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Quarantena? No panic!

| Progetto Calamaio |
Quarantena? No panic!

Quarantena…Occasione per fermarsi, riposarsi e ricentrarsi oppure noia mortale?

Difficile dare una risposta univoca, la questione è complessa e soggettiva e tanti sono i piani e le difficoltà che si mischiano in quest’insolita situazione che ci ha colti di sorpresa.

È successo anche al Progetto Calamaio, che tuttavia ha messo subito in campo le consuete ironia e creatività per avviare, insieme agli animatori con disabilità del gruppo, una serie di attività telematiche accessibili:  storie e video animati, gruppi WhatsAapp, consigli cinematografici, giochi, libri in simboli, sfide e racconti, senza dimenticare l’importanza del rapporto con l’ambiente, della cura di sé, del benessere e dell’alimentazione, dell’ascolto personale e delle proprie emozioni, soprattutto nei momenti di insicurezza.

Proprio per questo, prima di cominciare, il gruppo ha pensato di sondare il terreno e di chiedere ai diretti interessati da quale punto di partenza hanno cominciato a guardare questa nuova realtà, ognuno a partire dal proprio vissuto, disabilità e contesto familiare.

Così Mario, che sa sempre guardare il lato positivo, ci racconta quelli che per lui sono i pro e i contro della situazione:

“Nell’insieme posso dire che sto come sempre, solo più tempo in casa, altrimenti sarei uscito quasi ogni sera in un qualche ristorante giapponese o da America Graffiti. 

Di solito guardo poco la televisione, adesso grazie alla possibilità di registrare alcuni programmi a me cari, guardo più tempo la televisione. Ho potenziato i miei interessi di base, lettura a carattere storico politico, studio del francese, ascolto musica. Dormo fino alle 12 del mattino grazie al Neurontin che tiene a bada la nevralgia del nervo trigemino, poi… “sogni d’oro a tutti”, soprattutto alla mia badante che così dorme anche lei fino a tardi!

La mia finestra dà sul nostro giardino interno che è poco frequentato, quindi, squallore c’era prima e squallore c’è adesso. Sento passare meno macchine del solito. Il mio palazzo dà ad una zona del quartiere di norma silenziosa e tranquilla. Un giorno ha fatto impressione alla mia badante che al palazzo di fronte tutti gli inquilini si siano affacciati alla finestra per applaudire. Poi si è scoperto che l’applauso era rivolto da tutta Italia ai dottori e agli infermieri, impegnati a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. 

Ho capito di dover stare chiuso in casa e le notizie del telegiornale non mi danno novità ulteriori. So che la televisione è finzione oppure esagerazione, quindi la prendo con le pinze e mi fido solamente di quello che mi dicono i medici, nella fattispecie i miei fratelli, Ciro (malattie infettive), Nazario (medico di base), Gianni (medicina interna). 

Mi viene voglia di vedere il film, che ho in vhs, “L’esercito delle dodici scimmie”, che tratta di una condizione simile a questa del Coronavirus. 

Uso gli strumenti di sempre, WhatsApp, telefonate con Greta per rispondere a questo questionario e per scrivere le storielline basate sulle parole chiave, e i segnali di fumo, partecipare insomma alle attività.

Una volta finito tutto, sappiate che io ho la macchina…Se voi avete la patente, si potrà andare dove cappero ci pare e piace! … Approfittatene!!!… Io propongo il ristorante cinese! “

Rossella, invece, sceglie di dedicarsi allo studio della sua città e alla buona tavola, pur tenendo d’occhio quello che la circonda:

In questo momento sono tranquilla perché anche se non posso uscire comunque ho la tecnologia che mi fa stare in contatto con le persone care. Nel tempo libero mi dedico alla lettura e alla scrittura di curiosità turistiche. Tutto è iniziato quando mia mamma mi ha chiesto di scrivere un opuscolo sulla mia città. Io ho trovato un libro molto antico in casa che spiega approfonditamente la storia e le antiche origini di Bologna e delle persone che hanno costruito la città. Se io incontrassi un turista gli consiglierei di visitare la città. Quello che mi ha colpito di più è stata la leggenda della torre degli Asinelli ho scoperto delle cose che non sapevo, ogni palazzo di Bologna ha una storia molto antica che non mi aveva mai detto nessuno. A Bologna inizialmente erano stanziati i liguri popolo primitivo erano cacciatori e uccidevano a colpi di pietra e bastoni, poi gli umbri che vennero attirati dalla fertilità del suolo. Divenne ricca con gli Etruschi che la chiamarono Felsina, distrutta dai galli boi e riconquistata dai Romani che la chiamarono Bononia che significa “città di ogni bene”, qui costruiscono acquedotti e strade, la via Emilia da Marco Emilio LepidoDi nuovo poi arrivano i barbari che devastano la città, il nostro patrono San Petronio ricostruisce una parte della città, delimitandone i confini con 4 croci conservati nell’omonima basilica. Ho imparato ora il significato dello stemma del comune di Bologna del piccolo leone sopra lo stemma, le due medaglie d’oro per la liberazione della città dagli austriaci 8 agosto 1848 e quella della Seconda Guerra Mondiale dei partigiani, fu la prima citta al mondo che liberò i servi della gleba. Poi c’è la storia di re Enzo , Luigi Galvani, il cane alla finestra del palazzo Bersani , il Palazzo degli Elefanti  e il Palazzo delle Teste…Quanti tesori e storia conserva la mia città!

Quando guardo fuori dalla finestra di casa mia vedo il giardino con fiori e alberi fioriti di ciliegio, la fontana blu’ con le panchine, poi vedo le colline di san Luca e i tetti delle case e i grattaceli. In questo momento gli alberi di ciliegio sono tutti rosa, il prato verde è stupendo perché fa contrasto con le margherite, guardando questo mi provoca il desiderio di andare fuori di stare all’aperto di essere libera. Al tg sento parlare di persone in ospedale o morte io mi sento impotente davanti al virus e mi dispiace e a volte ho paura, che succeda qualcosa a me, di perdere le persone care, di non rivederle mai più. Fuori dalla finestra vedo il paesaggio urbano di casa mia, provo una sensazione di solitudine e tristezza. Il governo sta dando delle indicazioni per rallentare il contagio e mi sembrano giuste. Sono regolamenti severi e necessari per la propria salute e quella degli altri. Esistono già modalità di comunicazione il cellulare internet e il computer. Mi piacerebbe fare delle video chiamate con i colleghi di lavoro lavorare insieme. Quando finirà tutto vorrei tornare ad abbracciare le persone e stare vicina alle persone a cui voglio bene. La mia proposta è fare un aperitivo in compagnia o una giornata al mare”.

Federica infine non ha dubbi, pur dedicandosi alla cura di sé e al proprio stile, desidera rivedere al più presto i suoi colleghi:

Come sto? Bene ma annoiata… Uso il Tablet per inviare messaggi guardo Youtube.

Fuori non passa nessuno. Non guardo il telegiornale perché è triste 

Spero tutto passi per tornare al Cdh. Ecco il mio messaggio tablet: Voglio tornare .

Che cosa è successo dopo? Presto lo scoprirete, le foto dovrebbero avervi dato qualche assaggio…

Lontani ma vicini, continuiamo quindi a lavorare per mantenere vivi legami e relazioni, il primo ingrediente di una buona inclusione.

Stay tuned e a prestissimo!

 

Mario Fulgaro, Rossella Placuzzi e Federica Menarini.

 

 

 


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