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Autore: Progetto Calamaio

La Pila si ricarica!

Dopo molti mesi a casa, lontani gli uni dagli altri, La Pila, la succursale del Progetto Calamaio nel cuore del Quartiere Pilastro, ha riaperto con una nuova luce e nuove idee.

Ecco cosa ci raccontano i protagonisti:

“Ieri abbiamo camminato per i prati, le colline e i dirupi, superando diversi piccoli imprevisti, dalla Pila al CDH sede. Lì abbiamo salutato i nostri colleghi pieni di entusiasmo e allegria. Il percorso ad ostacoli quindi non ci ha fermato, ed è un esempio dello spirito del nostro gruppo.

Ci sentiamo infatti…

ATTIVI: felici di farci rivedere sul territorio e rivivere il quartiere, portando nuovi stimoli. A differenza del primo rientro, in cui la priorità era rincontrarsi per uscire di casa e la relazione era la cosa più importante, ora abbiamo prospettive e progetti che ci animano per il futuro e vivere pienamente la nostra convivenza quotidiana.

Pronti a…

RICOMINCIARE: ritrovarsi calza a pennello in questo periodo di rinascita e cambiamento.  Abbiamo voglia di sentirci ancora “importanti” per la società, presenti per i nostri colleghi, avere di nuovo la possibilità di far conoscere la cultura dell’inclusione, di concretizzare con l’azione le idee che prima erano solo pensieri nella testa e di tornare alla nostra normalità.

Con l’immancabile…

CAFFETTINO: il caffé, si sa, serve per svegliarsi, fisicamente e mentalmente, ma non solo…Il caffé per noi risveglia anche l’entusiasmo e l’allegria che dà quell’energia che ci permette di portare avanti con tranquillità, serenità e contentezza le nostre attività quotidiane”.

Insomma, le parole chiave per dare il via a una nuova avventura ci sono tutte… Mancate solo voi, vi terremo presto aggiornati con tutte le nostre iniziative e attività a tu per tu il territorio, come sempre aperte a chiunque voglia divertirsi e sperimentare insieme l’incontro con l’altro e le diversità!

Lontani o vicini, comunque insieme! Le nostre proposte per l’anno scolastico 2020/21

Sembrava impossibile ma ce l’abbiamo fatta. Settembre è alle porte. La campanella torna a suonare e mai come quest’anno le studentesse e gli studenti di tutta Italia hanno aspettato con trepidazione il rientro a scuola…

Insieme a loro ci sono anche gli insegnanti, gli educatori, gli operatori e le famiglie che in questo difficile periodo hanno dovuto fare i conti con la mancanza di aiuti, con la didattica a distanza, con nuovi metodi e approcci che potessero stimolare l’apprendimento e la creatività dei bambini e dei ragazzi.

La stessa parola “inclusione”, così come la conosciamo, è stata messa a dura prova, costringendo gli allievi con disabilità a un distacco forzato dal gruppo classe, dal sostegno e dai propri contesti relazionali di riferimento.

Oggi perciò ci sembra importante riscendere in campo con pazienza, concentrazione ed entusiasmo, per non tornare indietro e guardare insieme al futuro, ridisegnando una scuola accogliente e aperta, rispettosa dell’ambiente e delle specificità di ciascuno.

QUI le nostre proposte didattiche ed educative in presenza e a distanza per l’anno scolastico 2020/2021.

Consapevoli della flessibilità che ci viene richiesta dal momento, gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio sono infatti disponibili, qualora la situazione lo richieda, a riconvertire le proprie proposte online e a condividere, nel dialogo diretto con docenti e operatori, le nuove attività elaborate e sperimentate in quarantena all’interno del gruppo educativo integrato.

Non appena la normativa vigente ce lo consentirà, vi invitiamo inoltre a venire conoscerci nella nostra sede, in via Pirandello 24, a Bologna. 

Alle prime 5 classi prenotate offriremo gratuitamente un “Giorno al Cdh”, un’intera mattinata da trascorrere insieme al Centro Documentazione Handicap di Bologna: condivideremo momenti di animazione e approfondimento alla scoperta della diversità e dell’accessibilità alla lettura con gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio e tra gli scaffali della Biblioteca specializzata.

Al Museo della Musica

Agosto, tempo di ristoro e di un po’ di meritato relax, anche per chi come noi sta continuando a lavorare, cercando di bilanciare il consueto impegno a favore dell’inclusione con attività più distensive e piacevoli per alimentare il proprio benessere, già messo a dura prova dal periodo di quarantena.

A volte poi, le cose più belle stanno a un tiro di schioppo, proprio come le bellezze del patrimonio artistico delle nostre città. Quale migliore occasione allora, proprio ora che siamo ancora limitati negli spostamenti, per riscoprire le meraviglie che abbiamo accanto?

Nel nostro caso ci hanno pensato Andrea, Camilo, Marco e Diego, animatori con disabilità ed educatori del Progetto Calamaio che si sono diretti al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, questa volta non in veste di mappatori (anche se un’occhiata all’accessibilità ci scappa sempre) ma di semplici visitatori.

Un vero e proprio mondo è quello che si è aperto davanti a loro, fatto di strumenti musicali, modellini, ritratti, manoscritti e storia, di cui ogni stanza del museo custodisce il segreto, mentre alla biblioteca continuano a rivolgersi studiosi e musicisti di tutto il mondo. Merito del patrimonio di opere teoriche e letterarie, composizioni destinate a servire nella pratica dell’arte e una collezione di libretti d’opera di tutto rispetto, magistralmente ordinati nel catalogo di Gaetano Gaspari, bibliotecario del Liceo Musicale (di cui fu allievo anche Rossini) dal 1855 al 1881, ora consultabile anche online.

Andrea ci ha racconta come è andata con alcune, rapide, impressioni a caldo:

Inizio partendo dal fatto che l’edificio, che si chiama Palazzo Sanguinetti, è stato riaperto al pubblico dopo un lungo restauro che ne ha fatto il fiore all’occhiello di epoca napoleonica, possiamo quindi capire che è un edificio particolare, situato in via Strada Maggiore. La biblioteca della musica di Bologna, molto interessante, affascinante, e direi quasi, forse anche senza il quasi, didattica, chiaramente sull’ambito musicale in quanto pieno di strumenti musicali, documenti ed anche qualche dipinto, cioè parecchi dipinti rappresentanti i volti di artisti vari.

A farci conoscere e scoprire le stanze è stata Linda, educatrice museale che ci ha spiegato, mostrato e descritto alcune opere che offriva il museo. Tra i tanti oggetti interessanti che ci ha mostrato, ricordo bene del flauto più piccolo del mondo e un modellino rappresentante il teatro comunale di Bologna, con annessa spiegazione dell’utilizzo dell’epoca.

Oltretutto è un museo da me già visitato, in passato, per mappatura, con i miei colleghi Emanuela e Massimo. Per quanto riguarda l’accessibilità del museo, io, sinceramente, e credo tutto il gruppo, non abbiamo avuto problemi, è presente l’ascensore, un po’ strettino per la mia carrozza, però alla fine ce l’ho fatta, e così gli altri del mio gruppo”.

Che dire, non ci resta che cominciare a guardarsi intorno… Nel frattempo qui ci chiediamo: chi di voi, con o senza disabilità, riuscirà quest’anno ad andare in vacanza? Quali destinazioni avete scelto? Cosa è cambiato nella vostra organizzazione? Quali difficoltà e sorprese avete incontrato?

Raccontatecelo scrivendo a calamaio@accaparlante.it, proveremo a raccogliere i vostri “diari di viaggio d’emergenza”!

Andrea Mezzetti e Progetto Calamaio

Grazie, Maestro!

Lo scorso 6 luglio se ne è andato un grande artista italiano del Novecento: il compositore, musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore Ennio Morricone.

Noto al grande pubblico per le colonne sonore di film che hanno fatto la storia del cinema del nostro paese, nel 2007 ricevette un Oscar alla carriera, e nel 2016 lo vinse per la colonna sonora di The Hateful Eight di Tarantino.

Tra le sue collaborazioni più famose ricordiamo C’era una volta il West (1968) di Leone, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Petri, Sacco e Vanzetti di Montaldo, Il buono, il brutto, il cattivo (1966) e Per un pugno di dollari (1964), sempre di Leone, Teorema (1968) di Pasolini, C’era una volta in America (1984), ancora di Leone, Nuovo cinema paradiso (1989) e La leggenda del pianista sull’oceano (1998) di Tornatore, solo per citarne alcune.

A rendergli omaggio ci pensa ora il nostro Mario Fulgaro, poeta, formatore e animatore con disabilità del Progetto Calamaio, che con il suo sguardo, come sempre profondo e intelligente, ci spiega perché il Maestro è entrato nel cuore di tanti:

“L’arte figurativa suscita grande emozione se riesce a trasmettere intrinseche suggestioni. Se a questa, poi, si aggiungono altre tecniche di “animazione”, nasce un collage in grado di imprimere maggiormente, nello spettatore, tutto il valore che si vuole esprimere. Sempre più spesso, infatti, si cerca di associare più forme d’arte, per risaltare il significato più profondo dell’opera esposta. Così, la cinematografia unisce in sé più stili, più immagini, più incanti. L’arte musicale è quella che, per antonomasia, riesce, più di tutte, ad avere un canale più diretto con le corde dell’anima.

Un’immagine, una sequenza di immagini, un ventaglio di immagini in movimento, smorfie ed espressioni visive hanno un carico emotivo di eccezionale valenza e di sorprendente significato. Tutto è da custodire nei cassetti più gelosi della memoria, nulla va perso perché impresso, indelebilmente, nel proprio animo. È lì che l’arte musicale di Ennio Morricone opera, lasciando ricordi emotivi di altissimo spessore.

Tutto viene esaltato all’ennesima potenza, divenendo legame indissolubile tra arte visiva, arte fotografica, arte espressiva, arte emotiva e l’arte più intima e nascosta tra le sensibilità vibranti della psiche umana. Ennio Morricone è riuscito a coniugare la sua nobile arte con quella altrui, esaltando il tutto in un sodalizio perfetto”.

Mario Fulgaro

Dammi tre parole…

Stranezza, curiosità, contentezza, assonnato, lucertola, spaesato, entusiasmo, compagnia, dialogare, tristezza, emozionato, pernacchie, amore, felicità, compagnia, balotta, sorrisi, rampante, energia, stranezza, caffettino, tranquillità, gioia, agitata, gioco, libertà, speranza, insicurezza, sorriso, impatto, gratitudine, finalmente….

Così gli educatori, le volontarie del Servizio Civile e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio hanno descritto, a partire da tre parole, il loro rientro nella sede di lavoro, al Centro Documentazione Handicap di Bologna.

Nonostante ci siano ancora tante restrizioni e ci si veda a piccoli gruppi, divisi tra uomini e donne per ragioni di igiene e sicurezza, la voglia di stare insieme e di continuare a dare sfogo alla nostra creatività prevale come sempre su tutto.

Insieme abbiamo ricominciato a progettare e a lavorare sull’accessibilità alla lettura, a prenderci cura del nostro orto su terrazza e, naturalmente, a divertirci!

Non bisogna tuttavia negare che in ciascuno di noi è rimasta un po’ di preoccupazione verso il futuro e il desiderio di normalità resta molto forte.

Contraddizioni di un periodo complesso, come ci spiega Lorella, storica animatrice con disabilità del Calamaio, che usa le tre parole per raccontare un’esperienza personale ma comune a tanti suoi colleghi:

“SPAESATA – Dopo essere restata a casa dal Calamaio dal 9 marzo, sono rientrata a lavorare il 16 giugno ed ero alquanto spaesata perché mi ero disabituata a stare in gruppo. La cosa che mi dispiace più di tutto è di non poter rivedere il gruppo al completo, sia degli animatori che degli educatori. Pensare che entro il 31luglio non potrò rivederli tutti insieme mi fa sentire molto triste. Però sono contenta perché mi hanno dato la possibilità di venire almeno a giugno e luglio al Calamaio, se mi fosse andata peggio sarei ritornata a settembre…

EMOZIONATA- Non vedevo l’ora di tornare perché non ce la facevo più a starmene a casa, devo dire che quest’anno di vacanze me ne sono fatte, la stanchezza non l’ho sentita difatti ad agosto andrò nelle mie amate Marche, non per riposarmi dal lavoro, piuttosto per vedere i miei parenti marchigiani, visto che a Pasqua non siamo potuti andare giù a causa del virus.

ALTERATA – Sicuramente mi sento così per questa situazione assurda, che vorrei finisse presto, vorrei ritornare alla normalità, ma purtroppo so già che ne avremo fino alla fine dell’anno sempre se ci va fatta bene…”.

 

Insomma, ancora un po’ confusi ma felici di essere tornarti e di non sentirsi soli…

E, come dice il nostro motto: #quarantenanopanic, #finalmenteinsieme!

 

Lorella Picconi e Progetto Calamaio

 

 

Una questione di famiglia

Lo scorso lunedì 18 maggio 2020 Tatiana Vitali, educatrice e animatrice con disabilità e sua madre Giuseppina Testi, detta Pinuccia, hanno partecipato alla diretta live “Le persone con disabilità, le famiglie e gli operatori al tempo del Coronavirus”. Un’iniziativa organizzata dalla redazione Bandiera Gialla sulla pagina Facebook del Centro Donati – I care  .

Insieme a loro sono intervenuti Giacomo Busi, coordinatore di Associazione d’iDee, Alessandro Iarrera di Angsa Bologna con Carla Crivellari ed Enrica Chili, residenti del Centro socio-riabilitativo residenziale Selleri Battaglia di Bologna.

Un ricco dibattito che ha messo al centro i differenti punti di vista che hanno accompagnato e in parte ancora accompagnano lo stato d’emergenza generato dall’attuale pandemia.

Qui riportiamo fedelmente gli interventi di Tatiana e Pinuccia che ci raccontano come hanno vissuto questo periodo su cui, per entrambe le parti, è stato indispensabile il supporto ricevuto dai colleghi e dagli educatori del Progetto Calamaio che ha permesso di mantenere vivi l’impegno, le emozioni e la creatività di tutta la famiglia.

” Dal 2006 lavoro all’interno del Progetto Calamaio- comincia Tatiana–  un gruppo che è formato da educatori e animatori con disabilità e uno degli obiettivi del nostro lavoro è quello di diffondere la cultura della diversità in ogni ambito educativo e formativo.

Fin dai primi giorni di chiusura forzata  io non mi sono mai sentita sola, perché sia gli educatori che i volontari  del servizio civile hanno costruito un progetto adeguato al periodo.

Siamo  quasi tutti  in rete  e hanno formato un gruppo a distanza, abbiamo usato Whatsap  con videochiamate, utilizzato piattaforme di vario tipo, cosa che ci permette di sentirci uniti tutti i giorni  mantenendo vivo il clima del gruppo con empatia e leggerezza pur lavorando e questo è molto importante per me. Ogni educatore  ha un filo diretto con 2/3 persone con disabilità e   hanno dato primaria importanza alla relazione sia sul piano umano che lavorativo. Ci hanno coinvolto giornalmente attraverso delle attività o di gruppo o singolarmente, di scrittura creativa (invenzione di storie), cineforum (visione di film e commento con scheda guidata) laboratori  ( cura di sé /  orto con semina  /  cucina a distanza pane biscotti)   con restituzione dei materiali da parte nostra  soprattutto c’è stato il supporto morale da parte di tutti e condivisione delle attività.

Sono orgogliosa di far parte di questo gruppo che mi ha sostenuta e  mi ritengo fortunata perché  ho  la tecnologia  e il supporto dei care giver mi ha aiutato molto nella pratica e sono fiduciosa  di ritornare presto al CDH perché alzarmi alla mattina e aver voglia di andare al lavoro è una cosa che mi fa sentire realizzata e  stare bene.

Anche le mie relazioni amicali sono rimaste unite grazie a continui contatti web.

Io faccio anche sport, equitazione, e al momento lo spazio è chiuso.  Questo mi è mancato molto perché andare a cavallo per me significa staccarmi dalla carrozzina e nel movimento le zampe del cavallo sono le mie gambe”.

“Questo periodo ci ha portato ad una  più stretta convivenza famigliare – prosegue Pinuccia– da un lato positiva, ma dall’altra anche con momenti di piccoli battibecchi ma nulla di importante. Credo che una famiglia come la nostra  al cui interno vive una persona con disabilità, abitudini, ritmi, tempi,   già da anni si siano  stabilizzati  e di routine  per rendere la vita meno faticosa  e più serena per tutti. Quando però la quotidianità viene  improvvisamente  capovolta e  anche con tante incognite  come in questo caso,  si pensa come farò a far trascorre le giornate  a mia  figlia con proposte interessanti   per coinvolgerla?Per fortuna che il Gruppo Calamaio come ha detto Tatiana  ha organizzato un progetto messo subito in pratica e questo è stato di grande importanza.

Vedere tutti i giorni Tatiana lavorare in rete con il gruppo sentire anche le sue risate con scambio di battute con i colleghi , è stato quello che mi ha dato la forza e fiducia ad andare avanti. I colleghi di Tatiana oltre alle loro competenze e professionalità hanno in se anche tanta umanità, generosità impegnando tanto del loro  tempo per il benessere degli animatori disabili, anche di sabato e di domenica.

Tatiana ha  avuto all’inizio un momento di crisi aveva paura che il Cdh chiudesse per sempre ha fatto  una telefonata con la coordinatrice del Progetto Calamaio, Sandra Negri,  e una volta rassicurata  che occorrevano tempo e pazienza e che  tutto piano  piano sarebbe ritornato come prima,   Tatiana ha reagito subito in modo positivo.

Questo supporto da parte degli educatori è stato dato anche noi genitori con telefonate, messaggi per sentire come ci sentivamo, come trascorreva la nostra stretta convivenza con i nostri figli. Questo è stato molto utile perché non mi ha fatto  sentire sola  è quasi  come sentire sotto di te una rete di protezione e sapere che nei momenti di  bisogno ci sono persone che ti accolgono e  ti ascoltano, sicuramente ti fa stare bene.

Siamo una famiglia con forti legami affettivi e amicali e in questo periodo tutti e tre  abbiamo utilizzato  la tecnologia   per  vederci  con amici e parenti quasi quotidianamente per sostenerci a vicenda e ci ha aiutato molto coinvolgendo sempre anche Tatiana.

Ogni persona  ha un modo di affrontare le avversità della vita e io credo di essere una persona resiliente avendo vissuto sulla mia persona  un periodo di messa alla prova per il bisogno di mia figlia.

 Io e lei  abbiamo vissuto 10 anni per sei mesi all’anno per fare della riabilitazione  in un ospedale in Cecoslovacchia. Questo periodo passato mi ha sicuramente rafforzato e aiutato anche oggi ad essere forte e guardare avanti e unita alla  serenità di Tatiana, motivo per cui anche io reagisco bene in questo periodo.

Ovviamente mi ritengo fortunata perché Tatiana nonostante le sue difficoltà motorie riesce ad usare tecnologie  pc e tablet, anche se la mia presenza concreta nell’ avviare le postazioni  con  alcune pratiche  di collegamento  è stata fondamentale.

Credo che dovrebbe essere un diritto per le persone con disabilità avere a disposizione le tecnologie e che  ai loro care giver  vengano date le competenze per utilizzarle attraverso formazioni e aggiornamenti,  per potere  sempre affiancare i propri figli qualora ne avessero bisogno”.

Grazie donzelle, avanti tutta e un abbraccio a tutte le famiglie del nostro gruppo, parte attiva e presente di questo lungo percorso condiviso!

 

Tatiana Vitali e Giuseppina Testi

 

 

 

 

 

Cosa faccio a casa…

Il Progetto Calamaio, come sapete, non si è mai fermato davanti all’emergenza, coinvolgendo immediatamente gli animatori con disabilità del gruppo in molteplici attività per via telematica e seguendoli personalmente da vicino. Detto ciò, duro lavoro a parte, un po’ di tempo libero, anche quello più sano, è rimasto a tutti.

A volte, si sa, non sempre si è in grado di riempire gli spazi vuoti, si resta un po’ intontiti, soprattutto quando i nostri equilibri spazio-temporali risultano compromessi, ed è facile confondersi: come distinguere il sabato e la domenica dal resto della settimana? E le festività? Vale la pena celebrarle anche in quarantena come giornate uniche e speciali?

La risposta per noi ovviamente è sì. Darsi dei ritmi e distinguere il momento del lavoro da quello dello svago, della vita familiare e del benessere è fondamentale per il nostro equilibrio psico-fisico, disabili e non.

Ce lo spiega molto bene Mario Fulgaro, animatore con disabilità e poeta, che qui ci racconta come ha trascorso e vissuto a casa la propria Pasqua e Pasquetta, mantenendo i suoi gusti, la sua ironia e le sue passioni, insegnandoci ad adattarci al meglio anche alle nuove situazioni:

L’emergenza Coronavirus” ha azzerato gli stili di vita di tutti, compresi i miei. L’urgenza di dover stare a casa, dalla mattina alla sera, mi ha dato l’occasione di curarmi la nevralgia del trigemino, attraverso farmaci che mi danno tantissima sonnolenza e fiacca. La mattina mi sveglio molto tardi e mi alzo dal letto altrettanto tardi, si parla delle ore tredici o addirittura delle ore quattordici. Faccio direttamente una colazione/pranzo, dopodiché mi sdraio sul divano per guardare un po’ di TV (film, “Avanti un altro” di Bonolis registrato e grazie a quel santone di Ivan, il tecnico del Cdh, posso vedere dei film al PC collegato alla TV). Non ho avvertito il passaggio dei giorni di festa di Pasqua e Pasquetta che sono trascorsi come giorni normali. Avrei voluto tanto ripassare un po’ di francese e di inglese, ma le forze per realizzare tutto ciò mi sono venute meno, quindi ho preferito grattarmi la pancia. Mentre tutti si gettano a capofitto nelle proprie fameliche voglie culinarie, io ho preferito alzare la cornetta del telefono ed ordinare, takeaway, pizza o kebab, o povere pietanze a base di uovo, Simmenthal e ricotta (alla faccia dell’educatore Tristano!). Avrei voluto leggere il mio libro a carattere storico/politico ma le forze, ancora una volta, non mi sono venute per nulla in soccorso. Mayday Mayday! Mi stavo perdendo, quando all’improvviso si è aperta la porta di casa ed è apparso mio fratello Nazario con una colomba pasquale. Solo in quel preciso momento mi sono accorto che era Pasqua: “Cavolo, perbacco, cà me bonna accide! … non mi stavo accorgendo della Pasqua 2020, ma, d’altronde è tutto posticipato agli anni a venire!”.

La risposta perentoria di mio fratello non tardava a venire: “Mario, non imparerai mai a parlare in pugliese!”. A farmi compagnia tutto il tempo è rimasta, per sua disgrazia, la badante moldava, che ha festeggiato la Pasqua la settimana successiva, dandomi così l’occasione di recuperare. Il Lunedì dell’Angelo abbiamo allestito un frugale picnic sul tavolo della sala da pranzo. Persino Totò, vedendoci da lontano, avrebbe danzato sul pianerottolo con un ciuffo di spaghetti in mano, non azzardandosi, però, ad entrare in casa per non rischiare nessun contagio da Coronavirus. Si sarebbe rivisitato il film “Miseria e Nobiltà”, in chiave quarantena/Quaresima.

Mario Fulgaro

 

Un Ortopastrocchio…

In questo difficile periodo di quarantena il progetto Calamaiorto, una delle attività più amate dal nostro gruppo, si è trasformato, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia che ci hanno consentito di proseguire il lavoro, anche se in forma diversa.

Ma come avete fatto, vi chiederete, a restare a contatto con la terra, le piante e i fiori dentro le vostre case? Ce lo spiegano l’educatore Lorenzo Baldini e Francesca Aggio, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio, che ha subito accolto con entusiasmo questa nuova sfida, anche perché, diciamocelo, ha la fortuna di avere proprio un bel giardino in cui mettersi alla prova!

Tutto è cominciato attraverso la realizzazione di tutorial (brevi filmati di qualche minuto) – racconta Lorenzo- in cui abbiamo cercato di portare le attività a casa dei colleghi con disabilità. Semplici lavoretti di semina, resi in questo modo visibili a tutti, hanno consentito di tenere vivo l’entusiasmo dei partecipanti.  La possibilità di realizzare momenti di videoconferenza tramite chat di Facebook un giorno alla settimana  ha inoltre facilitato l’esecuzione dei lavori stessi.

Una semplice azione come quella di vedersi e sentirsi in piccoli gruppi tramite vari dispositivi (chi su pc, chi tramite tablet o smartphone) per qualche ora è senz’altro stato d’aiuto anche per tenere alto il morale. Ma vediamo insieme cosa abbiamo combinato…

I primi tutorial da noi realizzati, chiamati Ortopastrocchio, li potete trovare su YouTube e hanno riguardato la germinazione. Siamo partiti da quella di una patata in un contenitore con acqua: https://www.youtube.com/watch?v=9qIgrGleoc8 

per poi passare a quella di un seme di limone: https://www.youtube.com/watch?v=ZYGa3CDRWOs&t=1s, attività che hanno riscosso grande successo, anche tra chi non ha provato subito ma lo farà prossimamente.

La videoconferenza è stata fondamentale anche per analizzare insieme le possibilità ed i limiti che questo nuovo strumento di partecipazione ci offre.

Il prossimo incontro avrà come argomento le abitudini alimentari, ovvero l’analisi delle differenze tra una settimana pre-quarantena ed una in quarantena, cercando di capire se e come sono cambiate le nostre abitudini a tavola.

Nel frattempo Francesca, stimolata dalle nuove scoperte, ha deciso di coinvolgere la sua famiglia nella realizzazione di un piccolo orto, su cui, con la precisione di un vero pollice verde, ha tenuto un bel diario di bordo. Ecco cosa è successo a casa Aggio durante la prima settimana di aprile:

Il due aprile insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di fare un piccolo orto. Per fortuna mia sorella Federica mi aveva appena regalato tutto il necessario per il giardinaggio, oggetti piccoli che io potessi utilizzare. Precedentemente è stata valutata la posizione dell’orto, perché al laboratorio mi hanno spiegato che occorre il posto giusto, tutte le piante hanno le loro esigenze, chi preferisce il sole e chi non troppo, ma tutte vogliono l’acqua, quindi occorreva una fontana vicina. Poi è stato deciso l’acquisto delle piante in base a quello che più ci piace mangiare.

In questo periodo, sia perché siamo in primavera, sia perché dobbiamo stare a casa, è una fortuna poter stare a contatto con la natura e imparare a conoscerla. Prima abbiamo lavorato la terra, poi abbiamo sparso dei pezzettini piccoli di concime organico per aiutare a svilupparsi nel modo più sano e vigoroso. Ho chiesto cosa ci fosse nel concime e mi hanno detto che contiene pezzetti di legno, cacca di gallina, azoto, fosforo e gli scarti alimentari. Abbiamo poi scelto le piante e si è deciso per pomodori, patate, cetrioli, piselli, zucchine, spinaci, cipolle e le aromatiche. Le aromatiche sono quelle piante che si usano molto in cucina per dare sapore ai cibi e sono anche molto belle da vedere. Io ho piantato; basilico, origano, timo, menta, salvia. Il rosmarino no, perché ne avevo già tante piante.

3 Aprile.

La terra è stata lavorata tanto, perché occorreva romperla per bene, e poi l’abbiamo mischiata con della terra nuova comprata in grandi sacchi. Con la zappa hanno fatto tante file con delle sponde ai lati, in modo che quando piove o innaffi, l’acqua non scivoli via. Poi è stato buttato il concime e finalmente messo a dimora le piante. A seconda della pianta occorre una distanza giusta tra una e l’altra, perché non tutte crescono uguali e poi a seconda delle esigenze del sole. Abbiamo sfruttato delle ringhiere per mettere vicino i cetrioli, perché loro si arrampicano. È servito molto tempo per piantare tutto, ma finalmente lo abbiamo fatto.

Subito dopo abbiamo innaffiato, e bisogna dare l’acqua alla sera e alla mattina presto, quando il sole non c’è, perché altrimenti le piante si ammalano.

4 aprile

Ho controllato che l’orto stesse bene e poi ho riannaffiato, mi hanno spiegato che tutte le piante hanno bisogno di essere curate. Per esempio, la zucchina e il pomodoro devono essere trattate una volta al mese con il “verde rame”. Devo informarmi come aiutare le piante a guarire se si ammalano.

6 aprile

Le piante aromatiche non hanno bisogno di molta acqua e concime, perché loro crescono in autonomia e ho scoperto che il basilico invece bisogna piantarlo tutti gli anni e poi è un po’ delicatino. Spero che le lepri e i tassi non vengano a mangiare proprio lì.

7 aprile

Mio compleanno, giornata di pausa, ho controllato e l’orto sta bene. Vorrei vedere le piante crescere più in fretta, ma so che occorre tempo e tanta pazienza

9 aprile

Questa mattina ho visto che i cetrioli non hanno stanno molto bene, forse perché alla notte è stato troppo freddo. L’ insalatina invece è cresciuta tanto. Gran soddisfazione.

Dite la verità, non vi è venuta voglia di prendere un bel quaderno e di annotare i progressi delle vostre piantine?

Non preoccupatevi, anche se non avete un orto a disposizione o vi sentite pollici grigi, potete cominciare a piccoli passi, anche nel lavabo della vostra cucina o sul balcone, a partire da un seme e una bacinella d’acqua. Seguire il percorso di una pianta che muta e che cresce è sempre un’emozione, perché è viva, si modifica e ci assomiglia. Parola di Lorenzo, Francesca e Ortopastrocchio!

Lorenzo Baldini e Francesca Aggio

 

 

 

 

Quarantena? No panic!

Quarantena…Occasione per fermarsi, riposarsi e ricentrarsi oppure noia mortale?

Difficile dare una risposta univoca, la questione è complessa e soggettiva e tanti sono i piani e le difficoltà che si mischiano in quest’insolita situazione che ci ha colti di sorpresa.

È successo anche al Progetto Calamaio, che tuttavia ha messo subito in campo le consuete ironia e creatività per avviare, insieme agli animatori con disabilità del gruppo, una serie di attività telematiche accessibili:  storie e video animati, gruppi WhatsAapp, consigli cinematografici, giochi, libri in simboli, sfide e racconti, senza dimenticare l’importanza del rapporto con l’ambiente, della cura di sé, del benessere e dell’alimentazione, dell’ascolto personale e delle proprie emozioni, soprattutto nei momenti di insicurezza.

Proprio per questo, prima di cominciare, il gruppo ha pensato di sondare il terreno e di chiedere ai diretti interessati da quale punto di partenza hanno cominciato a guardare questa nuova realtà, ognuno a partire dal proprio vissuto, disabilità e contesto familiare.

Così Mario, che sa sempre guardare il lato positivo, ci racconta quelli che per lui sono i pro e i contro della situazione:

“Nell’insieme posso dire che sto come sempre, solo più tempo in casa, altrimenti sarei uscito quasi ogni sera in un qualche ristorante giapponese o da America Graffiti. 

Di solito guardo poco la televisione, adesso grazie alla possibilità di registrare alcuni programmi a me cari, guardo più tempo la televisione. Ho potenziato i miei interessi di base, lettura a carattere storico politico, studio del francese, ascolto musica. Dormo fino alle 12 del mattino grazie al Neurontin che tiene a bada la nevralgia del nervo trigemino, poi… “sogni d’oro a tutti”, soprattutto alla mia badante che così dorme anche lei fino a tardi!

La mia finestra dà sul nostro giardino interno che è poco frequentato, quindi, squallore c’era prima e squallore c’è adesso. Sento passare meno macchine del solito. Il mio palazzo dà ad una zona del quartiere di norma silenziosa e tranquilla. Un giorno ha fatto impressione alla mia badante che al palazzo di fronte tutti gli inquilini si siano affacciati alla finestra per applaudire. Poi si è scoperto che l’applauso era rivolto da tutta Italia ai dottori e agli infermieri, impegnati a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. 

Ho capito di dover stare chiuso in casa e le notizie del telegiornale non mi danno novità ulteriori. So che la televisione è finzione oppure esagerazione, quindi la prendo con le pinze e mi fido solamente di quello che mi dicono i medici, nella fattispecie i miei fratelli, Ciro (malattie infettive), Nazario (medico di base), Gianni (medicina interna). 

Mi viene voglia di vedere il film, che ho in vhs, “L’esercito delle dodici scimmie”, che tratta di una condizione simile a questa del Coronavirus. 

Uso gli strumenti di sempre, WhatsApp, telefonate con Greta per rispondere a questo questionario e per scrivere le storielline basate sulle parole chiave, e i segnali di fumo, partecipare insomma alle attività.

Una volta finito tutto, sappiate che io ho la macchina…Se voi avete la patente, si potrà andare dove cappero ci pare e piace! … Approfittatene!!!… Io propongo il ristorante cinese! “

Rossella, invece, sceglie di dedicarsi allo studio della sua città e alla buona tavola, pur tenendo d’occhio quello che la circonda:

In questo momento sono tranquilla perché anche se non posso uscire comunque ho la tecnologia che mi fa stare in contatto con le persone care. Nel tempo libero mi dedico alla lettura e alla scrittura di curiosità turistiche. Tutto è iniziato quando mia mamma mi ha chiesto di scrivere un opuscolo sulla mia città. Io ho trovato un libro molto antico in casa che spiega approfonditamente la storia e le antiche origini di Bologna e delle persone che hanno costruito la città. Se io incontrassi un turista gli consiglierei di visitare la città. Quello che mi ha colpito di più è stata la leggenda della torre degli Asinelli ho scoperto delle cose che non sapevo, ogni palazzo di Bologna ha una storia molto antica che non mi aveva mai detto nessuno. A Bologna inizialmente erano stanziati i liguri popolo primitivo erano cacciatori e uccidevano a colpi di pietra e bastoni, poi gli umbri che vennero attirati dalla fertilità del suolo. Divenne ricca con gli Etruschi che la chiamarono Felsina, distrutta dai galli boi e riconquistata dai Romani che la chiamarono Bononia che significa “città di ogni bene”, qui costruiscono acquedotti e strade, la via Emilia da Marco Emilio LepidoDi nuovo poi arrivano i barbari che devastano la città, il nostro patrono San Petronio ricostruisce una parte della città, delimitandone i confini con 4 croci conservati nell’omonima basilica. Ho imparato ora il significato dello stemma del comune di Bologna del piccolo leone sopra lo stemma, le due medaglie d’oro per la liberazione della città dagli austriaci 8 agosto 1848 e quella della Seconda Guerra Mondiale dei partigiani, fu la prima citta al mondo che liberò i servi della gleba. Poi c’è la storia di re Enzo , Luigi Galvani, il cane alla finestra del palazzo Bersani , il Palazzo degli Elefanti  e il Palazzo delle Teste…Quanti tesori e storia conserva la mia città!

Quando guardo fuori dalla finestra di casa mia vedo il giardino con fiori e alberi fioriti di ciliegio, la fontana blu’ con le panchine, poi vedo le colline di san Luca e i tetti delle case e i grattaceli. In questo momento gli alberi di ciliegio sono tutti rosa, il prato verde è stupendo perché fa contrasto con le margherite, guardando questo mi provoca il desiderio di andare fuori di stare all’aperto di essere libera. Al tg sento parlare di persone in ospedale o morte io mi sento impotente davanti al virus e mi dispiace e a volte ho paura, che succeda qualcosa a me, di perdere le persone care, di non rivederle mai più. Fuori dalla finestra vedo il paesaggio urbano di casa mia, provo una sensazione di solitudine e tristezza. Il governo sta dando delle indicazioni per rallentare il contagio e mi sembrano giuste. Sono regolamenti severi e necessari per la propria salute e quella degli altri. Esistono già modalità di comunicazione il cellulare internet e il computer. Mi piacerebbe fare delle video chiamate con i colleghi di lavoro lavorare insieme. Quando finirà tutto vorrei tornare ad abbracciare le persone e stare vicina alle persone a cui voglio bene. La mia proposta è fare un aperitivo in compagnia o una giornata al mare”.

Federica infine non ha dubbi, pur dedicandosi alla cura di sé e al proprio stile, desidera rivedere al più presto i suoi colleghi:

Come sto? Bene ma annoiata… Uso il Tablet per inviare messaggi guardo Youtube.

Fuori non passa nessuno. Non guardo il telegiornale perché è triste 

Spero tutto passi per tornare al Cdh. Ecco il mio messaggio tablet: Voglio tornare .

Che cosa è successo dopo? Presto lo scoprirete, le foto dovrebbero avervi dato qualche assaggio…

Lontani ma vicini, continuiamo quindi a lavorare per mantenere vivi legami e relazioni, il primo ingrediente di una buona inclusione.

Stay tuned e a prestissimo!

 

Mario Fulgaro, Rossella Placuzzi e Federica Menarini.

 

 

 

La prima animazione non si scorda mai…

“La prima animazione non si scorda mai”… Gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio lo sanno bene, comprese quante emozioni frullano in pancia all’incontro con uno o più gruppi classe e i loro insegnanti. I momenti dei saluti e delle presentazioni sono sempre i più delicati, perché è lì che gli occhi sono tutti puntati su di noi ed è lì che, fin da subito, la persona con disabilità dovrà interfacciarsi, al pari dell’educatore, nell’accoglienza e nella creazione di un rapporto di fiducia con i propri interlocutori, alcuni dei quali, magari, non hanno mai conosciuto una persona con disabilità.

Che fare? Essere sé stessi, consapevoli delle proprie difficoltà e risorse, ma soprattutto divertirsi e rimboccarsi le maniche, come ci spiega la nostra Sara, che con l’entusiasmo che la contraddistingue ci porta dentro al suo primo incontro di animazione in veste di conduttrice, insieme a Francesca, Giulia, Barbara, Luca, Emanuela e Camilo, alle prese con un laboratorio dedicato al libro accessibile e modificato, rivolto alle ragazze e ai ragazzi delle scuole medie Saffi di Bologna:

“Due venerdì di febbraio al Cdh sono venute due classi delle Scuole Saffi a fare un percorso sul libro modificato e c’eravamo io, Francesca, Giulia, Barbara e Luca. Nel primo incontro c’erano anche Manu e Camilo.

Nel primo incontro ci siamo presentati con delle immagini importanti per noi. C’erano tante immagini e ognuno di noi e ogni studente doveva sceglierne tre e dire il proprio  nome e perché aveva scelto quelle foto; per esempio io ho scelto la foto della pizza perché mi  piace tanto.

Dopo con Luca abbiamo mostrato diversi tipi di libri  che erano in diverse lingue straniere e c’era anche un libro piccolissimo  e dei libri senza  parole e per finire il libro tattile.  C’erano anche libri in braille, il linguaggio per i ciechi.

Dopo che i ragazzi li hanno  guardarti un po’, noi abbiamo fatto  una domanda : riuscite a leggere questi libri ? Loro   hanno detto di no.

Dopo questa attività, abbiamo fatto  vedere come si usa il programma Sym Writer e poi abbiamo fatto vedere un video di Camilo che fa vedere  come lui usa il programma tramite un pulsante che ha in fronte.

Ultima attività della giornata  è stato un gioco: abbiamo diviso la classe in 2 squadre e con il programma Sym Writer loro dovevamo indovinare delle frasi che erano scritte solo con i simboli!! Abbiamo fatto le stesse attività con tutte e due le classi.

Nella seconda giornata gli studenti si sono divisi in gruppetti e con il nostro aiuto hanno creato dei libri tattili; io, Giulia, Francesca e Barbara abbiamo aiutato una bimba down che tornava a scuola dopo tanto tempo che era a  casa. 

Era la prima volta che facevo una animazione e mi è piaciuta molto. Seduta su una bella sedia con un’educatrice vicino, che se volevo mi dava la mano, mi sono concentrata molto sul quello che Luca mi diceva.

Inoltre ho rivisto una persona per me davvero speciale. Sapendo che venivano delle classi delle scuole Saffi mi aspettavo di vedere una prof di nome Mery, che è stata la mia maestra alle elementari, speravo tanto che ci fosse, volevo farle vedere il mio lavoro; invece al primo incontro non c’era e io ero un po’ triste.

Invece Mery è arrivata il venerdì successivo. E’ arrivata a metà mattinata e io quando l’ho vista sono impazzita di gioia . Così abbiamo lavorato insieme al libro tattile finché non sono andati via.

Spero di continuare  a fare le animazioni soprattutto con i bimbi  della materna, con cui mi diverto molto e mi trovo a mio agio.

Vi voglio bene CALAMAIO!!!!!!!!!!!!”

Sara Gabella