paura però, la Fisica di cui si è parlato, è stata molto basilare e pratica, adatta a studenti di seconda media.

La ruota è alla base della maggior parte dei mezzi di trasporto, per rendere più agevole e meno dispendioso l’utilizzo di qualsivoglia fonte di energia. Chiunque può, infatti, cimentarsi nell’utilizzo di una ruota, scoprendo come essa può restare in equilibrio solo se fatta roteare in avanti con una spinta energica.

Tra le tante ruote presenti nel museo, quella mattina se ne aggiungevano quattro particolari. Infatti alla domanda rivolta agli studenti circa la presenza di ruote nel luogo di incontro tra il gruppo Calamaio, gli operatori del museo e la classe della Scuola Garibaldi di Altedo, scendeva un’attenta e “imbarazzante” osservazione da parte di tutti.

Si trattava della carrozzina dell’animatore con disabilità Mario, che con sfrontata baldanza ne approfittava per fare uno “sfacciato” giretto attorno alla piccola sala, spezzando così qualsiasi primissima forma di imbarazzo. In alcuni ragazzi si accendeva un primo sorriso sincero.

Iniziava, così, quel cambiamento di prospettiva nell’osservazione di tutto ciò che ci circondava. Questo è infatti l’obbiettivo del Percorso “Cultura Libera Tutti”, aprire la mente verso realtà palesi ma non osservate criticamente, perché date inconsapevolmente per scontate. Linguaggi apparentemente lontani e diversi fra loro, come quello della diversità e della scienza, possono coniugarsi alla perfezione, scoprendo così realtà che ci sono sotto al naso e che non guardiamo con occhio più profondo e critico.

Questo aspetto è stato poi analizzato più in profondità nel secondo incontro a scuola ad Altedo, dove i ragazzi hanno avuto modo di sviluppare proprie valutazioni attente e mirate. Il gioco di ruolo è stato il veicolo che ha permesso a tutti di calarsi, in prima persona, in un soggetto in chiara difficoltà di comunicazione. Le strategie messe in atto hanno permesso di vedere ogni cosa da un punto di vista del tutto diverso e alternativo. Era stato il LA per unire le esperienze del primo incontro al museo con quelle in classe. Per superare ogni ostacolo o barriera bisogna innanzitutto calarsi nelle difficoltà (handicap) e ideare e sperimentare soluzioni adatte attraverso il pensiero creativo. La voglia di mettersi in gioco e sperimentarsi è alla base di ogni processo di ricerca di soluzioni sempre più ricche e precise.

Alla prima coppia che si è cimentata nel gioco di ruolo ne sono seguite altre, spinte dalla convinzione di fare meglio, proprio come chi ha inventato la prima ruota è stato poi superato da chi ne ha trovato uno stile e una forma migliori, in un iter evolutivo e migliorativo.

La diversità e l’handicap troveranno soluzioni nuove e sempre più adeguate solo con la messa in gioco, la sperimentazione e l’allenamento. È un percorso infinito e per questo affascinante e coinvolgente.


 

Oltre la copertina – Gli studenti delle Saffi traducono Anna Frank

 

Io amo i beni culturali è un concorso di idee per la valorizzazione i beni culturali rivolto alle Scuole Secondarie di 1° e 2° grado e ai Musei, agli Archivi e, per la prima volta da quest'anno anche alle Biblioteche dell’Emilia-Romagna.

Nell'anno 2016/2017 anche la biblioteca del CDH ha presentato un progetto insieme all'Istituto Comprensivo 11 e, in particolare, alle Scuole Medie Saffi del Quartiere S.Donato e S.Vitale di Bologna.

Il progetto Oltre la copertia. L’accessibilità alla lettura come strumento di comprensione della realtà intende valorizzare la come luogo non solo di fruizione della lettura ma anche di incontro, relazione e creazione di libri.

Attraverso il coinvolgimento degli studenti di alcune scuole dell'IC 11, insieme agli animatori del Progetto Calamaio si prevede la realizzazione di alcuni libri modificati tradotti con il linguaggio in simboli.

Un momento della traduzione
 

I libri  tradotti e altri testi accessibili – libri cioè impaginati e scritti con caratteri che facilitano la lettura a persone con DSA, libri tattili o silent book – saranno il primo nucleo di uno Scaffale dei libri accessibili che verrà realizzato all'interno della scuola e coordinato direttamente dalla Biblioteca del Centro Documentazione Handicap. Sarà così più facile per gli studenti prendere in prestito i libri ma anche prendere confidenza con un luogo spesso per loro inaccessibile perché carico di pregiudizi.

Gli studenti al lavoro
 

Il diario di Anna Frank

Gli studenti delle terze hanno partecipato a un laboratorio settimanale pomeridiano durante il quale  hanno appreso a usare il programma SymWriter e successivamente hanno tradotto, velocemente e con grande competenza, alcune lettere di Anna Frank.

Durante il laboratorio di arte realizzato a scuola sono state anche preparate delle illustrazioni originali che accompagneranno i testi.

 

Il GGG

Gli studenti delle prime e delle seconde, invece, hanno tradotto una sintesi del GGG di Rolad Dahl realizzata dagli studenti della classe V della Scuola Primaria Romagnoli.

Sara spiega come funziona la scrittura in simboli

Il progetto si concluderà a maggio quando verrà inaugurato lo Scaffale dei libri accessibili a scuola e presentato il progetto alla cittadinanza presso Sala Borsa con un evento aperto che vedrà il coinvolgimento di tutti gli studenti che hanno participato alle diverse attività.

 

 

 

Il Progetto Calamaio a Correggio grazie al Trocia Beach

A Correggio, in una tranquilla giornata di novembre, la 3^A della Scuola Primaria S.Francesco d’Assisi era pronta ad incontrare il gruppo Calamaio di Reggio. E Tristano e Stefania arrivati come un tornado in piena estate, hanno coinvolto i bambini e le bambine per diventare insieme protagonisti di un insolito ma gioioso incontro.

Chi sono Tristano e Stefania, vi chiederete voi?

Un «omone alto e di bell’aspetto» e una ragazza «bella, dai capelli mori, gli occhi marroni e il viso sorridente», così come qualcuno li ha definiti.

Una maracas come microfono,

una giacca come astronave e

una valigia di costumi colorati:

con l’aiuto di questi oggetti il gruppo ha iniziato un viaggio nell’universo per scoprire la diversità.

«Ma accidenti! Ci mancano i piloti! Tocca a voi bambini, siete pronti?».

E pronti lo erano davvero.

Sfida dopo sfida, fianco a fianco, eccoli in cabina di pilotaggio in partenza per una nuova avventura alla scoperta del significato di squadra: l'unione fa la forza, soprattutto quando rispetta le differenze!

Provetti meccanici… smonta e rimonta la carrozzina

 

Ma lasciamo ora la parola ai protagonisti che, ancora una volta, sono stati macchiati dall'inchiostro del Calamaio

Scuola Primaria “S. Francesco d’Assisi”

Classe 3^A  A. s. 2016-17

Il Progetto Calamaio

ci ha fatto riflettere su alcuni temi: ci ha macchiato.

Scrivi cos’hai capito, cos’hai imparato nei tre incontri con Tristano e Stefania.

– Non avevo mai avuto a che fare con una persona adulta, disabile e non avevo mai fatto un progetto come questo. Non ero mai salita su una carrozzina, spinta da qualcuno…

– Ho capito che macchiare una persona è una cosa bellissima; e questo lo so perché l’ho provato: macchiando di felicità e di benessere la mia amica, facendola andare sulla carrozzina di Stefania. Ho imparato che anche una persona in carrozzina può fare le cose che facciamo noi!

– Ho imparato che le persone disabili hanno, come noi, bisogno di amore, e forse anche di più…

– Ho capito che le persone in carrozzina, come Stefania, non vanno lasciate da parte; anzi, vanno prese a giocare con noi, perché, se hanno un sorriso e sono simpatiche, non conta se sono in carrozzina. E se qualcuno vuol diventare loro amico, nessuno glielo può impedire! Anche se lo prendono in giro solo perché ha un amico disabile, non conta, perché “Chi trova un amico, trova un tesoro!”.

– Ho imparato cosa vuol dire comunicare bene con le persone: vuol dire spiegare bene le cose, parlando piano.

– Ho capito che c’è da fidarsi degli altri, dare la fiducia. Io mi sono fidata dei miei compagni e ho dato loro la fiducia…

– Ho imparato che le persone in carrozzina possono fare cose che noi non riusciamo a fare; ho capito che la carrozzina era così comoda…!

La carrozzina può essere anche un gioco

– Nel primo incontro ho capito che è importante sapere o conoscere le preferenze degli altri; nel secondo ho capito che, anche se Stefania andava in carrozzina (e subito preferivo non starle vicino, ma poi ho scoperto che è una ragazza piena di talenti), mi ha insegnato che i disabili possono fare tutte le cose che facciamo noi… anche di più! Nel terzo incontro ho capito cosa vuol dire divertirsi insieme: provare la stessa emozione!

– Per essere veri amici bisogna essere altruisti…Anche l’amico più serio deve divertirsi, anche lui…Se fai un litigio, non prendertela.. anzi devi chiacchierare.. ma comunque devi sempre fare pace…Se un amico ti rompe per sbaglio una cosa, devi accettare le sue scuse, perché “Chi trova un amico, trova un tesoro”

– Ho imparato quanto sia importante il sentimento dell’amicizia…quanto è bello avere degli amici vicini, disposti anche ad aiutarmi nei momenti di difficoltà. Questi tre incontri mi sono piaciuti tanto, perché ho imparato cose nuove riguardo alla disabilità, e quanto sia importante aiutare, regalare un sorriso a queste persone.

– Ma le persone in carrozzina non devono essere lasciate da sole! Anzi, dobbiamo aiutarle a vivere e farle stare bene! I disabili non si devono prendere in giro, perché io sono fortunato mentre loro sono un po’ meno fortunati.

– Abbiamo anche imparato che le ragazze e i ragazzi disabili sono proprio speciali!!!

– Ho imparato cosa significa macchiare: significa… Io ti faccio conoscere qualcuno che non conosci…Ti macchio di benessere, di felicità, di allegria e di gioia…e ti faccio stare bene… Donare amore e tempo a una persona meno fortunata di me… Giocare con una persona, fare amicizia con una persona, non lasciare le cose a metà… Fare felici… Macchiare il cuore…Fare del bene alle persone… Invogliare le persone a fare il bene…Fare divertire tutti, stare tutti insieme… Aiutare le altre persone che non ce la fanno… Lasciare un segno d’amore e un gesto di amicizia… Essere una squadra!!!

-Quando Stefania ci ha dato la Macchia, mi sono emozionata! Io ho imparato cosa vuol dire Macchiare: vuol dire Lasciare l’impronta! Tristano e Stefania sono divertenti e io sono una bambina fortunata!

Arrivederci al prossimo anno!

 

L'incontro con la 3^A rientra in una serie di percorsi di animazione realizzati dal Progetto Calamio della Cooperativa Accaparlante, finanziato dal Trocia Beach di Correggio, torneo di beach-volley nato per ricordare Marco Ferrari e per sostenere la realtà di volontariato che lo ha assistito durante la malattia, l’Associazione correggese SIAMO CON TE e da qualche anno anche il Progetto Calamaio per la realizzazione di iniziative educative rivolte all'inclusione scolastica.

Trocia Beach 2016