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Dammi tre parole…

Dammi tre parole…

Stranezza, curiosità, contentezza, assonnato, lucertola, spaesato, entusiasmo, compagnia, dialogare, tristezza, emozionato, pernacchie, amore, felicità, compagnia, balotta, sorrisi, rampante, energia, stranezza, caffettino, tranquillità, gioia, agitata, gioco, libertà, speranza, insicurezza, sorriso, impatto, gratitudine, finalmente….

Così gli educatori, le volontarie del Servizio Civile e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio hanno descritto, a partire da tre parole, il loro rientro nella sede di lavoro, al Centro Documentazione Handicap di Bologna.

Nonostante ci siano ancora tante restrizioni e ci si veda a piccoli gruppi, divisi tra uomini e donne per ragioni di igiene e sicurezza, la voglia di stare insieme e di continuare a dare sfogo alla nostra creatività prevale come sempre su tutto.

Insieme abbiamo ricominciato a progettare e a lavorare sull’accessibilità alla lettura, a prenderci cura del nostro orto su terrazza e, naturalmente, a divertirci!

Non bisogna tuttavia negare che in ciascuno di noi è rimasta un po’ di preoccupazione verso il futuro e il desiderio di normalità resta molto forte.

Contraddizioni di un periodo complesso, come ci spiega Lorella, storica animatrice con disabilità del Calamaio, che usa le tre parole per raccontare un’esperienza personale ma comune a tanti suoi colleghi:

“SPAESATA – Dopo essere restata a casa dal Calamaio dal 9 marzo, sono rientrata a lavorare il 16 giugno ed ero alquanto spaesata perché mi ero disabituata a stare in gruppo. La cosa che mi dispiace più di tutto è di non poter rivedere il gruppo al completo, sia degli animatori che degli educatori. Pensare che entro il 31luglio non potrò rivederli tutti insieme mi fa sentire molto triste. Però sono contenta perché mi hanno dato la possibilità di venire almeno a giugno e luglio al Calamaio, se mi fosse andata peggio sarei ritornata a settembre…

EMOZIONATA- Non vedevo l’ora di tornare perché non ce la facevo più a starmene a casa, devo dire che quest’anno di vacanze me ne sono fatte, la stanchezza non l’ho sentita difatti ad agosto andrò nelle mie amate Marche, non per riposarmi dal lavoro, piuttosto per vedere i miei parenti marchigiani, visto che a Pasqua non siamo potuti andare giù a causa del virus.

ALTERATA – Sicuramente mi sento così per questa situazione assurda, che vorrei finisse presto, vorrei ritornare alla normalità, ma purtroppo so già che ne avremo fino alla fine dell’anno sempre se ci va fatta bene…”.

 

Insomma, ancora un po’ confusi ma felici di essere tornarti e di non sentirsi soli…

E, come dice il nostro motto: #quarantenanopanic, #finalmenteinsieme!

 

Lorella Picconi e Progetto Calamaio

 

 


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