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Autore: Progetto Calamaio

Nonno, raccontami una storia! I bambini di Crevalcore incontrano il Seneca Café

Cosa c’è di più bello del mettere in relazione storie e età differenti?

Quanto i racconti e le esperienze dei nostri nonni ci hanno accompagnato e continuano ad accompagnarci nell’incontro con le sfide e le sorprese che la vita ogni giorno ci propone?

A volte, abbiamo scoperto, ci sono alcuni nonni che perdono le parole qua e là, che non si ricordano più tutto quello che hanno fatto da giovani, che durante il giorno perdono il bastone, l’ombrello e il borsellino. Questi nonni però non hanno smesso di vivere, sono persone che ancora sanno farci sorridere e commuovere, che hanno molte cose da dirci e da insegnarci. 

È successo nell’incontro tra il Progetto Calamaio, il Seneca Café e il Comune di Crevalcore. Una collaborazione nata nel 2012 dalla volontà di creare esperienze e spazi di incontro fra anziani in condizione di fragilità (con demenze senili, Alzheimer, non autosufficienti) e bambini della scuola primaria del territorio.

Un progetto impegnativo? Niente paura! Ecco gli animatori del Calamaio partire, ancora una volta, verso la piccola città emiliana, con zaino in spalla e tanta allegria, per farsi protagonisti insieme ai bambini e agli insegnanti di cinque incontri guidati dalle parole dei libri, che sempre ci aiutano a ritrovare i vocaboli e a affrontare temi difficili come la diversità, l’accoglienza, la pluralità di espressione e dei linguaggi.

Così quest’anno con la classe terza della scuola primaria “Gaetano Lodi” di Crevalcore abbiamo scelto il testo “Le parole scappate” della scrittrice e illustratrice Arianna Papini, che narra i due punti di vista su ciò che accade nel mondo esterno e dentro di sé di un bambino dislessico e della sua nonna malata di Alzheimer e descrive, in un dialogo silenzioso, la relazione tra i due protagonisti.

Tiziana è stata l’animatrice con disabilità protagonista del percorso a scuola dove abbiamo utilizzato strumenti quali la lettura del testo, attività sensoriali, associazioni di idee, giochi interattivi e il confronto con i bambini. Il nostro obiettivo era quello di introdurre un tema così delicato come la dislessia e la malattia con lo strumento del racconto della relazione tra il bambino e la sua nonna, per trattare così in modo libero e approfondito il tema della difficoltà, del limite, ma anche della possibilità, del pensiero divergente, della diversità come ricchezza e valore aggiunto.

Scrive Tiziana:

“L’ultimo incontro è stato pochi giorni fa. Prima di partire io e Patty ci siamo divisi i compiti. Io ho svolto l’attività iniziale e Patty quella centrale. Tristano è venuto al posto di Lorenzo perché Lorenzo quel giorno era assente. I bambini così hanno conosciuto un altro mio collega. E in questo modo è iniziato il nostro ultimo incontro a Crevalcore.

La prima attività è stata condotta da me e Tristano.  Tristano quando ha condotto insieme a me l’attività mi ha avvicinato ai bambini. I bambini mi hanno disegnato una loro difficoltà e alcuni bambini l’hanno anche scritta. 

L’attività dei disegni mi è piaciuta perché mi sono sentita vicino a loro. Sono stata molto bene a loro contatto. E oltretutto i bambini hanno svolto bene la consegna richiesta. Per svolgere questa attività è stato scelto di dedicare un po’ più di tempo. Alcuni bambini nel rappresentare il loro lavoro hanno avuto alcune difficoltà a causa del loro vissuto”.

E così abbiamo concluso in un fresco sabato pomeriggio di inizio maggio con una festa finale presso la sede del Seneca Cafè: incontro intergenerazionale di conoscenza, gioco e ricca merenda conclusiva tra bambini, famiglie e gli anziani della struttura con i loro familiari.

Ribaltare ruoli e stereotipi, condividere paure, dare spazio a coraggiosi tentativi di far fronte alle proprie difficoltà e alle proprie fatiche e sentirsi meno soli è possibile, basta sperimentarne la possibilità!

 

Laboratorio “Emozioni e sensazioni… in cucina!” – Aperitivo Calamaio

                                                            

Quando parliamo di emozioni, spesso pensiamo al complesso mondo che ciascuno di noi custodisce dentro di sé. Quanto è difficile esprimerci al riguardo? Le parole, infatti, non sempre rendono l’idea del nostro vissuto interiore, e non bastano quindi a spiegare perché ci sentiamo in un determinato modo.

A tal proposito, il laboratorio Emozioni e sensazioni – condotto da Tristano Redeghieri, educatore e animatore del Progetto Calamaio – che da Aprile si svolge ogni mercoledì mattina al Centro Documentazione Handicap di Bologna, diventa una vera e propria “palestra emotiva e sensoriale”, offrendo la possibilità agli animatori disabili più giovani del nostro gruppo educativo, di allenarsi col “proprio sentire”, provando dunque a “dare un nome” alle emozioni e prima ancora a comprendere come queste possano manifestarsi a livello fisico/corporeo.

I nostri “atleti emotivi” – anche grazie alla preziosa collaborazione dei volontari del Servizio Civile Nazionale e di alcuni tirocinanti – attraverso svariate attività (di rilassamento, meditazione, movimento e simulazioni di scene di vita quotidiana),”scavano a fondo” nella vasta area del non-detto; riflettono sui comportamenti che mettono in atto in questo spazio, ma anche su quelli che sono soliti avere in altri contesti, provando infine a descrivere ciò che sentono, ma non riescono solitamente ad esprimere a voce.

Con il nostro modo di fare e di essere, creativo e giocoso, abbiamo ideato durante uno degli incontri un’ attività molto particolare: una sorta di “cucina delle sensazioni”, mettendoci alla prova nella preparazione di un delizioso aperitivo.

Ci siamo divisi in piccoli gruppi, a ciascuno dei quali corrispondeva un compito ben preciso: c’è chi si è adoperato nella supervisione del lavoro, chi si è occupato della preparazione delle bruschette e dello spritz e chi si è improvvisato addetto al servizio.

Obiettivo dell’attività era quello di capire come ci si sente quando si opera in autonomia o si sperimenta qualcosa per la prima volta, ma anche quando si chiede aiuto a qualcuno.

Infine eccovi una restituzione dell’incontro “Emozioni e sensazioni… in cucina!”. Ringraziamo, l’educatore, Marco Sarti per la creazione e il montaggio del video.

“È stato molto bello per il fatto che mi sono sentito utile per gli altri, il mio compito era quello di staccare i pomodorini e metterli nella ciotola, gli altri invece hanno tagliato il pane, i pomodorini, aperto il tonno e poi composto le bruschette. Mi sono sentito bene perché di solito sono io che vengo aiuto a fare delle cose, mentre in questo caso sono stato proprio io a dare una mano agli altri. Ho capito che a modo mio posso essere pratico, che riesco a svolgere lavori i in cui non pesavo di riuscire per via delle mie difficoltà, molto importante però è anche sapere quando chiedere aiuto nei momenti opportuni.”

Diego Centinaro, animatore del Progetto Calamaio

A volte le parole non bastano.

E allora servono i colori.

E le forme.

E le note.

E le emozioni.

Alessandro Baricco

“Inclusione non fa rima con illusione” – il Progetto Calamaio vola a Taranto

-INCLUSIONE NON FA RIMA CON ILLUSIONE-

Giovedì 9 maggio siamo stati invitati a Taranto da Angela Dragone, della FLC CGIL Taranto, per partecipare ad un convegno sull’inclusione nelle scuole, insieme ad alunni, docenti, referenti per l’inclusione scolastica, dirigenti della sezione cittadina dell’Unione Italiana Ciechi e operatori della cooperativa Sociale Logos di Taranto. Al convegno si respirava un’aria di curiosità e voglia di imparare, ottima occasione di scambio e conoscenza tra la nostra realtà e quella tarantina. Un’esperienza intensa, sentita e partecipata.

Claudio dice “La disabilità, ho scoperto, è davvero una malattia. Non solo. La disabilità è una malattia che, se non si prendono le dovute precauzioni, le dovute distanze, tende a essere contagiosa. E i primi sintomi si verificano quando una persona inizia a farsi delle domande scomode.” Con ironia Imprudente paragona la disabilità e la conoscenza di essa ad una malattia contagiosa, che più la scopri, più ti porterà a relazionartici. L’abbiamo visto anche con i vari esempi portati da Viviana Lusso, docente Miur specializzata nelle attività didattiche di sostegno, e Angela Aquaro, vice presidente di Proteo Taranto, che tramite attività e laboratori hanno avvicinato i/le ragazzi/e alla prosocialità e al diverso, indirizzandone anche una scelta universitaria futura.

Ovviamente nella parte pomeridiana, indirizzata solo ai docenti e prof di sostegno, non ci siamo fatti mancare i nostri giochi di ruolo, portando gli spettatori a mettersi in gioco e provare a cambiare prospettiva, di lasciare il proprio comodo posto per poi risedersi in una posizione diversa e sconosciuta. Una nuova postazione dove vedrai altro rispetto a prima, cose di cui magari non ti eri manco accorto, allargando così il tuo sguardo sull’altro e la tua conoscenza. Per fare inclusione bisogna muoversi, bisogna divertirsi, bisogna sapersi mettere in gioco perché l’inclusione è statica. “Facciamo cambio posto?

Ringraziamo Angela Dragone, Viviana Lusso, Angela Aquaro, Fabio Mancini per l’ospitalità e il grande cuore messo in questo lavoro!

Qui comincia l’Avventura…

Il laboratorio “Dove non sono stato mai. Il viaggio tra immaginario attese e possibilità” ci ha permesso di indagare le attese e i desideri che ognuno di noi porta con sé intorno all’idea di viaggio, per poi arrivare più concretamente a toccare con mano che cosa significa prepararsi per una partenza, come informarsi, cosa fare e a chi rivolgersi una volta arrivati a destinazione, e soprattutto che cosa significa farlo per chi ha una disabilità.

Dentro la macchina del tempo

“Da dove vengo io” ci ha  portati invece a tu per tu con le culture di altri paesi, dove abbiamo avuto modo di entrare in una casa d’invenzione, una tenda, ospiti proprio degli abitanti di quei luoghi dove mai avremmo voluto andare e che invece abbiamo scoperto di volta in volta ricchi di curiosità e risorse.

Oggi scegliamo di darci all’avventura, come esploratori di quello che ci circonda ma anche di quello che ci accade.

Lo abbiamo fatto con i nostri strumenti consueti, il gioco e l’immaginazione, ma anche con un’importante cassetta degli attrezzi, il bellissimo L’avventura di Giorgio Agamben (Nottetempo 2015), uno studio sul tema che ci ha aiutato a scandagliare le peculiarità del racconto, il nostro, perlustrando gli ambienti, riscoprendo la Storia, viaggiando nel tempo e sfidando il Fato con il Gioco dell’oca.

Ce ne parla con passione in nostro Mario Fulgaro, che un po’ filosofo e un po’ avventuriero lo è già di suo:

“La vita tutta, in tutti i suoi molteplici aspetti, rappresenta una quotidiana ed incessante avventura. Così, a seconda delle diverse circostanze, ci si può scoprire un abile “esploratore”, come quando si va a trascorrere un po’ di tempo in un luogo nuovo e, per forza maggiore, bisogna scoprire gli anfratti piacevoli del posto che ci ospita; oppure ci si può ritrovare ad indossare gli abiti di un ingenuo e curioso “ricercatore”, come quando si va a fare la spesa in un supermercato e, con aria smarrita, bisogna attivare tutte le proprie abilità, per capire in quale reparto e su quale scaffale si trova la maionese, di vitale importanza se si vuole ingrassare di qualche etto…solo?

La linea del tempo

La vita non esaurisce, in questo senso, la sua immensa abilità a variare i ruoli dei suoi personaggi principali. Esistono, comunque, elementi imprescindibili che appartengono ad ognuno, che ne caratterizzano l’essenza, come il dáimon, il genio che è in lui. Nel laboratorio avventura, poi, si è identificato il dáimon con il simbolo del Sole. Ecco perché piace a molti stare al sole, stella polare di ogni azione volta ad uno specifico obiettivo. Attenti all’insolazione, però!

La Luna rappresenta la tyche, ovvero il fato, il quale interviene sempre a ricordare la fragilità dell’uomo e i conseguenti cambiamenti che avvengono nel suo animo e nel suo corpo. L’uomo, in quanto parte integrante della realtà, scambia vitali informazioni con essa, arricchendo il suo bagaglio culturale di conoscenza epistemologica.

A questo punto, non può mancare il momento più intimo del “bacio”, equivalente in termini simbolici all’eros, cioè all’amore fisico e spirituale. Di tipologie di baci ce ne sono tante: per amicizia, per amore, per affetto parentale. Il bacio in sé possiede una forte carica energetica, pronta ad essere scambiata per saldare un legame di appartenenza.

Il gioco dell’oca

Il “nodo” designa l’ananche, la difficoltà che ognuno può incontrare o vivere quotidianamente a causa di un suo deficit. Ci si confronta sempre con un impedimento di sorta, ma non bisogna mai abbattersi. Dopotutto come diceva Totò: “chi si ferma è perduto” e l’avventura ha l’urgente necessità di andare avanti […].

La memoria, il ricordo di ciò che si è vissuto conferisce l’ultimo tassello per dare completezza ad un’avventura. Il racconto che se ne può fare, infatti, è la dimostrazione di aver interiorizzato le esperienze fatte, dimostrando a sé stesso, prima di tutti, di aver arricchito il proprio bagaglio di conoscenze nuove. Come sostiene Agamben, “che piova, è qualcosa che accade, ma questo non basta a farne un evento; perché sia un evento è necessario che codesto accadere io lo senta come accadere per me!”

Nel laboratorio avventura, per ogni sua attività svolta, si è cercato di fare tesoro di tutti questi elementi e caratteristiche. In più, si è condito il tutto con la forza della fantasia e dell’immaginazione.

L’avventura…

[…] Con questo spirito positivo, aperto verso il mondo, si procedeva tappa dopo tappa. Si sceglieva il proprio amuleto, dotato di cotanto potere magico e in grado di accompagnarci e proteggerci, lungo tutto il tempo della nostra avventura. Infatti il fato è sempre in agguato, per sovvertire ogni progetto di rilassante spensieratezza ed è giusto premunirsi di tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Se la vita appare come una partita a dadi, è più che giusto giocare con essi su un percorso a ostacoli, proprio come nel gioco dell’oca”.

Creatività e cultura per vedere oltre le difficoltà

Anche quest’anno è stata realizzata una delle iniziative del progetto appartenente a Cultura Libera Tutti promosso dal team di educatori e animatori con disabilità del Centro Documentazione Handicap, Andrea e Tatiana, insieme a quattro classi di prima media delle scuole di Altedo, frazione di Malalbergo, svoltasi nei giorni 2 e 11 Febbraio in collaborazione con il museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

Le classi di bambini, oltre a osservare i modelli delle macchine industriali e a ripercorrere la storia e l’evoluzione della città di Bologna nei secoli, hanno provato a simulare alcune operazioni che regolarmente una macchina esegue, diventando tutti insieme una vera e propria catena di montaggio. Ispirandosi alla macchina che produce tortellini (quasi 5000 all’ora!), presente all’interno dell’esposizione del museo, si sono disposti in linea e, cronometro alla mano, hanno cercato di emulare gli ingranaggi della macchina, producendo tortellini…di carta. Nonostante l’impegno però, la produzione di tortellini è stata decisamente poco consistente.

Dopo questa attività, si è parlato della ruota, invenzione importantissima per l’uomo e che ancora oggi si rivela indispensabile in innumerevoli situazioni. L’occhio accorto di alcuni bambini ha notato, oltre alle ruote degli ingranaggi delle macchine, anche quelle che compongono le carrozzine di Andrea e Tatiana, ausilio, per loro, indispensabile. Infine, si è ragionato sul rapporto uomo-macchina: le macchine e i motori sono ormai quotidianamente presenti nella vita dell’uomo ma allo stesso tempo devono essere impostate, programmate e controllate dall’uomo stesso per farle funzionare ed ottimizzarne la produzione.

L’incontro conclusivo si è tenuto a scuola il giorno 20 febbraio e la domanda che abbiamo posto ai bambini è stata la seguente: come si collegano le visite al museo insieme ad Andrea e Tatiana con l’incontro di oggi nella vostra scuola? Dopo un’animata riflessione, il nesso è stato individuato: come l’impiego della ruota e delle macchine industriali è stato, nel corso della storia, un ausilio fondamentale che ha permesso all’uomo di produrre oggetti più rapidamente, di agevolare il lavoro fisico e in poche parole di vivere meglio, così le ruote che fanno parte delle carrozzine di Andrea e Tatiana agevolano la loro vita e quella di altre persone portatrici di disabilità.

Per far comprendere ai bambini in maniera divertente cosa significa essere in possesso di un deficit fisico, abbiamo proposto un gioco di ruolo: un bambino alla volta ha provato a comunicare ad un suo compagno, unicamente con l’utilizzo e il movimento di una parte del corpo (piede, dito, occhi, ecc), una determinata azione da eseguire, senza quindi avere la possibilità di parlare e gesticolare “normalmente” ma anzi cercando di farsi comprendere tramite un codice di linguaggio creato ad hoc (ad esempio due movimenti del piede per dire sì, uno per dire no). Infine, l’incontro si è concluso con l’illustrazione di alcuni ausili portati da Tatiana per dimostrare che con un pizzico di ingegno e volontà è possibile ridurre alcune difficoltà. “È stato entusiasmante mostrare alcuni degli oggetti che uso quotidianamente e che sono stati anche progettati e costruiti da mio padre. Altri esempi di ausili che vengono comunemente impiegati sono una maschera di ferro posta sopra la tastiera del computer che agevola la digitazione o una tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto che permette solamente puntando gli occhi di formulare intere frasi” – dice Tatiana, animatrice del CDH.

Ma qual è la differenza tra deficit ed handicap ?

Un esempio lampante di deficit può essere un difetto di vista, mentre l’handicap è la difficoltà che ne deriva nel riuscire a vedere correttamente ciò che ci sta intorno: persone, testi, oggetti, ecc. Gli ausili che quindi aiutano le persone a colmare difetti fisici, come gli occhiali della maestra e di alcuni bambini o le ruote che fanno parte delle carrozzine di persone con disabilità, non fanno altro che compensare un deficit fisico, che comunque rimane presente, eliminando la difficoltà che ne consegue ovvero l’handicap.

“L’entusiasmo e la partecipazione dei bambini,” – dice Andrea, animatore del CDH – “sia durante la visita al museo sia durante l’incontro nella loro scuola, mi ha particolarmente colpito in quanto abbiamo introdotto un argomento a primo impatto complesso, delicato e forse lontano dai loro interessi e dalla loro quotidianità”. “Attraverso dei giochi e delle attività coinvolgenti credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo, quello di far conoscere a dei bambini, futuri adulti di questa società, la ricchezza e le risorse che possono derivare dalla diversità e, nello specifico, dalla sfera della disabilità”.

Non vediamo l’ora di ripetere al più presto questo incontro e di avere collaborazioni sempre più frequenti con le scuole!

 

Un Geranio a “Un Prato di libri”

“Un Prato di libri” è il festival della lettura per bambini e ragazzi under 18, ospitato nella provincia di Prato, quest’anno dal 12 al 14 aprile. Una festa esclusivamente dedicata ai giovani e al loro rapporto con lo straordinario mondo dei libri, un mondo che non conosce barriere e vince ogni noia, consapevoli del fatto che, per mantenerne vivo il piacere e il valore, spetta a tutti noi un solido lavoro sull’accessibilità e la cultura inclusiva.

Nel prato si può trovar di tutto, semi di tutti i tipi, terra, lombrichi, radicchi, fiorellini, erbe vagabonde, erbacce spontanee o da curare. Ognuno nel prato trova il suo posto, il suo spazio e ci sta bene. A volte, nel prato,  nascono anche nuove parole e nuovi significati come quello di “bioDiversità”: il diritto all’essere te stesso, all’unicità, alla felicità per essere liberi di crescere nella diversità. Quest’anno il Progetto Calamaio ha partecipato al festival durante la giornata del 12 Aprile, con la presentazione del libro “Da Geranio a Educatore” di Claudio Imprudente, affrontando il tema dell’inclusione e della fragilità, insieme a bambini e insegnanti!

Così Claudio si è rivolto agli studenti, proponendo loro un’ironica riflessione sul concetto di “fragilità”:

“Mi accorsi con piacere dell’arrivo dei bicchieri di cristallo che attendevo da tempo. Sul pianerottolo, eccolo lì, il classico pacco di cartone marrone con la scritta “fragile”, da cui sono partite una serie di riflessioni.

In base a che cosa infatti definiamo un oggetto più o meno fragile? Dipende dalla consistenza, direte voi, dalla robustezza, dalla capacità di reggere agli urti e alle cadute, dall’aver bisogno o meno di particolare cura e manutenzione. Pensate poi all’azione che compiamo quando solleviamo un peso: ci abbassiamo, abbassiamo le braccia, le gambe, ma anche gli occhi e lo sguardo per prendere le misure con la fatica che, pensiamo, ci aspetterà. Ci dimentichiamo che ai pacchi più fragili è abbinata anche un’altra scritta: “tenere verso l’alto”, il che cambia completamente la prospettiva. Che fare allora? Guardare in basso o guardare in alto? Scegliere a volte non è del tutto immediato. 

Quando ci approcciamo alla fragilità insomma tendiamo a complicarci la vita. Ci dimentichiamo che esiste un equilibrio tra lo sguardo che sta in basso e quello che sta in alto e che è proprio lì in mezzo che la maggior parte delle nostre forze e possibilità si concentra. Prendere le misure a tu per tu con il pacco, alzarlo, abbassarlo, spostarlo, scegliere se e quando seguire le indicazioni della freccia è probabilmente il  modo più utile per non danneggiare il contenuto. 

Anche se… Lo sapevate che il cristallo può essere molto più resistente del vetro?”.

 

 

Ringraziamo veramente di cuore gli organizzatori per la bella giornata e per l’ottima organizzazione dell’evento in una città così accogliente.

Primo incotro C.L.T. con i ragazzi l’Istituto tecnico Agrario l’ITAC “Scarabelli Ghini”

Mercoledì 27 marzo è iniziato il percorso di C.L.T. insieme alle classi 1A e 1B dell’Istituto tecnico Agrario ITAC “Scarabelli Ghini” di Imola, incontro condotto dagli educatori Sandra Negri e Luca Cenci, gli animatori Camilo De La Cruz e Tatiana Vitali e i ragazzi del servizio civile Nicola Fittipaldi e Mariluz Arango Riveros. Come ogni C.l.t. siamo stati affiancati da un partner, in questa occasione dal “ITC” di San Lazzaro e, il primo incontro, è stato tenuto proprio nella aule del teatro dove sono stati svolti laboratori teatrali che affrontavano il tema delle relazioni. Attraverso attività di contatto fisico abbiamo portato le classi ad affrontare le prime difficoltà con il diverso, dal quale non si riconoscono per cultura e bisogni fisici. Lo scopo del laboratorio è quello di porli davanti a questo ostacolo, che è la diversità, per poi riuscire a superarla. Percorso che continuerà anche nei futuri incontri a scuola.

“Cultura Libera Tutti. La cultura non si subisce, si fa!” è un progetto in collaborazione con MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Civico Archeologico di BolognaMuseo del Patrimonio Industriale e ITC Teatro/ Compagnia Teatro dell’Argine.

Per saperne di più: http://culturaliberatutti.accaparlante.it

La carica della Pila!

Una nuova realtà si è insediata in Via Gabriele D’Annunzio, una novità carica di gioiosa elettricità. Il suo nome in codice, e senza, è “La Pila”. Gli otto personaggi in cerca di autore… rispondono a nome del Cdh (Centro Documentazione Handicap) e Accaparlante. Ogni lunedì opereranno sul territorio del quartiere Pilastro, con l’obiettivo di coinvolgere passanti, curiosoni, rompiscatole, ficcanaso, interessati, simpaticoni, etc… insomma, tutti quelli che hanno voglia di conoscerci e di costruire insieme momenti di condivisione.

La casa base, il Cdh, da più di trent’anni opera su tutto il territorio nazionale, al fine di creare una nuova cultura sulla diversità e, in specifico, sulla disabilità, attraverso vari strumenti quali: la Biblioteca sul sociale e sul terzo settore, la rivista HP-Accaparlante, che si è trasformata ora in collana editoriale, la formazione a volontari, educatori, insegnanti, studenti, la partecipazione a convegni ed eventi vari e… il Progetto Calamaio, cuore pulsante del Centro Documentazione Handicap, con sede in Via Pirandello 24.

Il Progetto Calamaio, di cui facciamo parte, da oltre trent’anni va nelle scuole di tutta Italia a sensibilizzare gli studenti, di ogni ordine e grado, sui nostri temi più cari. Infatti la creazione di una nuova cultura deve partire dalla base di una società, cioè la scuola.

Ogni mese, “La Pila” stenderà tutte le sue informazioni su questo giornalino gratuito, che vi allieterà di frizzanti curiosità.

E’ un giornalino interattivo, in quanto ogni lettore potrà arricchirlo di sue idee, considerazioni, proposte, eventi da segnalare, ricette culinarie, poesie, filastrocche, giochi, e tutto ciò che è…etc, etc…

Per ora è tutto, vi salutiamo e vi rinnoviamo l’appuntamento al prossimo numero!

 

“Quando vado alla Pila, mi si scatena sempre la curiosità, guardo fuori dalla finestra il quartiere per scoprire qualcosa di nuovo, un po’ come un trampolino di lancio per abbracciare gli anfratti che regala il quartiere” cit. Mario

 

Servizio Civile Nazionale 2019… al Progetto Calamaio!

Anche quest’ anno, a partire dal 15 Gennaio 2019, il Progetto Calamaio ha accolto sei volontari del Servizio Civile Nazionale: questi sei giovani intraprendenti sperimenteranno se stessi nell’incontro con la disabilità e la diversità per un anno, arricchendo, così, con i propri vissuti esperenziali il contesto lavorativo del nostro gruppo educativo.

Ciascuno di loro, utilizzando “Symwriter”, il programma di scrittura in simboli, si è presentato, parlando dei propri interessi e attitudini.

Conosciamoli meglio…

Chiara

 

ha 20 anni, ama disegnare e dipingere. Il suo cantante preferito è Rino Gaetano, la sua stagione preferita è l’estate.

Cissè

anche lui ha 20 anni e vorrebbe vivere in Italia. Gioca come portiere in una squadra di calcio. Se fosse un animale vorrebbe essere un lupo.

Eleonora

ha 23 anni, il suo soprannome è Bonny, si identifica in Paperino e il suo piatto preferito sono i tortellini alla panna.

Mariluz

ha 25 anni, le piace passeggiare, il suo gioco preferito è guardie e ladri. Ama l’inverno.

Nicola F.

ha 26 anni, il suo cibo preferito è la mozzarella. Vorrebbe vivere in Portogallo. Il personaggio dei cartoni in cui si identifica è Pippo.

Nicola S.:

ha 27 anni, la sua passione è la fotografia. Il suo gruppo musicale preferito sono I Red Hot Chili Peppers. Gioca a pallavolo.

Auguriamo a tutti loro un grosso in bocca al lupo!

 

 

Anteprima (si apre in una nuova finestra)

Laboratorio Hip Hop con le scuole medie Saffi

Laboratorio Hip-Hop con le scuole medie Saffi

Dalla metà di novembre fino a fine dicembre, abbiamo svolto il laboratorio hip hop insieme alle scuole medie Saffi condotto da l’educatore Marco Sarti e l’animatore Camilo De La Cruz. Il progetto inzia con lo “studio” della cultura hip-hop e delle sue discipline, per poi arrivare all’obiettivo finale, la realizzazione di un testo rap scritto dai ragazzi della scuola, stimolati da attività di scrittura creativa in rima.

Essendo il rap un genere ascoltato soprattutto dai giovani, abbiamo trovato in esso una buona occasione di avvicinamento agli studenti, affrontando il tema dell’importanza della scuola e della cultura per la stesura di un testo e la ricerca delle rime. Queste attività portano i ragazzi a parlare di sé e delle loro realtà, avendo anche modo di conoscersi meglio tra di loro e di collaborare nella costruzione del testo. Il risultato è una canzone rap vera e propria, imparando anche la metrica e, di conseguenza, il riuscire ad andare a tempo sopra una base musicale. Ringraziamo il grande aiuto del professore di musica delle scuole medie Saffi, Ludovico Renna. Qui sotto trovate il risultato audio del laboratorio, buon ascolto!