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Tutti Chef a Porta Pazienza

Per quattro venerdì siamo stati cuochi nella cucina del ristorante-pizzeria Porta Pazienza, guidati dal simpatico Chef Nino. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Circolo La fattoria e il ristorante etico-sociale Porta Pazienza, grazie al Bando Carisbo con il quale è venuto a crearsi il progetto “Tutti alla Pila”. Su il grembiule, mani in pasta e tanti cibi succulenti!

Abbiamo sfornato pizze, biscotti, rollò e sfogliatelle. Ad ogni incontro si arrivava al ristorante e si trovava la tavola apparecchiata con tutti gli ingredienti e gli strumenti necessari per lavorare. Nino e i suoi collaboratori ci spiegavano cosa dovevamo fare e ci aiutavano. Mentre i nostri cibi cuocevano noi ci siamo dilettati in chiacchiere, giochi e relax. La nostra giornata si concludeva sempre con un buon pranzo tutti insieme!

“Nino mi ha insegnato a cucinare. Quando abbiamo fatto la pizza, nella mia ci ho messo tanto di quell’origano che era nera! Ma l’ho mangiata tutta!!” Lorella

“Mi è piaciuto fare la pizza: ero felice e contenta. E’ piaciuta tanto anche a mia mamma!” Federica

“La cosa che mi piace più di tutte è impastare anche con il mattarello, la pizza è stata la mia preferita perché mi piace un sacco.” Filippo

“Mi è piaciuto quando ho toccato la pasta, inoltre mi è piaciuto quando abbiamo fatto delle chiacchere e quando abbiamo fatto i biscotti con le formine” Rossella

“Mi è piaciuta la pizza e giocare fuori dal ristorante.” Sara

Speriamo di poter rifare questa bellissima esperienza, intanto ci siamo segnati le ricette e le proveremo nella nostra cucina del Cdh!

Dentro il Luna Farm!

Carissime amiche e amici,

come molti di voi sapranno alla fine del 2019 ha aperto i battenti il Luna Farm, il primo parco divertimenti in Italia a tema contadino dedicato ai più piccoli presso Fico Eataly World. Il progetto è a cura della casa costruttrice Zamperla, una delle maggiori aziende costruttrici di attrazioni a livello internazionale, che gestisce fra gli altri il Luna Park di Coney Island e Victorian Gardens a Central Park di New York, e che punta a coinvolgere, con attenzione sempre crescente, anche il pubblico di bambine e bambini con disabilità.

Uno degli obiettivi a tendere di Luna Farm è infatti implementare l’accessibilità del parco su tutti i fronti: comunicazione, accoglienza e fruizione delle attrazioni.

Una sfida complessa ma decisamente avvincente che ci ha visti coinvolti, insieme ad altre associazioni familiari con bambini con disabilità, in diverse fasi e compiti, tra cui quello di testare in prima persona le attrazioni della “fattoria”.

Protagonisti di questa nuova avventura del Progetto Calamaio sono stati Tristano, Emanuela, Luca, Khadija e Camilo, animatore con disabilità motoria che qui ci racconta passo per passo come è andata attraverso le sue precise osservazioni:

GIRAMISU

L’accessibilità per salire c’è: mi sono avvicinato con la carrozzina manuale, due operatori di Luna Farm hanno utilizzato un ausilio simile ad una panca composta da due piani, mi hanno trasferito sopra questo ausilio ed io mi sono trascinato entrando dentro questa giostra. Io sono entrato prima di Tristano. Lo spazio della giostra è piccolissimo e scomodo perché non c’è spazio abbastanza per le ginocchia (avendo io un problema con i piedi), questa è l’unica osservazione che ho da fare in merito all’accessibilità ed al comfort; dentro alla giostra c’era una cintura di sicurezza che ho trovato confortevole nell’utilizzo.

Ho trovato un po’ noiosa questa attrazione: gira solamente e basta, andava piano, quando era in cima però vedevo tutto dall’alto, il che non era male.

 

LA FABBRICA DEL MIELE

Questa attrazione è abbastanza accessibile, ho avuto anche in questo caso bisogno dell’ausilio giallo che l’operatore è andato a prendere: Luca e Tristano mi hanno dovuto sollevare per mettermi sull’ausilio, dopodiché mi sono trascinato nella seduta della giostra, nella quale erano presenti cinture di sicurezza che ho utilizzato per garantirmi di stare fermo. Nella giostra era prevista la possibilità di togliere momentaneamente un componente per farmi entrare, questo componente è stato poi rimesso a posto una volta che sono entrato. Durante il funzionamento non ho avuto alcun fastidio né scomodità; lo spazio era giusto e l’appoggio per i piedi era sicuro e confortevole.

La giostra era interessante perché non andava solo in tondo ma si spostava anche di lato.

 

MAIALI VOLANTI

In questa giostra l’entrata nel sedile posteriore è completamente sbagliata ed inaccessibile: riuscivo ad entrare solo lateralmente, quindi mi hanno dovuto sollevare Luca e Tristano che mi hanno posizionato nel sedile anteriore. Anche questa volta abbiamo usato l’ausilio giallo per spostarmi dalla carrozzina alla giostra. L’operatore mi ha assicurato al sedile tramite la cintura di sicurezza presente. Nel sedile anteriore c’è più spazio rispetto a quello posteriore. Durante il funzionamento mi sono divertito, non ho avuto alcun fastidio o scomodità. Di questa giostra mi è piaciuto il movimento.

 

SALTA FIENO

Anche in questa giostra ho utilizzato l’ausilio giallo per passare dalla carrozzina alla seduta della giostra. L’aiuto di Luca e Tristano questa volta è servito perché nella seduta era presente una “conchiglia”, una protuberanza di sicurezza presente nel sedile che non mi ha consentito lo scivolamento dall’ausilio alla seduta; inoltre era troppo vicina e quindi mi ha dato un po’ fastidio. Una volta che Tristano e Luca mi hanno posizionato sul sedile, un operatore mi ha assicurato con l’utilizzo della cintura di sicurezza. Il funzionamento del gioco (andare in su per poi essere lasciati cadere verso il basso) non mi ha dato alcun fastidio, anzi è stato molto divertente.

 

Aspetti comuni a tutte le giostre: i sedili erano molto rigidi, non c’erano accorgimenti (tipo cuscinetti o imbottiture) per rendere la seduta confortevole. Anche lo spazio delle sedute poteva essere più abbondante (in lunghezza piuttosto che in larghezza). Nelle strutture non ho avuto problemi di urti contro componenti, nessun fastidio relativo al funzionamento delle giostre, come vibrazioni, accelerazioni/decelerazioni troppo brusche, ecc. Non ho potuto fare altre giostre poiché non accessibili (non solo per i sedili ma per come è fatta e posizionata la giostra, con presenza di scale).

 

Nel complesso è stata un’esperienza meravigliosa perché era la prima volta nella mia vita che salivo su delle giostre. Sarebbe altrettanto meraviglioso rendere tutte le giostre accessibili ma so che, anche grazie al nostro contributo e a quello di altre persone con disabilità diverse dalla mia, ci lavoreranno per rendere il parco sempre più accogliente per tutti.

Grazie per questa bella esperienza!

Camilo De la Cruz

Iniziamo l’anno con Cultura Libera Tutti!

Che cosa accomuna la disabilità a un’opera d’arte contemporanea? Come metterci in relazione con qualcosa o con qualcuno che non conosciamo e che ci appare incomprensibile? Che cosa pensiamo quando usiamo la parola “diversità?”.

Domande e lenti di ingrandimento con cui il Progetto Calamaio scende di nuovo in campo, per parlare e soprattutto per fare cultura accessibile nei musei, a teatro e a scuola.

Questa volta è toccato agli educatori e animatori con disabilità Andrea, Emanuela, Marco e Rossella, Sandra e Lorenzo, che hanno incontrato due classi di quinta elementare della scuola primaria A. Fresu di Villanova di Castenaso insieme agli educatori museali del museo MAMbo di Bologna, nell’ambito del progetto Cultura Libera Tuttti.

Un percorso interdisciplinare che da anni utilizza il patrimonio culturale per rimuovere barriere fisiche, psicologiche e pregiudizi, favorendo l’inclusione, stimolando la creatività e l’espressione personale.

Il primo incontro si è svolto per l’appunto presso il museo MAMbo: Andrea e Rossella, animatori con disabilità co-conduttori del percorso, si sono avvicinati, insieme ai bambini, a opere d’arte contemporanea interattive, “opere che – raccontano i conduttori – si potevano toccare in alcune parti o che si illuminavano alla pressione di un pulsante o addirittura ci si poteva addentrare per poi essere tu stesso parte dell’opera d’arte”.

Insieme ad Andrea e Rossella anche gli educatori Emanuela e Marco, Sandra e Lorenzo, e le educatrici del Mambo: Ilaria e Maria Anna, che hanno accompagnato le classi a riflettere sulle forme e i contenuti della collezione permanente, a trovare legami e collegamenti con la relazione con la disabilità, fino a invitarli a esprimersi come artisti partecipando ad un gioco che metteva al centro l’uso dei sensi.

“Ben presto i bambini – raccontano Andrea e Rossella – si sono accorti che all’appello mancava qualcuno. Eravamo noi che non potevamo svolgere la stessa esperienza se non grazie all’utilizzo di piccoli aiuti: un rialzo per poter disegnare, un oggetto da percepire più vicino e accessibile. Il gioco ha così portato i bambini a ragionare insieme sulle nostre diversità per affrontare certe azioni in un modo un po’ diverso dal solito.

Il secondo incontro, svoltosi una settimana dopo presso la loro scuola, collegandosi alla visita al museo, si è soffermato su due temi apparentemente distanti tra loro, l’arte e la diversità e sulle reazioni che di solito le persone hanno verso di essi”.

Come si collegano questi due concetti? Come l’ opera d’arte può suscitare nell’osservatore confusione, dubbio, incomprensione e talvolta disgusto così anche la diversità può allo stesso modo provocare timore, incertezza e soggezione nelle persone che la incontrano. La non conoscenza, l’ignoranza, portano inevitabilmente a sviluppare un pregiudizio nei confronti di quello che non si conosce o non si vuole conoscere.

È attraverso la curiosità, la voglia di conoscenza e di approfondimento che l’opera d’arte, così come ciò che è diverso, si svelano per il loro reale significato e diventano gradualmente comprensibili. Non suscitano più paura e dubbio ma diventano chiari e definiti; anzi, più ci si addentra al loro interno, più si trasformano in una fonte di ricchezza, consolazione, divertimento e consapevolezza.

“Per questi motivi – concludono Sandra, Lorenzo, Emanuela e Marco– è di fondamentale importanza che le attività di gioco e i temi trattati dell’inclusione e della diversità nelle scuole vengano affrontati direttamente da persone che vivono quotidianamente la propria disabilità come una forma di diversità: sono loro in prima persona che devono promuoverla, svelando ogni aspetto, positivo e negativo e fugando così l’indifferenza o addirittura l’odio che ancora troppo spesso si instaurano in ciò che non conosciamo”.

Nicola Spezia, Andrea Mezzetti, Rossella Placuzzi ed Emanuela Marasca

Creatività e cultura per vedere oltre le difficoltà

Anche quest’anno è stata realizzata una delle iniziative del progetto appartenente a Cultura Libera Tutti promosso dal team di educatori e animatori con disabilità del Centro Documentazione Handicap, Andrea e Tatiana, insieme a quattro classi di prima media delle scuole di Altedo, frazione di Malalbergo, svoltasi nei giorni 2 e 11 Febbraio in collaborazione con il museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

Le classi di bambini, oltre a osservare i modelli delle macchine industriali e a ripercorrere la storia e l’evoluzione della città di Bologna nei secoli, hanno provato a simulare alcune operazioni che regolarmente una macchina esegue, diventando tutti insieme una vera e propria catena di montaggio. Ispirandosi alla macchina che produce tortellini (quasi 5000 all’ora!), presente all’interno dell’esposizione del museo, si sono disposti in linea e, cronometro alla mano, hanno cercato di emulare gli ingranaggi della macchina, producendo tortellini…di carta. Nonostante l’impegno però, la produzione di tortellini è stata decisamente poco consistente.

Dopo questa attività, si è parlato della ruota, invenzione importantissima per l’uomo e che ancora oggi si rivela indispensabile in innumerevoli situazioni. L’occhio accorto di alcuni bambini ha notato, oltre alle ruote degli ingranaggi delle macchine, anche quelle che compongono le carrozzine di Andrea e Tatiana, ausilio, per loro, indispensabile. Infine, si è ragionato sul rapporto uomo-macchina: le macchine e i motori sono ormai quotidianamente presenti nella vita dell’uomo ma allo stesso tempo devono essere impostate, programmate e controllate dall’uomo stesso per farle funzionare ed ottimizzarne la produzione.

L’incontro conclusivo si è tenuto a scuola il giorno 20 febbraio e la domanda che abbiamo posto ai bambini è stata la seguente: come si collegano le visite al museo insieme ad Andrea e Tatiana con l’incontro di oggi nella vostra scuola? Dopo un’animata riflessione, il nesso è stato individuato: come l’impiego della ruota e delle macchine industriali è stato, nel corso della storia, un ausilio fondamentale che ha permesso all’uomo di produrre oggetti più rapidamente, di agevolare il lavoro fisico e in poche parole di vivere meglio, così le ruote che fanno parte delle carrozzine di Andrea e Tatiana agevolano la loro vita e quella di altre persone portatrici di disabilità.

Per far comprendere ai bambini in maniera divertente cosa significa essere in possesso di un deficit fisico, abbiamo proposto un gioco di ruolo: un bambino alla volta ha provato a comunicare ad un suo compagno, unicamente con l’utilizzo e il movimento di una parte del corpo (piede, dito, occhi, ecc), una determinata azione da eseguire, senza quindi avere la possibilità di parlare e gesticolare “normalmente” ma anzi cercando di farsi comprendere tramite un codice di linguaggio creato ad hoc (ad esempio due movimenti del piede per dire sì, uno per dire no). Infine, l’incontro si è concluso con l’illustrazione di alcuni ausili portati da Tatiana per dimostrare che con un pizzico di ingegno e volontà è possibile ridurre alcune difficoltà. “È stato entusiasmante mostrare alcuni degli oggetti che uso quotidianamente e che sono stati anche progettati e costruiti da mio padre. Altri esempi di ausili che vengono comunemente impiegati sono una maschera di ferro posta sopra la tastiera del computer che agevola la digitazione o una tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto che permette solamente puntando gli occhi di formulare intere frasi” – dice Tatiana, animatrice del CDH.

Ma qual è la differenza tra deficit ed handicap ?

Un esempio lampante di deficit può essere un difetto di vista, mentre l’handicap è la difficoltà che ne deriva nel riuscire a vedere correttamente ciò che ci sta intorno: persone, testi, oggetti, ecc. Gli ausili che quindi aiutano le persone a colmare difetti fisici, come gli occhiali della maestra e di alcuni bambini o le ruote che fanno parte delle carrozzine di persone con disabilità, non fanno altro che compensare un deficit fisico, che comunque rimane presente, eliminando la difficoltà che ne consegue ovvero l’handicap.

“L’entusiasmo e la partecipazione dei bambini,” – dice Andrea, animatore del CDH – “sia durante la visita al museo sia durante l’incontro nella loro scuola, mi ha particolarmente colpito in quanto abbiamo introdotto un argomento a primo impatto complesso, delicato e forse lontano dai loro interessi e dalla loro quotidianità”. “Attraverso dei giochi e delle attività coinvolgenti credo che siamo riusciti a raggiungere il nostro scopo, quello di far conoscere a dei bambini, futuri adulti di questa società, la ricchezza e le risorse che possono derivare dalla diversità e, nello specifico, dalla sfera della disabilità”.

Non vediamo l’ora di ripetere al più presto questo incontro e di avere collaborazioni sempre più frequenti con le scuole!

 

La carica della Pila!

Una nuova realtà si è insediata in Via Gabriele D’Annunzio, una novità carica di gioiosa elettricità. Il suo nome in codice, e senza, è “La Pila”. Gli otto personaggi in cerca di autore… rispondono a nome del Cdh (Centro Documentazione Handicap) e Accaparlante. Ogni lunedì opereranno sul territorio del quartiere Pilastro, con l’obiettivo di coinvolgere passanti, curiosoni, rompiscatole, ficcanaso, interessati, simpaticoni, etc… insomma, tutti quelli che hanno voglia di conoscerci e di costruire insieme momenti di condivisione.

La casa base, il Cdh, da più di trent’anni opera su tutto il territorio nazionale, al fine di creare una nuova cultura sulla diversità e, in specifico, sulla disabilità, attraverso vari strumenti quali: la Biblioteca sul sociale e sul terzo settore, la rivista HP-Accaparlante, che si è trasformata ora in collana editoriale, la formazione a volontari, educatori, insegnanti, studenti, la partecipazione a convegni ed eventi vari e… il Progetto Calamaio, cuore pulsante del Centro Documentazione Handicap, con sede in Via Pirandello 24.

Il Progetto Calamaio, di cui facciamo parte, da oltre trent’anni va nelle scuole di tutta Italia a sensibilizzare gli studenti, di ogni ordine e grado, sui nostri temi più cari. Infatti la creazione di una nuova cultura deve partire dalla base di una società, cioè la scuola.

Ogni mese, “La Pila” stenderà tutte le sue informazioni su questo giornalino gratuito, che vi allieterà di frizzanti curiosità.

E’ un giornalino interattivo, in quanto ogni lettore potrà arricchirlo di sue idee, considerazioni, proposte, eventi da segnalare, ricette culinarie, poesie, filastrocche, giochi, e tutto ciò che è…etc, etc…

Per ora è tutto, vi salutiamo e vi rinnoviamo l’appuntamento al prossimo numero!

 

“Quando vado alla Pila, mi si scatena sempre la curiosità, guardo fuori dalla finestra il quartiere per scoprire qualcosa di nuovo, un po’ come un trampolino di lancio per abbracciare gli anfratti che regala il quartiere” cit. Mario

 

Servizio Civile Nazionale 2019… al Progetto Calamaio!

Anche quest’ anno, a partire dal 15 Gennaio 2019, il Progetto Calamaio ha accolto sei volontari del Servizio Civile Nazionale: questi sei giovani intraprendenti sperimenteranno se stessi nell’incontro con la disabilità e la diversità per un anno, arricchendo, così, con i propri vissuti esperenziali il contesto lavorativo del nostro gruppo educativo.

Ciascuno di loro, utilizzando “Symwriter”, il programma di scrittura in simboli, si è presentato, parlando dei propri interessi e attitudini.

Conosciamoli meglio…

Chiara

 

ha 20 anni, ama disegnare e dipingere. Il suo cantante preferito è Rino Gaetano, la sua stagione preferita è l’estate.

Cissè

anche lui ha 20 anni e vorrebbe vivere in Italia. Gioca come portiere in una squadra di calcio. Se fosse un animale vorrebbe essere un lupo.

Eleonora

ha 23 anni, il suo soprannome è Bonny, si identifica in Paperino e il suo piatto preferito sono i tortellini alla panna.

Mariluz

ha 25 anni, le piace passeggiare, il suo gioco preferito è guardie e ladri. Ama l’inverno.

Nicola F.

ha 26 anni, il suo cibo preferito è la mozzarella. Vorrebbe vivere in Portogallo. Il personaggio dei cartoni in cui si identifica è Pippo.

Nicola S.:

ha 27 anni, la sua passione è la fotografia. Il suo gruppo musicale preferito sono I Red Hot Chili Peppers. Gioca a pallavolo.

Auguriamo a tutti loro un grosso in bocca al lupo!

 

 

Anteprima (si apre in una nuova finestra)

“LA PILA… UNA CARICA DI DIVERSITA’”

La maturità del gruppo Calamaio ha spronato i suoi membri, a macchiare altri ambiti sociali. L’interazione con altre realtà strettamente legate al territorio rionale del Pilastro, aveva già conosciuto diverse e costruttive collaborazioni. Tutto questo non esauriva l’incontentabile voglia di mettersi alla prova. L’occasione viene offerta dall’incontro con l’Agenzia locale di Sviluppo Pilastro, che mette a disposizione un altro spazio di Acer, denominato da noi del gruppo Calamaio “La Pila”, in Via Gabriele D’Annunzio a poca distanza dalla sede del CDH di Via Pirandello.

Sarà occasione di svolgere diverse attività con l’unico ed esclusivo scopo di uno scambio inclusivo e di una condivisione sociale e culturale con il territorio. Bambini, adolescenti, adulti, anziani potranno essere cooprotagonisti: il divertimento e lo svago la faranno da padrone. La creatività di tutti sarà stimolata, costruttivamente e hai massimi livelli.

Il primissimo sopralluogo alla “Pila” vede i suoi sette protagonisti impegnati a dar vita ad un luogo che rispetti lo stile accogliente ed allegro del gruppo Calamaio. Se per Gabriele D’Annunzio pioveva sul pineto, i suoi pensieri di poetici versi, i sette Calamaretti sentivano la responsabilità di impreziosire la quiete del luogo con una carica di briosa diversità.

 

 

 

Mario Fulgaro, Camilo Delacruz, Andrea Mezzetti, Lorella Picconi, Tristano Redeghieri, Emanuela Marasca.

TEATRO, SCUOLE E DIVERSITA’: IL PROGETTO CALAMAIO RACCONTA “BECCO DI RAME”!

Grazie alla preziosa collaborazione con diverse realtà culturali del territorio, nascono idee ed esperienze sempre nuove nella forma, che mantengono però un filo conduttore con i temi a noi cari, fra i tanti:

  • inclusione;
  • accessibilità;
  • relazione con la diversità;
  • necessità di lavorare tutti insieme per una cultura dell’integrazione di tutte le differenze.

Francesca, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, racconta l’incontro con una classe IV del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno avvenuto all’interno di un percorso di alternanza scuola lavoro in cui sono coinvolti diversi soggetti: oltre che con la scuola, quel giorno abbiamo condiviso l’esperienza con il Teatro Laura Betti di Casalecchio, l’Associazione Altre Velocità e la compagnia teatrale Teatro del Buratto, che ci ha proposto lo spettacolo per bambini “Becco di Rame”.

<< Mercoledì 7 febbraio io, Sandra (coordinatrice del gruppo) e Lorella (altra animatrice con disabilità), ci siamo recate, nel ruolo di animatrici,  a vedere uno spettacolo per bambini che trattava il tema della diversità attraverso la rappresentazione teatrale, tratta da una storia vera, chiamata: “Becco di rame”.

La trama parla di un’oca che non è stata da subito accolta bene nella fattoria, perché era diversa dagli altri animali. Soprattutto le galline la scacciavano via. Col tempo però è stata accettata da tutti, grazie anche all’aiuto dei maiali che l’avevano adottata come una loro figlia. Un giorno nella fattoria arrivò una volpe molto affamata che voleva mangiare gli animali presenti, ma l’oca lottò con la volpe e la scacciò, anche se nel combattimento ci rimise il becco. All’inizio, quando dovette montare il nuovo becco di rame, non lo accettava e non riusciva neanche a mangiare. Se ne vergognava molto! In seguito sia gli altri animali, sia lei, si adeguarono a questa sua nuova caratteristica.

Dopo la rappresentazione, a cui abbiamo assistito insieme a numerosi bambini delle scuole dell’infanzia, abbiamo avuto un incontro con una classe del Liceo Da Vinci di Casalecchio, anche loro spettatori insieme a noi, sul tema della disabilità. Subito vi è stato l’inevitabile momento di difficoltà, che è normale in un primo impatto. Ma col passare del tempo ci siamo conosciuti un po’ e i ragazzi si sono aperti di più verso di noi.

Mi ha colpito molto il loro sguardo di disagio all’inizio, nell’interagire con noi.  Partendo dallo spettacolo, abbiamo parlato un po’ con i ragazzi, abbiamo riflettuto sul tema della diversità e questo ha permesso un contatto e una prima conoscenza, anche se il tempo non era evidentemente sufficiente per instaurare una Relazione che si possa chiamare tale.  Ma siamo stati contenti di come sono andate le cose, perché è stata una bella esperienza e un bell’incontro dove, oltre a riflettere sullo spettacolo, abbiamo potuto conoscerci e abbattere un po’ di barriere >>.

Lo scopo di questa attività era di portare i ragazzi a guardare oltre la disabilità e provare a creare un contatto, un legame, che possa abbattere queste barriere che ci dividono.

Martina, per esempio, studentessa del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno, è riuscita a recepire  appieno il messaggio. Ci ha anche dedicato un piccolo articolo intitolato “LORELLA E FRANCESCA E LA DIVERSITA’ “, pubblicato sul sito di Casalecchio Teatri 2.0 e che invitiamo tutti a leggere.

<< … trovo molto costruttivo avere il coraggio di ragionare sul valore della diversità… >>

Martina usa il termine “coraggio” e ha ragione… Fare finta che sia facile non ci aiuta… I ragazzi questo coraggio ce l’hanno… Sempre! Hanno bisogno di spazi e tempi accoglienti per fare l’esperienza dell’incontro e farlo diventare crescita per tutti noi.

E voi, avete il “coraggio” di affrontare la diversità?

 

 

PASSANDO PER IL CDH… CHE BELLE ESPERIENZE!

“Che dire… Ho incontrato persone troppo speciali in questo percorso, persone che mi hanno davvero insegnato tanto… Grazie a voi ho scoperto una parte di me  che credevo non avere. Ho capito cosa vuol dire trasformare i propri limiti in punti di forza… Ho imparato cosa significa rispetto per gli altri e cosa significa diversità… Non ho davvero parole per esprimere quanto per me sia stato importante quest’anno e quanto mi avete dato… Oggi sono io che ringrazio voi, educatori, animatori e tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto in questo percorso… Mi mancherete tanto… E non smettete mai di fare tutto questo perché è qualcosa di straordinario!”

 Simona, volontaria Servizio Civile Nazionale

Ogni anno, all’interno del “Progetto Calamaio“, ospitiamo molti, moltissimi ragazzi e ragazze volenterosi, come tirocinanti, stagisti, volontari del Servizio Civile Nazionale, volontari del Servizio di Giustizia minorile, ecc., e sono moltissime le emozioni provate da ambo le parti: imbarazzo, tristezza, vergogna, fino ad arrivare a gioia, divertimento e senso d’integrazione. Qui, alcune impressioni di coloro che passano dal “Progetto Calamaio”, che, ogni anno, contribuiscono a portare un consistente cambiamento dell’intero contesto su cui lavoriamo.

“La mia esperienza al progetto Calamaio è stata molto bella, è cominciata il 29 gennaio 2018 e finita il 12 febbraio dello stesso anno. Mi dispiace terminare questa esperienza perché mi ha insegnato molto. Il primo giorno mi sono sentita in imbarazzo, ho visto tutte queste persone con disabilità, persone con tante capacità che magari io non riuscivo a vedere all’apparenza, questo perché non provavo a mettermi nei loro panni. Da questa esperienza ho imparato che anche se queste persone hanno dei deficit, chi più gravi, chi meno, hanno la volontà di andare avanti, come per esempio essere il più autonomi possibili, la forza di imparare cose nuove e la gran voglia di amare. Grazie a questa esperienza ho imparato ad accettare le diversità degli altri, senza giudicare, ad imparare che tutti possono, basta la volontà. L’attività che mi ha più stupito è stato lavorare sul progetto del libro modificato, ovvero rendere libri accessibili a tutte le età e a tutte le diversità.”

Dalila, volontaria Scuole Rubbiani

Con l’aiuto di questi ragazzi  siamo riusciti a fare laboratori culturali sui temi dello svantaggio e della diversità…  Siamo riusciti a favorire una cultura in cui le persone svantaggiate siano “soggetti di diritto”, protagoniste del cambiamento personale e sociale… Abbiamo cercato, e cerchiamo ogni giorno, di dare ad ogni persona svantaggiata la possibilità di una integrazione basata sulla valorizzazione delle sue risorse,  così da far uscire dalla “riserva” persone e temi normalmente relegati in recinti e dar loro un’adeguata visibilità.

 

“Sono Elia, ho 16 anni e frequento il terzo anno dell’Istituto Tec

nico Aereonautico di Forlì. Sono cresciuto in una famiglia normale, mamma, papà e sorella maggiore, una famiglia in cui ci si confronta. Io ho sempre detto quello che pensavo a chiunque, adulti e amici, anche quando non mi era richiesto espressamente. La cosa 

certa è però che comunque le conseguenze le ho sempre pagate in prima persona. Ho deciso di vivere così, dicendo quel che penso, e so che la strada è in salita. A me non è mai stato consentito sbagliare.

Io farò il pilota! Ho deciso! Ho sedici anni, ho sbagliato, ho pagato e sto pagando. 

Il prezzo è stato altissimo, non solo per i tre giorni passati al carcere minorile del Pratello, non solo per i tre mesi di arresti domiciliari, non solo per la sofferenza negli occhi e nel corpo di mia madre, nei silenzi e nei discorsi di mio padre, nella delusione di mia sorella. Mi hanno obbligato a frequentare due giornate formative, fatto scegliere i settori operativi che preferivo, ma nessuna Associazione di Volontariato era disposta ad assum

ermi. Perché? Perché la responsabilità di “gestire” un individuo con delle limitazioni alla libertà come me era troppo impegnativo. Tutte le associazioni, sì tutte, tranne una, voi, la Cooperativa Accaparlante/Centro Documentazione Handicap, dove non ci sono utenti ed educatori, ma compagni e amici. Si è tutti insieme a lavorare in un unico processo, un unico percorso che ci lega, disabili e normodotati. Personalmente, in meno di un mese, ho imparato molto da voi e spero di esser stato d’aiuto…penso proprio di avere un’altra visione delle persone disabili, della diversità in generale, che prima non avevo.

Il pregiudizio è forse la punizione più pesante da sopportare. Questa è un’esperienza dura che mi ha insegnato però i valori veri, so di avere una famiglia alle spalle che merita di essere riconquistata da me! Quando sarò pilota li porterò con me in tutto il mondo!

Gli voglio tanto bene, vi voglio tanto bene!”

Elia, volontario Servizio di Giustizia Minorile

Il “Progetto Calamaio” non si ferma, come sempre aspettiamo di accogliervi numerosi e a braccia aperte!

 

La cultura è di tutti…Contribuiamo a renderla accessibile!

Mostre, concerti, cinema, spettacoli dal vivo, parchi, bar, ristoranti, librerie… A Bologna le occasioni per divertirsi e respirare un po’ di cultura davvero non mancano. Avere accesso a tutti questi luoghi non è un lusso per pochi, tante sono le agevolazioni per gli studenti e non solo per poter usufruire dei piaceri della città.

A volte, tuttavia, certe informazioni non circolano come dovrebbero e tante sono le possibilità che non si conoscono, soprattutto per chi, per difficoltà di vario genere (disabilità, limitata conoscenza della lingua, fragilità sociale, anzianità, ecc.) rischia di rimanere escluso dal godimento di occasioni di creatività, bellezza e conoscenza.

Il Progetto Calamaio non ci ha pensato due volte e subito ha provato a interrogarsi sulle soluzioni possibili.

Lo ha fatto con diversi progetti legati all’accessibilità alla cultura, come Cultura Libera Tutti, alla visione dello spettacolo dal vivo, come La Quinta Parete, ma soprattutto ha iniziato insieme al Comune di Bologna – Settore Marketing Urbano e Turismo, a fare dei sopralluoghi per esplorare e valutare l’accessibilità degli spazi della città.  A seguire ogni visita di mappatura una serie di schede composte secondo precisi criteri, inizialmente impostati con la giornalista con disabilità Valeria Alpi e Massimo Falcone del Centro Informahandicap di S.Lazzaro di Savena (BO).

Abbiamo così cominciato a misurare l’accessibilità dei musei di Bologna, insieme all’istituto dei ciechi “Francesco Cavazza” e alla “Fondazione Gualandi” a favore dei sordi.

I musei che  abbiamo “mappato” fino ad ora sono stati il Museo del patrimonio industriale, museo Morandi, museo della memoria di Ustica, casa Carducci, museo Archeologico, museo civico Medioevale, museo comunale d’arte, Mambo, Museo  Internazionale e Biblioteca della Musica, Bargellini, museo della tappezzeria.

Il progetto ha come finalità il miglioramento dell’accessibilità fisica e culturale dell’offerta turistica cittadina per assicurare a tutti le migliori condizioni di fruizione.

Il principale obiettivo è la costruzione di un sistema informativo unitario e costantemente aggiornato sull’accessibilità di attrazioni turistiche, strutture ricettive e ristoranti per persone con disabilità temporanee o permanenti.

” Il nostro ruolo nelle mappature– ci racconta Andrea Mezzetti, uno degli animatori con disabilità del nostro gruppo- è stato quello di capire, attraverso misurazioni e domande mirate l’accessibilità del luogo/museo anche per i disabili. Il museo che personalmente mi ha colpito di più è stato quello della memoria di Ustica, con quella rovina sotto gli occhi di tutti.

Entrando nel museo, la cosa più evidente, che cattura l’attenzione è appunto quella rovina sotto forma di aereo, inoltre l’autore dell’opera ha voluto colpire i visitatori con  effetti acustici, inerenti alla strage, proponendo ai visitatori i pensieri delle vittime dell’incidente attraverso effetti sonori annessi. Per quanto riguarda l’accessibilità del luogo, a mio parere non c’è neanche da farsi questa domanda, nel senso che, per quello che ho visto io, era totalmente accessibile.

Un altro museo che mi è piaciuto molto è stato quello civico Medioevale, con in mostra quadri, sculture e in particolare ho apprezzato molto gli oggetti dell’epoca come portafogli, orologi ecc.

Nella media i musei di Bologna esaminati sono tutti mediamente accessibili con qualche accorgimento.
Adesso inizieremo a valutare l’accessibilità di pub, ristoranti, hotel, bar ecc. fino ad arrivare al miglioramento di tali condizioni e quindi alla fruibilità completa dell’offerta turistica cittadina”.

Entrare, accedere, conoscere, lasciare delle tracce… Questo è il nostro spirito! E il vostro? Quali sono i vostri luoghi preferiti in città?