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Sara, il teatro e la forza del gruppo – l’importanza della cultura!

Nel mese di novembre abbiamo guardato il film “Il premio”, film il cui regista e sceneggiatore è Alessandro Gassman. Lo abbiamo scelto in omaggio a Gigi Proietti scomparso da poco, era attore teatrale e televisivo, un regista, un comico e anche presentatore attivo più o meno dal 1960. In particolare apprezzavo la sua comicità in ambito teatrale, come nel monologo “La Telefonata”.

Il film “Il Premio” è una commedia e Proietti interpreta il ruolo di un famoso scrittore che viene insignito del premio Nobel per la letteratura ed è in partenza per Stoccolma per ritirare il riconoscimento. Ad accompagnarlo in questo viaggio, che sarà pieno di sorprese, ci saranno figli e compagni di una vita.

La visione del film ci ha portato a riflettere sul gioco di squadra. Ci capita spesso di avere  bisogno di fare gioco di squadra, anche per me quando sono a teatro con i miei compagni quando dobbiamo collaborare e affidarci l’uno all’altro.

Il mio interesse per il teatro è iniziato grazie a degli amici che seguivano un corso di teatro a Granarolo. Loro me ne hanno parlato e mi hanno chiesto se volevo provare a farlo anch’io. Ho accettato e siamo andati a vedere insieme uno spettacolo della compagnia. Da quella sera ho deciso di frequentare il corso. Il mio gruppo è formato da circa 20 persone e sono l’unica persona in carrozzina che lo frequenta. Mi sono appassionata sempre più al teatro in questi ultimi cinque anni, quando faccio teatro mi sento tranquilla, carica e concentrata, mi fa divertire. Ero curiosa di imparare in un ambiente in cui mi sento accolta, in un contesto in cui mi sento libera di esprimermi per come sono senza giudizi.

Un po’ come diceva Proietti il teatro è:

“[…] il classico luogo dove questo non succede, perché so che non c’è ne una cosa giusta e ne una cosa sbagliata mentre stiamo lavorando a teatro.” ( Proietti)

Con il gruppo teatrale con cui lavoro facciamo le prove presso l’ITC, con cui collaboriamo come Accaparlante al progetto “Cultura libera tutti”. L’ITC è il teatro comunale di San Lazzaro, gestito dalla Compagnia Teatro dell’Argine. Un altro spazio dedicato alle attività laboratoriali è ITC Studio. ll’ITC per me non è solo un luogo in cui si fa teatro, ma anche uno spazio dove ci si può divertire e creare delle relazioni umane molto forti.

Durante il periodo del Lockdown il digitale (zoom, meat e i social network) ci ha permesso di continuare l’attività laboratoriale anche se a distanza. Non è stata la stessa cosa perché la relazione umana che si crea in presenza è importante ed è anche per questo che mi dispiace siano state sospese le attività teatrali, a me questa cosa ha scombussolato in quanto teatri, cinema e musei sono luoghi in cui si crea bellezza. La politica considera teatri e cinema luoghi insicuri di questi tempi, ma non è così. Le persone che attraversano questi spazi si prendono “cura” di noi, sia tramite gli spettacoli sia rispettando le norme di sicurezza covid-19. Andare a teatro è anche un modo per divertirsi, stare insieme e creare relazioni. Per questo ci si va anche se c’è distanziamento.

“[…] nessuno basta a se stesso […] ogni premio, ogni successo non ha senso se non è frutto di una condivisione.” (Discorso finale “Il premio”).

Sara Foschi

“Rubrica D’Arte” di Rossella – Munch

Oggi ho presentato una ricerca su Munch ai miei colleghi. Questa presentazione fa parte della mia “Rubrica D’Arte“, dove ogni mese tratterò un autore diverso.

L’idea del laboratorio è nata perché l’arte é una delle mie grandi passioni.  Fin dalla scuola superiore mi ha appassionato perché avevo un’insegnante che mi faceva apprezzare la materia.

Per preparare la presentazione mi ha aiutato Elena, una ragazza del servizio civile. Abbiamo cercato su internet delle informazioni, le abbiamo scritte su un documento word iniziale. Poi abbiamo fatto un Power Point in simboli, utilizzando symwriter e la comunicazione alternativa aumentativa che ho utilizzato nella presentazione, spiegandolo ai miei colleghi.

Mi piacciono i dipinti, mi trasmettono emozioni positive, mi piacciono molto le mostre d’arte, mi piace conoscere i pittori e il perché hanno dipinto.

In generale penso che l’artista voglia rappresentare qualcosa di se stesso e lo fa tramite i colori. Per esempio, un uomo o una donna con il vestito nero spesso significa lutto; oppure il colore rosso può significare passione, amore, ecc…

I miei colleghi sono stati molto bravi, non hanno fatto troppa confusione, mi hanno fatto delle domande e io spero di aver risposto in maniera esaustiva.

Io sono una persona molto emotiva. Prima di iniziare ero un po’ agitata perché non sapevo come sarebbe andata, però durante la presentazione mi sono rilassata e tutto è andato bene. Inserire una musica iniziale mi ha aiutata a respirare e ad essere pronta e presente per parlare e rispondere alle domande.

Mi sono divertita molto, sono orgogliosa di me stessa e felice che tutti mi abbiano ascoltato.

Il prossimo appuntamento sarà il prossimo mese quindi seguitemi per scoprire chi sarà il prossimo autore!!!!!!

La Pila si ricarica!

Dopo molti mesi a casa, lontani gli uni dagli altri, La Pila, la succursale del Progetto Calamaio nel cuore del Quartiere Pilastro, ha riaperto con una nuova luce e nuove idee.

Ecco cosa ci raccontano i protagonisti:

“Ieri abbiamo camminato per i prati, le colline e i dirupi, superando diversi piccoli imprevisti, dalla Pila al CDH sede. Lì abbiamo salutato i nostri colleghi pieni di entusiasmo e allegria. Il percorso ad ostacoli quindi non ci ha fermato, ed è un esempio dello spirito del nostro gruppo.

Ci sentiamo infatti…

ATTIVI: felici di farci rivedere sul territorio e rivivere il quartiere, portando nuovi stimoli. A differenza del primo rientro, in cui la priorità era rincontrarsi per uscire di casa e la relazione era la cosa più importante, ora abbiamo prospettive e progetti che ci animano per il futuro e vivere pienamente la nostra convivenza quotidiana.

Pronti a…

RICOMINCIARE: ritrovarsi calza a pennello in questo periodo di rinascita e cambiamento.  Abbiamo voglia di sentirci ancora “importanti” per la società, presenti per i nostri colleghi, avere di nuovo la possibilità di far conoscere la cultura dell’inclusione, di concretizzare con l’azione le idee che prima erano solo pensieri nella testa e di tornare alla nostra normalità.

Con l’immancabile…

CAFFETTINO: il caffé, si sa, serve per svegliarsi, fisicamente e mentalmente, ma non solo…Il caffé per noi risveglia anche l’entusiasmo e l’allegria che dà quell’energia che ci permette di portare avanti con tranquillità, serenità e contentezza le nostre attività quotidiane”.

Insomma, le parole chiave per dare il via a una nuova avventura ci sono tutte… Mancate solo voi, vi terremo presto aggiornati con tutte le nostre iniziative e attività a tu per tu il territorio, come sempre aperte a chiunque voglia divertirsi e sperimentare insieme l’incontro con l’altro e le diversità!

Lontani o vicini, comunque insieme! Le nostre proposte per l’anno scolastico 2020/21

Sembrava impossibile ma ce l’abbiamo fatta. Settembre è alle porte. La campanella torna a suonare e mai come quest’anno le studentesse e gli studenti di tutta Italia hanno aspettato con trepidazione il rientro a scuola…

Insieme a loro ci sono anche gli insegnanti, gli educatori, gli operatori e le famiglie che in questo difficile periodo hanno dovuto fare i conti con la mancanza di aiuti, con la didattica a distanza, con nuovi metodi e approcci che potessero stimolare l’apprendimento e la creatività dei bambini e dei ragazzi.

La stessa parola “inclusione”, così come la conosciamo, è stata messa a dura prova, costringendo gli allievi con disabilità a un distacco forzato dal gruppo classe, dal sostegno e dai propri contesti relazionali di riferimento.

Oggi perciò ci sembra importante riscendere in campo con pazienza, concentrazione ed entusiasmo, per non tornare indietro e guardare insieme al futuro, ridisegnando una scuola accogliente e aperta, rispettosa dell’ambiente e delle specificità di ciascuno.

QUI le nostre proposte didattiche ed educative in presenza e a distanza per l’anno scolastico 2020/2021.

Consapevoli della flessibilità che ci viene richiesta dal momento, gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio sono infatti disponibili, qualora la situazione lo richieda, a riconvertire le proprie proposte online e a condividere, nel dialogo diretto con docenti e operatori, le nuove attività elaborate e sperimentate in quarantena all’interno del gruppo educativo integrato.

Non appena la normativa vigente ce lo consentirà, vi invitiamo inoltre a venire conoscerci nella nostra sede, in via Pirandello 24, a Bologna. 

Alle prime 5 classi prenotate offriremo gratuitamente un “Giorno al Cdh”, un’intera mattinata da trascorrere insieme al Centro Documentazione Handicap di Bologna: condivideremo momenti di animazione e approfondimento alla scoperta della diversità e dell’accessibilità alla lettura con gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio e tra gli scaffali della Biblioteca specializzata.

WOMEN. Un mondo in cambiamento – Musei accessibili

Mercoledì 1 luglio ci siamo recati alla chiesa Santa Maria della Vita per vedere “Women. Un mondo in cambiamento” una mostra fotografica che racconta la storia delle donne nel mondo: una storia complessa piena di difficoltà, di gioia, d’amore e di riscatto, realizzata in collaborazione con il National Geographic Society.

“Tale chiesa è proprio speciale, a mio parere, veramente stupenda, definita stupendamente/magistralmente, con decorazioni, statue, dipinti, veramente favolosi.”

Racconta Andrea Mezzetti, animatore del Progetto Calamaio

“Mi è piaciuta in particolare una fotografia alquanto interessante, questa foto mi colpisce in quanto i protagonisti sono in bici… tema a me caro, in quanto, tempo fa mi fu assegnato un compitino riguardante appunto biciclette, compito assegnato da una professoressa, a me molto cara, tale Viviana Gravano, professoressa di Roma, e romana chiaramente, venuta qua a Bologna appunto per insegnare in accademia.”

“Ritornando alla mostra mi ha veramente colpito in quanto c’erano fotografie molto suggestive, con una sezione dedicata a alcune delle donne in particolare che hanno segnato la storia, un esempio potrebbe essere Liliana Segre, fotografata con descrizione a suo fianco. “

Un Ortopastrocchio…

In questo difficile periodo di quarantena il progetto Calamaiorto, una delle attività più amate dal nostro gruppo, si è trasformato, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia che ci hanno consentito di proseguire il lavoro, anche se in forma diversa.

Ma come avete fatto, vi chiederete, a restare a contatto con la terra, le piante e i fiori dentro le vostre case? Ce lo spiegano l’educatore Lorenzo Baldini e Francesca Aggio, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, che ha subito accolto con entusiasmo questa nuova sfida, anche perché, diciamocelo, ha la fortuna di avere proprio un bel giardino in cui mettersi alla prova!

Tutto è cominciato attraverso la realizzazione di tutorial (brevi filmati di qualche minuto) – racconta Lorenzo- in cui abbiamo cercato di portare le attività a casa dei colleghi con disabilità. Semplici lavoretti di semina, resi in questo modo visibili a tutti, hanno consentito di tenere vivo l’entusiasmo dei partecipanti.  La possibilità di realizzare momenti di videoconferenza tramite chat di Facebook un giorno alla settimana  ha inoltre facilitato l’esecuzione dei lavori stessi.

Una semplice azione come quella di vedersi e sentirsi in piccoli gruppi tramite vari dispositivi (chi su pc, chi tramite tablet o smartphone) per qualche ora è senz’altro stato d’aiuto anche per tenere alto il morale. Ma vediamo insieme cosa abbiamo combinato…

I primi tutorial da noi realizzati, chiamati Ortopastrocchio, li potete trovare su YouTube e hanno riguardato la germinazione. Siamo partiti da quella di una patata in un contenitore con acqua: https://www.youtube.com/watch?v=9qIgrGleoc8 

per poi passare a quella di un seme di limone: https://www.youtube.com/watch?v=ZYGa3CDRWOs&t=1s, attività che hanno riscosso grande successo, anche tra chi non ha provato subito ma lo farà prossimamente.

La videoconferenza è stata fondamentale anche per analizzare insieme le possibilità ed i limiti che questo nuovo strumento di partecipazione ci offre.

Il prossimo incontro avrà come argomento le abitudini alimentari, ovvero l’analisi delle differenze tra una settimana pre-quarantena ed una in quarantena, cercando di capire se e come sono cambiate le nostre abitudini a tavola.

Nel frattempo Francesca, stimolata dalle nuove scoperte, ha deciso di coinvolgere la sua famiglia nella realizzazione di un piccolo orto, su cui, con la precisione di un vero pollice verde, ha tenuto un bel diario di bordo. Ecco cosa è successo a casa Aggio durante la prima settimana di aprile:

Il due aprile insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di fare un piccolo orto. Per fortuna mia sorella Federica mi aveva appena regalato tutto il necessario per il giardinaggio, oggetti piccoli che io potessi utilizzare. Precedentemente è stata valutata la posizione dell’orto, perché al laboratorio mi hanno spiegato che occorre il posto giusto, tutte le piante hanno le loro esigenze, chi preferisce il sole e chi non troppo, ma tutte vogliono l’acqua, quindi occorreva una fontana vicina. Poi è stato deciso l’acquisto delle piante in base a quello che più ci piace mangiare.

In questo periodo, sia perché siamo in primavera, sia perché dobbiamo stare a casa, è una fortuna poter stare a contatto con la natura e imparare a conoscerla. Prima abbiamo lavorato la terra, poi abbiamo sparso dei pezzettini piccoli di concime organico per aiutare a svilupparsi nel modo più sano e vigoroso. Ho chiesto cosa ci fosse nel concime e mi hanno detto che contiene pezzetti di legno, cacca di gallina, azoto, fosforo e gli scarti alimentari. Abbiamo poi scelto le piante e si è deciso per pomodori, patate, cetrioli, piselli, zucchine, spinaci, cipolle e le aromatiche. Le aromatiche sono quelle piante che si usano molto in cucina per dare sapore ai cibi e sono anche molto belle da vedere. Io ho piantato; basilico, origano, timo, menta, salvia. Il rosmarino no, perché ne avevo già tante piante.

3 Aprile.

La terra è stata lavorata tanto, perché occorreva romperla per bene, e poi l’abbiamo mischiata con della terra nuova comprata in grandi sacchi. Con la zappa hanno fatto tante file con delle sponde ai lati, in modo che quando piove o innaffi, l’acqua non scivoli via. Poi è stato buttato il concime e finalmente messo a dimora le piante. A seconda della pianta occorre una distanza giusta tra una e l’altra, perché non tutte crescono uguali e poi a seconda delle esigenze del sole. Abbiamo sfruttato delle ringhiere per mettere vicino i cetrioli, perché loro si arrampicano. È servito molto tempo per piantare tutto, ma finalmente lo abbiamo fatto.

Subito dopo abbiamo innaffiato, e bisogna dare l’acqua alla sera e alla mattina presto, quando il sole non c’è, perché altrimenti le piante si ammalano.

4 aprile

Ho controllato che l’orto stesse bene e poi ho riannaffiato, mi hanno spiegato che tutte le piante hanno bisogno di essere curate. Per esempio, la zucchina e il pomodoro devono essere trattate una volta al mese con il “verde rame”. Devo informarmi come aiutare le piante a guarire se si ammalano.

6 aprile

Le piante aromatiche non hanno bisogno di molta acqua e concime, perché loro crescono in autonomia e ho scoperto che il basilico invece bisogna piantarlo tutti gli anni e poi è un po’ delicatino. Spero che le lepri e i tassi non vengano a mangiare proprio lì.

7 aprile

Mio compleanno, giornata di pausa, ho controllato e l’orto sta bene. Vorrei vedere le piante crescere più in fretta, ma so che occorre tempo e tanta pazienza

9 aprile

Questa mattina ho visto che i cetrioli non hanno stanno molto bene, forse perché alla notte è stato troppo freddo. L’ insalatina invece è cresciuta tanto. Gran soddisfazione.

Dite la verità, non vi è venuta voglia di prendere un bel quaderno e di annotare i progressi delle vostre piantine?

Non preoccupatevi, anche se non avete un orto a disposizione o vi sentite pollici grigi, potete cominciare a piccoli passi, anche nel lavabo della vostra cucina o sul balcone, a partire da un seme e una bacinella d’acqua. Seguire il percorso di una pianta che muta e che cresce è sempre un’emozione, perché è viva, si modifica e ci assomiglia. Parola di Lorenzo, Francesca e Ortopastrocchio!

Lorenzo Baldini e Francesca Aggio

 

 

 

 

Quarantena? No panic!

Quarantena…Occasione per fermarsi, riposarsi e ricentrarsi oppure noia mortale?

Difficile dare una risposta univoca, la questione è complessa e soggettiva e tanti sono i piani e le difficoltà che si mischiano in quest’insolita situazione che ci ha colti di sorpresa.

È successo anche al Progetto Calamaio, che tuttavia ha messo subito in campo le consuete ironia e creatività per avviare, insieme agli animatori con disabilità del gruppo, una serie di attività telematiche accessibili:  storie e video animati, gruppi WhatsAapp, consigli cinematografici, giochi, libri in simboli, sfide e racconti, senza dimenticare l’importanza del rapporto con l’ambiente, della cura di sé, del benessere e dell’alimentazione, dell’ascolto personale e delle proprie emozioni, soprattutto nei momenti di insicurezza.

Proprio per questo, prima di cominciare, il gruppo ha pensato di sondare il terreno e di chiedere ai diretti interessati da quale punto di partenza hanno cominciato a guardare questa nuova realtà, ognuno a partire dal proprio vissuto, disabilità e contesto familiare.

Così Mario, che sa sempre guardare il lato positivo, ci racconta quelli che per lui sono i pro e i contro della situazione:

“Nell’insieme posso dire che sto come sempre, solo più tempo in casa, altrimenti sarei uscito quasi ogni sera in un qualche ristorante giapponese o da America Graffiti. 

Di solito guardo poco la televisione, adesso grazie alla possibilità di registrare alcuni programmi a me cari, guardo più tempo la televisione. Ho potenziato i miei interessi di base, lettura a carattere storico politico, studio del francese, ascolto musica. Dormo fino alle 12 del mattino grazie al Neurontin che tiene a bada la nevralgia del nervo trigemino, poi… “sogni d’oro a tutti”, soprattutto alla mia badante che così dorme anche lei fino a tardi!

La mia finestra dà sul nostro giardino interno che è poco frequentato, quindi, squallore c’era prima e squallore c’è adesso. Sento passare meno macchine del solito. Il mio palazzo dà ad una zona del quartiere di norma silenziosa e tranquilla. Un giorno ha fatto impressione alla mia badante che al palazzo di fronte tutti gli inquilini si siano affacciati alla finestra per applaudire. Poi si è scoperto che l’applauso era rivolto da tutta Italia ai dottori e agli infermieri, impegnati a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. 

Ho capito di dover stare chiuso in casa e le notizie del telegiornale non mi danno novità ulteriori. So che la televisione è finzione oppure esagerazione, quindi la prendo con le pinze e mi fido solamente di quello che mi dicono i medici, nella fattispecie i miei fratelli, Ciro (malattie infettive), Nazario (medico di base), Gianni (medicina interna). 

Mi viene voglia di vedere il film, che ho in vhs, “L’esercito delle dodici scimmie”, che tratta di una condizione simile a questa del Coronavirus. 

Uso gli strumenti di sempre, WhatsApp, telefonate con Greta per rispondere a questo questionario e per scrivere le storielline basate sulle parole chiave, e i segnali di fumo, partecipare insomma alle attività.

Una volta finito tutto, sappiate che io ho la macchina…Se voi avete la patente, si potrà andare dove cappero ci pare e piace! … Approfittatene!!!… Io propongo il ristorante cinese! “

Rossella, invece, sceglie di dedicarsi allo studio della sua città e alla buona tavola, pur tenendo d’occhio quello che la circonda:

In questo momento sono tranquilla perché anche se non posso uscire comunque ho la tecnologia che mi fa stare in contatto con le persone care. Nel tempo libero mi dedico alla lettura e alla scrittura di curiosità turistiche. Tutto è iniziato quando mia mamma mi ha chiesto di scrivere un opuscolo sulla mia città. Io ho trovato un libro molto antico in casa che spiega approfonditamente la storia e le antiche origini di Bologna e delle persone che hanno costruito la città. Se io incontrassi un turista gli consiglierei di visitare la città. Quello che mi ha colpito di più è stata la leggenda della torre degli Asinelli ho scoperto delle cose che non sapevo, ogni palazzo di Bologna ha una storia molto antica che non mi aveva mai detto nessuno. A Bologna inizialmente erano stanziati i liguri popolo primitivo erano cacciatori e uccidevano a colpi di pietra e bastoni, poi gli umbri che vennero attirati dalla fertilità del suolo. Divenne ricca con gli Etruschi che la chiamarono Felsina, distrutta dai galli boi e riconquistata dai Romani che la chiamarono Bononia che significa “città di ogni bene”, qui costruiscono acquedotti e strade, la via Emilia da Marco Emilio LepidoDi nuovo poi arrivano i barbari che devastano la città, il nostro patrono San Petronio ricostruisce una parte della città, delimitandone i confini con 4 croci conservati nell’omonima basilica. Ho imparato ora il significato dello stemma del comune di Bologna del piccolo leone sopra lo stemma, le due medaglie d’oro per la liberazione della città dagli austriaci 8 agosto 1848 e quella della Seconda Guerra Mondiale dei partigiani, fu la prima citta al mondo che liberò i servi della gleba. Poi c’è la storia di re Enzo , Luigi Galvani, il cane alla finestra del palazzo Bersani , il Palazzo degli Elefanti  e il Palazzo delle Teste…Quanti tesori e storia conserva la mia città!

Quando guardo fuori dalla finestra di casa mia vedo il giardino con fiori e alberi fioriti di ciliegio, la fontana blu’ con le panchine, poi vedo le colline di san Luca e i tetti delle case e i grattaceli. In questo momento gli alberi di ciliegio sono tutti rosa, il prato verde è stupendo perché fa contrasto con le margherite, guardando questo mi provoca il desiderio di andare fuori di stare all’aperto di essere libera. Al tg sento parlare di persone in ospedale o morte io mi sento impotente davanti al virus e mi dispiace e a volte ho paura, che succeda qualcosa a me, di perdere le persone care, di non rivederle mai più. Fuori dalla finestra vedo il paesaggio urbano di casa mia, provo una sensazione di solitudine e tristezza. Il governo sta dando delle indicazioni per rallentare il contagio e mi sembrano giuste. Sono regolamenti severi e necessari per la propria salute e quella degli altri. Esistono già modalità di comunicazione il cellulare internet e il computer. Mi piacerebbe fare delle video chiamate con i colleghi di lavoro lavorare insieme. Quando finirà tutto vorrei tornare ad abbracciare le persone e stare vicina alle persone a cui voglio bene. La mia proposta è fare un aperitivo in compagnia o una giornata al mare”.

Federica infine non ha dubbi, pur dedicandosi alla cura di sé e al proprio stile, desidera rivedere al più presto i suoi colleghi:

Come sto? Bene ma annoiata… Uso il Tablet per inviare messaggi guardo Youtube.

Fuori non passa nessuno. Non guardo il telegiornale perché è triste 

Spero tutto passi per tornare al Cdh. Ecco il mio messaggio tablet: Voglio tornare .

Che cosa è successo dopo? Presto lo scoprirete, le foto dovrebbero avervi dato qualche assaggio…

Lontani ma vicini, continuiamo quindi a lavorare per mantenere vivi legami e relazioni, il primo ingrediente di una buona inclusione.

Stay tuned e a prestissimo!

 

Mario Fulgaro, Rossella Placuzzi e Federica Menarini.

 

 

 

Bambini di farina

In Italia c’è un pane per ciascuna regione…Macché, per nostra fortuna ce ne sono molti di più, tutti diversi e, diciamocelo, tutti buonissimi!

Ed è proprio da qui, dall’innumerevole varietà dei pani che può nascere dalla stessa base di acqua e farina, che siamo partiti per dare il via al nuovo “Bambini di Farina”, il laboratorio interculturale su pane e diversità che ogni anno il Progetto Calamaio realizza per e con i ragazzi delle scuole medie Saffi di Bologna.

Così Barabara, Sara, Tristano, Filippo e Silvia, si sono cimentati insieme ai ragazzi in giochi e attività che hanno messo al centro le varietà di pani delle nostre regioni, per scoprirci tutti bolognesi d’adozione e custodi di saporite tradizioni, dal Nord al Sud, ma anche dentro e fuori dall’Europa.

Ed ecco che Khadija, cuoca provetta della giornata, ci conduce tra i profumi del Marocco, mentre Sara e Filippo, animatori con disabilità, ci raccontano come è andata:

“Mi è piaciuto il momento in cui abbiamo impastato il pane – spiega Sara – in cui ho messo in gioco la mia manualità pur non avendola molto sviluppata.

Mi ha fatto piacere anche quando Tristano ha chiesto ai bambini se io avrei potuto o meno impastare e come. A quel punto tutti hanno pensato a delle strategie che mi permettessero di farlo. Mi sono sentita un po’ in imbarazzo all’inizio, non ero molto in relazione con i bambini, si sono avvicinati solo dopo”.

“È stato molto bello condurre l’attività. Di solito lavoro sul libro modificato, che mi piace molto, e quindi in questo caso ero un po’ emozionato- aggiunge Filippo– perché era la prima volta. I ragazzi mi sono sembrati simpatici, mi hanno fatto qualche domanda e io ho risposto in maniera tranquilla. È stato bello impastare il pane”.

Volete scoprire come si fa il Batbout? Eccovi qui tutti i passaggi e altre gustosissime ricette di pani del mondo, un regalo della 1°A e della 1°C delle scuole Saffi!

 

Batbout -MAROCCO

200 g di Semola di grano duro

300 g di Farina tipo 00

250 g di Acqua

5 g di Lievito di birra fresco

9 g di Sale

5 g di Zucchero

1 cucchiaio di olio

In una ciotola capiente, setacciate la farina di semola di grano duro e la farina 00, dopo di che formate una fontana al centro e versate all’interno l’olio extravergine di oliva. In una tazza sciogliete il lievito di birra con qualche cucchiaio di acqua tiepida da versare anch’esso al centro della fontana.

Realizzati questi primi passaggi, iniziate ad impastare amalgamando al meglio gli ingredienti. Una volta fatto ciò, unite il sale all’impasto.

Continuate a lavorare l’impasto aiutandovi con le mani ed unite ma mano l’acqua tiepida ma senza esagerare, fino ad avere un impasto abbastanza umido che nelle mani dovrà risultare molto lavorabile e morbido.

Lavorate vigorosamente l’impasto per almeno 5 minuti, continuando ad aggiungere acqua se l’impasto lo richiederà.

Ad impasto pronto, dividetelo in quattro parti di uguale misura e fatene delle palline che appiattirete utilizzando i palmi, quindi sistematelo in una placca infarinata e copritelo, lasciandolo lievitare per almeno 120 minuti o fino al raddoppio.

Appena il pane sarà ben lievitato e dall’aspetto soffice, fate scaldare leggermente una padella, preferibilmente in pietra su fuoco basso, quindi adagiatevi dentro il pane e coprite con un coperchio e cuocete per circa sette minuti avendo cura di girarlo spesso in modo che non si bruci.

Quando il pane sarà pronto, toglietelo dalla padella e lasciatelo freddare.

 

Roast Paan – SRI LANKA

500 g di farina

7 g di sale

7 g di lievito

7 g di zucchero

7 g di olio d’oliva

300 ml di acqua tiepida

Sciogliere il lievito con un po’ di acqua tiepida

In un’altra ciotola, mescolare farina, sale, zucchero, olio, il lievito sciolto nell’acqua tiepida e l’acqua rimanente.

Lasciare riposare l’impasto

Prendere una teglia e spargere sopra un po’ d’olio

Prendere l’impasto e dividerlo in 8 parti uguali e sopra spargere un cucchiaio di burro sciolto mezzo cucchiaio di olio d’oliva e mezzo di farina.

Lasciare riposare per un’ora

Mettere in forno a 170° e lasciar cuocere l’impasto per 30-40 minuti.

 

Chapati – INDIA

 

260 g di farina per Chapati (in alternativa 160 g di farina integrale e 80 gr di farina 00)

Mezzo cucchiaino di sale fino

180 ml di acqua a temperatura ambiente

Ponete in una ciotola la farina.

Fate sciogliere il sale nell’acqua a temperatura ambiente e versatela successivamente nella farina poco alla volta

Con le dita o l’aiuto di un cucchiaio impasta acqua e farina e lavora l’impasto su una spianatoia per almeno 10 fino ad ottenere una pasta soda e liscia

Formate una palla, riponete l’impasto in una ciotola, coprite e lasciate riposare per 20 minuti.

Trascorso il tempo del riposo fate assumere all’impasto una forma allungata.

Dividete l’impasto in 8 pezzi e formate 8 palline, ognuna del peso di circa 50 g

Con l’aiuto di un mattarello stendete le palline e formate dei dischi sottili di circa 15 cm.

Fate cuocere i dischi di pasta, uno alla volta, su una padella antiaderente ben calda.

Quando i dischi cominciano a formare delle bolle, dopo circa un paio di minuti, girate i dischi e fate cuocere dall’altro lato.

Togliete il Chapati dal fuoco e mettetelo su un foglio di alluminio foderato di carta assorbente.

Chiudete il tutto per mantenere caldo e morbido il pane.

 

Buon appetito!

 

Sara Foschi, Filippo Neri Del Nero e i ragazzi delle scuole medie Saffi

Accessibile, urbano e naturale. Bentornato Calamaiorto!

Dopo il successo dello scorso anno torna il Calamaiorto, l’orto accessibile su terrazza realizzato dal Progetto Calamaio con i ragazzi del laboratorio socioccupazionale Streccapogn.

Un orto accessibile, urbano e naturale che continua a dare i suoi frutti e ci invita ora ad accogliere una sfida in più: scegliere cosa mettere nel piatto.

Come? Ce lo spiegano qui, con entusiasmo e precisione Lorenzo Baldini, il conduttore del percorso, e Sara Foschi, animatrice con disabilità:

“Da quattro vasi di basilico e prezzemolo, a settembre 2018, è nata l’idea di provare una nuova esperienza, un orto al CDH: il Calamaiorto. Un progetto pionieristico che raggruppa tre caratteristiche per noi fondamentali: accessibile, urbano e naturale. In un anno abbiamo progettato su un terrazzo di circa 100 mq completamente spoglio, iniziando con un momento di immaginazione di “inverdimento” su questo spazio, continuando con basi di orticoltura, storia dell’orto, differenze tra i vari metodi di orticoltura, spesso e volentieri con analisi sulla sostenibilità delle nostre azioni quotidiane, per finire con la realizzazione vera e propria del nostro orto!

L’obbiettivo di questo progetto non era soltanto la crescita dei frutti ma soprattutto le sensazioni e le esperienze che l’orto e la sua cura potevano dare.

Abbiamo raggiunto degli obiettivi, alcuni personali e alcuni di gruppo: lavorare la terra, annaffiare e seminare sono obbiettivi personali che molti di noi hanno raggiunto.

Altri hanno raggiunto obiettivi diversi ma affini, come Sara, che ha tenuto un diario di gruppo, o  Federica che ha toccato le piante e sentito i profumi, Rossella che ha sollevato pesi senza aiuto, Andrea che ha documentato con fotografie e Camilo che è riuscito a controllare e dosare gli strumenti, finendo con Tatiana che non aveva mai toccato la terra né tenuto semi in mano.

Il lavoro di gruppo è stato fondamentale per scoprire che quello di cui abbiamo parlato poteva diventare realtà, osservando la crescita dei semi e delle piantine, il lavoro che stavamo facendo ha così catturato l’attenzione, e organizzandoci, aumentando in turni e aiutandoci reciprocamente nei vari lavori, abbiamo imparato a prenderci le nostre responsabilità nella cura delle piante.

Che cosa succederà quest’anno?

Beh, visto l’entusiasmo che c’è stato abbiamo deciso di portare avanti questo discorso mettendo qualche accento in più sulle abitudini alimentari di ognuno di noi. Cerchiamo tuttavia di non ragionare su tematiche estese legate al rapporto con il cibo o su problematiche come l’obesità etc, ma di ragionare e osservare insieme, mentre lavoriamo e produciamo, se c’è qualcosa che potremmo correggere, quali alimenti potremmo per esempio sostituire e quanti possono essere autoprodotti.

Come primo risultato questo laboratorio infatti ha restituito dei frutti concreti, un vero prodotto alimentare, al di là dell’importante esperienza sensoriale.

Questa volta vogliamo cercare di alzare l’asticella, iniziando spontaneamente a fare il paragone tra l’autoprodotto e il comprato al supermercato e grazie al nostro orto su terrazzo l’abbiamo potuto fare in maniera tangibile, assaporando, per esempio, i ciliegini coltivati da noi e trovando le differenze con gli altri.

Un paragone che abbiamo approfondito anche dal punto di vista energetico. Quanta energia cioè, ci siamo chiesti, abbiamo consumato per arrivare a produrre il ciliegino e quanta invece ne consuma un sistema industriale per arrivare a portare sulla nostra tavola il ciliegino? Abbiamo così approfondito la consuetudine di comprare e consumare e quello che invece può essere un downgrade a un livello non inferiore ma del passato, in termini di tempo, quando era normale autoprodursi certi alimenti.

Il risultato è sempre quello di un miglioramento non solo dal punto di vista qualitativo ma anche di esperienza, il che può portare a un certo grado di autonomia non solo motoria anche in termini di responsabilità e consapevolezza su ciò che mangiamo. Al centro resta il rafforzamento della libertà di scelta della persona, che si sviluppa a cominciare dall’imposizione commerciale per poi tornare a dire: ok, ho capito di cosa stiamo parlando, voglio almeno fermarmi per provare a pensarci e a dire sì o no su una o su un’altra possibilità di acquisto e su quello che mi piace o non mi piace”.

Su le maniche allora e cominciate a progettare, il riposo della terra è un momento prezioso in cui dare forma ai desideri e coltivare nuove idee!

 

 

 

 

Action Painting! Al Calamaio artisti per quattro incontri

Il concetto di arte, si sa, ha varie sfaccettature e può essere applicato in molteplici campi: scrittura, pittura, scultura, fotografia, musica… Si potrebbe dire che nel mondo dell’arte due sono i protagonisti principali, chi fa arte e chi la interpreta, e ai loro occhi, la stessa opera può acquisire innumerevoli significati.

L’arte, inoltre, in tutte le sue declinazioni, può sempre farsi strada all’interno della nostra sfera emotiva e personale e ci fornisce tutto ciò che è necessario per esprimere noi stessi, anche in modi e forme non ancora inventate e sperimentate.

Anche noi del Progetto Calamaio, già nel vivo delle attività in programma quest’anno, abbiamo provato a creare dei pezzi d’arte del tutto originali, cimentandoci in un ciclo di quattro incontri proprio su questo tema.

Ogni incontro si è focalizzato su un periodo artistico e su una determinata tecnica utilizzata da alcuni dei più grandi pittori e disegnatori degli ultimi secoli, partendo dall’Impressionismo, passando attraverso l’Espressionismo, il Surrealismo, l’arte fumettistica, per arrivare, infine, ad approfondire anche lo stretto rapporto che può intercorrere tra musica e pittura.

Ad accompagnarci in questo viaggio nel colore le vite degli autori più noti delle correnti artistiche esplorate, biografie che hanno finito per ispirare ognuno dei partecipanti i quali potevano scegliere la tecnica che più li aveva colpiti e riprodurla a proprio modo.

Così, dal dripping, che prevede di spargere sulla tela macchie di colore in maniera del tutto intuitiva e casuale, siamo arrivati al frottage, che consiste nello strofinare la matita su un foglio posto su una superficie non liscia.

Ed ecco qui che l’arte si è trasformata in un atto comunicativo ed espressivo tutto nuovo, un linguaggio con codici propri capace di sostituirsi a quello comune.

È accaduto anche agli animatori con e senza disabilità del gruppo, che in questo spazio hanno trovato il modo di riconoscere i propri stati emotivi e vissuti interiori, in direzione dello sviluppo della consapevolezza del Sé.

Lo hanno fatto non solo sull’onda del proprio stato d’animo ma attraverso tecniche e strategie pratiche che hanno consentito loro di affrontare i propri limiti e di valorizzare le proprie capacità.

I nostri Andrea e Camilo, animatori con disabilità, hanno avuto un ruolo da protagonisti nella realizzazione di questo laboratorio. Da anni infatti disegnano e dipingono e sono sempre all’erta su tutto ciò che avviene nel mondo dell’arte.

Andrea, per cominciare, ha condotto il primo incontro incentrato sull’Impressionismo e ci ha raccontato di come lui fin da piccolo si sia avvicinato a tale corrente artistica, mostrandoci alcuni dei suoi dipinti, tra cui l’albero dell’immagine che trovate qui in evidenza.

“È stata una vera soddisfazione esporre alcuni dei miei dipinti ai colleghi del CDH, sono felice che siano serviti come modello per ispirarli”, ha dichiarato l’artista…

Camilo ha invece condotto il terzo incontro incentrato sui fumetti, aiutandoci a soffermarci in particolare su alcuni artisti-autori quali David B., Hugo Pratt e Zerocalcare e anche lui ci ha mostrato alcune delle sue ultime fatiche, raccontandoci le modalità in cui è riuscito a realizzarle.

Tutti i partecipanti a fine laboratorio hanno detto la loro e c’è anche chi ha messo sottolineato delle difficoltà di pari passo con il piacere della sperimentazione… È il caso di Tiziana, che ci racconta “Devo dire che ho trovato un po’ di difficoltà a capire quale era il materiale giusto da poter far risaltare e quanto dovevo pressare con la matita colorata, però mi è piaciuto sperimentarlo. È stata una difficoltà divertente e piacevole. Nello svolgere il lavoro mi ha aiutato Manu, e con l’aiuto di Manu è venuto un bel lavoro.  […] Io ho scelto la pittura con gli Acquarelli. Ricordo che ero molto concentrata su di me e ho dipinto di getto quello che mi sentivo nel mio animo. I colori che ho scelto, sono stati il Blu scuro, Nero e Rosso e mi sono ispirata alla canzone “Monna Lisa” di Ivan Graziani, che secondo me rappresentava perfettamente i colori che avevo inserito nel mio quadro”.

Che ne dite, vi sono piaciuti i nostri schizzi?

Per i più curiosi: se la sete d’arte non è stata ancora placata vi invitiamo a non perdere la mostra di Chagall a Palazzo Albergati, visitabile fino all’1marzo 2020. Noi ci saremo!