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Autore: Progetto Calamaio

“I 5 malfatti” animano la scuola materna Fantini

Anche quest’ anno, come di consuetudine, siamo tornati ad animare una nuova storia presso la scuola dell’infanzia Fantini.

“I 5 malfatti” di  Beatrice Alemagna, sono i protagonisti dell’ avvincente animazione preparata dal gruppo Calamaio per i piccoli spettatori, che, più curiosi che mai, per il sesto anno consecutivo ci hanno accolto ancora una volta con risate e spensieratezza.

Ovviamente, tra divertimento e giochi, rimangono sostanziali le fonti di riflessione sulle tematiche più vicine al gruppo Calamaio, come uguaglianza e diversità.

Ermanno, animatore con disabilità e protagonista principale dalla storia, ha raccontato la sua esperienza:

“Buonasera, mi chiamo Perfetto, sono straordinario, lungo e bello, ero travestito con cappello, il papillon e la giacca elegante. Ero bellissimo, muscoloso, sportivo con la pelle liscia. I miei colleghi sono i 5 malfatti. Loro sono uno bucato, uno storto, uno piegato, uno capovolto e sono davvero brutti, non si possono guardare.

Abbiamo animato questo racconto ai bambini dai 3 – 5 anni.

Il racconto parla di noi, io sono perfetto e i malfatti sono brutti ma hanno qualcosa di giusto, hanno qualcosa che sanno fare. Per esempio, il Capovolto aveva il naso in giù e le gambe in su,  le sue idee e la sua visone erano storte.Nell’incontro successivo, abbiamo giocato con i bambini e per imitare il Capovolto, sono saliti sulla carrozzina in braccio a me, li tenevo forte, e Luca ci faceva impennarne per vedere il mondo al contrario come il malfatto. Si sono divertiti molto, facevano casino ed erano contenti. Io ero molto felice, ho fatto qualcosa di diverso dal lavoro, la storia era nuova e mi è piaciuta molto perché ho fatto qualcosa di nuovo e ho fatto divertire soprattutto i bambini insieme a Luca, Manu e Roberta.

Che gioia!

Un altro esempio era il Molle, questo malfatto dormiva sempre, per questo motivo abbiamo fatto addormentare anche i bambini, per poi risvegliarli con il gioco del telo. Mentre noi facevamo muovere il  grande e colorato telo, loro, sotto, urlavano e correvano.

Alla fine di tutto i bambini, per ringraziarci, hanno regalato a tutti noi una sorpresa: un’opera disegnata con tutti i personaggi del racconto”.

Anche l’insegnante della scuola, Mariarosa Trombetti, ci ha voluto regalare il suo pensiero tramite una filastrocca:

Il nostro lavoro vi presentiamo

un anno di scuola vi raccontiamo

la memoria facciamo risvegliare

per poter dire che bello ricordare!

Un pò piccini siamo arrivati

che con sorrisi, chi con occhi sgranati

chi già scuri,  altri un pò più perplessi

chi con paura di giorni complessi

Tra giochi, canto, teatro e altro ancora

di venire a scuola non vediamo l’ora

se scappa ancora una lacrimina

si asciuga in fretta con la manina

Con tanti amici che stanno intorno

il sorriso presto fa sempre ritorno

e dopo pranzo basta un pisolino

sereno torna ogni bambino

Chi la primaria si prepara ad affrontare

ancora un pò di lavoro dovrà termiare

poi in fretta finisce la giornata

dopo che la merenda è stata consumata

Adesso state ad ascoltare

un pò di pazienza si fa a cominciare

la buffa storia che iniziamo a narrare

racchiude un messaggio che fa pensare

In una casa un pò sgangherata

vive felice una allegra brigata

C’è il bucato che lascia passare

tutta la rabbia e continua a giocare

Dentro al piegato ogni ricordo

rende felice il passare del giorno

Molle che dorme e si riposa

ha tutto il giorno una faccia radiosa

Il capovolto non ci crederai

trova il mondo più bello che mai

 

Sbagliato  che è assai pasticcione

sa fare festa in ogni occasione

Quando perfetto li andò a trovare

solo soletto rischiò di stare

lui così bello, prestante e possente

tra quella gente non diceva niente

Furono gli altri a fargli capire

e cantando felici iniziarono a dire:

“ciascuno di noi ha qualche difetto

nessuno mai può dirsi perfetto

insieme guardiamo con occhi più attenti

e tutti saremo assai più contenti!”

Così perfetto con loro restò

e a ridere forte anche lui imparò!

 

Questa storia così originale

non la trovate in nessun giornale

a noi i malfatti l’hanno portata

una mattina ce l’hanno narrata

Noi il messaggio capito lo abbiamo

e ora con gioia ve lo regaliamo!

NESSUNO É PERFETTO!

Mariarosa Trombetti

 

Anche questa volta, l’animazione è stata un gran successo!

Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere ai nostri piccoli amici è che nessuno, nemmeno il Perfetto è davvero perfetto, ma noi tutti siamo un po’ malfatti. Tali imperfezioni ci rendono unici e speciali, sono veri e propri punti di forza di ognuno di noi.
Come ci insegnano i 5 malfatti, non esitiamo, ma cerchiamo di trasformare i nostri difetti in virtù!

TANTA LUCE A MONTESOLE

In occasione della festa della liberazione d’Italia dal regime Nazi-fascista e per ricordare la battaglia di Marzabotto che ha visto sacrificarsi 770 combattenti per la nostra patria, noi del Progetto Calamaio, insieme alla scuola secondaria di primo grado di Marzabotto e al coro Farthan, abbiamo partecipato alla festa di Montesole, proponendo varie attività ed animazioni, di cui alcune interpretazioni in chiave ironica sulle leggi razziali.

Nel corso della giornata si è colta anche l’occasione per presentare il libro de Il diario di Anna Frank” tradotto in simboli CAA, elaborato dagli animatori con disabilità del progetto Calamaio, successivamente pubblicato dalla casa editrice “La Meridiana” e dalla collana “Parimenti”.

Il tutto era accompagnato dai canti del coro “Farthan” che intonava canzoni africane e bolognesi.

Dopo queste attività, ci siamo premiati con un ricco e succulento pic-nic all’insegna della condivisione.

In un’altra zona del grande parco di Montesole, si sono susseguiti vari personaggi, tra cui un’ex partigiana, Lidia Menapace, che ha raccontato della propria esperienza vissuta durante la guerra, rendendo partecipe e attivo tutto il pubblico. Fra i vari presenti, c’erano anche Gino Strada e il giornalista Gabriele Del Grande che hanno alimentato la giornata con discorsi profondi e toccanti riguardanti l’argomento.

Si sono esibite varie band musicali che hanno scaldato gli animi dell’intero popolo.

Tutte le belle sensazioni provate durante la festa della Liberazione a Montesole, hanno svegliato in ognuno di noi esplicite emozioni:

“Ricordo…  fascismo…   festa…  trasposizione tra guerra che c’è stata e pace conquistata…  spirito di pace da conservare attraverso la memoria…  divertimento…  ascolto…  creatività…  morti per la libertà…  liberazione dell’Italia dai Nazi-fascisti…  per non dimenticare…  ammirazione…  natura…  tradizione…  vita, tante tragedie ai tempi della guerra…  costume da mare sul prato di Montesole…  condivisione fra generazioni…  baldoria…  condivisione di pensieri,intenti e ricordi…  tanti sorrisi…  positività…  finestra verso il futuro…  festa per il domani, una festa per ricordare…  musica live…  famiglia…  animazione…  povertà…  richezza…  relazione,amicizia e compagni…  e… TANTA LUCE A MONTESOLE!”

73° Anniversario della Liberazione

Nel giorno 19 Aprile, presso il CDH in via Pirandello 24, abbiamo affrontato il tema della Liberazione. E’ un tema che ci riguarda tutti e che ogni volta ci tocca nel profondo.

Noi del progetto Calamaio si sono confrontati attraverso la visione di video e la lettura di lettere scritte da ebrei per Mussolini.

Durante la riflessione molti di noi sono rimasti colpiti da una lettera scritta da una madre disperata che chiedeva aiuto a Mussolini. E’ infatti emerso il tema dell’obbedienza e del rispetto che sicuramente ha caratterizzato quell’epoca.

Noi sosteniamo che atteggiamenti e comportamenti di quel periodo erano considerati normalità perché venivano imposti piano piano.

Parliamo sicuramente di un periodo caratterizzato da disperazione in cui le persone fingevano di non capire la gravità di quello che stava succedendo.

Pian piano è come se si fosse creata una “gabbia” fatta apposta per illudere in cui le imposizioni venivano fatte passare come scelte del popolo.

Facendo riferimento ad oggi, ci rendiamo conto che anche nella nostra quotidianità, siamo spesso messi di fronte a situazioni che ci fanno male.  Ancora oggi esistono atteggiamenti di discriminazione, soprattutto verso persone di diverse culture.

L’immigrazione è un tema molto odierno infatti, i Mass Media, ci mettono tutti i giorni davanti a notizie che trattano questo argomento. Quello di cui siamo certi è che oggi possiamo usufruire di mezzi che prima non si avevano.

Anche la scuola e l’istruzione, rispetto al passato, hanno fatto un bel cambiamento in quanto, ad oggi, ognuno è libero di avere una propria opinione.

Siamo certi che oggi è molto più facile confrontarsi ed è anche molto più facile usufruire di mezzi che sono fondamentali per la Libertà di pensiero.

E’ importante far valere il proprio pensiero anche se a volte si può avere paura di sbagliare o di essere giudicati. La paura si deve superare… INSIEME!

IL CDH VISITA LE SCUOLE PRIMARIE DI CREVALCORE

E’ da molto tempo ormai che il Centro Documentazione Handicap di Bologna collabora attraverso varie attività con il comune di Crevalcore. Anni fa, furono presentati e portati a termine percorsi formativi con il centro diurno anziani del paese, presso il Seneca Cafè.

Il progetto è andato avanti ed anche quest’anno, è stato riproposto un percorso attivo di animazione presso la scuola primaria di Crevalcore Gaetano Lodi con la classe 5E, che comprendeva tre incontri, più uno al Seneca Cafè con gli anziani del centro ed i bambini della scuola seguito da una festa, aperta anche ai genitori dei bambini, di chiusura del percorso formativo.

Il primo incontro si è basato sulla presentazione dei partecipanti, compresi gli studenti, e la drammatizzazione della storia di Re 33, accompagnata da musiche apposite legate alla storia.

Il 12 marzo, son andata ad incontrare la classe 5a della scuola Primaria Gaetano Lodi a Crevalcore. Per iniziare ci siamo messi in cerchio, ognuno doveva presentarsi mentre ci si passava un cuscino a forma di corona raccontandoci un loro ricordo divertente. Durante la drammatizzazione i bambini si sono inchinati a me con entusiasmo, dato che avevo il ruolo di Sovrana dei Sovrani, ed erano tutti molto attenti e disponibili a partecipare. Quando Re 33 ha capito che ogni essere è diverso e va trattato secondo le sue caratteristiche, i miei due bambini-ambasciatori sono venuti a raccontarmi tutto quello che aveva fatto il Re. Dopo l’animazione abbiamo fatto il gioco “uguali e diversi” e la cosa che mi ha colpito di più è che appena abbiamo posto la domanda, quasi tutti i bambini hanno risposto che sono uguale a loro, soltanto un bambino ha detto che sono diversa. Dopo questo gioco, la frase “uguale o diversa“, è diventata “uguale E diversa“.

Danae, animatrice del progetto Calamaio

Alla fine dell’incontro i bambini hanno posto molte domande, riflettendo sul significato delle varie attività svolte durante la mattinata. Gli è stato lasciato un compito per l’incontro successivo: fare un disegno ispirato al tempo passato insieme, e rispondere cosa avrebbero fatto se avessero dovuto governare loro con giustizia.

Il 19 marzo siamo tornati a scuola per il secondo incontro. Per prima cosa abbiamo chiesto ai bambini di mostrarci e spiegarci i disegni che avevano realizzato successivamente alle scorse attività. Inoltre, dovevano dirci cosa avrebbero fatto se fossero stati nei panni del re. La maggior parte ha risposto che avrebbero donato i loro bottoni d’oro e i soldi per far costruire case, scuole e trovare un lavoro ai poveri. Successivamente abbiamo svolto con tutta la classe il “gioco di ruolo“, un’attività che prevede due o tre bambini che interagiscono tra loro simulando una disabilità. Alla fine del gioco abbiamo chiesto ai partecipanti come si sono sentiti nel fare questa attività; uno dei bambini mi ha sorpresa perché rispetto agli altri aveva capito il significato del gioco e anche nello spiegarlo è stato molto chiaro. Quindi la morale di questo gioco è che la responsabilità della comunicazione è di entrambe le parti.

Danae

Al termine dell’incontro, la nostra educatrice Emanuela ha allietato l’arrivederci all’incontro successivo, con la sua voce e la sua fantastica chitarra, suonando le canzoni del Calamaio di Re 33.

Il 6 aprile, siamo tornati per il terzo ed ultimo incontro. Emanuela ha domandato a tutti se aiutassero i loro genitori. Anche io ho risposto dicendo che aiuto mio padre a mettere gli ingredienti sulla pizza, mia madre a togliere le ragnatele dal soffitto ed entrambi a scrivere la lista della spesa. Questo è servito per poter introdurre, come prima attività, il gioco “scommessa del 1000 + 1“, ovvero un gioco dove ognuno dice dove dove e quando ha bisogno dell’aiuto di qualcuno; ciò è servito anche per consentire una miglior relazione fra i partecipanti ed aiutarci fra di noi. Un’altra attività proposta nell’ultimo incontro è stato di chiedere ai bambini se sapevano la differenza tra “deficit e handicap“.Qui è sorta una domanda posta a tutti i bambini: <<secondo voi, cosa manca all’animatrice Danae?>>; e c’è stato un bambino che ha risposto, sapendo il mio paese di provenienza, ciò che mi mancava fosse il Brasile; questa cosa mi ha fatto sorridere molto perché ha dimostrato, scherzando, di non avere vergogna e paura della diversità. Come ultima attività di chiusura, abbiamo fatto il gioco dello “smonta e rimonta” in cui i bambini dovevano smontare e successivamente rimontare, nella maniera corretta e nel minor tempo possibile, la mia carrozzella. Ci siamo divertiti molto, siamo stati bene. Durante questi incontri mi sono sentita molto felice ed entusiasta, perché mi sono sentita ascoltata e rispettata da tutti i bambini. E’ un’esperienza che rifarei sicuramente.

Danae

Elisabetta, una tirocinante della Cooperativa Accaparlante, ha partecipato per la prima volta a quest’animazione, lasciandoci delle bellissime riflessioni personali:

La cosa che mi ha colpito di più in assoluto è stato il contenuto dei giochi fatti. I bambini sono stati molto aperti nei confronti degli estranei, si sono dimostrati anche molto affabili e disponibili a giocare. Non c’è stato un muro, mentre è molto facile nella società in cui ci si trova, incontrare bambini che hanno fatica ad interagire con il prossimo. Il loro desiderio era di farsi conoscere. Mi è piaciuto molto come si sono messi in gioco davanti alla persona, aldilà della disabilita o del ruolo dell’educatore. Ho già avuto a che fare con i bambini piccoli (laboratori), ma devo dire che una scuola con questa unità e così genuina mi ha fatto molto bene. I giochi sono stati molto efficaci, anche se in alcune attività io ci arrivavo soltanto dopo le loro spiegazioni. Ho avuto fatica a capire il “gioco di ruolo” perché bisogna provare anche ad immedesimarsi nella persona di fronte, mettersi in discussione, perché è utile per entrambi che interagiscono; quindi niente è mai scontato. Il ruolo dell’animatore è fondamentale perché è necessario vedere una realtà diversa da quella che tu vedi ogni giorno, avere un tramite che ti stimoli, come per esempio  “arriva Danae ed i bambini fin da subito pronte all’interazione anziché avere inibizioni nei confronti della diversità.” Mi ha colpito molto vedere tutte queste persone così diverse, ma nello stesso tempo interessate sullo stesso scopo. E’ un’esperienza che ripeterei all’infinito.

L’intento di questi incontri è stato quello di spiegare la diversità, in questo caso la disabilità, attraverso animazioni, musica ed intrattenimento così da creare una forte relazione tra le persone e un contatto concreto fra tutti i partecipanti.  Anche l’insegnante della classe 5E è rimasta molto entusiasta e il suo intento è quello di portare la classe in visita al CDH per conoscere l’autore della storia di Re 33 (Claudio Imprudente), la biblioteca accessibile dell’associazione e l’ ambiente interno.

E tutti voi, cosa aspettate a venirci a trovare al CDH in via pirandello, 24?

 

“IL COMUNALE VA IN CITTA'”… E PASSA ANCHE PER IL CDH!

Lo scorso venerdì 16 marzo, presso la Cooperativa Accaparlante, la rassegna “Il Comunale in Città” ha portato la musica da camera in un luogo adatto a chi, per motivi economici, di salute o di accessibilità, non può ascoltarla dal vivo nelle sedi “classiche”.

Alcuni concertisti dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna si sono esibiti gratuitamente in un programma per strumenti a fiato composto da tre clarinetti.

Il teatro, inteso come edificio storico, ha una funzione centrale nel tessuto urbano della città e desidera consolidare il suo ruolo come luogo di confronto con la comunità del territorio in cui si trova. Per questo, l’esecuzione solistica dei suoi migliori interpreti, ad organico ridotto, offre l’opportunità di un facile adattamento anche a spazi non solitamente utilizzati per la proposta musicale, valorizzando la bellezza di un repertorio di rara esecuzione ed inserendo un nuovo dialogo con piccole o grandi realtà cittadine.

L’evento ha avuto inizio con la presentazione della rassegna da parte della coordinatrice, una persona squisita e profonda con un evidente amore per la musica nonché pianista, passando poi alla presentazione dei musicisti, dei loro strumenti e i compositori dei brani da loro interpretati: Mozart, Bouffil, Rossini.

Durante l’attesa di passare da un brano all’altro, ci sono state delle domande da parte del pubblico partecipante riguardanti le differenze strutturali dei vari clarinetti. Con molta gentilezza e parsimonia uno dei musicisti ha spiegato le varie particolarità, incrementando, in ognuno dei presenti, interessanti informazioni strumentali e musicali.

E’ stata un’esperienza molto importante, memorabile e costruttiva, soprattutto per i nostri animatori con disabilità che hanno partecipato nell’ascolto della musica da camera:

Il concerto mi ha emozionata, ho scoperto che l’ebano, il legno dei clarinetti, è un legno pesante ed è l’unico che affonda in acqua.
Mi è piaciuto fare delle 
domande ai musicisti perché ero molto curiosa. Fra i tre clarinetti, c’era uno particolarmente diverso dagli altri due, molto più lungo e aveva un’uscita in fondo come una tromba; ho chiesto al clarinettista come mai e mi ha spiegato che, dato ci sono due tasti in fondo da far aprire e chiudere, permette al suono di uscire meglio. Per me era la prima volta che sentivo suonare dei clarinetti dal vivo. All’inizio è stato un po’ fastidioso il suono non essendoci abituata, ma poi mi sono lasciata trasportare ed ho iniziato anche a dondolarmi.

Danae

 

La musica da camera la conosco poco, è stata la prima volta che la sentivo dal vivo. Erano presenti 3 musicisti del Comunale di Bologna a farci un concerto di tre clarinetti. Hanno suonato delle opere di Mozart, Bouffin e di Rossini mentre una pianista, la coordinatrice della rassegna, ci raccontava la storia dei brani e dei compositori. E’ stato molto bello e interessante e ci hanno anche raccontato come si creano gli strumenti provenienti dal legno di ebano. È stata un’esperienza che sarebbe bello ripetere per conoscere sempre meglio questo mondo.

Tatiana

 

Mi è già capitato altre volte di assistere a dei concerti dal vivo, la musica mi piace molto. Quella classica in particolare è per me molto importante e l’esecuzione è stata bellissima. Era il mio primo concerto da camera! I pochi strumenti, tre clarinetti, non mi hanno fatto sentire comunque la mancanza di nessun altro strumento. Il clarinetto era il protagonista. È uno strumento forte, il suono è acuto e nello stesso tempo molto dolce. Ai concerti di teatro a cui ho partecipato non mi sono mai state date spiegazioni, invece in questo caso prima di ogni brano la coordinatrice della rassegna teatrale ci ha di volta in volta presentato gli autori e contestualizzato i brani. L’ho trovata utile e chiara. Preferisco questa modalità di ascolto perché mi permette di apprezzare meglio ciò che sento.
Al termine del concerto abbiamo chiesto il bis ed hanno eseguito una tarantella dal titolo “La danza” di Rossini. È il brano che mi ha colpita di più perché è allegro e mi ha fatta sentire felice.
È stata una bella esperienza.

Sara

 

I musicisti mi sono sembrati bravi… Sono venuti a suonare da noi tre clarinettisti. Uno di loro suonava il clarinetto basso, il cui suono “a mio parere” è stupendo e la struttura è più grande degli altri; mi è piaciuto molto la profondità del suono che emette. Presentava un’altra musicista, (sempre del teatro comunale) che però a differenza degli altri, suona il pianoforte. La sua presentazione consisteva nella presentazione dei clarinettisti, ed anche nella descrizione dei brani interpretati. Hanno suonato opere ormai storiche di Mozart, Bouffin e Rossini.

Sapevo cos’era un concerto da camera ma, ad eccezione forse dell’anno scorso, non avevo mai assistito ad uno. La musica, chiaramente, mi ha rilassato alquanto direi. I musicisti erano vestiti eleganti però io non ho sentito distanze tra loro e me perché dai loro atteggiamenti non si percepiva il suddetto distacco. La musica classica in generale mi è sempre piaciuta, non c’è un brano che mi ha colpito di più perché, a mio parere, erano tutti belli.

Andrea

 

La rassegna “Il Comuname in città” si rivolge a tutte quelle persone che desiderano riscoprire, in un giorno di festa, l’apertura del Foyer storico con la possibilità di una visita al Teatro, l’esecuzione musicale e, in ultimo, una dolce degustazione per chiudere in bellezza.

Per chi fosse interessato a partecipare può consultare il calendario e gli eventi sul sito ufficiale del “Teatro Comunale di Bologna” o chiedere informazioni scrivendo all”email: boxoffice@comunalebologna.it o chiamare infoline: 051529019.

TEATRO, SCUOLE E DIVERSITA’: IL PROGETTO CALAMAIO RACCONTA “BECCO DI RAME”!

Grazie alla preziosa collaborazione con diverse realtà culturali del territorio, nascono idee ed esperienze sempre nuove nella forma, che mantengono però un filo conduttore con i temi a noi cari, fra i tanti:

  • inclusione;
  • accessibilità;
  • relazione con la diversità;
  • necessità di lavorare tutti insieme per una cultura dell’integrazione di tutte le differenze.

Francesca, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, racconta l’incontro con una classe IV del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno avvenuto all’interno di un percorso di alternanza scuola lavoro in cui sono coinvolti diversi soggetti: oltre che con la scuola, quel giorno abbiamo condiviso l’esperienza con il Teatro Laura Betti di Casalecchio, l’Associazione Altre Velocità e la compagnia teatrale Teatro del Buratto, che ci ha proposto lo spettacolo per bambini “Becco di Rame”.

<< Mercoledì 7 febbraio io, Sandra (coordinatrice del gruppo) e Lorella (altra animatrice con disabilità), ci siamo recate, nel ruolo di animatrici,  a vedere uno spettacolo per bambini che trattava il tema della diversità attraverso la rappresentazione teatrale, tratta da una storia vera, chiamata: “Becco di rame”.

La trama parla di un’oca che non è stata da subito accolta bene nella fattoria, perché era diversa dagli altri animali. Soprattutto le galline la scacciavano via. Col tempo però è stata accettata da tutti, grazie anche all’aiuto dei maiali che l’avevano adottata come una loro figlia. Un giorno nella fattoria arrivò una volpe molto affamata che voleva mangiare gli animali presenti, ma l’oca lottò con la volpe e la scacciò, anche se nel combattimento ci rimise il becco. All’inizio, quando dovette montare il nuovo becco di rame, non lo accettava e non riusciva neanche a mangiare. Se ne vergognava molto! In seguito sia gli altri animali, sia lei, si adeguarono a questa sua nuova caratteristica.

Dopo la rappresentazione, a cui abbiamo assistito insieme a numerosi bambini delle scuole dell’infanzia, abbiamo avuto un incontro con una classe del Liceo Da Vinci di Casalecchio, anche loro spettatori insieme a noi, sul tema della disabilità. Subito vi è stato l’inevitabile momento di difficoltà, che è normale in un primo impatto. Ma col passare del tempo ci siamo conosciuti un po’ e i ragazzi si sono aperti di più verso di noi.

Mi ha colpito molto il loro sguardo di disagio all’inizio, nell’interagire con noi.  Partendo dallo spettacolo, abbiamo parlato un po’ con i ragazzi, abbiamo riflettuto sul tema della diversità e questo ha permesso un contatto e una prima conoscenza, anche se il tempo non era evidentemente sufficiente per instaurare una Relazione che si possa chiamare tale.  Ma siamo stati contenti di come sono andate le cose, perché è stata una bella esperienza e un bell’incontro dove, oltre a riflettere sullo spettacolo, abbiamo potuto conoscerci e abbattere un po’ di barriere >>.

Lo scopo di questa attività era di portare i ragazzi a guardare oltre la disabilità e provare a creare un contatto, un legame, che possa abbattere queste barriere che ci dividono.

Martina, per esempio, studentessa del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno, è riuscita a recepire  appieno il messaggio. Ci ha anche dedicato un piccolo articolo intitolato “LORELLA E FRANCESCA E LA DIVERSITA’ “, pubblicato sul sito di Casalecchio Teatri 2.0 e che invitiamo tutti a leggere.

<< … trovo molto costruttivo avere il coraggio di ragionare sul valore della diversità… >>

Martina usa il termine “coraggio” e ha ragione… Fare finta che sia facile non ci aiuta… I ragazzi questo coraggio ce l’hanno… Sempre! Hanno bisogno di spazi e tempi accoglienti per fare l’esperienza dell’incontro e farlo diventare crescita per tutti noi.

E voi, avete il “coraggio” di affrontare la diversità?

 

 

PASSANDO PER IL CDH… CHE BELLE ESPERIENZE!

“Che dire… Ho incontrato persone troppo speciali in questo percorso, persone che mi hanno davvero insegnato tanto… Grazie a voi ho scoperto una parte di me  che credevo non avere. Ho capito cosa vuol dire trasformare i propri limiti in punti di forza… Ho imparato cosa significa rispetto per gli altri e cosa significa diversità… Non ho davvero parole per esprimere quanto per me sia stato importante quest’anno e quanto mi avete dato… Oggi sono io che ringrazio voi, educatori, animatori e tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto in questo percorso… Mi mancherete tanto… E non smettete mai di fare tutto questo perché è qualcosa di straordinario!”

 Simona, volontaria Servizio Civile Nazionale

Ogni anno, all’interno del “Progetto Calamaio“, ospitiamo molti, moltissimi ragazzi e ragazze volenterosi, come tirocinanti, stagisti, volontari del Servizio Civile Nazionale, volontari del Servizio di Giustizia minorile, ecc., e sono moltissime le emozioni provate da ambo le parti: imbarazzo, tristezza, vergogna, fino ad arrivare a gioia, divertimento e senso d’integrazione. Qui, alcune impressioni di coloro che passano dal “Progetto Calamaio”, che, ogni anno, contribuiscono a portare un consistente cambiamento dell’intero contesto su cui lavoriamo.

“La mia esperienza al progetto Calamaio è stata molto bella, è cominciata il 29 gennaio 2018 e finita il 12 febbraio dello stesso anno. Mi dispiace terminare questa esperienza perché mi ha insegnato molto. Il primo giorno mi sono sentita in imbarazzo, ho visto tutte queste persone con disabilità, persone con tante capacità che magari io non riuscivo a vedere all’apparenza, questo perché non provavo a mettermi nei loro panni. Da questa esperienza ho imparato che anche se queste persone hanno dei deficit, chi più gravi, chi meno, hanno la volontà di andare avanti, come per esempio essere il più autonomi possibili, la forza di imparare cose nuove e la gran voglia di amare. Grazie a questa esperienza ho imparato ad accettare le diversità degli altri, senza giudicare, ad imparare che tutti possono, basta la volontà. L’attività che mi ha più stupito è stato lavorare sul progetto del libro modificato, ovvero rendere libri accessibili a tutte le età e a tutte le diversità.”

Dalila, volontaria Scuole Rubbiani

Con l’aiuto di questi ragazzi  siamo riusciti a fare laboratori culturali sui temi dello svantaggio e della diversità…  Siamo riusciti a favorire una cultura in cui le persone svantaggiate siano “soggetti di diritto”, protagoniste del cambiamento personale e sociale… Abbiamo cercato, e cerchiamo ogni giorno, di dare ad ogni persona svantaggiata la possibilità di una integrazione basata sulla valorizzazione delle sue risorse,  così da far uscire dalla “riserva” persone e temi normalmente relegati in recinti e dar loro un’adeguata visibilità.

 

“Sono Elia, ho 16 anni e frequento il terzo anno dell’Istituto Tec

nico Aereonautico di Forlì. Sono cresciuto in una famiglia normale, mamma, papà e sorella maggiore, una famiglia in cui ci si confronta. Io ho sempre detto quello che pensavo a chiunque, adulti e amici, anche quando non mi era richiesto espressamente. La cosa 

certa è però che comunque le conseguenze le ho sempre pagate in prima persona. Ho deciso di vivere così, dicendo quel che penso, e so che la strada è in salita. A me non è mai stato consentito sbagliare.

Io farò il pilota! Ho deciso! Ho sedici anni, ho sbagliato, ho pagato e sto pagando. 

Il prezzo è stato altissimo, non solo per i tre giorni passati al carcere minorile del Pratello, non solo per i tre mesi di arresti domiciliari, non solo per la sofferenza negli occhi e nel corpo di mia madre, nei silenzi e nei discorsi di mio padre, nella delusione di mia sorella. Mi hanno obbligato a frequentare due giornate formative, fatto scegliere i settori operativi che preferivo, ma nessuna Associazione di Volontariato era disposta ad assum

ermi. Perché? Perché la responsabilità di “gestire” un individuo con delle limitazioni alla libertà come me era troppo impegnativo. Tutte le associazioni, sì tutte, tranne una, voi, la Cooperativa Accaparlante/Centro Documentazione Handicap, dove non ci sono utenti ed educatori, ma compagni e amici. Si è tutti insieme a lavorare in un unico processo, un unico percorso che ci lega, disabili e normodotati. Personalmente, in meno di un mese, ho imparato molto da voi e spero di esser stato d’aiuto…penso proprio di avere un’altra visione delle persone disabili, della diversità in generale, che prima non avevo.

Il pregiudizio è forse la punizione più pesante da sopportare. Questa è un’esperienza dura che mi ha insegnato però i valori veri, so di avere una famiglia alle spalle che merita di essere riconquistata da me! Quando sarò pilota li porterò con me in tutto il mondo!

Gli voglio tanto bene, vi voglio tanto bene!”

Elia, volontario Servizio di Giustizia Minorile

Il “Progetto Calamaio” non si ferma, come sempre aspettiamo di accogliervi numerosi e a braccia aperte!

 

La cultura è di tutti…Contribuiamo a renderla accessibile!

Mostre, concerti, cinema, spettacoli dal vivo, parchi, bar, ristoranti, librerie… A Bologna le occasioni per divertirsi e respirare un po’ di cultura davvero non mancano. Avere accesso a tutti questi luoghi non è un lusso per pochi, tante sono le agevolazioni per gli studenti e non solo per poter usufruire dei piaceri della città.

A volte, tuttavia, certe informazioni non circolano come dovrebbero e tante sono le possibilità che non si conoscono, soprattutto per chi, per difficoltà di vario genere (disabilità, limitata conoscenza della lingua, fragilità sociale, anzianità, ecc.) rischia di rimanere escluso dal godimento di occasioni di creatività, bellezza e conoscenza.

Il Progetto Calamaio non ci ha pensato due volte e subito ha provato a interrogarsi sulle soluzioni possibili.

Lo ha fatto con diversi progetti legati all’accessibilità alla cultura, come Cultura Libera Tutti, alla visione dello spettacolo dal vivo, come La Quinta Parete, ma soprattutto ha iniziato insieme al Comune di Bologna – Settore Marketing Urbano e Turismo, a fare dei sopralluoghi per esplorare e valutare l’accessibilità degli spazi della città.  A seguire ogni visita di mappatura una serie di schede composte secondo precisi criteri, inizialmente impostati con la giornalista con disabilità Valeria Alpi e Massimo Falcone del Centro Informahandicap di S.Lazzaro di Savena (BO).

Abbiamo così cominciato a misurare l’accessibilità dei musei di Bologna, insieme all’istituto dei ciechi “Francesco Cavazza” e alla “Fondazione Gualandi” a favore dei sordi.

I musei che  abbiamo “mappato” fino ad ora sono stati il Museo del patrimonio industriale, museo Morandi, museo della memoria di Ustica, casa Carducci, museo Archeologico, museo civico Medioevale, museo comunale d’arte, Mambo, Museo  Internazionale e Biblioteca della Musica, Bargellini, museo della tappezzeria.

Il progetto ha come finalità il miglioramento dell’accessibilità fisica e culturale dell’offerta turistica cittadina per assicurare a tutti le migliori condizioni di fruizione.

Il principale obiettivo è la costruzione di un sistema informativo unitario e costantemente aggiornato sull’accessibilità di attrazioni turistiche, strutture ricettive e ristoranti per persone con disabilità temporanee o permanenti.

” Il nostro ruolo nelle mappature– ci racconta Andrea Mezzetti, uno degli animatori con disabilità del nostro gruppo- è stato quello di capire, attraverso misurazioni e domande mirate l’accessibilità del luogo/museo anche per i disabili. Il museo che personalmente mi ha colpito di più è stato quello della memoria di Ustica, con quella rovina sotto gli occhi di tutti.

Entrando nel museo, la cosa più evidente, che cattura l’attenzione è appunto quella rovina sotto forma di aereo, inoltre l’autore dell’opera ha voluto colpire i visitatori con  effetti acustici, inerenti alla strage, proponendo ai visitatori i pensieri delle vittime dell’incidente attraverso effetti sonori annessi. Per quanto riguarda l’accessibilità del luogo, a mio parere non c’è neanche da farsi questa domanda, nel senso che, per quello che ho visto io, era totalmente accessibile.

Un altro museo che mi è piaciuto molto è stato quello civico Medioevale, con in mostra quadri, sculture e in particolare ho apprezzato molto gli oggetti dell’epoca come portafogli, orologi ecc.

Nella media i musei di Bologna esaminati sono tutti mediamente accessibili con qualche accorgimento.
Adesso inizieremo a valutare l’accessibilità di pub, ristoranti, hotel, bar ecc. fino ad arrivare al miglioramento di tali condizioni e quindi alla fruibilità completa dell’offerta turistica cittadina”.

Entrare, accedere, conoscere, lasciare delle tracce… Questo è il nostro spirito! E il vostro? Quali sono i vostri luoghi preferiti in città?

Alla Casa della Memoria di Milano il Calamaio presenta il “Diario di Anna Frank” in versione INbook

“Caro diario, spero di confidarti ogni mio pensiero, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un grande aiuto”.

Queste, molti di voi le riconosceranno, sono le parole iniziali del Diario di Anna Frank, uno dei testi simbolo della  Shoah,  che la tredicenne ebrea tedesca Anna, emigrata con la famiglia in Olanda, iniziò a comporre nel 1942. Un testo che a tutti noi del Progetto Calamaio è molto caro, perché scritto da un adolescente qualsiasi, come quelli che di solito incontriamo a scuola, moltissimi dei quali stranieri di seconda generazione . Una storia, la sua, che è anche un esempio di resistenza e di lotta in difesa della libertà, della pace e della diversità intesa come valore e non come un nemico da combattere, come oggi, ancora, alcuni vorrebbero farci credere.

Ecco perché gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio si sono impegnati, per oltre 4 mesi, in un laboratorio di scrittura e traduzione in CAA, che, oltre a essersi rivelato per molti di noi una preziosa occasione di formazione presso l’Ausilioteca di Bologna,  ha reso il Diario accessibile anche ai giovani adulti con disabilità cognitive o linguistiche.

(Casa della Memoria di Milano)

Lo scorso giovedì 25 gennaio, alla Casa della Memoria di Milano, abbiamo così presentato il frutto del nostro lavoro, il primo volume di una nuova collana editoriale, nata dalla collaborazione tra edizioni la meridiana, il Centro Documentazione Handicap e Coop. Accaparlante di Bologna e l’associazione Arca Comunità “l’Arcobaleno” di Granarolo, sotto la supervisione del Centro Studi INBook.

Ma quindi, vi chiederete, che cosa sono gli INbook? Vi è mai capitato di vederne e soprattutto leggerne uno? Gli INbook, o libri in simboli, sono dei “libri su misura”, libri pensati e realizzati attraverso un adattamento e una traduzione in simboli del testo scritto affinché, attraverso il continuo rimando dell’immagine, il lettore possa essere facilitato nella comprensione delle parole.

A Milano abbiamo avuto l’occasione di raccontare il nostro lavoro, di condividere incontri e esperienze e di prepararci insieme alla successiva Giornata della Memoria del 27 gennaio. Tutto è iniziato con l’accoglienza e il saluto tenuto da Maria Fratelli, dirigente della Casa della Memoria di Milano. Insieme a lei il nostro Luca Cenci, educatore del Progetto Calamaio che con gli animatori Danae, Sara, Tiziana e Filippo ha seguito a Bologna il progetto, e che qui lo ha ha presentato, con Luca Errani (responsabile laboratorio CAA Arca Bologna – Comunità L’Arcobaleno), ed Elvira Zaccagnino (direttrice di Edizioni la meridiana).

Silvia D’Ambrosio (Referente nazionale Rete Biblioteche INBook), e Gabriella Marinaccio (Sistema Bibliotecario Milano – Attività e servizi per bambini e ragazzi) hanno invece tracciato un bel quadro di quella che è la complessa rete editoriale del mondo degli INBook con l’idea di trarne qualcosa di nuovo.

E per finire una vera, inaspettata chicca, un video-testimonianza di Moni Ovadia a sostegno del progetto, che ci ha fatto sorridere, riflettere e commuovere richiamandoci all’importanza dei risvolti che anche nell’attualità può avere un lavoro semplice come il nostro.

Lo hanno fatto anche Danae, Sara, Tiziana, Stefania e Filippo, gli animatori con disabilità del Calamaio che con entusiasmo hanno collaborato alla traduzione del Diario di Anna Frank insieme ai ragazzi delle Scuole medie Saffi di Bologna, che hanno partecipato ai nostri laboratori e hanno accompagnato il testo con le loro bellissime illustrazioni.

Gli studenti, molti dei quali stranieri, ci hanno inoltre ospitati nella loro scuola, conducendoci in un percorso a tappe alla mostra documentaria sulla storia di Anna, donata dalla Anne Frank House di Amsterdam.

Il Centro Documentazione Handicap di Bologna è un luogo in cui, le persone con disabilità e non, lavorano insieme per migliorare l’accesso a tutte le occasioni di vita come la scuola, il lavoro e la cultura, promuove il valore sociale delle persone con disabilità.

Così Tiziana, animatrice con disabilità del Calamaio, ci racconta a proposito del suo lavoro di “modificatrice” di libri:” Modificare mi piace moltissimo, mi rilassa enormemente, mi rilassa proprio il cervello! Mi piace perché posso dare il mio contributo e aiutare gli altri. Vorrei modificare tutti i libri del mondo, tutti i libri dell’universo, all’infinito!”

Nella nostra Biblioteca Ragazzi tante le fiabe tradotte in simboli dal Progetto Calamaio e i libri accessibili che potrai consultare…Che cosa aspetti? Ti aspettiamo!

 

LA LETTURA COME STRUMENTO DI COMPRENSIONE DELLA REALTA’

Nel giorno 23 novembre, la Cooperativa Accaparlante era presente al convegno IBC, ovvero “Io amo i Beni Culturali”, presso la Fiera di Bologna in via Aldo Moro, per presentare il progetto svolto lo scorso anno con le scuole “Saffi”. Da oltre trent’anni il Centro Documentazione Handicap tratta temi come la diversità, la disabilità e del contrasto all’emarginazione. Così è nata l’idea di coinvolgere 13 classi di queste scuole, “Don Minzoni”, “Garibaldi” e “Romagnoli”, nel progetto di ampliare, all’interno delle loro biblioteche, l’offerta di libri modificati, ossia testi che, tramite il linguaggio simbolico, facilitano la lettura da parte di chi ha difficoltà nel comprendere i libri tradizionali. Il progetto portato avanti dal CDH insieme alle scuole Saffi consiste nel preparare gli alunni all’uso del programma “SymWriter”, uno dei software specializzati nella traduzione dei testi in sequenze di simboli.

“Lo scorso giovedì con Roberto e Manuela siamo stati al convegno IBC a presentare il progetto svolto lo scorso anno con le scuole “Saffi”. La professoressa Anna Maria Filardi, dopo averci spiegato l’obiettivo del progetto, ci ha mostrato un video di presentazione, dove spiegava le attività svolte nel nostro lavoro con i libri modificati, di cui: “Il diario di Anna Frank” e “Il grande gigante gentile”. Mi sono molto emozionata, c’era tanta gente che era coinvolta e partecipe. Mi sono commossa perché il pubblico ha mostrato molto entusiasmo per quello che abbiamo realizzato in questo progetto. Il risultato più grande è stato vedere lo stupore della gente, il quale non pensava che una biblioteca così piccola come la nostra, potesse fare un lavoro così importante.  Questo mi ha fatto sentire molto orgogliosa di appartenere a questo gruppo. Anche i ringraziamenti istituzionali di Roberto mi sono piaciuti particolarmente che, davanti a tutti, mi ha elogiato per le mie capacità nell’uso del programma.”  

Sara Foschi

Il progetto si è concluso con l’inaugurazione dello “Scaffale dei libri accessibili” all’interno della scuola e con la presentazione dell’iniziativa alla cittadinanza nella biblioteca comunale “Salaborsa”, che ha visto partecipare tutti gli studenti coinvolti.

Un’esperienza nell’esperienza, che si è rivelata utile per superare gli stereotipi legati alla diversità e permette, a chi sconta a sua volta i rischi del pregiudizio sociale, di sentirsi meno escluso.

Ognuno ha saputo apportare il proprio contributo riflettendo sulle capacità possedute, mettendosi in gioco e vincendo le eventuali differenze.