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Autore: Progetto Calamaio

Ricomincia la scuola con il Progetto Calamaio! Le proposte dell’anno scolastico 2018/2019

“L’inclusione delle diversità è diventata oggi una vera e propria pratica di cittadinanza attiva. L’impegno per una scuola e una società inclusiva, in cui tutte le persone possano svolgere appieno il proprio ruolo di cittadini, ci vede impegnati sul campo da molti anni perché siamo convinti che una società accogliente e che garantisce la riduzione degli svantaggi – economici, fisici, sociali o culturali – sia una società migliore per tutti.

Da questo presupposto nascono le nostre proposte didattiche e educative, volte a sostenere gli insegnanti nel loro lavoro quotidiano”.

Con queste parole, in direzione di una cultura di pace e accessibile a tutti, Sandra Negri e Roberto Parmeggiani, coordinatrice del gruppo educativo della Coop. Accaparlante la prima e presidente dell’Associazione Centro Documentazione Handicap il secondo, danno il via alle nuove proposte che il Progetto Calamaio dedicherà ai bambini, ai ragazzi, ai genitori e agli insegnanti nell’anno scolastico appena iniziato.

Come sapete in nostri progetti sono sempre delle piccole avventure, che portano al centro l’esperienza e l’incontro diretto con la diversità, grazie al lavoro degli animatori con disabilità e degli educatori del Progetto Calamaio, protagonisti, insieme a voi, di percorsi di gioco, approfondimento e conoscenza dedicati alla scoperta e alla relazione con l’altro diverso da noi.

La cosa bella è che potete farlo nel modo che più vi piace, a seconda delle esigenze delle classi.

C’è chi per esempio non resisterà dall’immergersi nelle storie de Il pentolino di Antonino, Topazio e l’albero, La lezione degli alberi (e molti altri ancora) della proposta “Libri come Ponti”, per giocare con i protagonisti del racconto e riflettere su temi come diversità, paura e aiuto.

Qualcun altro, invece, preferirà diventare esploratore, per imparare qualcosa di nuovo e mettere in discussione il proprio punto di vista tra arte e teatro con il progetto “Cultura Libera Tutti”, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei (Museo MAMbo, Museo Civico Archeologico, Museo del Patrimonio Industriale) e Teatro Itc di San Lazzaro.

I più sportivi, non temete, saranno accontentati con il percorso di educazione motoria “Gioco Libera Tutti”, per muoversi, divertirsi e permettere l’inclusione nel gioco anche a chi ha abilità diverse. Mentre, dall’altro lato del campo, i topolini da biblioteca e i lettori accaniti troveranno spazio ne “Il Libro Modificato”, in cui attraverso attività espressive e creative il gruppo sperimenterà il linguaggio della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), la scrittura in simboli e la lettura accessibile.

Aperta a tutti c’è poi la grande novità degli ultimi anni, complici gli spazi della nostra nuova sede, in via Pirandello 24 a Bologna, nel Quartiere Pilastro.

Si chiama “Un giorno al Cdh!” e consentirà alle vostre classi di visitare le varie aree del Centro Documentazione Handicap di Bologna, dalla Biblioteca Ragazzi, alla redazione della collana Hp-Accaparlante, oltre che partecipare a momenti e incontro con gli animatori con disabilità e gli educatori del Progetto Calamaio.

Alla base, infine, il nostro fiore all’occhiello, il classico percorso “Progetto Calamaio-Incontro con la diversità”, il motore da cui tutto è cominciato, che approfondisce in un pacchetto di tre incontri (la conoscenza dell’altro, l’incontro con l’altro e la costruzione del noi) i tre passaggi fondamentali di ogni esperienza di relazione con la diversità, a partire da ciò che questa provoca, stimola e suscita in ognuno di noi.

I percorsi e le attività del Progetto Calamaio sono rivolti alle scuole di Bologna e del territorio e di tutta Italia.

QUI  il pdf con la proposta completa, con costi, durate, quali percorsi rivolti alla scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria.

Per ulteriori informazioni sui contenuti dei percorsi e prenotazioni: Sandra Negri (sandra@accaparlante.it) e Emanuela Marasca (emanuela@accaparlante.it)

 

Progetto Calamaio, ogni macchia è un “guaio”, siete pronti a farvi contagiare?

Buon anno scolastico a tutte e tutti!

 

 

Un tuffo nel colore!

Giochi, animazioni e incontri con bambini e ragazzi di tutte le età, formazioni per adulti e in Università, laboratori interni per e con persone con disabilità a tu per tu con i propri limiti e risorse, ma anche arte, teatro, cinema, musica… Fare Servizio Civile al Cdh è insomma un’esperienza a tutto tondo, dove ognuno può mettere in campo non solo le proprie braccia ma anche le proprie idee e creatività. Partire dai gusti, le attitudini e le passioni di ciascuno è infatti la cifra con cui il Calamaio sceglie da sempre di coinvolgere i nuovi arrivati, per consentire a tutti di sperimentarsi in prima persona nell’incontro con la disabilità come riconoscere nel proprio lavoro parti importanti del proprio vissuto e esperienze.

La nostra Roberta Simonetti, volontaria del Servizio Civile Nazionale 2017/18, non ci ha pensato due volte.

Artista tuttofare, laureata all’Accademia di Belle Arti e instancabile fucina di idee, ci ha proposto un laboratorio a puntate sul tema del colore, stuzzicandoci con una bella domanda: “Tutto intorno a noi è colore, ma cosa sappiamo del colore? Che cosa significano per esempio le parole rosso, blu, nero e bianco?”.

Così Roberta ci ha accompagnati in un viaggio alla scoperta dei significati dei colori tra scienza, materia, storia e psicologia. Un percorso graditissimo dagli animatori con disabilità del Calamaio che nel colore non vedevano l’ora di metterci le mani!

 

Qui il racconto della conduttrice, che ci regala anche qualche suggerimento per provare a replicarlo con chi volete in quattro comodissimi step!

“Un giovedì al mese, per tutta la durata del Servizio Civile 2017-2018 Progetto per una cultura dell’inclusione, ho avuto la possibilità di gestire ed organizzare in autonomia un laboratorio.

Il mio progetto, frutto dei miei studi universitari, ha approfondito in modo teorico e pratico l’universo cromatico.
L’ interesse verso questo argomento nasce dal fatto che, molto spesso, non pensiamo al colore come qualcosa di fondamentale ma piuttosto come un involucro una superficie. In realtà, il colore è una costante imprescindibile della realtà in cui viviamo: tutto attorno a noi ha un colore.

Per comprendere e scoprire al meglio il mondo dei colori ho strutturato il laboratorio in 4 step, dettati e distinti proprio per affrontare la tematica in diversi ambiti. Eccoli qui:

STEP N. 1. L’AMBITO SCIENTIFICO del colore

Abbiamo scoperto cos’è il fenomeno del colore e perché lo vediamo. Questa parte molto complessa, per via delle leggi fisiche e chimiche che si instaurano tra il processo occhio-colore-visione, è stata accompagnata da un esperimento pratico in cui abbiamo notato come la luce sia un elemento fondamentale per la visione.

STEP N.2 L’AMBITO MATERIALE del colore

Gli animatori con disabilità hanno toccato con mano la materia colore; con tempre e pennelli ci siamo avvicinati a questa sostanza, capendo come si crea e da cosa è composta.  L’attività pratica è stata colorare il cerchio cromatico o cerchio di Itten, in cui abbiamo distinto colori primari e secondari, successivamente caldi e freddi.

STEP N.3 L’AMBITO STORICO del colore

Attraverso la linea del tempo abbiamo fatto un excursus storico recuperando lo sviluppo e i cambiamenti nell’uso delle tinte nelle diverse culture e nei diversi secoli. I secoli da me scelti sono stati, Presitoria (30000 a.C.), Civiltà Egizia (4500 a.C.), Civiltà Romana (753 ac-472 d.C.), Periodo Medioevale (X-XV sec d.C.). È stato messo in evidenza come venivano utilizzati materiali e tecniche sia a livello teorico sia a livello pratico, adattandoci a dipingere come facevano ai tempi, perciò anche con le mani o con le terre naturali.

STEP n.4 AMBITO EMOZIONALE e PSICOLOGICO del colore.

Qui abbiamo dato voce a quel “qualcosa” di non razionale, abbiamo provato a sentire cosa provoca il colore nel nostro animo. Molti studi condotti nei primi decenni del secolo scorso da psicanalisti e psichiatri come C.G. Jung affermano che Il colore stimola il nostro essere interiore, essenzialmente connesso agli stati d’ animo e alla parte più inconscia e intima della psiche. Proprio da questi studi nascono discipline come la cromoterapia, attività che ci insegna a riconoscere i linguaggi non verbali e ad utilizzarli in modo inusuale per far dialogare i contenuti inconsci del nostro essere con la realtà circostante.

 In questo step ad ogni partecipante è stato chiesto quale colore preferiscono, cosa provano guardandolo e cosa attribuiscono ad esso: oggetti, prodotti, emozioni, ricordi ecc.…

Gli operatori hanno sollecitato il dialogo intimo e personale con ogni singola persona al fine di risvegliare nella memoria momenti e sensazioni. 

Successivamente i partecipanti sono stati invitati a materializzare, ovvero rendere opere concrete le esperienze narrate oralmente. Attraverso tecniche artistiche miste, pittura, collage, testi e soprattutto attraverso il colore abbiamo ridato vita a un ricordo perduto o tralasciato.

Ogni persona si è messa in gioco raccontando un po’ del proprio “Se” attraverso uno stimolo inusuale come il colore. Il colore per concludere è uno specchio spontaneo della nostra personalità: tutti i giorni nelle azioni più comuni o quotidiane, dalla scelta dei nostri vestiti alle pareti della nostra casa, nel godere di un tramonto o delle meraviglie di un paesaggio, possiamo comprendere come esso partecipi della nostra felicità.

 Ogni animatore disabile per raccogliere e conservare i lavori fatti in questi sei mesi è stato dotato del ‘Libro dei colori’, un libro manualmente rilegato realizzato appositamente per documentare, testimoniare e ricordare l’esperienza fatta insieme”.

Roberta Simonetti

Che ne dite, guarderete allo stesso modo un bel tramonto estivo?

Detto ciò non ci resta che augurarvi buone vacanze e ringraziarvi per averci seguiti fino a qui. Ci vediamo a settembre con tante, tantissime novità. Fermi, lo sapete, non ci riusciamo proprio a stare…

Un abbraccio e a presto Calamai!

MONDIALI ANTIRAZZISTI 2018 – Dove tutte le differenze fanno rete !

I Mondiali Antirazzisti sono una forma concreta di lotta alle discriminazioni attraverso tutti gli sport, con il calcio al centro, e come facciamo da 6 anni partecipiamo attivamente con la squadra di calcio del Centro Documentazione Handicap, che negli anni ha visto scendere in campo uomini, donne, bambini con ogni tipo di abilità. Anche quest’anno dal 5 al 9 luglio abbiamo fatto sentire la nostra presenza, sfoggiando la nuova maglia personalizzata. Qui sotto i racconti degli animatori Andrea e Lorella, che hanno partecipato alla manifestazione.

Andrea:

“Venerdì 6 luglio 2018, siamo andati a Bosco Albergati in occasione dei mondiali antirazzisti, evento che tramite lo sport cerca di ridurre le discriminazioni e noi, come ogni anno, abbiamo partecipato a nome CDH. Esperienza, dal mio punto di vista, molto bella perché momento di incontro tra realtà diverse, unite dallo sport, e per il semplice fatto di essere una buona occasione per fare un po’ di ballotta con colleghi, amici, e molta altra gente.”

Lorella:

“Questo evento includeva varie squadre multiculturali di nazionalità diverse, noi come CDH abbiamo partecipato con entusiasmo, perché siamo un centro che vuole fare integrazione, con tutte le altre culture svantaggiate come la nostra sulla disabilità. Io sono stata molto contenta di partecipare, quando partecipiamo a queste  grosse manifestazioni importanti, non mi tiro mai indietro molto orgogliosa come sono io.”

Cuori ruggenti

Mercoledì 30 maggio, presso il Centro Documentazione Handicap, sono venuti a trovarci degli attori che hanno proposto uno spettacolo con i burattini.

Queste persone fanno parte di un’associazione chiamata “Arte e Salute ONLUS”, situata a San Giovanni in Persiceto che, in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Bologna realizza laboratori teatrali con persone che hanno disturbi mentali.

Il titolo dello spettacolo che ci hanno presentato è “Cuori ruggenti”. Lo spettacolo prende spunto dalla legge Basaglia, emanata nel 1978 e che quest’anno compie 40 anni, che portò alla chiusura dei manicomi permettendo alle persone con problemi mentali di poter vivere liberamente ed essere presi in carico dal servizio sanitario nazionale che dopo pochi mesi verrà istituito per tutti i cittadini italiani.

Lo spettacolo è ambientato in un museo d’arte e racconta la storia di una statua che rappresenta un leone fatto di pietra e di gesso che cercava di essere libero e trovare un amico. Purtroppo però, tutti i visitatori del museo e la custode non riuscivano a capirlo e nemmeno a riconoscerlo oltre il suo essere statua. Solo un bambino riesce a vederlo come un amico e riconosce il cuore che pulsa al suo interno. Grazie a quel bambino, riesce a scendere dal piedistallo e si sente finalmente libero dalla gabbia di pietra e di gesso in cui era rinchiuso.

https://www.facebook.com/AssociazioneCentroDocumentazioneHandicap/videos/10156479842535956/

Come pubblico, oltre a noi, c’erano dei burattini inanimati che servivano per fare scena. Questi burattini verranno poi completati, dipinti come fossero veri e propri esseri umani, entro ottobre quando lo spettacolo vedrà la luce. Questa presentazione infatti era solo una prova per vedere come si sentivano gli attori. Quindi lo spettacolo che abbiamo visto, è stato solo una piccola parte, ovvero la prima scena dell’intero progetto.

Lo spettacolo, adatto sia ai bambini che agli adulti, mi è piaciuto perché parla di un tema importante in maniera leggera, e sono curiosa di vederlo completato. Nella prima parte della rappresentazione, gli attori erano intimiditi. Poi però nella seconda prova, si sono scaldati e sciolti.

Vi aspettiamo numerosi allo spettacolo completo che si terrà nel mese di ottobre. Per qualsiasi informazione contattare: http://www.arteesalute.org/

“I 5 malfatti” animano la scuola materna Fantini

Anche quest’ anno, come di consuetudine, siamo tornati ad animare una nuova storia presso la scuola dell’infanzia Fantini.

“I 5 malfatti” di  Beatrice Alemagna, sono i protagonisti dell’ avvincente animazione preparata dal gruppo Calamaio per i piccoli spettatori, che, più curiosi che mai, per il sesto anno consecutivo ci hanno accolto ancora una volta con risate e spensieratezza.

Ovviamente, tra divertimento e giochi, rimangono sostanziali le fonti di riflessione sulle tematiche più vicine al gruppo Calamaio, come uguaglianza e diversità.

Ermanno, animatore con disabilità e protagonista principale dalla storia, ha raccontato la sua esperienza:

“Buonasera, mi chiamo Perfetto, sono straordinario, lungo e bello, ero travestito con cappello, il papillon e la giacca elegante. Ero bellissimo, muscoloso, sportivo con la pelle liscia. I miei colleghi sono i 5 malfatti. Loro sono uno bucato, uno storto, uno piegato, uno capovolto e sono davvero brutti, non si possono guardare.

Abbiamo animato questo racconto ai bambini dai 3 – 5 anni.

Il racconto parla di noi, io sono perfetto e i malfatti sono brutti ma hanno qualcosa di giusto, hanno qualcosa che sanno fare. Per esempio, il Capovolto aveva il naso in giù e le gambe in su,  le sue idee e la sua visone erano storte.Nell’incontro successivo, abbiamo giocato con i bambini e per imitare il Capovolto, sono saliti sulla carrozzina in braccio a me, li tenevo forte, e Luca ci faceva impennarne per vedere il mondo al contrario come il malfatto. Si sono divertiti molto, facevano casino ed erano contenti. Io ero molto felice, ho fatto qualcosa di diverso dal lavoro, la storia era nuova e mi è piaciuta molto perché ho fatto qualcosa di nuovo e ho fatto divertire soprattutto i bambini insieme a Luca, Manu e Roberta.

Che gioia!

Un altro esempio era il Molle, questo malfatto dormiva sempre, per questo motivo abbiamo fatto addormentare anche i bambini, per poi risvegliarli con il gioco del telo. Mentre noi facevamo muovere il  grande e colorato telo, loro, sotto, urlavano e correvano.

Alla fine di tutto i bambini, per ringraziarci, hanno regalato a tutti noi una sorpresa: un’opera disegnata con tutti i personaggi del racconto”.

Anche l’insegnante della scuola, Mariarosa Trombetti, ci ha voluto regalare il suo pensiero tramite una filastrocca:

Il nostro lavoro vi presentiamo

un anno di scuola vi raccontiamo

la memoria facciamo risvegliare

per poter dire che bello ricordare!

Un pò piccini siamo arrivati

che con sorrisi, chi con occhi sgranati

chi già scuri,  altri un pò più perplessi

chi con paura di giorni complessi

Tra giochi, canto, teatro e altro ancora

di venire a scuola non vediamo l’ora

se scappa ancora una lacrimina

si asciuga in fretta con la manina

Con tanti amici che stanno intorno

il sorriso presto fa sempre ritorno

e dopo pranzo basta un pisolino

sereno torna ogni bambino

Chi la primaria si prepara ad affrontare

ancora un pò di lavoro dovrà termiare

poi in fretta finisce la giornata

dopo che la merenda è stata consumata

Adesso state ad ascoltare

un pò di pazienza si fa a cominciare

la buffa storia che iniziamo a narrare

racchiude un messaggio che fa pensare

In una casa un pò sgangherata

vive felice una allegra brigata

C’è il bucato che lascia passare

tutta la rabbia e continua a giocare

Dentro al piegato ogni ricordo

rende felice il passare del giorno

Molle che dorme e si riposa

ha tutto il giorno una faccia radiosa

Il capovolto non ci crederai

trova il mondo più bello che mai

 

Sbagliato  che è assai pasticcione

sa fare festa in ogni occasione

Quando perfetto li andò a trovare

solo soletto rischiò di stare

lui così bello, prestante e possente

tra quella gente non diceva niente

Furono gli altri a fargli capire

e cantando felici iniziarono a dire:

“ciascuno di noi ha qualche difetto

nessuno mai può dirsi perfetto

insieme guardiamo con occhi più attenti

e tutti saremo assai più contenti!”

Così perfetto con loro restò

e a ridere forte anche lui imparò!

 

Questa storia così originale

non la trovate in nessun giornale

a noi i malfatti l’hanno portata

una mattina ce l’hanno narrata

Noi il messaggio capito lo abbiamo

e ora con gioia ve lo regaliamo!

NESSUNO É PERFETTO!

Mariarosa Trombetti

 

Anche questa volta, l’animazione è stata un gran successo!

Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere ai nostri piccoli amici è che nessuno, nemmeno il Perfetto è davvero perfetto, ma noi tutti siamo un po’ malfatti. Tali imperfezioni ci rendono unici e speciali, sono veri e propri punti di forza di ognuno di noi.
Come ci insegnano i 5 malfatti, non esitiamo, ma cerchiamo di trasformare i nostri difetti in virtù!

TANTA LUCE A MONTESOLE

In occasione della festa della liberazione d’Italia dal regime Nazi-fascista e per ricordare la battaglia di Marzabotto che ha visto sacrificarsi 770 combattenti per la nostra patria, noi del Progetto Calamaio, insieme alla scuola secondaria di primo grado di Marzabotto e al coro Farthan, abbiamo partecipato alla festa di Montesole, proponendo varie attività ed animazioni, di cui alcune interpretazioni in chiave ironica sulle leggi razziali.

Nel corso della giornata si è colta anche l’occasione per presentare il libro de Il diario di Anna Frank” tradotto in simboli CAA, elaborato dagli animatori con disabilità del progetto Calamaio, successivamente pubblicato dalla casa editrice “La Meridiana” e dalla collana “Parimenti”.

Il tutto era accompagnato dai canti del coro “Farthan” che intonava canzoni africane e bolognesi.

Dopo queste attività, ci siamo premiati con un ricco e succulento pic-nic all’insegna della condivisione.

In un’altra zona del grande parco di Montesole, si sono susseguiti vari personaggi, tra cui un’ex partigiana, Lidia Menapace, che ha raccontato della propria esperienza vissuta durante la guerra, rendendo partecipe e attivo tutto il pubblico. Fra i vari presenti, c’erano anche Gino Strada e il giornalista Gabriele Del Grande che hanno alimentato la giornata con discorsi profondi e toccanti riguardanti l’argomento.

Si sono esibite varie band musicali che hanno scaldato gli animi dell’intero popolo.

Tutte le belle sensazioni provate durante la festa della Liberazione a Montesole, hanno svegliato in ognuno di noi esplicite emozioni:

“Ricordo…  fascismo…   festa…  trasposizione tra guerra che c’è stata e pace conquistata…  spirito di pace da conservare attraverso la memoria…  divertimento…  ascolto…  creatività…  morti per la libertà…  liberazione dell’Italia dai Nazi-fascisti…  per non dimenticare…  ammirazione…  natura…  tradizione…  vita, tante tragedie ai tempi della guerra…  costume da mare sul prato di Montesole…  condivisione fra generazioni…  baldoria…  condivisione di pensieri,intenti e ricordi…  tanti sorrisi…  positività…  finestra verso il futuro…  festa per il domani, una festa per ricordare…  musica live…  famiglia…  animazione…  povertà…  richezza…  relazione,amicizia e compagni…  e… TANTA LUCE A MONTESOLE!”

73° Anniversario della Liberazione

Nel giorno 19 Aprile, presso il CDH in via Pirandello 24, abbiamo affrontato il tema della Liberazione. E’ un tema che ci riguarda tutti e che ogni volta ci tocca nel profondo.

Noi del progetto Calamaio si sono confrontati attraverso la visione di video e la lettura di lettere scritte da ebrei per Mussolini.

Durante la riflessione molti di noi sono rimasti colpiti da una lettera scritta da una madre disperata che chiedeva aiuto a Mussolini. E’ infatti emerso il tema dell’obbedienza e del rispetto che sicuramente ha caratterizzato quell’epoca.

Noi sosteniamo che atteggiamenti e comportamenti di quel periodo erano considerati normalità perché venivano imposti piano piano.

Parliamo sicuramente di un periodo caratterizzato da disperazione in cui le persone fingevano di non capire la gravità di quello che stava succedendo.

Pian piano è come se si fosse creata una “gabbia” fatta apposta per illudere in cui le imposizioni venivano fatte passare come scelte del popolo.

Facendo riferimento ad oggi, ci rendiamo conto che anche nella nostra quotidianità, siamo spesso messi di fronte a situazioni che ci fanno male.  Ancora oggi esistono atteggiamenti di discriminazione, soprattutto verso persone di diverse culture.

L’immigrazione è un tema molto odierno infatti, i Mass Media, ci mettono tutti i giorni davanti a notizie che trattano questo argomento. Quello di cui siamo certi è che oggi possiamo usufruire di mezzi che prima non si avevano.

Anche la scuola e l’istruzione, rispetto al passato, hanno fatto un bel cambiamento in quanto, ad oggi, ognuno è libero di avere una propria opinione.

Siamo certi che oggi è molto più facile confrontarsi ed è anche molto più facile usufruire di mezzi che sono fondamentali per la Libertà di pensiero.

E’ importante far valere il proprio pensiero anche se a volte si può avere paura di sbagliare o di essere giudicati. La paura si deve superare… INSIEME!

IL CDH VISITA LE SCUOLE PRIMARIE DI CREVALCORE

E’ da molto tempo ormai che il Centro Documentazione Handicap di Bologna collabora attraverso varie attività con il comune di Crevalcore. Anni fa, furono presentati e portati a termine percorsi formativi con il centro diurno anziani del paese, presso il Seneca Cafè.

Il progetto è andato avanti ed anche quest’anno, è stato riproposto un percorso attivo di animazione presso la scuola primaria di Crevalcore Gaetano Lodi con la classe 5E, che comprendeva tre incontri, più uno al Seneca Cafè con gli anziani del centro ed i bambini della scuola seguito da una festa, aperta anche ai genitori dei bambini, di chiusura del percorso formativo.

Il primo incontro si è basato sulla presentazione dei partecipanti, compresi gli studenti, e la drammatizzazione della storia di Re 33, accompagnata da musiche apposite legate alla storia.

Il 12 marzo, son andata ad incontrare la classe 5a della scuola Primaria Gaetano Lodi a Crevalcore. Per iniziare ci siamo messi in cerchio, ognuno doveva presentarsi mentre ci si passava un cuscino a forma di corona raccontandoci un loro ricordo divertente. Durante la drammatizzazione i bambini si sono inchinati a me con entusiasmo, dato che avevo il ruolo di Sovrana dei Sovrani, ed erano tutti molto attenti e disponibili a partecipare. Quando Re 33 ha capito che ogni essere è diverso e va trattato secondo le sue caratteristiche, i miei due bambini-ambasciatori sono venuti a raccontarmi tutto quello che aveva fatto il Re. Dopo l’animazione abbiamo fatto il gioco “uguali e diversi” e la cosa che mi ha colpito di più è che appena abbiamo posto la domanda, quasi tutti i bambini hanno risposto che sono uguale a loro, soltanto un bambino ha detto che sono diversa. Dopo questo gioco, la frase “uguale o diversa“, è diventata “uguale E diversa“.

Danae, animatrice del progetto Calamaio

Alla fine dell’incontro i bambini hanno posto molte domande, riflettendo sul significato delle varie attività svolte durante la mattinata. Gli è stato lasciato un compito per l’incontro successivo: fare un disegno ispirato al tempo passato insieme, e rispondere cosa avrebbero fatto se avessero dovuto governare loro con giustizia.

Il 19 marzo siamo tornati a scuola per il secondo incontro. Per prima cosa abbiamo chiesto ai bambini di mostrarci e spiegarci i disegni che avevano realizzato successivamente alle scorse attività. Inoltre, dovevano dirci cosa avrebbero fatto se fossero stati nei panni del re. La maggior parte ha risposto che avrebbero donato i loro bottoni d’oro e i soldi per far costruire case, scuole e trovare un lavoro ai poveri. Successivamente abbiamo svolto con tutta la classe il “gioco di ruolo“, un’attività che prevede due o tre bambini che interagiscono tra loro simulando una disabilità. Alla fine del gioco abbiamo chiesto ai partecipanti come si sono sentiti nel fare questa attività; uno dei bambini mi ha sorpresa perché rispetto agli altri aveva capito il significato del gioco e anche nello spiegarlo è stato molto chiaro. Quindi la morale di questo gioco è che la responsabilità della comunicazione è di entrambe le parti.

Danae

Al termine dell’incontro, la nostra educatrice Emanuela ha allietato l’arrivederci all’incontro successivo, con la sua voce e la sua fantastica chitarra, suonando le canzoni del Calamaio di Re 33.

Il 6 aprile, siamo tornati per il terzo ed ultimo incontro. Emanuela ha domandato a tutti se aiutassero i loro genitori. Anche io ho risposto dicendo che aiuto mio padre a mettere gli ingredienti sulla pizza, mia madre a togliere le ragnatele dal soffitto ed entrambi a scrivere la lista della spesa. Questo è servito per poter introdurre, come prima attività, il gioco “scommessa del 1000 + 1“, ovvero un gioco dove ognuno dice dove dove e quando ha bisogno dell’aiuto di qualcuno; ciò è servito anche per consentire una miglior relazione fra i partecipanti ed aiutarci fra di noi. Un’altra attività proposta nell’ultimo incontro è stato di chiedere ai bambini se sapevano la differenza tra “deficit e handicap“.Qui è sorta una domanda posta a tutti i bambini: <<secondo voi, cosa manca all’animatrice Danae?>>; e c’è stato un bambino che ha risposto, sapendo il mio paese di provenienza, ciò che mi mancava fosse il Brasile; questa cosa mi ha fatto sorridere molto perché ha dimostrato, scherzando, di non avere vergogna e paura della diversità. Come ultima attività di chiusura, abbiamo fatto il gioco dello “smonta e rimonta” in cui i bambini dovevano smontare e successivamente rimontare, nella maniera corretta e nel minor tempo possibile, la mia carrozzella. Ci siamo divertiti molto, siamo stati bene. Durante questi incontri mi sono sentita molto felice ed entusiasta, perché mi sono sentita ascoltata e rispettata da tutti i bambini. E’ un’esperienza che rifarei sicuramente.

Danae

Elisabetta, una tirocinante della Cooperativa Accaparlante, ha partecipato per la prima volta a quest’animazione, lasciandoci delle bellissime riflessioni personali:

La cosa che mi ha colpito di più in assoluto è stato il contenuto dei giochi fatti. I bambini sono stati molto aperti nei confronti degli estranei, si sono dimostrati anche molto affabili e disponibili a giocare. Non c’è stato un muro, mentre è molto facile nella società in cui ci si trova, incontrare bambini che hanno fatica ad interagire con il prossimo. Il loro desiderio era di farsi conoscere. Mi è piaciuto molto come si sono messi in gioco davanti alla persona, aldilà della disabilita o del ruolo dell’educatore. Ho già avuto a che fare con i bambini piccoli (laboratori), ma devo dire che una scuola con questa unità e così genuina mi ha fatto molto bene. I giochi sono stati molto efficaci, anche se in alcune attività io ci arrivavo soltanto dopo le loro spiegazioni. Ho avuto fatica a capire il “gioco di ruolo” perché bisogna provare anche ad immedesimarsi nella persona di fronte, mettersi in discussione, perché è utile per entrambi che interagiscono; quindi niente è mai scontato. Il ruolo dell’animatore è fondamentale perché è necessario vedere una realtà diversa da quella che tu vedi ogni giorno, avere un tramite che ti stimoli, come per esempio  “arriva Danae ed i bambini fin da subito pronte all’interazione anziché avere inibizioni nei confronti della diversità.” Mi ha colpito molto vedere tutte queste persone così diverse, ma nello stesso tempo interessate sullo stesso scopo. E’ un’esperienza che ripeterei all’infinito.

L’intento di questi incontri è stato quello di spiegare la diversità, in questo caso la disabilità, attraverso animazioni, musica ed intrattenimento così da creare una forte relazione tra le persone e un contatto concreto fra tutti i partecipanti.  Anche l’insegnante della classe 5E è rimasta molto entusiasta e il suo intento è quello di portare la classe in visita al CDH per conoscere l’autore della storia di Re 33 (Claudio Imprudente), la biblioteca accessibile dell’associazione e l’ ambiente interno.

E tutti voi, cosa aspettate a venirci a trovare al CDH in via pirandello, 24?

 

“IL COMUNALE VA IN CITTA'”… E PASSA ANCHE PER IL CDH!

Lo scorso venerdì 16 marzo, presso la Cooperativa Accaparlante, la rassegna “Il Comunale in Città” ha portato la musica da camera in un luogo adatto a chi, per motivi economici, di salute o di accessibilità, non può ascoltarla dal vivo nelle sedi “classiche”.

Alcuni concertisti dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna si sono esibiti gratuitamente in un programma per strumenti a fiato composto da tre clarinetti.

Il teatro, inteso come edificio storico, ha una funzione centrale nel tessuto urbano della città e desidera consolidare il suo ruolo come luogo di confronto con la comunità del territorio in cui si trova. Per questo, l’esecuzione solistica dei suoi migliori interpreti, ad organico ridotto, offre l’opportunità di un facile adattamento anche a spazi non solitamente utilizzati per la proposta musicale, valorizzando la bellezza di un repertorio di rara esecuzione ed inserendo un nuovo dialogo con piccole o grandi realtà cittadine.

L’evento ha avuto inizio con la presentazione della rassegna da parte della coordinatrice, una persona squisita e profonda con un evidente amore per la musica nonché pianista, passando poi alla presentazione dei musicisti, dei loro strumenti e i compositori dei brani da loro interpretati: Mozart, Bouffil, Rossini.

Durante l’attesa di passare da un brano all’altro, ci sono state delle domande da parte del pubblico partecipante riguardanti le differenze strutturali dei vari clarinetti. Con molta gentilezza e parsimonia uno dei musicisti ha spiegato le varie particolarità, incrementando, in ognuno dei presenti, interessanti informazioni strumentali e musicali.

E’ stata un’esperienza molto importante, memorabile e costruttiva, soprattutto per i nostri animatori con disabilità che hanno partecipato nell’ascolto della musica da camera:

Il concerto mi ha emozionata, ho scoperto che l’ebano, il legno dei clarinetti, è un legno pesante ed è l’unico che affonda in acqua.
Mi è piaciuto fare delle 
domande ai musicisti perché ero molto curiosa. Fra i tre clarinetti, c’era uno particolarmente diverso dagli altri due, molto più lungo e aveva un’uscita in fondo come una tromba; ho chiesto al clarinettista come mai e mi ha spiegato che, dato ci sono due tasti in fondo da far aprire e chiudere, permette al suono di uscire meglio. Per me era la prima volta che sentivo suonare dei clarinetti dal vivo. All’inizio è stato un po’ fastidioso il suono non essendoci abituata, ma poi mi sono lasciata trasportare ed ho iniziato anche a dondolarmi.

Danae

 

La musica da camera la conosco poco, è stata la prima volta che la sentivo dal vivo. Erano presenti 3 musicisti del Comunale di Bologna a farci un concerto di tre clarinetti. Hanno suonato delle opere di Mozart, Bouffin e di Rossini mentre una pianista, la coordinatrice della rassegna, ci raccontava la storia dei brani e dei compositori. E’ stato molto bello e interessante e ci hanno anche raccontato come si creano gli strumenti provenienti dal legno di ebano. È stata un’esperienza che sarebbe bello ripetere per conoscere sempre meglio questo mondo.

Tatiana

 

Mi è già capitato altre volte di assistere a dei concerti dal vivo, la musica mi piace molto. Quella classica in particolare è per me molto importante e l’esecuzione è stata bellissima. Era il mio primo concerto da camera! I pochi strumenti, tre clarinetti, non mi hanno fatto sentire comunque la mancanza di nessun altro strumento. Il clarinetto era il protagonista. È uno strumento forte, il suono è acuto e nello stesso tempo molto dolce. Ai concerti di teatro a cui ho partecipato non mi sono mai state date spiegazioni, invece in questo caso prima di ogni brano la coordinatrice della rassegna teatrale ci ha di volta in volta presentato gli autori e contestualizzato i brani. L’ho trovata utile e chiara. Preferisco questa modalità di ascolto perché mi permette di apprezzare meglio ciò che sento.
Al termine del concerto abbiamo chiesto il bis ed hanno eseguito una tarantella dal titolo “La danza” di Rossini. È il brano che mi ha colpita di più perché è allegro e mi ha fatta sentire felice.
È stata una bella esperienza.

Sara

 

I musicisti mi sono sembrati bravi… Sono venuti a suonare da noi tre clarinettisti. Uno di loro suonava il clarinetto basso, il cui suono “a mio parere” è stupendo e la struttura è più grande degli altri; mi è piaciuto molto la profondità del suono che emette. Presentava un’altra musicista, (sempre del teatro comunale) che però a differenza degli altri, suona il pianoforte. La sua presentazione consisteva nella presentazione dei clarinettisti, ed anche nella descrizione dei brani interpretati. Hanno suonato opere ormai storiche di Mozart, Bouffin e Rossini.

Sapevo cos’era un concerto da camera ma, ad eccezione forse dell’anno scorso, non avevo mai assistito ad uno. La musica, chiaramente, mi ha rilassato alquanto direi. I musicisti erano vestiti eleganti però io non ho sentito distanze tra loro e me perché dai loro atteggiamenti non si percepiva il suddetto distacco. La musica classica in generale mi è sempre piaciuta, non c’è un brano che mi ha colpito di più perché, a mio parere, erano tutti belli.

Andrea

 

La rassegna “Il Comuname in città” si rivolge a tutte quelle persone che desiderano riscoprire, in un giorno di festa, l’apertura del Foyer storico con la possibilità di una visita al Teatro, l’esecuzione musicale e, in ultimo, una dolce degustazione per chiudere in bellezza.

Per chi fosse interessato a partecipare può consultare il calendario e gli eventi sul sito ufficiale del “Teatro Comunale di Bologna” o chiedere informazioni scrivendo all”email: boxoffice@comunalebologna.it o chiamare infoline: 051529019.

TEATRO, SCUOLE E DIVERSITA’: IL PROGETTO CALAMAIO RACCONTA “BECCO DI RAME”!

Grazie alla preziosa collaborazione con diverse realtà culturali del territorio, nascono idee ed esperienze sempre nuove nella forma, che mantengono però un filo conduttore con i temi a noi cari, fra i tanti:

  • inclusione;
  • accessibilità;
  • relazione con la diversità;
  • necessità di lavorare tutti insieme per una cultura dell’integrazione di tutte le differenze.

Francesca, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, racconta l’incontro con una classe IV del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno avvenuto all’interno di un percorso di alternanza scuola lavoro in cui sono coinvolti diversi soggetti: oltre che con la scuola, quel giorno abbiamo condiviso l’esperienza con il Teatro Laura Betti di Casalecchio, l’Associazione Altre Velocità e la compagnia teatrale Teatro del Buratto, che ci ha proposto lo spettacolo per bambini “Becco di Rame”.

<< Mercoledì 7 febbraio io, Sandra (coordinatrice del gruppo) e Lorella (altra animatrice con disabilità), ci siamo recate, nel ruolo di animatrici,  a vedere uno spettacolo per bambini che trattava il tema della diversità attraverso la rappresentazione teatrale, tratta da una storia vera, chiamata: “Becco di rame”.

La trama parla di un’oca che non è stata da subito accolta bene nella fattoria, perché era diversa dagli altri animali. Soprattutto le galline la scacciavano via. Col tempo però è stata accettata da tutti, grazie anche all’aiuto dei maiali che l’avevano adottata come una loro figlia. Un giorno nella fattoria arrivò una volpe molto affamata che voleva mangiare gli animali presenti, ma l’oca lottò con la volpe e la scacciò, anche se nel combattimento ci rimise il becco. All’inizio, quando dovette montare il nuovo becco di rame, non lo accettava e non riusciva neanche a mangiare. Se ne vergognava molto! In seguito sia gli altri animali, sia lei, si adeguarono a questa sua nuova caratteristica.

Dopo la rappresentazione, a cui abbiamo assistito insieme a numerosi bambini delle scuole dell’infanzia, abbiamo avuto un incontro con una classe del Liceo Da Vinci di Casalecchio, anche loro spettatori insieme a noi, sul tema della disabilità. Subito vi è stato l’inevitabile momento di difficoltà, che è normale in un primo impatto. Ma col passare del tempo ci siamo conosciuti un po’ e i ragazzi si sono aperti di più verso di noi.

Mi ha colpito molto il loro sguardo di disagio all’inizio, nell’interagire con noi.  Partendo dallo spettacolo, abbiamo parlato un po’ con i ragazzi, abbiamo riflettuto sul tema della diversità e questo ha permesso un contatto e una prima conoscenza, anche se il tempo non era evidentemente sufficiente per instaurare una Relazione che si possa chiamare tale.  Ma siamo stati contenti di come sono andate le cose, perché è stata una bella esperienza e un bell’incontro dove, oltre a riflettere sullo spettacolo, abbiamo potuto conoscerci e abbattere un po’ di barriere >>.

Lo scopo di questa attività era di portare i ragazzi a guardare oltre la disabilità e provare a creare un contatto, un legame, che possa abbattere queste barriere che ci dividono.

Martina, per esempio, studentessa del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno, è riuscita a recepire  appieno il messaggio. Ci ha anche dedicato un piccolo articolo intitolato “LORELLA E FRANCESCA E LA DIVERSITA’ “, pubblicato sul sito di Casalecchio Teatri 2.0 e che invitiamo tutti a leggere.

<< … trovo molto costruttivo avere il coraggio di ragionare sul valore della diversità… >>

Martina usa il termine “coraggio” e ha ragione… Fare finta che sia facile non ci aiuta… I ragazzi questo coraggio ce l’hanno… Sempre! Hanno bisogno di spazi e tempi accoglienti per fare l’esperienza dell’incontro e farlo diventare crescita per tutti noi.

E voi, avete il “coraggio” di affrontare la diversità?