Skip to main content

Parlando di “Amuri”

Parlando di “Amuri”

Andrea Mezzetti, Tatiana Vitali, Camilo De La Cruz e Diego Centinaro, animatori con disabilità del Progetto Calamaio raccontano, insieme ad Alvise De Fraja, volontario del Servizio Civile Universale, la loro prima esperienza d’attori durante lo spettacolo “Amuri” di Gruppo Elettrogeno Teatro, in scena lo scorso 13 e 14 giugno all’Arena Orfeonica di Bologna.

Che quartetto esplosivo che abbiamo visto in scena all’Arena Orfeonica! Come è stato lasciare i panni dell’animatore per entrare in quelli dell’attore, nel caso di Andrea, Tatiana e Diego, e del cantante e musicista, nel caso di Camilo?

Diego: Io bene, mi sono trovato bene. Perché ero quello che facevo le cose, ero più al centro dell’azione. E poi mi è piaciuto molto quello che ho fatto perché ero in piedi.

Andrea: È stato bello e affascinante e si spera con buoni risultati. La differenza principale è che in questa occasione del teatro eravamo al centro dell’attenzione, mentre a lavoro la figura dell’educatore, anche nelle animazioni, è molto presente.

Tatiana: Il mio lavoro mi vede nei panni di un’animatrice, in cui generalmente si opera con i bambini  nelle scuole avendo già una traccia prestabilita e seguita da diverse attività di gioco o di dialogo. L’ attore invece nello spettacolo deve entrare nel personaggio che rappresenta anche attraverso le emozioni e io ho potuto scegliere cosa e come poter far trasparire una parte di me stessa recitando la parte assegnatami. Io ho conosciuto Gruppo Elettrogeno Teatro nel 2019. Fin dall’inizio, frequentando e facendo laboratori, negli anni ho capito che quel contesto era il mio spazio di libertà e quest’anno abbiamo potuto fare lo spettacolo “Amuri” in presenza, ed è stato molto bello, sia fare il laboratorio sia la preparazione dello spettacolo stesso. Noi come attori lavorando insieme ci siamo molto aperti e ci siamo conosciuti a livello profondo, ci siamo sentiti liberi di esprimere i nostri pensieri e non giudicati, potevamo dire tutto quello che volevamo e la regista Martina Palmieri è molto brava e sensibile. Io mi sento un’attrice, è stato molto bello preparare lo spettacolo e il risultato finale ha avuto un grande successo. Per la mia partecipazione ho avuto un ottimo feedback dalla regista e dal gruppo stesso e anche da parte del pubblico. Il gruppo Elettrogeno insieme alla regista mi vogliono come io voglio loro perché stiamo molto bene insieme. Io da loro non sono considerata una persona con disabilità, ma infatti all’interno del gruppo non si parla mai di disabilità, sono una persona e considerata un’attrice. Questo mi fa stare bene.

“Amuri” è il titolo dello spettacolo che vi ha visti protagonisti, è una parola presa a prestito dal dialetto siciliano e indica la pluralità, le tante sfumature dell’amore. Ma che cos’è per voi l’Amore?

Andrea: per me è semplicemente una cazzata che non esiste…. No, diciamo che è un argomento molto lungo per trattarlo in un solo articolo.

Camilo: L’amore però esiste anche per l’amicizia, l’amore per me è il rispetto. Nel nostro spettacolo l’amore è proprio l’amore che c’è sempre, ovunque in qualsiasi momento. Però secondo me l’amore è rispetto, soprattutto rispetto per sé stessi, se non ce l’hai non puoi esprimerlo per gli altri. Poi ovviamente ognuno interpreta a modo suo la parola amore.

Andrea: Effettivamente Cami ha ragione, perché è vero che dipende dal punto di vista di una persona, di come lo interpreta.

Diego: Per me l’amore è difficile.

Andrea: Ma difficile da comprendere?

Diego: È difficile perché ci vuole molto impegno da parte delle persone che sono innamorate. È anche avere la voglia di stare insieme.

Camilo: È impegno soprattutto da parte tua perché parte da te, prima è un impegno nei propri confronti nel rispettare prima se stessi. Come nella vita non siamo sempre tutti d’accordo, nel senso che non possiamo essere d’accordo con tutti: il punto allora è come dobbiamo sempre cercare di adeguarci alle situazioni e allora entra in gioco il rispetto per sé stessi e per gli altri.

Diego: Io comunque ho bisogno di qualcuno che mi segua.

Camilo: Io non so se c’è bisogno di qualcuno che ti segua, perché di amare siamo capaci tutti. A livello di affettività credo che tu sia in grado di farlo capire all’altra persona. Su questo siamo abbastanza autonomi. Non parlo tanto del “fare l’amore”, anche semplicemente dell’affetto, dell’amicizia. Ognuno di noi ha il proprio modo.

Alvise: Si potrebbe dire che siamo uguali perché tutti sono capaci di amare, ma siamo diversi perché ognuno lo fa a modo suo.

Diego: L’amore secondo me sono due cose: l’amore fra due persone e l’amore verso sé stessi, prendersi cura di sé e poi c’è anche la cura degli altri per me.

Tatiana: L’amore per me ha tante sfaccettature, infatti come si è visto nello spettacolo non esiste un solo tipo di amore e secondo noi come persone e poi attori bisognerebbe essere aperti a ogni tipo di amore, perché nel mondo ci sono molti tipi di amore.

Lo spettacolo è il risultato di un lungo percorso laboratoriale di musica e teatro in cui vi siete confrontati con voi stessi e con altre persone, non necessariamente educatori, e con dei professionisti del settore. È stato difficile affrontare certi nodi personali? In questo senso che cosa ha rappresentato l’incontro con il resto del gruppo?

Andrea: per me non è stato difficile per niente, anzi è stato molto bello, ecco. Perché le persone del GET mi sono sembrate abbastanza, diciamo, cordiali, abbastanza gentili, sono state in grado di metterci a nostro agio e anche se ho dovuto affrontare nodi personali non ci ho fatto troppo caso perché non mi è sembrata l’occasione.

Diego: A me è piaciuto molto perché loro avevano molta competenza nel trattare con persone con disabilità e questa cosa qui a me piace molto. 

Camilo: La difficoltà c’è stata sempre, ovviamente sono dovuto andare avanti e adeguarmi alle situazioni; quindi, mi sentivo dover reagire al lato positivo, diciamo che all’interno del gruppo mi è piaciuto perché ho imparato delle cose nuove.

Tatiana: Per me non è stato difficile, è stato un modo di mettermi in gioco ed entrare in contatto con il mio personaggio. Il percorso laboratoriale è stato molto divertente e liberatorio dai vincoli familiari perché mi sono sentita completamente autonoma. Avendo io difficoltà di linguaggio, tutti gli attori e la regista mi hanno dimostrato che mettendosi in ascolto e rispettando i miei tempi mi capiscono senza nessun problema, questo per me è stato un ostacolo superato con mia soddisfazione.

Qual è il vostro momento preferito dello spettacolo?

Andrea: Direi la fine, perché vuol dire che me la son cavata e che non ho fatto danni. Mi è piaciuta molto la scena con me e Mariolina perché in scena siamo solo io e lei e diciamo che c’è abbastanza attaccamento dal punto di vista fisico, siamo molto vicini e questo mi ha suscitato, diciamo, “benessere”.

Diego: Quello che ho fatto io, perché ero il protagonista. Mi è piaciuto molto quando mi hanno alzato su e poi anche la musica che cantava Camilo perché lui è molto bravo. E mi è piaciuto molto anche quando ho allungato il braccio e ho preso per mano un’altra attrice e l’ho portata vicino a me e poi l’ho accarezzata. Questo momento mi è piaciuto perché è stato molto forte per il pubblico.

Camilo: Io personalmente volevo far arrivare a loro le mie emozioni, non abbiamo fatto uno spettacolo solo per farlo ma invece l’abbiamo fatto per mandare un messaggio significativo e anche l’abbiamo fatto per far divertire il pubblico e per fargli capire che nonostante la nostra disabilità nessuno può impedire di fare o inventare ciò che vogliamo e che anche noi abbiamo dei talenti.

Tatiana: È stato tutto molto bello, io ho due momenti preferiti dello spettacolo: il primo è stato quello della mia prima scena in cui io volevo entrare all’interno del Simposio ma essendo donna e disabile secondo le regole di quel periodo non ero degna di far parte del simposio stesso e il mio partner mi voleva mettere fuori, io non ho rinunciato e ho spinto a terra tutti i partecipanti a quella scena.  Il secondo momento preferito è stato quello dell’atto finale, dove tutti abbiamo ballato davanti al pubblico, lo stesso pubblico alla fine è entrato nello spettacolo ballando con noi, è  stata un’esperienza che mi rimarrà dentro per sempre nel cuore.

Che cosa volevate suscitare nel pubblico presente?

Andrea: Posso fare una battuta? Vomito, tanto vomito! ma parlando sul serio, che tutto questo vale per ogni persona.

Diego: Che anche le persone con disabilità possono amare.

Camilo: Io personalmente volevo far arrivare a loro le mie emozioni, non abbiamo fatto uno spettacolo solo per farlo ma invece l’abbiamo fatto per mandare un messaggio significativo e anche l’abbiamo fatto per far divertire il pubblico e per farlo capire che nonostante la nostra disabilità nessuno può impedire di fare o inventare ciò che vogliamo, e per farlo anche capire che anche noi abbiamo dei talenti.

Tatiana: Il gruppo è formato da tante di persone ognuno con la propria peculiarità e caratteristica e attraverso lo spettacolo volevamo far riflettere e far comprendere alle persone che l’amore non è mai unico ma esistono una pluralità di amori che vanno accolti e rispettati, allo stesso tempo fare divertire il pubblico.

Lo rifareste?

Andrea: probabile!

Diego: Sì!

Camilo: Sì lo rifarei molto volentieri perché mi sono divertito e mi sono sentito libero e soprattutto era una bellissima esperienza.

Tatiana: Sì, lo rifarei molto volentieri, e penso sia stato per me l’inizio di una lunga serie.

Grazie alla regista Martina Palmieri, all’educatrice del Progetto Calamaio Barbara Rodi, che ha seguito e partecipato all’intero percorso, e a tutto Gruppo Elettrogeno Teatro per la bellissima esperienza!


naviga: