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Il Diario di Anna Frank in CAA alla Biblioteca di San Giorgio di Piano

Lo splendido discorso che lo scorso giovedì 30 gennaio la senatrice Liliana Segre ha tenuto al Parlamento Europeo ha rinforzato tutti noi in direzione dell’impegno verso una cultura di pace e una società inclusiva.

Nel suo piccolo infatti il Progetto Calamaio era già entrato in azione, proprio il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria, felice di incontrare le ragazze e i ragazzi delle Scuole Medie di San Giorgio di Piano alla Biblioteca L.Arbizzani.

Attraverso l’esplorazione dell’edizione in CAA de Il Diario di Anna Frank, inbook realizzato dal Progetto Calamaio/Coop.Accaparlante e L’Arche Comunità l’Arcobaleno – Impresa Sociale – Bologna per la collana Parimenti, con i disegni delle Scuole Medie Saffi dell’istituto Comprensivo 11 di Bologna, abbiamo affrontato il tema dell’Olocausto dei Disabili, riflettuto sul valore della diversità e imparato a conoscere un nuovo strumento per leggere, scrivere e comunicare.

Protagonisti dell’incontro gli educatori Luca Cenci, Patrizia Passini e Tatiana Vitali, animatrice con disabilità che qui ci racconta per filo e per segno come è andata:

 

In occasione della Giornata della Memoria, lunedì 27 gennaio, siamo andati nella Biblioteca comunale di San Giorgio di Piano per realizzare due incontri con le classi prime delle Scuole Medie del paese.

Inizialmente ci siamo presentati ed abbiamo chiesto al gruppo cosa c’entriamo noi del Centro Documentazione Handicap con la Giornata della Memoria, chiedendo loro di associare una parola a questa giornata così importante.

Sono venute fuori parole centrate ed interessanti.

Alcuni di loro hanno capito subito l’importanza della nostra presenza. Nei campi di concentramento non c’erano infatti solo milioni di ebrei, ma anche zingari, omosessuali ed appunto disabili. Quindi tutti quelli considerati diversi.

Così abbiamo realizzato l’attività dell’uguali e diversi, dove giocando abbiamo dimostrato loro che non solo io Tatiana sono uguale e diversa da loro perché sono in carrozzina, ma tutte le persone sono sia uguali che diverse.

Più tardi abbiamo iniziato a raccontare loro come lavoriamo con il libro modificato e con la comunicazione aumentativa alternativa.

Ho raccontato il laboratorio “Librarsi” del martedì e abbiamo raccontato come è nata e partita l’idea di modificare “Il Diario di Anna Frank”, del lavoro con le scuole del nostro territorio e dei vari passaggi necessari per costruire un libro INbook (semplificazione, realizzazione immagini, scrittura in simboli, impaginazione).

Abbiamo spiegato come funziona il programma SymWriter e abbiamo fatto il gioco “Indovina la frase”, dove gli studenti dovevano indovinare il significato di una frase leggendo solo i simboli.

La giornata si è conclusa con la toccante lettura di alcune tra le più significative lettere del “Diario di Anna Frank”.

È stato davvero emozionante e commovente.

Entrambe le classi sono state molto attente e partecipative e vederli così emozionati durante la lettura del “Diario di Anna Frank” ci ha lasciato molto contenti.

Abbiamo anche riflettuto sul fatto che stavamo parlando di una loro coetanea, di una ragazzina di tredici anni che stava vivendo una situazione così drammatica.

E ci siamo detti che no, questa storia NON DEVE mai più ripetersi.

Tatiana Vitali

 

 

Una Storia di Natale

Oh! Che gioia! Cosa c’è di più bello di una fiaba da leggere sotto l’albero?

Se poi a scriverla ci ha pensato uno come Ermanno Morico, il divertimento è assicurato!

Ermanno, animatore con disabilità del Progetto Calamaio e scrittore, è infatti autore di uno spassosissimo libro di fiabe per bambini dal titolo “Il gErmanno Reale e altre storie”, edito da Accaparlante e illustrato da Stefania Baiesi.

Da questa raccolta il nostro avventuriero, così come lui ama definirsi, estrae una Storia di Natale ironica, dolce e travolgente che vi porterà direttamente in Lapponia, per incontrare chi lo avete già capito…

Tanti auguri e buon 2020 a tutt*!

In Lapponia, su un igloo in mezzo alla neve dove fa molto freddo, c’era un ragazzo di nome Ivo, che si era perduto e non sapeva dove andare. Così si chiese tra sé e sé,   guardando il cielo e inginocchiandosi su una larga lastra di ghiaccio: “Signore che cosa devo fare?”.

In quel momento passarono quattro renne con a bordo di una slitta un signore, con una lunga barba bianca e un mucchio di pacchetti regali da portare ai bambini, custoditi in un grande sacco di iuta. Era Babbo Natale in persona, che vedendo il ragazzo inchiodò la slitta e chiese: “che ci fai tu qui?”, lui rispose “sono solo e non so dove andare! Mi son perso!”. Babbo Natale non esitò a dirgli: “Salta su…mi potresti dare una mano con i regali di Natale, sai in due è meglio che one!”.

Il ragazzo saltò sulla slitta e..Hop! Dopo alcuni versi di Babbo Natale per incoraggiare le renne a prendere il volo, le renne iniziarono a scalpitare e a braitare come fossero tanti piccoli ruttini e così presero il volo.

Ivo era emozionato e dall’alto gli mancava il fiato, gli sembrava di toccare le stelle con un dito.

Non poteva credere di essere proprio sulla slitta del famoso Babbo Natale in persona, che tutti i bambini aspettano la notte di Natale. Ivo accompagnò in questo lungo viaggio Babbo Natale per consegnare i regali in giro per tutto il mondo, a chi ne ha più bisogno, in terra, sui grattacieli di New York, nel deserto, nelle montagne, sulle coste marine, nei paesi caldi, nei paesi freddi, un po’ di qua e un po’ di là… dappertutto, senza tralasciare nessun bambino.

Consegnarono un mucchio di pacchetti grandi e piccini alle famiglie, ma fecero anche molta fatica per viaggiare nelle case, sulle colline, sulle montagne e nelle campagne.

Quando finirono di consegnare fino all’ultimo pacchetto era ormai quasi mattina. Babbo Natale allora consegnò un regalo anche a Ivo, era un albero piccolino dentro a un vaso e gli disse: “questo albero è per te, mi raccomando abbine cura, innaffialo due volte alla settimana e vedrai che ogni anno il giorno di Natale fiorirà, così ti ricorderai di me”. Babbo Natale lo riaccompagnò a casa e Ivo, contento come una Pasqua, tornò subito a sistemare l’alberello sul balcone di casa sua.

 

La mattina di Natale si svegliò e andò subito fuori sul balcone per vedere se all’alberello era accaduto qualcosa… “Oh che meraviglia!!!” esclamò. L’alberello era già fiorito, fiori bianchi, rossi, blu, gialli, viola, sembrava un vero albero di Natale.

In Lapponia dalle sue parti è difficile vedere un alberello fiorito, ma Babbo Natale è magico e lui può tutto.

La gente del villaggio, incuriosita e saputo dell’alberello magico pieno di fiori, accorse da ogni parte del villaggio per vedere questa meraviglia.: “Bòn Nadèl!…Bòn Nadèl!” gridavano tutti in coro, ma proprio in quel momento si sentì in lontananza un forte starnuto : “Ehhh Tciùùù…Ehhh Tciùùù!!!”, tremava tutto il palazzo. Ivo e tutti gli abitanti del villaggio si voltarono e videro che era tornato di nuovo Babbo Natale, un po’ raffreddato e infreddolito, con le sue quattro renne.

In quel momento tutti i fiori dell’alberello si staccarono, spargendosi tutto intorno, tanto da mescolarsi fra loro, nascevano così nuovi fiori: besc, schiaffòn, caress, dùbàll…e chi più ne ha, più ne metta. Persino Babbo Natale si stupì di quell’atmosfera magica: “Ehhh Tciùùù…Eh Tciùùù!!!” con un altro starnuto il polline si sparse per tutta la Lapponia, trasformando il paesaggio innevato in un paesaggio colorato e profumato di primavera. L’ultimo fiocco di neve caduto dal cielo, mimetizzandosi con il polline, si appoggiò sul naso di Babbo Natale e, come di incanto, il raffreddore passò.

Ivo e la sua famiglia e tutti gli abitanti ringraziarono Babbo Natale per aver vissuto il più magico Natale della loro vita in Lapponia, poi tutti lo salutarono con canti e balli.

Babbo Natale poté così riprendere il suo viaggio per le sue meritate vacanze alle “Seychelles”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un “nuovo” giorno al CDH

L’estate è finita, l’autunno è in corso e così al Centro Documentazione Handicap si torna ad ospitare le classi di ogni ordine e grado con l’iniziativa Un Giorno al CDH.

Questa volta la giornata è stata la prima occasione per mettersi tutti alla prova dopo un mese di formazione ai nuovi animatori con disabilità e di ripasso per i veterani del Progetto Calamaio.

Al momento abbiamo avuto l’onore di ospitare una classe della scuola media dell’Istituto Comprensivo Carchidio- Strocchi di Faenza e la scuola materna Federzoni di Bologna, entrambe molto presenti e disponibili nel mettersi in gioco insieme a noi per conoscere la nostra squadra e quello che facciamo.

Ottima la prestazione degli animatori con disabilità e i ragazzi del servizio civile che si sono cimentati per la prima volta in questi incontri, ma lasciamo ora parlare Federica, animatrice con disabilità e Chiara, volontaria del Servizio Civile Nazionale:

“Tutto inizia velocemente, da entrambe le parti, c’era una grande paura di sbagliare. Federica si sentiva tremare le gambe ed io avevo il batticuore. Quando abbiamo visto quei bambini così piccoli è stata una sorpresa. Sembravano molto timidi, ma noi eravamo più tranquilli di loro perché avevamo animatori ed educatori che di queste esperienze ne avevano già fatte tante.

Per noi è stato un passaggio stupefacente. Al momento dell’animazione le paure si sono sostituite con la magia della storia. Federica, grazie alla voglia di riuscire, si è stupita della velocità con cui ha utilizzato e comunicato attraverso il tablet; ed io mi sono meravigliata di come, quando ti lasci trasportare dalla situazione con purezza, anche l’imprevisto diventa una cosa meravigliosa”.

Ma le emozioni sono forti anche per chi fa queste animazioni da tanti anni, come per Tiziana Ronchetti, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio ormai di lunga data, che scrive:

“Oggi io ho narrato il libro “Piccolo blu e piccolo giallo” nel ruolo di narratrice intorno ai bambini. Mi sono sentita emozionata, molto.

Io fin dall’ inizio ho cercato, e credo di esserci riuscita, di rompere il ghiaccio sorridendo allegramente e parlando con la mia collega Sandra. Mi è piaciuto tanto che i bambini si siano sentiti liberi, con la mia vicinanza, di darmi il loro contatto fisico. C’è stato un bambino che era molto coccolone. Quando nella storia i protagonisti hanno fatto il girotondo, io ne ho improvvisato la canzone”.

 

Un Giorno al Cdh è una mattinata che la Cooperativa Accaparlante offre alle scuole di ogni ordine e grado da passare insieme agli educatori e agli animatori con disabilità nella sede del Centro Documentazione Handicap di Bologna. Giochi e laboratori si accompagnano a una visita guidata all’interno delle aree del Centro e alla scoperta della Biblioteca specializzata, del libro in simboli, tattile o senza parole e, naturalmente, della diversità.

La proposta è gratuita per le prime 5 prenotazioni. Ancora 2 i posti disponibili, affrettatevi!

Creatività e cultura per vedere oltre le difficoltà

Anche quest’anno è stata realizzata una delle iniziative del progetto appartenente a Cultura Libera Tutti promosso dal team di educatori e animatori con disabilità del Centro Documentazione Handicap, Andrea e Tatiana, insieme a quattro classi di prima media delle scuole di Altedo, frazione di Malalbergo, svoltasi nei giorni 2 e 11 Febbraio in collaborazione con il museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

Le classi di bambini, oltre a osservare i modelli delle macchine industriali e a ripercorrere la storia e l’evoluzione della città di Bologna nei secoli, hanno provato a simulare alcune operazioni che regolarmente una macchina esegue, diventando tutti insieme una vera e propria catena di montaggio. Ispirandosi alla macchina che produce tortellini (quasi 5000 all’ora!), presente all’interno dell’esposizione del museo, si sono disposti in linea e, cronometro alla mano, hanno cercato di emulare gli ingranaggi della macchina, producendo tortellini…di carta. Nonostante l’impegno però, la produzione di tortellini è stata decisamente poco consistente.

Dopo questa attività, si è parlato della ruota, invenzione importantissima per l’uomo e che ancora oggi si rivela indispensabile in innumerevoli situazioni. L’occhio accorto di alcuni bambini ha notato, oltre alle ruote degli ingranaggi delle macchine, anche quelle che compongono le carrozzine di Andrea e Tatiana, ausilio, per loro, indispensabile. Infine, si è ragionato sul rapporto uomo-macchina: le macchine e i motori sono ormai quotidianamente presenti nella vita dell’uomo ma allo stesso tempo devono essere impostate, programmate e controllate dall’uomo stesso per farle funzionare ed ottimizzarne la produzione.

L’incontro conclusivo si è tenuto a scuola il giorno 20 febbraio e la domanda che abbiamo posto ai bambini è stata la seguente: come si collegano le visite al museo insieme ad Andrea e Tatiana con l’incontro di oggi nella vostra scuola? Dopo un’animata riflessione, il nesso è stato individuato: come l’impiego della ruota e delle macchine industriali è stato, nel corso della storia, un ausilio fondamentale che ha permesso all’uomo di produrre oggetti più rapidamente, di agevolare il lavoro fisico e in poche parole di vivere meglio, così le ruote che fanno parte delle carrozzine di Andrea e Tatiana agevolano la loro vita e quella di altre persone portatrici di disabilità.

Per far comprendere ai bambini in maniera divertente cosa significa essere in possesso di un deficit fisico, abbiamo proposto un gioco di ruolo: un bambino alla volta ha provato a comunicare ad un suo compagno, unicamente con l’utilizzo e il movimento di una parte del corpo (piede, dito, occhi, ecc), una determinata azione da eseguire, senza quindi avere la possibilità di parlare e gesticolare “normalmente” ma anzi cercando di farsi comprendere tramite un codice di linguaggio creato ad hoc (ad esempio due movimenti del piede per dire sì, uno per dire no). Infine, l’incontro si è concluso con l’illustrazione di alcuni ausili portati da Tatiana per dimostrare che con un pizzico di ingegno e volontà è possibile ridurre alcune difficoltà. “È stato entusiasmante mostrare alcuni degli oggetti che uso quotidianamente e che sono stati anche progettati e costruiti da mio padre. Altri esempi di ausili che vengono comunemente impiegati sono una maschera di ferro posta sopra la tastiera del computer che agevola la digitazione o una tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto che permette solamente puntando gli occhi di formulare intere frasi” – dice Tatiana, animatrice del CDH.

Ma qual è la differenza tra deficit ed handicap ?

Un esempio lampante di deficit può essere un difetto di vista, mentre l’handicap è la difficoltà che ne deriva nel riuscire a vedere correttamente ciò che ci sta intorno: persone, testi, oggetti, ecc. Gli ausili che quindi aiutano le persone a colmare difetti fisici, come gli occhiali della maestra e di alcuni bambini o le ruote che fanno parte delle carrozzine di persone con disabilità, non fanno altro che compensare un deficit fisico, che comunque rimane presente, eliminando la difficoltà che ne consegue ovvero l’handicap.

“L’entusiasmo e la partecipazione dei bambini,” – dice Andrea, animatore del CDH – “sia durante la visita al museo sia durante l’incontro nella loro scuola, mi ha particolarmente colpito in quanto abbiamo introdotto un argomento a primo impatto complesso, delicato e forse lontano dai loro interessi e dalla loro quotidianità”. “Attraverso dei giochi e delle attività coinvolgenti credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo, quello di far conoscere a dei bambini, futuri adulti di questa società, la ricchezza e le risorse che possono derivare dalla diversità e, nello specifico, dalla sfera della disabilità”.

Non vediamo l’ora di ripetere al più presto questo incontro e di avere collaborazioni sempre più frequenti con le scuole!

 

Primo incotro C.L.T. con i ragazzi l’Istituto tecnico Agrario l’ITAC “Scarabelli Ghini”

Mercoledì 27 marzo è iniziato il percorso di C.L.T. insieme alle classi 1A e 1B dell’Istituto tecnico Agrario ITAC “Scarabelli Ghini” di Imola, incontro condotto dagli educatori Sandra Negri e Luca Cenci, gli animatori Camilo De La Cruz e Tatiana Vitali e i ragazzi del servizio civile Nicola Fittipaldi e Mariluz Arango Riveros. Come ogni C.l.t. siamo stati affiancati da un partner, in questa occasione dal “ITC” di San Lazzaro e, il primo incontro, è stato tenuto proprio nella aule del teatro dove sono stati svolti laboratori teatrali che affrontavano il tema delle relazioni. Attraverso attività di contatto fisico abbiamo portato le classi ad affrontare le prime difficoltà con il diverso, dal quale non si riconoscono per cultura e bisogni fisici. Lo scopo del laboratorio è quello di porli davanti a questo ostacolo, che è la diversità, per poi riuscire a superarla. Percorso che continuerà anche nei futuri incontri a scuola.

“Cultura Libera Tutti. La cultura non si subisce, si fa!” è un progetto in collaborazione con MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Civico Archeologico di BolognaMuseo del Patrimonio Industriale e ITC Teatro/ Compagnia Teatro dell’Argine.

Per saperne di più: http://culturaliberatutti.accaparlante.it

“I 5 malfatti” animano la scuola materna Fantini

Anche quest’ anno, come di consuetudine, siamo tornati ad animare una nuova storia presso la scuola dell’infanzia Fantini.

“I 5 malfatti” di  Beatrice Alemagna, sono i protagonisti dell’ avvincente animazione preparata dal gruppo Calamaio per i piccoli spettatori, che, più curiosi che mai, per il sesto anno consecutivo ci hanno accolto ancora una volta con risate e spensieratezza.

Ovviamente, tra divertimento e giochi, rimangono sostanziali le fonti di riflessione sulle tematiche più vicine al gruppo Calamaio, come uguaglianza e diversità.

Ermanno, animatore con disabilità e protagonista principale dalla storia, ha raccontato la sua esperienza:

“Buonasera, mi chiamo Perfetto, sono straordinario, lungo e bello, ero travestito con cappello, il papillon e la giacca elegante. Ero bellissimo, muscoloso, sportivo con la pelle liscia. I miei colleghi sono i 5 malfatti. Loro sono uno bucato, uno storto, uno piegato, uno capovolto e sono davvero brutti, non si possono guardare.

Abbiamo animato questo racconto ai bambini dai 3 – 5 anni.

Il racconto parla di noi, io sono perfetto e i malfatti sono brutti ma hanno qualcosa di giusto, hanno qualcosa che sanno fare. Per esempio, il Capovolto aveva il naso in giù e le gambe in su,  le sue idee e la sua visone erano storte.Nell’incontro successivo, abbiamo giocato con i bambini e per imitare il Capovolto, sono saliti sulla carrozzina in braccio a me, li tenevo forte, e Luca ci faceva impennarne per vedere il mondo al contrario come il malfatto. Si sono divertiti molto, facevano casino ed erano contenti. Io ero molto felice, ho fatto qualcosa di diverso dal lavoro, la storia era nuova e mi è piaciuta molto perché ho fatto qualcosa di nuovo e ho fatto divertire soprattutto i bambini insieme a Luca, Manu e Roberta.

Che gioia!

Un altro esempio era il Molle, questo malfatto dormiva sempre, per questo motivo abbiamo fatto addormentare anche i bambini, per poi risvegliarli con il gioco del telo. Mentre noi facevamo muovere il  grande e colorato telo, loro, sotto, urlavano e correvano.

Alla fine di tutto i bambini, per ringraziarci, hanno regalato a tutti noi una sorpresa: un’opera disegnata con tutti i personaggi del racconto”.

Anche l’insegnante della scuola, Mariarosa Trombetti, ci ha voluto regalare il suo pensiero tramite una filastrocca:

Il nostro lavoro vi presentiamo

un anno di scuola vi raccontiamo

la memoria facciamo risvegliare

per poter dire che bello ricordare!

Un pò piccini siamo arrivati

che con sorrisi, chi con occhi sgranati

chi già scuri,  altri un pò più perplessi

chi con paura di giorni complessi

Tra giochi, canto, teatro e altro ancora

di venire a scuola non vediamo l’ora

se scappa ancora una lacrimina

si asciuga in fretta con la manina

Con tanti amici che stanno intorno

il sorriso presto fa sempre ritorno

e dopo pranzo basta un pisolino

sereno torna ogni bambino

Chi la primaria si prepara ad affrontare

ancora un pò di lavoro dovrà termiare

poi in fretta finisce la giornata

dopo che la merenda è stata consumata

Adesso state ad ascoltare

un pò di pazienza si fa a cominciare

la buffa storia che iniziamo a narrare

racchiude un messaggio che fa pensare

In una casa un pò sgangherata

vive felice una allegra brigata

C’è il bucato che lascia passare

tutta la rabbia e continua a giocare

Dentro al piegato ogni ricordo

rende felice il passare del giorno

Molle che dorme e si riposa

ha tutto il giorno una faccia radiosa

Il capovolto non ci crederai

trova il mondo più bello che mai

 

Sbagliato  che è assai pasticcione

sa fare festa in ogni occasione

Quando perfetto li andò a trovare

solo soletto rischiò di stare

lui così bello, prestante e possente

tra quella gente non diceva niente

Furono gli altri a fargli capire

e cantando felici iniziarono a dire:

“ciascuno di noi ha qualche difetto

nessuno mai può dirsi perfetto

insieme guardiamo con occhi più attenti

e tutti saremo assai più contenti!”

Così perfetto con loro restò

e a ridere forte anche lui imparò!

 

Questa storia così originale

non la trovate in nessun giornale

a noi i malfatti l’hanno portata

una mattina ce l’hanno narrata

Noi il messaggio capito lo abbiamo

e ora con gioia ve lo regaliamo!

NESSUNO É PERFETTO!

Mariarosa Trombetti

 

Anche questa volta, l’animazione è stata un gran successo!

Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere ai nostri piccoli amici è che nessuno, nemmeno il Perfetto è davvero perfetto, ma noi tutti siamo un po’ malfatti. Tali imperfezioni ci rendono unici e speciali, sono veri e propri punti di forza di ognuno di noi.
Come ci insegnano i 5 malfatti, non esitiamo, ma cerchiamo di trasformare i nostri difetti in virtù!

IL CDH VISITA LE SCUOLE PRIMARIE DI CREVALCORE

E’ da molto tempo ormai che il Centro Documentazione Handicap di Bologna collabora attraverso varie attività con il comune di Crevalcore. Anni fa, furono presentati e portati a termine percorsi formativi con il centro diurno anziani del paese, presso il Seneca Cafè.

Il progetto è andato avanti ed anche quest’anno, è stato riproposto un percorso attivo di animazione presso la scuola primaria di Crevalcore Gaetano Lodi con la classe 5E, che comprendeva tre incontri, più uno al Seneca Cafè con gli anziani del centro ed i bambini della scuola seguito da una festa, aperta anche ai genitori dei bambini, di chiusura del percorso formativo.

Il primo incontro si è basato sulla presentazione dei partecipanti, compresi gli studenti, e la drammatizzazione della storia di Re 33, accompagnata da musiche apposite legate alla storia.

Il 12 marzo, son andata ad incontrare la classe 5a della scuola Primaria Gaetano Lodi a Crevalcore. Per iniziare ci siamo messi in cerchio, ognuno doveva presentarsi mentre ci si passava un cuscino a forma di corona raccontandoci un loro ricordo divertente. Durante la drammatizzazione i bambini si sono inchinati a me con entusiasmo, dato che avevo il ruolo di Sovrana dei Sovrani, ed erano tutti molto attenti e disponibili a partecipare. Quando Re 33 ha capito che ogni essere è diverso e va trattato secondo le sue caratteristiche, i miei due bambini-ambasciatori sono venuti a raccontarmi tutto quello che aveva fatto il Re. Dopo l’animazione abbiamo fatto il gioco “uguali e diversi” e la cosa che mi ha colpito di più è che appena abbiamo posto la domanda, quasi tutti i bambini hanno risposto che sono uguale a loro, soltanto un bambino ha detto che sono diversa. Dopo questo gioco, la frase “uguale o diversa“, è diventata “uguale E diversa“.

Danae, animatrice del progetto Calamaio

Alla fine dell’incontro i bambini hanno posto molte domande, riflettendo sul significato delle varie attività svolte durante la mattinata. Gli è stato lasciato un compito per l’incontro successivo: fare un disegno ispirato al tempo passato insieme, e rispondere cosa avrebbero fatto se avessero dovuto governare loro con giustizia.

Il 19 marzo siamo tornati a scuola per il secondo incontro. Per prima cosa abbiamo chiesto ai bambini di mostrarci e spiegarci i disegni che avevano realizzato successivamente alle scorse attività. Inoltre, dovevano dirci cosa avrebbero fatto se fossero stati nei panni del re. La maggior parte ha risposto che avrebbero donato i loro bottoni d’oro e i soldi per far costruire case, scuole e trovare un lavoro ai poveri. Successivamente abbiamo svolto con tutta la classe il “gioco di ruolo“, un’attività che prevede due o tre bambini che interagiscono tra loro simulando una disabilità. Alla fine del gioco abbiamo chiesto ai partecipanti come si sono sentiti nel fare questa attività; uno dei bambini mi ha sorpresa perché rispetto agli altri aveva capito il significato del gioco e anche nello spiegarlo è stato molto chiaro. Quindi la morale di questo gioco è che la responsabilità della comunicazione è di entrambe le parti.

Danae

Al termine dell’incontro, la nostra educatrice Emanuela ha allietato l’arrivederci all’incontro successivo, con la sua voce e la sua fantastica chitarra, suonando le canzoni del Calamaio di Re 33.

Il 6 aprile, siamo tornati per il terzo ed ultimo incontro. Emanuela ha domandato a tutti se aiutassero i loro genitori. Anche io ho risposto dicendo che aiuto mio padre a mettere gli ingredienti sulla pizza, mia madre a togliere le ragnatele dal soffitto ed entrambi a scrivere la lista della spesa. Questo è servito per poter introdurre, come prima attività, il gioco “scommessa del 1000 + 1“, ovvero un gioco dove ognuno dice dove dove e quando ha bisogno dell’aiuto di qualcuno; ciò è servito anche per consentire una miglior relazione fra i partecipanti ed aiutarci fra di noi. Un’altra attività proposta nell’ultimo incontro è stato di chiedere ai bambini se sapevano la differenza tra “deficit e handicap“.Qui è sorta una domanda posta a tutti i bambini: <<secondo voi, cosa manca all’animatrice Danae?>>; e c’è stato un bambino che ha risposto, sapendo il mio paese di provenienza, ciò che mi mancava fosse il Brasile; questa cosa mi ha fatto sorridere molto perché ha dimostrato, scherzando, di non avere vergogna e paura della diversità. Come ultima attività di chiusura, abbiamo fatto il gioco dello “smonta e rimonta” in cui i bambini dovevano smontare e successivamente rimontare, nella maniera corretta e nel minor tempo possibile, la mia carrozzella. Ci siamo divertiti molto, siamo stati bene. Durante questi incontri mi sono sentita molto felice ed entusiasta, perché mi sono sentita ascoltata e rispettata da tutti i bambini. E’ un’esperienza che rifarei sicuramente.

Danae

Elisabetta, una tirocinante della Cooperativa Accaparlante, ha partecipato per la prima volta a quest’animazione, lasciandoci delle bellissime riflessioni personali:

La cosa che mi ha colpito di più in assoluto è stato il contenuto dei giochi fatti. I bambini sono stati molto aperti nei confronti degli estranei, si sono dimostrati anche molto affabili e disponibili a giocare. Non c’è stato un muro, mentre è molto facile nella società in cui ci si trova, incontrare bambini che hanno fatica ad interagire con il prossimo. Il loro desiderio era di farsi conoscere. Mi è piaciuto molto come si sono messi in gioco davanti alla persona, aldilà della disabilita o del ruolo dell’educatore. Ho già avuto a che fare con i bambini piccoli (laboratori), ma devo dire che una scuola con questa unità e così genuina mi ha fatto molto bene. I giochi sono stati molto efficaci, anche se in alcune attività io ci arrivavo soltanto dopo le loro spiegazioni. Ho avuto fatica a capire il “gioco di ruolo” perché bisogna provare anche ad immedesimarsi nella persona di fronte, mettersi in discussione, perché è utile per entrambi che interagiscono; quindi niente è mai scontato. Il ruolo dell’animatore è fondamentale perché è necessario vedere una realtà diversa da quella che tu vedi ogni giorno, avere un tramite che ti stimoli, come per esempio  “arriva Danae ed i bambini fin da subito pronte all’interazione anziché avere inibizioni nei confronti della diversità.” Mi ha colpito molto vedere tutte queste persone così diverse, ma nello stesso tempo interessate sullo stesso scopo. E’ un’esperienza che ripeterei all’infinito.

L’intento di questi incontri è stato quello di spiegare la diversità, in questo caso la disabilità, attraverso animazioni, musica ed intrattenimento così da creare una forte relazione tra le persone e un contatto concreto fra tutti i partecipanti.  Anche l’insegnante della classe 5E è rimasta molto entusiasta e il suo intento è quello di portare la classe in visita al CDH per conoscere l’autore della storia di Re 33 (Claudio Imprudente), la biblioteca accessibile dell’associazione e l’ ambiente interno.

E tutti voi, cosa aspettate a venirci a trovare al CDH in via pirandello, 24?

 

LE SCUOLE MEDIE “FARINI” INCONTRANO IL CDH

Entusiasmo, energia e positività sono stati i sentimenti che hanno accompagnato l’incontro delle Scuole Secondarie di primo grado “Farini” di Bologna, al Centro Documentazione Handicap. L’evento, avvenutosi presso la Cooperativa Accaparlante in via Pirandello 24, consisteva in animazioni educative che mettono al centro l’incontro con la diversità, con l’obiettivo di mettere in contatto i ragazzi partecipanti con la Comunicazione Aumentativa Alternativa e la scrittura in simboli, attraverso giochi e attività espressive e creative per favorire un’esperienza positiva e didattica. Mediante educatori ed animatori con disabilità, c’è stata la sperimentazione di un linguaggio che ha aiutato ad instaurare relazioni positive, attraverso le quali superare pregiudizi e differenze, per sviluppare competenze rispetto alla scrittura e alla traduzione di libri in simboli CAA.

All’inizio dell’incontro c’è stata una presentazione sull’organizzazione e svolgimento del Centro Documentazione Handicap, da parte del dottor Claudio Imprudente in cui ha stretto relazioni con i partecipanti. Come? Comunicando…dice Claudio: <<non parlo ma comunico>>, attraverso una tavola di plexiglass, incrociando lo sguardo della persona che ha di fronte, indicando le lettere; <<non cammino ma mi muovo>>, con l’aiuto di una persona, continua Claudio. Inizialmente i ragazzi erano un po’ perplessi, ma grazie alle qualità di Claudio nel metterli a proprio agio, si sono subito lasciati andare nelle varie attività preposte e nel relazionarsi con la disabilità. Titti, Danae, Sara, Manuela, Luca erano gli animatori presenti a condurre l’incontro.

Divisi in 5 gruppi, il tema principale su cui verteva l’incontro era l’accessibilità a 360°. Attraverso la presa visone di libri accessibili a varie esigenze (libri tattili, libri modificati in simboli, audiolibri, ecc.), i ragazzi partecipanti sono stati inseriti in questo contesto e in conclusione costruire, con l’aiuto dei nostri animatori, un libro tattile, ovvero libri dedicati principalmente per persone non vedenti.

Alcune delle nostre animatrici disabili hanno voluto lasciarci delle loro riflessioni, come per esempio la nostra cara Titti dice: <<La mia attività con i ragazzi è stata la creazione di un libro tattile e, dando dei validi consigli, mi sono sentita molto partecipe e coinvolta. Mi piace sempre ascoltare i discorsi di Claudio Imprudente, per me lui è un esempio di crescita>>.

Un altro gruppo è stato condotto dalla nostra Danae, animatrice di origine sud-americana: <<ero in un gruppetto di ragazze in cui abbiamo progettato insieme una storia selezionando il materiale adatto. Alla fine abbiamo raccontato, attraverso la costruzione di un libro tattile, la storia, sin da piccolo, di Claudio Imprudente. Sono molto felice di come è andata l’attività, soprattutto perché ho visto le partecipanti molto entusiaste nel fare questo lavoro>>.

Sara, l’animatrice più giovane della Cooperativa Accaparlante, ci dice: <<La cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la riflessione, fatta insieme a Claudio, sul discorso dell’aiuto, sul bisogno di ognuno, perché in fondo tutti abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri. E’ stato molto interessante lavorare sul progetto del libro tattile, per me questi incontri sono molto importanti perché si lavora sull’accessibilità>>.

Alla fine dell’incontro si è notato che il disagio iniziale era passato in secondo piano, anche la disabilità. Perché con quella disabilità ci abbiamo giocato tutto il tempo e l’abbiamo fatta diventare un’occasione per entrare nella relazione con noi e non la causa di una distanza.

L’obiettivo di questo incontro era quello di coinvolgere e divertire i ragazzi delle scuole secondarie sul tema dell’accessibilità, intesa per tutti gli esseri umani, abbattendo barriere architettoniche attraverso giochi, idee e presentazioni, così da offrire ai partecipanti il contatto diretto con la diversità e gli strumenti utili ad affrontare le difficoltà anche legate alla didattica, che favoriscono una reale inclusione di tutti i soggetti coinvolti. Per quanto ci riguarda noi scegliamo il divertimento, la festa, l’allegria e la mettiamo in relazione con l’handicap, la difficoltà, la disabilità.

Ricomincia la scuola…Al Calamaio parlano i bambini!

"Cari Claudio, Sandra, Tiziana, Luca e Emanuela, anche se voi siete venuti per un giorno, sicuramente  mi mancherete tantissimo… Mi avete fatto vivere un'esperienza magnifica e finalmente  ho capito cosa vuol dire diversità, vi voglio tanto bene e spero di rivedervi altre volte.      

Mi è piaciuto tanto il gioco dei travestimenti di Re 33 e lì ho capito tutto di cosa vuol dire essere diversi…

In questi tre giorni, giocando e divertendoci siete riusciti a insegnarci  i valori della diversità e della disabilità. Non vi dimenticherò mai. Ringrazio Luca, Claudio, Tiziana, Sandra, Emanuela, grazie per averci dedicato tutto questo tempo e per  averci insegnato cose importanti in modo piacevole!   

Vi auguro un buon viaggio e grazie di tutto per avermi fatto divertire un sacco!

Alessio".

Un tempo li chiamavano "i remigini", i bambini dai cinque anni in su che si apprestavano a iniziare il primo giorno di scuola di prima elementare. Quante emozioni e che tremarella! Il grembiule, i libri, i quaderni e gli astucci, il confronto con le maestre e i maestri, i compagni di classe, il tempo speso fuori casa liberi dallo sguardo di mamma e papà.

Non c'è scuola senza incontri, scambi e relazioni, il Progetto Calamaio lo sa bene, e soprattutto non c'è scuola  senza "diversità".

Ma che cos'è la "diversità"? Bella domanda! "Una parola che ne racchiude tante altre- risponde il nostro collega con disabilità Mario Fulgaro-  e che per questo non ci stancheremo mai di esplorare con le nostre animazioni e percorsi".

Paura e difficoltà ma anche divertimento, scoperta, creatività, sono le chiavi con cui gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio vogliono continuare a macchiare la realtà della scuola, nell'incontro diretto con i gruppi classe, i bambini e gli insegnanti dalla prima infanzia fino all'università.

Animazioni, letture animate, percorsi tematici o a tappe, formazioni e approfondimenti specifici resteranno il nucleo delle nostre proposte che vogliono permettere a tutti di conoscere la diversità attraverso il contatto diretto con la persona disabile, con noi protagonista di giochi, riflessioni e risate con cui imparare a superare con leggerezza le difficoltà.

"Progetto Calamaio ogni macchia è un guaio!" Lo sanno bene i bambini che quando lo incontrano non lo dimenticano più, proprio come qui sopra ci ha raccontato Alessio, dieci anni, non più un remigino ma un bambino della scuola primaria dell'I. C di Olbia che dopo averci incontrato a scuola, in Sardegna, ha voluto subito condividere con noi il suo nuovo punto di vista.

Se anche voi volete vivere l'esperienza di Alessio e degli oltre diciassettemila bambini, ragazzi, educatori e insegnanti che abbiamo incontrato in questi anni ecco qui le nostre proposte per la scuola di quest'anno:

Animazioni educative

Libri come ponti

Cultura Libera Tutti

Libro Modificato

Il Progetto Calamaio ha sede a Bologna, in via Pirandello 24, nel Quartiere Pilastro. Come sempre il nostro gruppo di nomadi incalliti è disponibile a raggiungere le vostre classi in tutte le parti d'Italia e non solo.

Quest'anno però vi proponiamo una novità, si chiama Un giorno al Cdh e vi permetterà di portare nella nostra sede le vostre classi per passare un'intera giornata con noi e vivere esperienze di incontro e formazione, esplorando i libri accessibili della nostra Biblioteca Ragazzi, i giochi di Gog e Magog e tante altre sorprese!

Che dire, quest'anno al Calamaio parlano i bambini e anche la diversità diventa la parola più contenta… Di spiegare al mondo intero la bellezza di un pensiero!

Buon anno scolastico a tutti!

 

 

 

Un tuffo nel Calamaio

Estate, si sa, significa mare, spiaggia e divertimento. E chi resta a casa? Niente paura. L’inchiostro del Calamaio non va in vacanza. Anzi, si popola di creature straordinarie pronte a farvi trascorrere dei momenti indimenticabili. Da quest’anno, infatti, le attività del gruppo si sono arricchite di una nuova proposta: giochi di riscaldamento e di ruolo, letture animate, laboratori e canzoni rivolte ai bambini dei centri estivi di Bologna e provincia. Le attività, adattate a seconda dell’età dei partecipanti, vi permetteranno di trascorrere una giornata al CDH, per sperimentare una realtà diversa dal solito. Gli educatori e gli animatori disabili vi faranno conoscere storie divertenti, cantare seguendo il ritmo della chitarra e macchiare di tutti i colori dell’arcobaleno. Insomma, scoprirete cos’è la diversità!

Il progetto ha preso ufficialmente il via lo scorso martedì, quando gli spazi del Centro sono stati “esplorati e conquistati” da un gruppo di 52 bambini del centro estivo della Montagnola di Bologna. Bip-Bop, smonta e rimonta la carrozzina, gimcana a quattro ruote e tanto altro ancora hanno impegnato i nostri giovani “viaggiatori” alla scoperta della disabilità. Andrea, un animatore con deficit motorio, li ha subito accolti con una domanda: «voi lo sapete come mai la nostra Cooperativa si chiama Accaparlante? Perché l’H è una lettera muta!». E voi sapreste rispondere? Venite a conoscerci, non ve ne pentirete!