Venerdì 5 maggio abbiamo fatta un’animazione all'asilo nido Spazio La chiocciola "un luogo accogliente dove le mamme, i papà e i loro bambini vengono ascoltati e sostenuti."
I bambini erano molto piccoli, 1 o 2 anni.
Come prima attività la presentazione! Io e Robbi avevamo due pupazzi: un ippopotamo io, un riccio lui.
Il mio ippopotamo si chiamava Reginalda e parlando con una voce strana – perchè so che ai bambini piacciono le voce camuffate – mi sono presentata e ho coinvolto i bambini che erano molto interessati ai due pupazzi.
Dopo la presentazione abbiamo cercato delle parole magiche per aprire la custodia da cui è uscita la nostra mitica chitarra. Abbiamo cantato la nostra canzone "C'era una volta" poi abbiamo letto L'onda di Suzy Lee, un silent book che ci ha trasportato al mare.
Manu, devo ammettere, è stata molto brava perché io, per esempio, nonostante abbia tanta fantasia non sarei riuscita a inventare una storia con un libro solo con le immagini. I bambini sono stati molto attenti.
A un certo punto un bambino ha indicato la mia carrozzina e ha detto: Ma è una bicicletta? In quel momento ci siamo guardati, con i miei colleghi, e abbiamo avuto la conferma di quanto sia importante permettere ai bambini di potersi approcciare alla disablità in maniera spontanea e libera.
Non servono tante parole, è l'incontro che può cambiare la percezione: una carrozzina diventa una bicicletta. A quel punto ho invitato i bambini ad avvicinarsi, a toccare e a scoprire i tanti segreti della mia carrozzina.
Come terza attività siamo partiti con il trenino Arturo. Io ero la Signora Locomotiva e i bambini i vagoncini. Abbiamo superato difficoltà e visitato vari paesi tra cui quello del solletico, quello delle puzze e quello degli sbadigli. Durante il viaggio Robby ha detto: Chi vuole salire sulla Signora Locomotiva? Un bambino di nome Massimo è venuto volentieri in braccio a me. Questa cosa mi ha reso molto felice.
Far incontrare la disabilità a bambini così piccoli è una sfida interessante!
Al Progetto Calamaio le sfide piacciono e sappiamo bene che si possono vincere solo insieme. Per questo, da tanti anni, giriamo l'Italia per incontrare, ovunque ci chiamino, bambini e ragazzi di ogni età con i quali condividere la sfida dell'inclusione.
Cinque parole per raccontare il nostro tempo, cinque parole con cui confrontarsi per diventare grandi, guardare al futuro senza paura e fare del mondo un posto migliore.
Così il Teatro ITC di San Lazzaro di Savena (BO) ha pensato di partire per costruire Futuri Maestri, un grande progetto che in questi mesi ha coinvolto a Bologna e provincia oltre 1000 bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni, protagonisti di laboratori, visite e incontri con personaggi del mondo della cultura, dell'associazionismo e dell'informazione, dei veri e propri percorsi di “bellezza partecipata" a partire dal teatro, luogo di incontro e di conoscenza reciproca non solo tra spettatori e artisti ma soprattutto tra persone, cittadine e cittadini.
Anche il Progetto Calamaio è stato chiamato a rapporto dalla Compagnia dell'Argine per incontrare i futuri maestri di domani e insieme ai bambini delle scuole Pezzani e Fornace di San Lazzaro abbiamo scoperto che la conoscenza di tutte queste parole passa per una sesta, altrettanto importante e che per noi le comprende un po' tutte, la parola "diversità".
A spiegarci come ci hanno pensato Tristano, Tatiana, Lucia, gli educatori e gli animatori con disabilità del Calamaio, e Clio, attrice e acrobata di ITC Teatro, che hanno coinvolto la 3D e la 3B delle due scuole in un doppio percorso in due tappe, a partire dalle parole "amore" e "migrazione".
Grazie ai giochi e ad alcuni esercizi di improvvisazione teatrale abbiamo esplorato con i bambini il significato di queste due tematiche, esortandoli a mettersi nei panni gli uni degli altri e a cambiare il loro punto di vista per scoprire che, come sempre, siamo tutti uguali e diversi, ognuno con i propri limiti e le proprie risorse.
Ecco cosa ci racconta la nostra collega con disabilità Tatiana,che con noi ha condotto molte delle attività proposte:
"Partecipare a questo percorso è stato per me molto divertente e intenso, i bambini, soprattutto alle scuole Fornace, erano tutti estremamente vivaci, il che mi ha stimolato a fare del mio meglio. Ho avuto modo con le mie difficoltà di movimento e di linguaggio di far toccare loro con mano che cosa sono il deficit e l'handicap, la mancanza e la difficoltà, e come quest'ultima si può ridurre, anche solo giocando in un altro modo. Alle Pezzani sono rimasti stupefatti quando Tristano, pallina di carta alla mano, ha spiegato loro che per fare tutti canestro alle volte basta modificare un gioco, cambiare le regole, e per esempio, avvicinare il cestino. Cestino vicino? Un punto! Cestino lontano? Due! E così via.
Mi sono piaciute molto anche le attività teatrali in cui ci ha coinvolti Clio. Dalla buffissima "guerra delle vocali" con "pace delle consonanti" ai giochi di improvvisazione collettiva, dove ognuno di noi aveva un ruolo preciso nella rappresentazione di qualcosa e nessuno veniva escluso. Il mio momento di gloria ammetto di averlo avuto quando una bimba è scoppiata a piangere perché un compagno le aveva rubato una battuta o, per meglio dire, un suono. Per rassicurarla è bastato farla sedere sulle mie gambe per un bel giro in carrozzina a tutta velocità! Mi sono sentita utilissima e sentirla rilassarsi accanto a me è stata una bella emozione.
Lo stesso alle scuole Fornace dove bambini che venivano da tanti paesi del mondo hanno imparato a conoscersi meglio tra loro attraverso il cibo, scoprendo quanti pani diversi ci sono solo in Italia e quanti bolognesi provengono in realtà da altre regioni. Alla fine abbiamo provato anche a comunicare senza parlare, dividendoci a coppie per invitarci a merenda. Si sono ritrovati tutti nella mia condizione e per farci capire abbiamo fatto tutti la stessa fatica.
Ringrazio tutti per l'abbraccio nuvola che mi avete regalato alla fine del percorso, una vera emozione, e ai futuri maestri di domani dico: siate curiosi, giocate, non abbiate paura e non giudicate, è così che si diventa grandi e si costruisce una cultura di pace!".
E voi, che cosa trasmettereste ai Futuri Maestri di domani?
Una domenica che non dimenticheremo quella passata con il Progetto Calamaio al Museo Civico Archeologico di Bologna!
L'occasione è stata una formazione co-condotta dai nostri educatori e dal Museo, nata nell’ambito del progetto Cultura Libera Tutti e rivolta ad un pubblico adulto.
A partire da una visita guidata sull’iconografia della ceramica attica abbiamo aperto insieme ai presenti una bellissima discussione sul tema della diversità, soffermandoci sui pregiudizi e sulle credenze che nel corso della storia ne hanno condizionato immagine e rappresentazione.
Ecco il punto di vista di Tatiana Vitali, educatrice e animatrice con disabilità, che insieme alla collega Lucia Cominoli e all'educatrice museale Anna Dore ha partecipato alla conduzione del percorso:
“Entrare nei teatri e nei musei con il progetto Cultura Libera Tutti per me vuol dire sempre avere l’opportunità di conoscere e di farmi conoscere. Essendo ipovedente per esplorare i musei, e il Civico Archeologico in particolare, ho in genere bisogno di un aiuto in più perché i vasi greci su cui si concentra la prima parte della nostra animazione non sono per me facili da visualizzare.
Vivere l’atmosfera del museo equivale in questo caso per me a immergersi in un’atmosfera apparentemente un po’ scura, perché il legno delle teche e la scarsa illuminazione in principio non aiutano. Ben presto però tutto questo diventa un viaggio nella storia che per me passa soprattutto attraverso il racconto, grazie alle parole della nostra inseparabile guida, Anna Dore, che in questo luogo ci ha insegnato ad orientarci e a interpretare le bellissime opere che qui sono custodite, in particolare le figure ritratte sui vasi dell’Atene del V sec. A.C.
Io non conoscevo il mondo dell’antica Grecia, ma sono curiosa e mi piace imparare cose nuove. Mi piace soprattutto scoprire che in quello che incontro ci possono essere dei legami con quello che sono.
Io sono una persona a cui per esempio piace andare a cavallo e non mi aspettavo di trovare tra quei vasi una cavallerizza diversa da tutto quello che rappresentava il mondo che abbiamo definito scherzosamente “il club degli Ateniesi”: tutti belli, forti, tutti uguali e soprattutto tutti maschi, a cui allora spettava il diritto di occuparsi e discutere di politica, di filosofia o di strategie legate alla guerra e ai combattimenti.
In questo ambiente gli uomini uscivano, si occupavano delle cose del mondo. Le donne stavano nelle case, come serve o ad amministrarne la gestione domestica.
In questo caso invece con le Amazzoni, ecco il nome delle misteriose cavallerizze, tutto veniva ribaltato, le donne avevano scelto di stare fuori da questi schemi, guerriere che abitavano le distese aperte della Scizia, così come, ci ha raccontato Anna Dore, dicono le fonti classiche.
Anch’io, come le Amazzoni, uso il cavallo come spazio di libertà e nello stesso tempo mi sento in sicurezza, con Romina, la mia fedele compagna di avventure, c’è un rapporto di grande fiducia, lei mi aiuta a fare cose che non avrei mai pensato di fare mentre io collaboro alla sua cura, strigliandola, coccolandola e dandole da mangiare le carote di cui va ghiotta e che riesco a tenere in mano, a differenza delle mele.
Mi sono sentita amazzone anche quando, durante l’attività che abbiamo proposto al pubblico dopo la visita, si è attivato un bellissimo confronto sul tema diversità, che mi ha caricato di grande energia. Io e Lucia, la collega che ha condotto l’incontro con me, siamo state fortunate nel trovare davvero un bel gruppo di interlocutori. Mi è capitato persino di scegliere per caso come volontaria una signora australiana che come me aveva delle difficoltà di linguaggio, il che si è subito trasformato in un’occasione di gioco e di conoscenza reciproca.
La cosa che mi ha sorpreso di più è che il pubblico quando ha dovuto stabilire in che cosa io e la nostra compagna improvvisata eravamo diverse non ha parlato della mia disabilità ma di quanto io fossi più chiacchierona!
Da lì è stato facile partire per parlare di specchi, intercultura e i significati nascosti nelle parole deficit e handicap tra domande, battute e curiosità che mi hanno molto divertito".
Un percorso nell’inaspettato, per imparare che anche in ciò che non conosciamo e in chi è diverso da noi, proprio come nel "club degli Ateniesi" erano ritenuti le donne, i barbari e gli anziani, si nascondono spesso cose che ci riguardano da vicino: difficoltà, risorse, dignità e bellezza.
"Chissà, forse è per questo-conclude Tatiana-che a chi partecipava ai simposi specchiarsi in un kylix colmo d'acqua e vino faceva così paura".
Ecco uno dei tanti segreti racchiusi nei vasi greci… Basta uno sguardo e anche la diversità si trasforma in uno strumento di cultura e di sapere!
Inevitabile aprirsi alle nozioni di Fisica se ci si reca al Museo del Patrimonio industriale, dove la curiosità finisce col fare da traino centrale per spalancare la propria mente alla conoscenza di mezzi di locomozione semplici, come la bicicletta, o più complessi, come l’automobile. Niente paura però, la Fisica di cui si è parlato, è stata molto basilare e pratica, adatta a studenti di seconda media.
La ruota è alla base della maggior parte dei mezzi di trasporto, per rendere più agevole e meno dispendioso l’utilizzo di qualsivoglia fonte di energia. Chiunque può, infatti, cimentarsi nell’utilizzo di una ruota, scoprendo come essa può restare in equilibrio solo se fatta roteare in avanti con una spinta energica.
Tra le tante ruote presenti nel museo, quella mattina se ne aggiungevano quattro particolari. Infatti alla domanda rivolta agli studenti circa la presenza di ruote nel luogo di incontro tra il gruppo Calamaio, gli operatori del museo e la classe della Scuola Garibaldi di Altedo, scendeva un’attenta e “imbarazzante” osservazione da parte di tutti.
Si trattava della carrozzina dell’animatore con disabilità Mario, che con sfrontata baldanza ne approfittava per fare uno “sfacciato” giretto attorno alla piccola sala, spezzando così qualsiasi primissima forma di imbarazzo. In alcuni ragazzi si accendeva un primo sorriso sincero.
Iniziava, così, quel cambiamento di prospettiva nell’osservazione di tutto ciò che ci circondava. Questo è infatti l’obbiettivo del Percorso “Cultura Libera Tutti”, aprire la mente verso realtà palesi ma non osservate criticamente, perché date inconsapevolmente per scontate. Linguaggi apparentemente lontani e diversi fra loro, come quello della diversità e della scienza, possono coniugarsi alla perfezione, scoprendo così realtà che ci sono sotto al naso e che non guardiamo con occhio più profondo e critico.
Questo aspetto è stato poi analizzato più in profondità nel secondo incontro a scuola ad Altedo, dove i ragazzi hanno avuto modo di sviluppare proprie valutazioni attente e mirate. Il gioco di ruolo è stato il veicolo che ha permesso a tutti di calarsi, in prima persona, in un soggetto in chiara difficoltà di comunicazione. Le strategie messe in atto hanno permesso di vedere ogni cosa da un punto di vista del tutto diverso e alternativo. Era stato il LA per unire le esperienze del primo incontro al museo con quelle in classe. Per superare ogni ostacolo o barriera bisogna innanzitutto calarsi nelle difficoltà (handicap) e ideare e sperimentare soluzioni adatte attraverso il pensiero creativo. La voglia di mettersi in gioco e sperimentarsi è alla base di ogni processo di ricerca di soluzioni sempre più ricche e precise.
Alla prima coppia che si è cimentata nel gioco di ruolo ne sono seguite altre, spinte dalla convinzione di fare meglio, proprio come chi ha inventato la prima ruota è stato poi superato da chi ne ha trovato uno stile e una forma migliori, in un iter evolutivo e migliorativo.
La diversità e l’handicap troveranno soluzioni nuove e sempre più adeguate solo con la messa in gioco, la sperimentazione e l’allenamento. È un percorso infinito e per questo affascinante e coinvolgente.
A Correggio, in una tranquilla giornata di novembre, la 3^A della Scuola Primaria S.Francesco d’Assisi era pronta ad incontrare il gruppo Calamaio di Reggio. E Tristano e Stefania arrivati come un tornado in piena estate, hanno coinvolto i bambini e le bambine per diventare insieme protagonisti di un insolito ma gioioso incontro.
Chi sono Tristano e Stefania, vi chiederete voi?
Un «omone alto e di bell’aspetto» e una ragazza «bella, dai capelli mori, gli occhi marroni e il viso sorridente», così come qualcuno li ha definiti.
Una maracas come microfono,
una giacca come astronave e
una valigia di costumi colorati:
con l’aiuto di questi oggetti il gruppo ha iniziato un viaggio nell’universo per scoprire la diversità.
«Ma accidenti! Ci mancano i piloti! Tocca a voi bambini, siete pronti?».
E pronti lo erano davvero.
Sfida dopo sfida, fianco a fianco, eccoli in cabina di pilotaggio in partenza per una nuova avventura alla scoperta del significato di squadra: l'unione fa la forza, soprattutto quando rispetta le differenze!
Ma lasciamo ora la parola ai protagonisti che, ancora una volta, sono stati macchiati dall'inchiostro del Calamaio
Scuola Primaria “S. Francesco d’Assisi”
Classe 3^A A. s. 2016-17
Il Progetto Calamaio
ci ha fatto riflettere su alcuni temi: ci ha macchiato.
Scrivi cos’hai capito, cos’hai imparato nei tre incontri con Tristano e Stefania.
– Non avevo mai avuto a che fare con una persona adulta, disabile e non avevo mai fatto un progetto come questo. Non ero mai salita su una carrozzina, spinta da qualcuno…
– Ho capito che macchiare una persona è una cosa bellissima; e questo lo so perché l’ho provato: macchiando di felicità e di benessere la mia amica, facendola andare sulla carrozzina di Stefania. Ho imparato che anche una persona in carrozzina può fare le cose che facciamo noi!
– Ho imparato che le persone disabili hanno, come noi, bisogno di amore, e forse anche di più…
– Ho capito che le persone in carrozzina, come Stefania, non vanno lasciate da parte; anzi, vanno prese a giocare con noi, perché, se hanno un sorriso e sono simpatiche, non conta se sono in carrozzina. E se qualcuno vuol diventare loro amico, nessuno glielo può impedire! Anche se lo prendono in giro solo perché ha un amico disabile, non conta, perché “Chi trova un amico, trova un tesoro!”.
– Ho imparato cosa vuol dire comunicare bene con le persone: vuol dire spiegare bene le cose, parlando piano.
– Ho capito che c’è da fidarsi degli altri, dare la fiducia. Io mi sono fidata dei miei compagni e ho dato loro la fiducia…
– Ho imparato che le persone in carrozzina possono fare cose che noi non riusciamo a fare; ho capito che la carrozzina era così comoda…!
– Nel primo incontro ho capito che è importante sapere o conoscere le preferenze degli altri; nel secondo ho capito che, anche se Stefania andava in carrozzina (e subito preferivo non starle vicino, ma poi ho scoperto che è una ragazza piena di talenti), mi ha insegnato che i disabili possono fare tutte le cose che facciamo noi… anche di più! Nel terzo incontro ho capito cosa vuol dire divertirsi insieme: provare la stessa emozione!
– Per essere veri amici bisogna essere altruisti…Anche l’amico più serio deve divertirsi, anche lui…Se fai un litigio, non prendertela.. anzi devi chiacchierare.. ma comunque devi sempre fare pace…Se un amico ti rompe per sbaglio una cosa, devi accettare le sue scuse, perché “Chi trova un amico, trova un tesoro”
– Ho imparato quanto sia importante il sentimento dell’amicizia…quanto è bello avere degli amici vicini, disposti anche ad aiutarmi nei momenti di difficoltà. Questi tre incontri mi sono piaciuti tanto, perché ho imparato cose nuove riguardo alla disabilità, e quanto sia importante aiutare, regalare un sorriso a queste persone.
– Ma le persone in carrozzina non devono essere lasciate da sole! Anzi, dobbiamo aiutarle a vivere e farle stare bene! I disabili non si devono prendere in giro, perché io sono fortunato mentre loro sono un po’ meno fortunati.
– Abbiamo anche imparato che le ragazze e i ragazzi disabili sono proprio speciali!!!
– Ho imparato cosa significa macchiare: significa… Io ti faccio conoscere qualcuno che non conosci…Ti macchio di benessere, di felicità, di allegria e di gioia…e ti faccio stare bene… Donare amore e tempo a una persona meno fortunata di me… Giocare con una persona, fare amicizia con una persona, non lasciare le cose a metà… Fare felici… Macchiare il cuore…Fare del bene alle persone… Invogliare le persone a fare il bene…Fare divertire tutti, stare tutti insieme… Aiutare le altre persone che non ce la fanno… Lasciare un segno d’amore e un gesto di amicizia… Essere una squadra!!!
-Quando Stefania ci ha dato la Macchia, mi sono emozionata! Io ho imparato cosa vuol dire Macchiare: vuol dire Lasciare l’impronta! Tristano e Stefania sono divertenti e io sono una bambina fortunata!
Arrivederci al prossimo anno!
L'incontro con la 3^A rientra in una serie di percorsi di animazione realizzati dal Progetto Calamio della Cooperativa Accaparlante, finanziato dal Trocia Beach di Correggio, torneo di beach-volley nato per ricordare Marco Ferrari e per sostenere la realtà di volontariato che lo ha assistito durante la malattia, l’Associazione correggese SIAMO CON TE e da qualche anno anche il Progetto Calamaio per la realizzazione di iniziative educative rivolte all'inclusione scolastica.
Un giorno al CDH è una delle nuove proposte del Progetto Calamaio.
Le classi possono venire in visita alla sede del Centro Documentazione Handicap di Bologna e partecipare a un'animazione condotta dall'équipe di animatori del Progetto.
Questa mattina sono venuti a trovarci i bambini della Scuola Primaria L. Tempestadel Quartiere San Vitale – San Donato di Bologna.
Nel grande salone i bambini sono stati accolti da Tiziana, Stefania, Sara, Tristano e Roberto.
La presentazione, come sempre esuberante, ha rotto il ghiaccio e ha permesso a tutti di sentirsi a proprio agio, superando il primo imbarazzo che sempre si prova quando si arriva in un luogo nuovo e si incontrano persone che non si conoscono.
"Che merenda hai portato?"
"Qual è il tuo personaggio di Star Wars preferito?"
"Per che squadra tifi?"
Queste alcune delle domande che i bambini oggi hanno posto a Sara e Tiziana prima di immergersi nel mondo delle storie animate di Libri come ponti.
Al centro dei nostri incontri ci sono infatti sempre i libri, le fiabe e i racconti, ponti che permettono di raggiungerci e arrivare insieme in un luogo fantastico dove tutto è possibile.
Ecco allora che Tristano e Tiziana si sono trasformati in Alberto (il lupo) e Pegra (la pecora), protagonisti della storia In una notte di tempesta.
Dentro una grotta buia, per proteggersi da un temporale, i due animali si conoscono senza però riconoscere le loro differenze. Chiacchierano, si sostengono, si raccontano sogni e desideri. Insomma diventano amici.
Una volta finito il temporale, si salutano e si danno appuntamento per il giorno dopo. Per riconoscersi una frase chiave: In una notte di temporale!
Chissà cosa succederà quando scopriranno di essere così diversi, o, per meglio dire, nemici naturali. La loro amicizia sarà più forte dell'istinto?
Finita la drammatizzazione della storia, cerchiamo di rispondere a questa domanda e cominciamo a ragionare insieme: come il lupo e la pecora, anche a noi capita di conoscere qualcuno che reputiamo diverso. Cosa ci succede? Abbiamo paura oppure siamo incuriositi?
Stefania, Sara e Tiziana, per esempio, ci appaiono un po' più diverse.
Eppure… Eppure bastano poche domande e scopriamo che a Stefania piace andare al cinema, a Tiziana nuotare e a Sara danzare. Insomma, sì diverse ma allo stesso tempo uguali!
Ti piacerebbe far vivere alla tua classe un’esperienza simile a questa?
Ti interesserebbe scoprire giochi didattici e ausili per il superamento degli handicap?
Pensi che i libri e la lettura siano strumenti di apprendimento e crescita e vorresti far scoprire ai bambini una biblioteca accessibile a tutti?
Possiamo organizzare visite al CDH, durante le quali l’equipe di animatori del Progetto Calamaio proporrà al gruppo giochi, canzoni, letture e laboratori sui temi scelti insieme.
Che cosa c'entra la disabilità con la parola benessere? E soprattutto che cosa ha a che fare con il parco di Villa Spada di Bologna?
I bambini e ragazzi delle scuole Avogli, XXI Aprile, Guinizzelli e Bombicci lo hanno scoperto insieme ad Associazione d'Idee e agli educatori e animatori con disabilità del Progetto Calamaio attraverso “Corpo, movimento e relazioni”, un percorso realizzato all'interno del progetto "Le città sane dei bambini e delle bambine" patrocinato dal Comune di Bologna, Dipartimento Benessere di Comunità – Settore Salute, Sport e Città Sana. Il percorso in due tappe ha condotto le classi a esplorare i concetti di corpo e movimento in relazione alla percezione e allo spazio, alla conoscenza dell'altro da sé e al riconoscimento dei propri limiti e risorse.
Ad aiutarli ci hanno pensato Tatiana, Francesca e Andrea, che, affiancati da Tristano, Roberto e Luca, hanno portato l'esperienza di chi con il corpo e il movimento si confronta ogni giorno su quattro ruote, ma anche a cavallo, in piscina e giocando a tennis, dando così spazio a domande, scoperte e curiosità. Ad arricchire la profondità degli incontri gli interventi dell'educatore Giacomo Busi e della psicologa Rosanna De Sanctis di Associazione d'Idee, che con la proposta di un interessante questionario ci hanno fatto riflettere sul tempo che nella vita di tutti i giorni riserviamo al camminare e allo sport, alla natura e agli animali e soprattutto alla condivisione di queste attività.
E così, dopo esserci conosciuti e guardati per bene allo specchio, eccoci pronti a indossare insieme giacche e scarponi per una bella camminata all'aria aperta, immersi nella natura!
Ascoltare odori e rumori, toccare piante, alberi e perché no il terriccio sotto i piedi, verificare insieme se con la carrozzina è possibile sfidare fango, sassi e salite, che cosa implica la fatica per chi sulla carrozzina viene sballottato e per chi la spinge, fino ad arrivare al Museo della Tapezzeria dove Rosanna e Giacomo ci hanno raccontato qualcosa della storia di questo bellissimo parco, che vorremmo fosse davvero più accessibile a tutti.
Che dire, insieme a voi ci siamo proprio divertiti! Ma per noi c'è ancora di più.
Come le parole di Andrea Mezzetti e Francesca Aggio, alla loro prima esperienza di animatori con disabilità in classe, che così hanno partecipato a questa grande prova, tra paure e imbarazzi e la sorpresa di quanto è bello potersi confrontare e giocare con chi di peli sulla lingua ancora non ne ha! Ecco che cosa ci hanno raccontato:
I bambini si sono relazionati subito bene sia con me che con la carrozzina e non ho percepito momenti di freddezza fra di noi, cosa che all'inizio temevo un po'.
Uno di loro a un certo punto mi ha chiesto: “ma tu hai la colonna vertebrale?” e poi ancora “mangi?”. Lì mi è venuto da ridere e ho capito che le persone a volte pensano che i disabili facciano delle cose diverse dagli altri, che abbiano cioè bisogni diversi. Ho spiegato loro che non è così, che le difficoltà che alcuni di noi hanno non sono per forza tutte, e nel farlo mi sono divertita. Mi ascoltavano attenti. Abbiamo fatto alcuni giochi…Mi ha fatto molto piacere che mi abbiano chiesto se faccio sport e quale, così ho potuto parlare del tennis, che pratico da qualche tempo. Come loro ho avuto modo di esporre qualche mia paura…Per esempio il parco, per loro l'idea della camminata che ci hanno proposto era un grande gioco, per me no, il parco non mi fa sentire indipendente, devo essere sempre guidata da qualcuno, quell'ampiezza di spazio, se sono da sola, mi disorienta e mi spaventa perché non so dove andare. Nonostante ciò ho capito che nel parco mi posso comunque muovere. Mi ha fatto piacere avere la libertà di esporre questa mia paura. Ho imparato che quando fai l'educatore si possono raccontare ai bambini delle cose vere.
Francesca
Prima di entrare in classe mi tremava la gamba, mi succede sempre quando sono agitato. Che c…ci sto a fare qui, mi chiedevo. Sapevo però che non ero da solo e che sarei entrato in classe con Luca per fare lo stesso lavoro insieme. I bambini mi hanno subito chiesto come ero finito sulla carrozzina, una domanda per me molto dolorosa, a cui in genere rispondo male, alzando il medio, dato che non sono nato con una disabilità ma ho avuto un incidente. Non mi sento disabile, non vorrei esserlo, non amo apparire. Ho capito però che le loro domande erano molto sincere, i bambini non volevano offendermi, volevano solo conoscermi e sapere qualcosa in più su di me. E' chiaro che fare delle domande è il primo modo. Ho risposto, “a tono”, mi ha detto Luca, scherzando, spiegando loro con chiarezza quello che mi andava di raccontare. Mi sono trovato bene nel farlo e credo di aver lasciato loro qualcosa, spero. Mi sono anche divertito.
Sul movimento non ho grossi problemi, giro bene con la mia carrozzina elettrica e vado a cavallo. Uscito dalla classe mi sono fumato una sigaretta, in quel momento per me era benessere. All'aria aperta eh!