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A SCUOLA NEL MONDO CON LA LEGGE 517…UNA MOSTRA SUI 40 ANNI DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA

Bologna 07/11/2017 – Lunedì 9 ottobre è stata inaugurata, presso la sede del Centro Documentazione Handicap, la mostra dedicata ai quarant’anni della legge per l’integrazione e l’inclusione scolastica, la legge 517, che eliminò le classi differenziali dal sistema scolastico italiano.

Con l’aiuto dei nostri educatori ed animatori, siamo riusciti a far rivivere questo corso del tempo, dal 1977 al 2017, attraverso un percorso suddiviso in decenni, tra libri, oggetti, parole e, ad ogni periodo, corrisponde un’installazione. In ogni installazione sono collocati libri significativi, stralci di testi, percorsi bibliografici, fotografie e oggetti che ricordano quella decade.

La primavera segna

 l’inizio delle lotte per la nascita della legge sull’integrazione e l’inclusione scolastica; l’estate corrisponde ad un momento di “raccolta dei frutti”, dei fervori degli anni precedenti; l’autunno è la stagione della stabilità delle “conquiste” della legge; l’inverno in cui tutto sembra più statico, ma altro non è che terreno fertile per nuovi progetti e nuove primavere.

 

Una delle nostre animatrici, Francesca, ci lascia una sua riflessione riguardante la mostra: <<Durante un laboratorio, ci hanno divisi in gruppi e ci hanno distribuito dei fogli su cui erano scritte delle parole, come: vicinanza, rottura, recuperabilità, obbligo, diritto che corrispondono al primo decennio. In seguito, abbiamo selezionato degli oggetti che secondo noi si legavano alle parole. La seconda sala corrisponde alla stagione dell’estate dove con nuove parole e oggetti è stato allestito il secondo decennio dal 1987-1996. Le parole scelte sono state: tecnologia, insegnante di sostegno, comunicazione, supporto, noi le abbiamo attribuite agli oggetti: lavagnetta, radio, valigia. Nella sala del terzo decennio (1997-2006) le parole individuate sono: abilità, curiosità, unicità, altre professioni. Secondo me questa legge è stata molto importante sia dal punto di vista professionale e che personale e grazie a tutto ciò, oggi sono più capace di conquistarmi le cose, ho più fiducia in me stessa e soprattutto anche nelle altre persone>>.

Un altro importante pensiero ce lo lascia la nostra animatrice Sara: <<Per i 40 anni sulla legge per l’inclusione scolastica, mi ha colpito molto il video iniziale della mostra. La mostra del progetto Calamaio parla di inclusione e integrazione scolastica e del lungo percorso che è avvenuto dal 1977 fino a oggi. Angelo Errani, che collabora con il nostro progetto, ci ha detto che nella vita bisogna sempre lottare per andare avanti. Nell’ultima sala c’erano le nostre interviste video e in particolare mi è piaciuta l’intervista di Diego Centinaro perché è molto bella e significativa per tutti noi>>.

Anche il nostro animatore Mario ci ha lasciato una bellissima riflessione avendo avuto un ruolo attivo ne

lla mostra: <<Quando si decide di intraprendere un lungo ed impegnativo viaggio, si ha sempre da fare i conti con le proprie potenzialità da spendere, fissando, a grandi linee, gli obiettivi da raggiungere. La grande voglia di cambiamento, per migliorarsi e perfezionare ciò che è ininterrottamente perfettibile, funge da sprono ad andare avanti senza alcun indugio. Si rigonfia il petto di coraggio e fiducia, non c’è niente da temere ma tutto da scoprire ed abbracciare. Il ticket di partenza per il nostro itinerario cade, metaforicamente, in una primavera rigogliosa di aspettative. Viene accantonata l’idea di dividere gli studenti con disabilità, i protagonisti del viaggio, in “classi differenziali”, per cominciare a parlare di integrazione trasversale. La legge del 1977, infatti, segna uno spartiacque nel continuum legislativo, avviato con la riforma Gentile del ’23 e integrato nel corso degli anni da altri provvedimenti. Si inizia a comprendere che ogni importante tappa rappresenta, al contempo, un punto d’arrivo e un nuovo punto di partenza, in vista di un futuro sempre più accogliente nei confronti delle istanze della società. Altre stagioni, infatti, avrebbero segnato, da lì in poi, il cammino da percorrere, lastricandolo di successi e di fasi riflessive. Oggi si festeggiano i quarant’anni dalla legge 517/1977 ed è tempo di fare un punto chiarificatore sui buoni risultati ottenuti, non perdendo mai di vista gli obiettivi ancora da raggiungere.>>

La mostra è stata organizzata nel contesto della seconda edizione del Festival “Specialmente in Biblioteca”, la rassegna di eventi e iniziative per fare conoscere le Biblioteche specializzate di Bologna. Si tratta di un progetto nato due anni fa, dall’incontro di dieci biblioteche bolognesi, con l’intenzione di lavorare insieme ed elaborare e promuovere progetti comuni di promozione e comunicazione.

La mostra, che resterà aperta fino al 3 dicembre, vuole quindi raccontare, far capire e portare avanti la storia di questo percorso di inclusione scolastica che dura ormai da 40 anni.

 

 

FUTURO SEMPLICE – FUTURO INCLUSIVO…IL CDH AL FESTIVAL FRANCESCANO!

Bologna, 03/10/2017

Dal 21 al 24 settembre scorso, la città di Bologna ha accolto per il terzo anno consecutivo la IX edizione del Festival Francescano, tenutosi in Piazza Maggiore.

La struttura del Festival prevedeva tre giorni di iniziative culturali, spirituali, artistiche e didattiche, svolte tra la gente per favorire il dialogo e l’incontro, in linea con i valori e con la testimonianza dei Francescani.

Anche i nostri colleghi, nonché animatori del Centro Documentazione handicap, Danae, Diego e Tatiana, hanno partecipato al Festival Francescano, presso il Chiostro di San Giuseppe, portando con sé un progetto di temi legati alla diversità, alla disabilità e all’inclusione. L’intento di queste attività era di coinvolgere le scuole, proponendo attività di animazioni per bambini, dai più piccini delle scuole d’infanzia e ai bambini delle scuole elementari.

Il nostro caro Diego ci ha lasciato questa sua testimonianza: <<Ho affrontato alcuni temi importanti con i bambini di quarta e quinta elementare. La prima parte consisteva nel raccontare una storia, la storia di Re 33, animandola con l’aiuto dei bambini in cui io avevo il ruolo del Re. Nel mezzo dell’incontro abbiamo fatto il gioco del “uguali o diversi”, che consiste nella massima attività di inclusione e conoscenza di se stessi e degli altri, scoprendo in cosa ognuno di noi si eguaglia o si distingue. Mi ha colpito molto la perspicacia dei bambini nel capire subito le regole delle attività, mi sono trovato bene con il gruppo. Partecipare al Festival Francescano mi ha fatto molto piacere, mi sono divertito con i bambini, è stata una giornata costruttiva e un’esperienza assolutamente da ripetere>>.

Anche la nostra cara animatrice Danae ha voluto lasciarci alcune delle sue riflessioni riguardanti le attività svolte all’interno del Festival: <<ho incontrato una classe della scuola d’infanzia ed una classe delle elementari, in cui abbiamo affrontato temi sulla diversità, non tanto discutendone a parole, ma giocandoci su. Le attività svolte sono state molto interessanti, ma quella che mi ha colpito di più è stato lo “smonta e rimonta”, che consiste nel smontare e rimontare i pezzi di una carrozzina per disabili e successivamente farla collaudare ai piccoli partecipanti; è stato il punto in cui i bambini si sono maggiormente divertiti, facendo impennate e sgommate. Era la prima volta che conoscevo questo posto, sono stata davvero bene. E’ stato interessante anche perché ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con bambini di nazionalità diversa dalla mia. Alla fine dell’incontro abbiamo dato la possibilità ai bambini di porci delle domande e colmare tutte le loro curiosità riguardanti la diversità e la disabilità>>.

Sappiamo quanto al giorno d’oggi sia articolato affrontare temi di questo genere, ma vedere le facce dei bambini felici, divertiti, coinvolti in tutte le attività svolte, sentire nell’aria un sentimento di gioia e unione, percepire l’apertura a ciò che riserva il mondo esterno, soprattutto quando si è bambini, risulta tutto molto più facile e divertente. Il modo in cui i bambini hanno affrontato queste attività, e come i nostri educatori siano riusciti a portare splendidamente a termine i progetti, sta a dire che molte barriere (mentali) sono state abbattute e lo sguardo dei bambini oltrepassava la semplice vista della disabilità e della diversità.

Anche questa volta siamo riusciti a toccare nel cuore di molti bambini, insegnati, genitori, ecc. lasciando un segno permanente e superando lo stereotipo della diversità,  come solo noi, con le nostre doti speciali, sappiamo fare.

Un futuro semplice è quello che San Francesco e Santa Chiara che ci hanno ispirato: <<semplice non vuol dire facile. Un futuro di pace, fraternità, giustizia, essenzialità, dialogo, integrità del creato, da costruire ogni giorno, sin da bambini>>.

E voi, quale futuro desiderate e volete costruire?

Sport e solidarietà vincono al Trocia Beach: nel dubbio esagera!

Si è chiusa sui campi di sabbia di Correggio (Reggio Emilia) del Circolo Tennis e nella Piscina Comunale l’edizione numero 15 del Trocia Beach, il torneo di beach volley dedicato a Marco “Trocia” Ferrari e che incarna i valori con cui Marco viveva e in cui credeva: gli amici, il divertimento, lo sport. Grazie al suo esempio di grande forza, nella vita e durante la malattia, il torneo ha ereditato il suo modo d’essere e ha conquistato con energia e trasparenza il pubblico non solo della pallavolo emiliana, tanto da contare oltre 300 iscritti in quest’ultima edizione e non mancano originalità e goliardia nel dare il nome alle squadre! Ve ne citiamo alcune: Kinder tette al latte, Le Missbronzo, I Pocnurmel, Sparapalle, Fecce Tricolori, GIin-Tonicy, Mai una gioia, Turbo-Lenti, Volley ma non posso, e tante altre.

Sulla sabbia si sono sfidati atleti di tutte le età e tutte le estrazioni (compresi alcuni rappresentanti della serie B) e di provenienza extra provinciale. La comunità che circonda il Trocia Beach ogni anno si allarga di amici e sponsor e quest’anno ha raggiunto più che mai la consapevolezza di aver costruito una realtà straordinaria fatta di persone ed emozioni vere il cui obiettivo comune è raccogliere fondi mettendo insieme sport, divertimento, gioco e solidarietà: dal 2003 ad oggi sono stati raccolti oltre 120 mila euro da donare in beneficenza. Il ricavato da sempre è stato devoluto all'associazione Siamo Con Te, che fornisce supporto ai malati oncologici e alle loro famiglie (e che fu vicina a Marco e alla sua famiglia durante la malattia). Con il passare degli anni parte del ricavato è stato destinato anche ad altre realtà come la Fondazione Dopo Di Noi che lavora con i ragazzi con disabilità e le loro famiglie per il raggiungimento di importanti spazi di autonomia, e come la nostra Cooperativa, che grazie a questo aiuto, da 7 anni può portare il Progetto Calamaio nelle scuole correggesi, incontrando centinaia di bambini e decine di insegnanti.

Durante l’evento di quest’anno la coop Accaparlante era presente fisicamente e rappresentata da Giovanna e Annalisa, che hanno potuto vivere direttamente il clima festoso che ogni anno si respira al Trocia Beach. È stata l’occasione di presentare in poche parole la nostra realtà lavorativa e in quale modo vengono utilizzati gli aiuti che riceviamo grazie ai ragazzi del Trocia. “… uno sballo, siamo state benissimo insieme a Tristano, il nostro collega e al gruppo dei ragazzi”. Così Annalisa descrive quella giornata.

Il festoso week end si è concluso con gli Amici di Trocia travestiti da buffi pirati che hanno portato in campo i bambini per un momento dedicato a loro con il tradizionale tiro alla fune sotto la rete. Insomma… tanti bei momenti accompagnati da gioia e lacrime di commozione, ma sempre nel cuore il motto del torneo “Nel dubbio esagera!” come diceva sempre Marco “Trocia” Ferrari.

Saluti da IT.A.CÀ!

Mario e Lucia intervistano Fabrizio
In occasione della nona edizione di I.TA.CÀ, il primo Festival  in Italia dedicato al Turismo Responsabile, il Progetto Calamaio ha incontrato Fabrizio Marta, viaggiatore con disabilità e autore del blog Rotellando su "Vanity Fair".

Ascoltare i suoi racconti è stata davvero un’iniezione di coraggio e di bellezza, un vero e proprio contagio che ci ha subito fatto venire voglia di preparare le valige!

Qui un ritratto di Fabrizio direttamente estratto dal nostro diario di bordo, a cura del poeta-animatore Mario Fulgaro:

Ipotizziamo che l’idea di viaggiare da soli o, per meglio dire, in compagnia solamente dei propri bagagli a mano, possa balenare periodicamente nella mente di ognuno; ipotizziamo sempre che questo “ognuno” sia un disabile in carrozzina e, giacché ci troviamo, ipotizziamo pure che questa voglia di evadere e sperimentarsi si spinga fino a toccare mete transnazionali, per raggiungere paesi oltreoceano.

Il viaggiatore inizia il suo racconto…

Una televenditrice sciorinerebbe a tal proposito un elenco schizofrenico di luoghi lontani e allettanti da raggiungere, così da propinare al nostro viaggiatore con disabilità un pacco regalo già bello e pronto, in pieno stile “No Alpitur”.

C’è qualcuno tuttavia che ha immaginato una possibilità diversa, pensando per esempio, di programmarsi un viaggio da sé e di personalizzarlo di volta in volta a seconda delle proprie esigenze, gusti, abilità, deficit e risorse.

Un’idea assai allettante per tutti ma spesso, lo sappiamo, irta di talmente tanti intoppi e di difficoltà da rendere il sogno della partenza estremamente lento e faticoso.

Un bell’esempio però ci arriva da Fabrizio Marta, giornalista e disabile in carrozzina, che vuoi per lavoro vuoi per vocazione, si è sempre sentito interpellato in prima persona su questi temi e, per questo motivo, altrettanto pronto a partire per qualsiasi tipo di “avventura itinerante”.

“Ci vuole tanta voglia di sperimentarsi e un po’ di coraggio!” è l’insegnamento che emerge direttamente e indirettamente dal semplice dialogo con Fabrizio, nato durante la partecipazione del Progetto Calamaio alla nona edizione di I.TA.C.À, il primo Festival del Turismo Responsabile in Italia, ormai divenuto un appuntamento fisso del nostro Maggio bolognese.

Il pubblico ascolta assorto…
Ad ascoltarlo viene spontaneo scavare nella propria coscienza per scoprire ogni volta quanto illusori siano tutti i timori e le perplessità sulle proprie capacità organizzative. L’autostima ne guadagna istantaneamente e così scopriamo che dalla Sicilia alle Alpi il territorio nazionale è sempre più mappato da “eccitanti” viaggi, si iniziano a scoprire le diverse usanze delle regioni italiane.

Osserviamo le immagini proposte, i video, le cartoline di viaggio.

Una volta esplorato il Belpaese l’ipotesi iniziale di un viaggio oltreconfine si concretizza sempre più e l’Italia da sola inizia a non bastare. Per contenere appieno tutto il desiderio di evasione, occorre spingersi oltre, mettendo alla prova tutte le proprie energie. Non c’è disabilità che impedisca a questo punto!

La prima scelta potrebbe benissimo cadere su un paese lontano, ma dalla cultura quanto più simile, se non identica, alla nostra. Gli Stati Uniti sembrerebbero fare al caso nostro. Il passaporto assume sempre più il valore di un badge, per schiudere ogni porta e dare pieno sfogo alla “viaggite”, così come Fabrizio chiama questa sua incontenibile “smania” di viaggio, di sperimentazione, di curiosità tesa a conoscere il mondo, paragonando il tutto ad una sorta di sindrome. Non se ne può che sorridere e, di quello sguardo, sentirsi complici.

Gli Stati Uniti iniziano a non apparire più insormontabili nella loro tendenza alla magnificenza e grandezza, anzi, visti da vicino, diventano più umani e non solo sovraumani, come vorrebbe una certa iconografia hollywoodiana.

In Danimarca con un passaggio inaspettato…

Suscettibile anche di qualche giudizio valutativo, New York, agli occhi del nostro visitatore, inizia sempre più ad apparire come una mela da sgranocchiare con cautela ed accortezza. Infatti, rispetto all’Europa, dove l’atteggiamento della gente verso i disabili è più di premurosa attenzione, a volte anche asfissiante, negli USA il comportamento delle persone è più di consueto distacco: “Gli statunitensi presuppongono che ognuno sappia provvedere a sé stesso, senza bisogno di aiuto da parte di qualcun’altro!” afferma Fabrizio con nonchalance.

Come nei vasi comunicanti, se da una parte la Grande Mela perde un po’ di austera grandezza, dall’altra parte crescono la sicurezza e l’autostima di chi è in viaggio, sprezzante di ogni eventuale infortunio.

Durante un viaggio, lo abbiamo già sperimentato insieme, si avverte quasi sempre l’urgenza di immortalare, con delle foto o, più ancora, con qualche filmato, i ritagli migliori della propria esperienza, da condividere in un secondo momento, una volta ritornati alla “casa base” in Italia, con amici e conoscenti. Così, anche Fabrizio ci spiega perché ha cominciato a filmare e a fotografare i luoghi o monumenti, i frangenti salienti dei suoi spazi vitali di libertà. Chi lo ascolta, percepisce tutto questo e, come una scintilla che si accende dentro l'anima, ne è compiaciuto […].

A ritmo di musica! Con Manuela, che legge un racconto di Antonio Pascale sulle note di Mercato Sonato
Se siete curiosi di sapere come sono proseguiti i racconti di viaggio di Fabrizio, vi esortiamo a non perdere "Mi metto in proprio" il prossimo numero della rivista Hp-Accaparlante (n.11, anno 2017), dedicato alle più innovative attività imprenditoriali avviate da persone con disabilità.

L'incontro è stato inserito nell'ambito di Handyamo si parte!, rassegna sul turismo accessibile presso la Velostazione Dynamo di Bologna. Qui la Coop.Accaparlante e il Centro Documentazione Handicap hanno preso parte anche alla rete di soggetti che desidera mettere a disposizione della Città Metropolitana pratiche, percorsi di formazione e servizi a favore di un pieno e libero accesso per tutti ai luoghi di interesse, di svago e di cultura. 

Per saperne di più qui una breve videointervista.

Un grazie speciale a Fabrizio e buone vacanze a tutti!

 

 

 

 

 

L’unione fa la forza!

Il 7 giugno scorso al CDH c’è stata una serata un po’ speciale: al tramonto, sulla grande terrazza di via Pirandello 24, abbiamo organizzato una grande festa, per dare il nostro contributo al progetto “Storie per tutti”. È stata anche un’occasione per stare in compagnia, incontrare ex-colleghi e amici, ascoltare musica dal vivo e conoscere persone nuove, incuriosite dalle nostre attività. Miccia dell’iniziativa è stato il crowfunding online lanciato a inizio maggio per raccogliere fondi destinati a sostenere la terza edizione delle letture accessibili per bambini. Ancora non conoscete “Storie per tutti”? È un progetto di letture ad alta voce per bambini dai 3 agli 8 anni, raccontate attraverso l’utilizzo di diversi strumenti e modalità: scrittura in simboli, LIS, narrazioni polisensoriali, sollecitazioni tattili, uditive e olfattive e tanto altro. 

Noi del Calamaio, che non sappiamo stare mai fermi, ci siamo chiesti: come possiamo contribuire e dare forza al progetto? Ed ecco che è nata l’idea della festa in terrazza. Stuzzichini, bevande fresche e intrattenimento dal vivo ci hanno aiutato a raccogliere un bel gruzzoletto, che ci ha permesso di fare la nostra “offerta”. Ma mai ci saremmo aspettati ciò che è successo dopo qualche settimana. Il 7 luglio, infatti, si sono chiuse ufficialmente le donazioni online e con grande orgoglio siamo riusciti a raccogliere 10.200 euro, raggiungendo l’obiettivo del 255% rispetto alla soglia preventivata. Sono stati ben 370 i sostenitori che hanno creduto nel progetto.

Grazie a questo contributo quest’anno “Storie per tutti” raggiungerà anche i reparti di pediatria degli ospedali bolognesi e le biblioteche dell’appennino, per offrire a tutti i bambini un’esperienza indimenticabile. Noi “raccontastorie” crediamo che l’accesso alla cultura e all’arte in tutte le sue forme sia un diritto intoccabile e che esse debbano essere pensate prendendo in considerazione le diverse abilità. Vogliamo offrire ai bambini un’occasione inclusiva, rendendo lo spazio/tempo del racconto un momento piacevole e fruibile da tutti, anche da chi non accede al libro e alla lettura in modo convenzionale.

Anche questa volta siamo riusciti a contagiare tante persone con le nostre speciali macchie di colore, come solo noi sappiamo fare. Grazie davvero a tutti!

Inseguendo un goal!

Erba sintetica, tribune, spogliatoi, stipendi da migliaia di euro. Di che cosa stiamo parlando? Calcio, direte voi. Ora dimenticatevi di tutto questo e preparatevi a conoscere una manifestazione un po’ particolare, i Mondiali Antirazzisti. L’evento, che quest’anno festeggia il suo ventunesimo compleanno, è ormai un appuntamento fisso dell’estate emiliana. La prima settimana di luglio siamo tutti chiamati a scendere in campo per questo grande torneo inclusivo, che coinvolge grandi e piccini, uomini e donne, italiani e stranieri, disabili e normodotati. Tra una partita e l’altra si parlerà di cultura, uguaglianza e rispetto dei diritti, ma ci saranno anche tanta musica, concerti e spettacoli.Anche noi del CDH parteciperemo all’evento organizzato dal 5 al 9 luglio a Bosco Albergati, a Castelfranco Emilia, nel modenese. Per combattere il razzismo, il sessismo e, in generale, ogni tipo di discriminazione. E chi più ne ha più ne metta! L’idea nasce nel 1997 da Progetto Ultrà – UISP Emilia Romagna, con lo scopo di coinvolgere e contaminare realtà etichettate come contraddittorie. Nel corso degli anni i Mondiali si sono trasformati in un vero e proprio festival multiculturale, un’esperienza concreta di lotta alla discriminazione.

«Cosa pensate quando vedete una persona con disabilità? “Poverino, non può fare niente”. Vi sbagliate! Io sono riuscito a partecipare al torneo antirazzista e, per una volta, la musica è fortemente cambiata!» Così Mattias Fregni, animatore con disabilità del Progetto Calamaio, inizia a raccontare la sua esperienza. «Grazie al divertimento e alle regole universali del gioco, si è creata una dimensione parallela, priva di quegli ostacoli che di solito separano i popoli. Abbiamo corso, sudato ed esultato tutti assieme. Il mio ruolo è sempre stato quello del portiere. Posso controllare la situazione standomene buono e tranquillo ma all’occorrenza divento l’attore di punta, l’autentico salvatore della partita. Ecco perché amo il calcio. Quando vuole, è il gioco più inclusivo di tutti». La testimonianza del nostro collega Mattias riassume alla perfezione lo spirito di tutto il nostro gruppo di lavoro e, in questo caso specifico, anche sportivo.

Ecco i momenti in cui saremo coinvolti in prima “squadra”:

Giovedì 6 Luglio
15:30  Presentazione squadra/associazione
18:30  Cdh – Mukamurukoma

Venerdì 7 Luglio
12:30 Cdh – Dortmunder Union (GER)
15:30 Cdh – Recreativo Rosta Nuova
18:30 Cdh – Il Grinta

Sabato 8 Luglio
12:30 Cdh – Sportif Lezbon (TUR)

In attesa di ritrovarci tutti al Parco di Bosco Albergati, vi lasciamo con l’in bocca al lupo di Mattias: «il razzismo è quadrato, ragiona su schemi rigidi, ma il pallone è rotondo e smussa ogni spigolo. Buon calcio d’inizio a tutti!»

Il grande gioco inclusivo

Lo scorso week end abbiamo partecipato ad un evento molto speciale, dedicato alle persone, alle comunità e agli spazi locali: la Biennale di Prossimità. Con altre realtà provenienti da tutta Italia, siamo stati protagonisti della tre giorni bolognese, che quest’anno ha festeggiato la seconda edizione. Si è parlato di cittadinanza attiva, disabilità, aggregazione, imprenditorialità sociale e tanto altro. Venerdì pomeriggio e sabato mattina i nostri colleghi Luca e Giovanna hanno rappresentato l’associazione ai tavoli di discussione organizzati all’Urban Center in Sala Borsa. Sabato pomeriggio, invece, un gruppo di educatori, animatori con disabilità e volontari ha organizzato un grande gioco al Portico dei Servi, con l’obiettivo di coinvolgere quante più persone possibili in un’esperienza inclusiva. Come ci siamo riusciti? Parola d’ordine: niente regole, o meglio regole “work in progress”.

L’attività che abbiamo proposto a tutti i partecipanti è stata quella della palla-strada. Le due squadre, improvvisate tra i passanti, avevano a disposizione una palla per fare goal nella porta avversaria. Fin qui tutto normale, direte voi. Ma con noi niente è mai come sembra. Nel corso della partita, infatti, Tristano, il conduttore del gioco, si è divertito a mescolare un po’ le carte, inventando nuove regole in base al contesto. La nostra Stefania Mimmi, per esempio, capitanata da Giulia, è stata subito reclutata come portiere. Riuscite ad immaginarvi un lancio ad effetto che passi attraverso le ruote di una carrozzina?

L’obiettivo del gioco era proprio questo: coinvolgere e divertire tutti in modo attivo, valorizzando le qualità positive di ognuno. L’avrete capito, ormai, la nostra specialità è proprio questa: mischiarci, macchiare e scambiarci i ruoli l’uno con l’altro. Vi abbiamo incuriosito ma non siete riusciti a partecipare? Vi aspettiamo tra due anni alla prossima edizione della Biennale di Prossimità, per un’esperienza sempre più inclusiva! Da provare!

Vi lasciamo con una poesia nata dalle parole dei protagonisti stessi dell’evento, mentre riflettevano sul tema della disabilità e sulle sue connessioni con l’idea di prossimità.

«L’eccitazione del Possibile
Ogni cautela è lasciata
Qui si osa
l’eccitazione del Possibile
La Parola si affida al Simbolo
che supera l’Ostacolo
Il salto con l'asta
Il volo di maggio
che fa volare
i petali di rosa
dimenticato sull’asfalto
Aspettami
anzi vieni qui
Il Segreto del Tempo
ci sta chiamando»

Laura Coghi

Trent’anni e non sentirli…E poi?

E poi?

Dopo questo convegno,

dopo queste parole così significative,

dopo questi sguardi emozionati,

dopo tutti questi ricordi,

insomma dopo questi intensi 30 anni di vita,

cosa rimane?

Cosa ci resta ancora da fare dopo le migliaia di chilometri che ci hanno portato ad attraversare l’Italia e non solo per poi indossare un cappello da capotreno o una pelliccia bruna e puf! portare i bambini e i ragazzi nel paese in cui la diversità è anche divertimento… Quanti incontri potremmo ricordare, quanti disegni, quante lettere, quanti abbracci ma anche quante partenze all’alba e ritorni in tarda notte, pranzi o cene in autogrill e quante lacrime ed emozioni e… insomma migliaia di animazioni, frutto di un tempo lento e curato, necessario per condividere le riflessioni, le storie personali, i laboratori che sono alla base del percorso che ogni persona con disabilità ha affrontato e affronta con coraggio e determinazione per poter entrare a scuola come animatore. Quanti laboratori, confronti, programmazioni, cerchi della vita hanno contribuito a formare un gruppo educativo aperto e inclusivo, pronto a valorizzare le singole abilità.

Quali altri personaggi potremmo mai inventare oltre alla Mummia bendata, la Signora dei fiori e il giovane puledro, protagonisti delle storie e delle canzoni che abbiamo scritto e cantato (cantato?) ma anche ballato e diciamocelo, fatto un gran casino, non solo a scuola ma anche in biblioteca, in teatro, in comune, all’università, per strada… sporcare i contesti, rompere gli schemi e offrire nuovi orizzonti, ecco cosa può fare la disabilità.

C’è poi il lunghissimo elenco delle persone che hanno permesso al Progetto Calamaio di affermarsi come uno dei più rivoluzionari percorsi per l’integrazione. Se sono normali non li vogliamo, diciamo spesso. E in effetti se ci pensiamo bene temo proprio che sia così! La normalità non ci interessa, preferiamo la giustizia che non è dare a tutti la stessa cosa ma a ognuno ciò di cui ha bisogno.

Poi ci sono le macchie. Quelle sparse in giro u po’ ovunque e quelle ritrovate sul colletto di una camicia o attaccate alla ruota di una carrozzina, simbolo di incontri che lasciano il segno, di relazioni che modificano la percezione dell’altro, che permettono di superare stereotipi e pregiudizi provocando in tutti quel cambiamento che è alla base di un’inclusione reale.

Ecco dopo tutto questo cosa rimane ancora?

Facce, sogni, idee, desideri, silenzi, pensieri, dolori… insomma rimaniamo noi, creature straordinarie ancora capaci di seguire e lottare per realizzare ciò in cui crediamo, testimoni di questa storia ma anche protagonisti di questo presente

E poi? Poi rimangono

tanti bambini ancora da macchiare

tante insegnanti con cui inventare soluzioni

nuove sfide a cui appassionarsi

animatori da coinvolgere

contesti da modificare

pregiudizi e stereotipi da superare

E rimanete voi con cui condividiamo tutte queste emozioni,

tutta questa felicità

e, speriamo, anche i prossimi 30 anni!

Quindi, non ci resta che dire:

Buon compleanno Calamaio!

 

Il testo che avete appena letto, a cura di Roberto Parmeggiani, sono le parole con cui abbiamo scelto di concludere il nostro convegno "Sostenere il cielo", durante il quale il 3 dicembre 2016, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità abbiamo celebrato i trent'anni del Progetto Calamaio.

L'immagine del disegnatore Attilio Palumbo che abbiamo scelto per rappresentarci è quella che vedete qui sopra, un uccellino a zampette all'aria, un'immagine ma anche un titolo che prendono spunto da una fiaba africana dove un valoroso guerriero masai incontra un uccellino capovolto: all'inizio lo crede morto, poi gli chiede perché sta in quella posizione. L'uccellino risponde "Ho sentito dire che il cielo sta per cadere e io mi sto preparando per sostenerlo!". Il guerriero masai si butta per terra a ridere: "Come puoi sperare di sostenerlo tu con quelle zampette che sembrano degli stecchetti di paglia?". Il passerotto non cambia posizione ma risponde: "Io faccio del mio meglio, e tu cosa fai?".

Una domanda che rivolgiamo anche voi, per proseguire insieme altri trent'anni a favore di una cultura della diversità, dell'inclusione e di pace.

Ma non siete curiosi di sapere quando tutto è cominciato? Ve lo racconta qui il nostro Geranio Claudio Imprudente!